Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XIII. IN COMUNIONE COL PASTORE
Corpus Domini, oggi. Ecco il Signore il quale, come buon Pastore, e sta sempre con le suore pastorelle nelle diverse parrocchie: è sempre là. Abbiamo da /adorarlo Gesù e abbiamo da ringraziarlo Gesù e abbiamo d/ a riparare a Gesù le offese che /si fanno e abbiamo da supplicarlo/ (b) per le parrocchie, per le diocesi, per la chiesa, ecco.
Oh, considerare l'eucaristia sotto i tre aspetti di: messa - sacrificio della nuova legge - e di comunione - il pane del cielo che nutre le anime - e come ospite - abitatore del tabernacolo - per accoglierci, perché noi possiamo visitarlo, parlare con lui, sentire da lui, ricevere da lui, offrirsi a lui. Sì!
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La comunione della religiosa è un po' diversa dalle comunioni dei semplici fedeli, e la comunione della suora pastorella, della religiosa pastorella ha ancora un altro carattere. La comunione della suora è un po' diversa da quella dei fedeli, perché quella comunione dei fedeli si estende a domandare al Signore la grazia di non commettere peccati contro i comandamenti e quindi di osservare i comandamenti. Ecco tutto!
Ma la religiosa deve far la comunione per ancora osservare i consigli. Oh, e per osservare i consigli, la religiosa deve [avere] tre cose: primo, pensare da religiosa, e poi deve avere un cuore di religiosa, e poi avere una volontà di religiosa. Gesù venendo a noi nella comunione viene a nutrire la nostra mente, il nostro cuore, il nostro spirito, [viene a] fortificar la nostra volontà.
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Ecco, nutrir la mente: la religiosa dovrà pensare religiosamente perché Gesù ha fatto distinzione chiara fra la vita del semplice cristiano e la vita della religiosa. Pensare come Gesù, cioè donarsi a Gesù per operare con Gesù per le anime, per Dio, per la santificazione. Sì, la religiosa vuole Gesù e cerca Gesù, cerca la gloria di Dio, cerca le anime. Avere una fede più ampia. Vedete che il giovane ricco non ebbe una fede così ampia, aveva ancora il cuore attaccato ai beni della terra. Oh, un altro aveva chiesto di seguire Gesù e Gesù <se> lo ha guardato... Ma poi ha soggiunto quel tale: «/Lasciami andare prima a fare la sepoltura di mio padre/» (a) [Mt. 8,21] e Gesù rispose: «[Seguimi, e] lascia che i morti seppelliscano i [loro] morti» [Mt. 8,22]. Cioè quei che son morti alla grazia, cioè quelli che non hanno questi doni che hai tu, compiano quell'ufficio di dovere di seppellire i morti. E Gesù non diede il permesso, quindi.
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Oh, abbiamo anche da pensare che voi quando avete detto: «Io non voglio pensare a questa vita, non penso a stare in famiglia, ecc., ma voglio Iddio, ma voglio esser totalmente di Dio, ecc.», quello è un parlare da religioso, avete parlato da religiose, allora: i pensieri di Gesù!
Coloro che si consacrano a Gesù propter regnum Dei [Lc. 18,29], che scelgono questa vita di verginità, ecco! Allora avete pensato così, avete detto così. Però quel pensiero deve ancora allargarsi, estendersi: io non son del mondo, ecco. E gli interessi del mondo non sono i miei interessi; i miei interessi sono la gloria di Dio, sono le anime. Pensare da pastorelle: io devo guardare quella messe abbondante in tutti i campi! Dappertutto dove si va, si vedono messi abbondanti che son quelle anime le quali tante volte o sono poco coltivate o sono addirittura abbandonate o [non] hanno mai veduto il sacerdote.
Abbiamo ancora oltre un miliardo e mezzo di uomini che non han mai sentito parlare di Gesù. Vedete che campi estesi! Le messi biondeggiano! La pastorella guarda a questo, ha questa mentalità, pensa così. Formandovi proprio alla parrocchia, alle anime, ecco che la mente, il cuore e la volontà si orientano verso quella parte, e voi non fate solo la unione con Gesù, ma con Gesù buon Pastore: un passo più avanti, prima come religiose e poi come religiose «Pastorelle».
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Perciò la comunione prende - diciamo - due perfezionamenti oltre a quello che dite ai bambini quando devono fare la prima comunione, oltre [quel] che dite ai fedeli quando si preparan alla Pasqua, oltre a quel che dite ai morenti quando si preparano al viatico, ancora due altri punti. Pensare religiosamente, avere un cuore di religiose, aver una volontà di religiose e sta bene; ma poi? Avere una mentalità, quella di Gesù buon Pastore, e sentire in voi quel che sentiva, quel che desiderava, quel che cercava Gesù buon Pastore, e poi la volontà di donarsi a queste anime.
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Non basta fare la vita religiosa nell'interno della casa, ma la vita di apostolato all'esterno, all'esterno! La religiosa pastorella ha quella sete di anime che le fa dire: «Io consacrerò tutte le mie forze e darò la mia vita per le anime come Gesù». Non nel modo preciso con cui Gesù si è immolato sulla croce morendo <con> per quella morte violenta che gli fu inflitta; ma spendendo ogni giorno le forze, che è donare la vita a Gesù. Tutti i giorni un po' consumando le energie per il Signore finché, dopo che avremo consumato le forze per le anime, andremo in cielo a pregare, andrete in cielo a far le pastorelle per le anime. Certamente! Che cosa volete fare poi in paradiso? Dovete in paradiso [godere] la visione di Dio, il possesso di Dio, il gaudio di Dio ma, per rispetto alla terra, dovete occuparvi della vostra congregazione e delle vocazioni e delle suore che saranno sparse nell'apostolato nelle varie, parti, ecco.
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Dunque: comunione più perfetta che la comunione semplicemente del cristiano, perché oltre l'osservanza dei comandamenti e chiedere di evitare il peccato, voi chiederete ancora l'osservanza dei consigli evangelici e di non peccare né contro la povertà né contro la castità, né contro l'obbedienza, né contro la vita comune: prima cosa, primo perfezionamento.
Secondo perfezionamento: pensare da vera pastorella, non come una religiosa qualunque che si ferma lì perché ha solamente la vocazione religiosa (a), come sarebbe la vocazione di una claustrale, ma pensare invece e volere e operare come pastorella. Quindi, sì i tre voti e sì la vita comune, ma attività di apostolato nelle varie opere parrocchiali.
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Quindi la vostra comunione ha due perfezionamenti e non è conveniente solo prendere, per prepararsi alla comunione, quei libretti o quei libri anche un po' più grandi che si danno ai fedeli, - quei libretti che si danno ai fanciulli o libretti un po' più grandi che si danno agli adulti per prepararsi alla comunione - voi avete da aggiungere questi due perfezionamenti: come religiose e come pastorelle. Religiose pastorelle, ecco! Allora la comunione riesce più perfetta e si dovrà dire così anche della messa.
Non soltanto <abbiamo> avete da comprender la messa in quanto che è il sacrifico della nuova legge e la rinnovazione della passione e morte di Gesù Cristo, che si effettua, che viene presentata a noi sugli altari, no. Ancora pensare quale era il fine per cui Gesù è morto sulla croce: «Dò la mia vita per loro» [cf. Gv. 10,15]. Ecco, disporsi a dar la vita e sentire così la messa, come pastorelle, ma anche come religiose: amare fino al sacrificio, accompagnando Gesù sul calvario.
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Quindi la messa è presa di nuovo in un duplice senso di perfezionamento: non solamente amare il Signore fino a un certo punto, ma amarlo fino alla morte, fino al sacrificio. Non donargli solamente la nostra volontà fino ad un certo punto, ma in totale.
Questa mattina molte giovanette avran pensato, se buone: «Vado alla messa prima, vado alla messa seconda, vado a confessarmi, non vado a confessarmi...». Scelgono il bene. «Tramando la mia confessione a stasera, a domani, ecc.». Si scelgono il bene, ma voi non potete scegliervi il bene da fare. E allora la volontà è donata tutto a Dio, il bene è quello che vien disposto e quello che viene fatto nell'obbedienza, quello è il vero bene della religiosa. Chi volesse fare da sé, un po' diversamente, credendo di far meglio, non fa il bene; allora bisogna dire: l'ottimo è il nemico del bene. Fare il bene che è comandato cioè quello che è di volontà di Dio per voi. Perciò la volontà è offerta a Dio, fino all'ultimo, fino all'ultimo sacrificio e pieno. E poi questo consumar le forze per Gesù.
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Ugualmente è la visita. La visita da cambiarsi anche in apostolato. Non deve esser solamente la visita impegnata per parlare di voi con Gesù, ma impegnata per parlar delle anime, <per cui> per le quali il Signore ha dato la sua vita, per le quali ha fatto sentire il suo Sitio (Gv. 19,28), «ho sete». Cambiare la visita in apostolato rappresentando al buon Pastore tutte le anime, sì, e poi da pastorelle [rappresentando] particolarmente quella parrocchia che è affidata alle vostre cure in singolare, quella a cui poi praticamente siete mandate, sì.
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Allora tutta la nostra pietà eucaristica deve essere più perfetta della pietà eucaristica dei semplici fedeli, anche dei migliori; cioè pietà eucaristica di religiose, pietà eucaristica di pastorelle. Allora questa vostra pietà sarà molto gradita al Signore e Gesù vi darà il suo [cuore, la sua volontà] (a), i suoi pensieri, che sono la volontà, i pensieri, i sentimenti suoi come buon Pastore.

Albano Laziale (Roma)
5 giugno 1958

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162 (a) Così T. Omette R.
(b) Così T. Omette R.

164 (a) V: Signore, prima permettimi di andare a seppellire mio padre.

168 (a) Espressione pronunciata con forza.

172 (a) Il nastro è deteriorato e la parola è poco comprensibile, perciò è dedotta dal contesto.