Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XXX. TE DEUM DI RINGRAZIAMENTO
/Circostanza molto opportuna per il ritiro mensile/ (a), trovandoci al passaggio dell'anno 1958 al 1959. E allora ogni anima che sia diligente nel suo lavoro spirituale si forma un bilancio dell'anno che finisce e dell'anno che incomincia. Un bilancio consuntivo da una parte e un bilancio preventivo dall'altra. Il lavoro per la nostra salvezza e per la nostra santificazione è chiamato come un negozio: Vi prego che facciate bene il vostro negozio Vestrum negotium agatis [1Ts 4,11]. Ed è il negozio principale perché si tratta di guadagnare o perdere per l'eternità. In questa circostanza allora abbiamo da fare: primo il ringraziamento al Signore per i benefici ricevuti nel corso dell'anno, e secondo recitare il Miserere per le incorrispondenze alla grazia, e terzo invocare la misericordia di Dio per incominciare santamente l'anno nuovo, se al Signore piacerà di darcelo. Quindi il Te Deum (b), il Miserere (c) e il Veni Creator (d).
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Primo, il Te Deum di ringraziamento. Nell'anno che termina domani, molte sono le grazie che la misericordia di Dio ci ha concesse. Avete passato un anno pieno di grazia, di verità, di meriti, di attività, di progresso. E ogni anima ebbe la sua parte e, d'altra parte, l'istituto nel suo complesso ebbe pure la sua parte. Un anno di verità (a). Tutto l'insegnamento che è stato dato, ecco: la verità. L'insegnamento scolastico, l'insegnamento poi che viene dalle meditazioni, dalle conferenze, dai catechismi, dalle varie istruzioni, tutto l'insegnamento che è venuto per le spiegazioni sulla vita religiosa, sulle costituzioni, sul modo di compiere la pietà; l'insegnamento che è venuto attraverso al confessore, attraverso la direzione spirituale e nei consigli, nei richiami che sono venuti /da parte/ (b) delle madri. L'insegnamento che è disceso direttamente al cuore dalla luce interiore dello Spirito Santo, poi tutto quello che si è letto, che si è imparato con l'industria nostra: anno pieno di verità! E quando il Signore elargisce la sua verità, dà il dono principale.
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E allora è cresciuta la fede, l'intelligenza si è allargata, la ragione si è adoperata meglio. E si può dire che quanto alla vita religiosa vostra, vi fu come /tutta/ (a) una rivelazione per chi entra, per chi è entrato nel corso dell'anno, tutta una rivelazione, che riguarda l'interno dello spirito e riguarda l'esterno dell'apostolato.
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Anno pieno di grazia, eh, sì, in secondo luogo. Pieno di grazia. Il Signore ha comunicato alle vostre anime molti doni, i doni dello Spirito Santo, i frutti dello Spirito Santo. Sì, pensare anche soltanto a questo: nel corso dell'anno poter far trecento e sessantacinque comunioni. Quando si riceve il Signore, si riceve il «tutto» perché Dio è tutto: sommo bene, eterna felicità. Non solo, ma potere sempre al mattino trovarsi al calvario con Maria, innanzi a Gesù crocifisso, nel corso della messa. E poter quindi partire dal calvario riforniti di forze, di energia nuova: la redenzione, che viene applicata alle anime per mezzo della messa. E poi quell'incontro così frequente, quell'incontro intimo con Gesù nella visita, quell'abitare con Gesù nella stessa casa: Verbum caro factum est, et habitavit in nobis [Gv. 1,14], dimora fra di noi. E poi le grazie singolari che [ci] sono state in ogni anima per vincere il male, distaccarsi dal mondo, mettere l'amore all'istituto, acquistare lo spirito di fede, progredire nella povertà, nell'obbedienza, nella carità, nella delicatezza... Sì!
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Anno poi di attività. Attività. L'attività è quella che comprende ciò che si fa nella giornata. E avete passate le vostre scuole, non solo, ma avete fatto tante cose nel corso dell'anno. E bisogna ricordare il complesso del lavoro apostolico nelle varie parrocchie: attività pastorale, preziosa; cooperazione a Gesù Cristo nella salvezza del mondo. Poter lavorare direttamente sulle anime! Che cosa vuol dire questo? Lo capiamo, quanto è prezioso? Che professione, che lavoro vi ha dato il Signore! Poi il lavoro di progresso dell'istituto, sì. Anche quest'anno un bel numero di vocazioni, non solo in Italia, ma altrove. E, mi pare, trentotto professe nuove /e mentre che vi sono trentasette novizie in tutto il complesso/ (a) fra l'Italia e l'estero.
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Poi vi sono grazie anche in altre parti: quel comprendere sempre meglio la missione, sì, quell'ordinare sempre meglio la vita nell'istituto, quel continuo orientarsi all'apostolato sempre più intieramente, e arrivare ad altre mansioni, oltre che avete aumentato il numero delle case. Chi potrebbe enumerare tutte le grazie poi che sono venute ad ogni singola anima? E allora, riconoscenza. Se si riceve una caramella si dice grazie, e se si riceve tutto un complesso di doni celesti, che cosa bisogna dire? Cosa bisogna fare?
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Primo, cantare un bel Te Deum, sì; Te Deum laudamus, ti lodiamo o Signore. E insieme cantare o recitare il Magnificat perché Maria, quando si vide fornita e preferita tanto da Dio in molte grazie e privilegi, cantò il Magnificat: «L'anima mia loda il Signore, perché mi ha fatto doni grandi il Signore. Ha veduto la nullità della sua serva ed è stato misericordioso» [cf. Lc. 1,46-55]. Ecco, allora il nostro ringraziamento, elevato al Signore, per mezzo di Maria, onde sia più gradito. E quanti Gloria in excelsis Deo e quanti Gloria Patri e quanti Deo gratias devono venire sopra le nostre labbra! Esser riconoscenti.
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La riconoscenza è, primo, un atto di umiltà: riconoscere che tutto ci vien da Dio, che siamo nulla, che tutto è per misericordia, non per merito. Anche se egli ci ha perdonati i peccati, il Signore: per misericordia! Era necessaria la nostra disposizione di pentimento e di buona volontà di emendarsi, ma è la misericordia del Signore che ci si è applicata nel sacramento della penitenza. Un atto quindi di umiliazione è la riconoscenza. È tutto di Dio!
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Secondo, la riconoscenza è un atto di adorazione: si adora il Signore come principio di tutto. Come il principio di tutto, questa è l'adorazione: come principio e come fine. E poi la riconoscenza è una grande virtù ed un grande ossequio che si fa a Dio per cui noi dopo riceviamo nuove grazie, nuove grazie, sì. Vedere allora di considerare il ringraziamento come un ossequio al Signore <che> per cui riceviamo nuovi benefici, nuovi doni. Come una grande preghiera, la riconoscenza. L'orgoglioso considera se stesso e si vanta di quel che ha; l'umile invece, riconoscendo che tutto è di Dio, si confonde e dice: non meritavo, è tutta tua misericordia, o Signore. Sì! Quid retribuam Domino, pro omnibus quae retribuit mihi? [Sl. 115,12] dice il salmo, che cosa darò al Signore, a lui, il quale mi ha dato tanto? Come ripagherò? E allora, ecco: Per Christum Dominum nostrum.
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Offriamo, che cosa? Quel che abbiamo! Abbiamo a nostra disposizione i meriti di Gesù crocifisso. Diciamo infatti nel prefazio: Vere dignum et justum est; aequum et salutare, nos tibi semper et ubique gratias agere, è giusto, è cosa santa, che noi ovunque e sempre ti ringraziamo o Signore. Domine sancte Pater omnipotens aeterne Deus, Signore santo, Padre onnipotente, eterno Iddio. Come ti ringraziamo? Per Christum Dominum nostrum (a). Ti offriamo cioè i ringraziamenti che salgono dall'Ostia verso il cielo, verso il Padre. Ecco, in lui ringraziamo, perché noi non possiamo portargli altro che i suoi doni stessi, non possiamo offrirgli altro che i suoi doni stessi.
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Quali sono i doni? Ecco, al presepio non basta chiedere i doni, bisogna fare il dono. Vogliamo i doni di Dio ma noi offriamo i nostri doni a Dio, a Gesù bambino. L'amicizia si stringe scambiandosi i doni. Cosa offriremo noi? Offriremo il calice, cioè il sacrificio della messa, la passione di Gesù Cristo, che è suo; e secondo, offrire noi stessi. Offrirgli i doni che ci ha dato: la mente - e siete intelligenti, e chi ci ha acceso il lume della ragione? - Offrirgli la mente perché pensi sempre il bene. E che cosa ci ha dato il Signore? Una volontà! Sottometterla tutta a lui nell'obbedienza, proporre di vivere nell'obbedienza. E il Signore ci ha dato il cuore: orientarlo, il cuore, verso il Signore: cercare lui, amare lui.
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Poi per la riconoscenza, noi abbiamo da fare un passo in più e cioè corrispondere alla grazia che il Signore ci dà. Ci dà il tempo. Grande grazia il tempo! Nel tempo noi possiamo compiere tanti atti buoni, fare, acquistare tanti meriti. Oh, se ci dà il tempo noi dobbiamo occuparlo bene, corrispondere alla sua grazia. Corrispondere alle grazie, sì. E riempire il tempo, le giornate e le ore di meriti, di atti virtuosi. Adoperare tutti i momenti ed indirizzare tutti gli istanti della nostra giornata al Signore, al Signore, nel compimento della sua santissima volontà.
Il Signore ci dà, che cosa? Il Signore vi dà la grazia di studiare, di essere istruite. E allora, studiare, istruirsi in tutte le maniere. In tutte le maniere, cioè non solamente per quel che riguarda le materie civili di istruzione, scolastiche, ma quel che riguarda la vita religiosa, quel che riguarda la vita spirituale intima, quel che riguarda l'apostolato, quel che riguarda tutta la condotta quotidiana, sì.
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E poi dire al Signore che aumenti la luce. Il tempo che avete non è tanto rispetto al lavoro di studio che avete da compiere, rispetto alle molte materie. Chiedere al Signore che aggiunga lui, per la sua grazia, più intelligenza e più fermezza di volontà e più memoria per ricordare, più capacità di applicare le cose imparate. Supponiamo: studiata una regola, che si sappia applicare; si sappiano risolvere i problemi che vengono presentati, ecc. Sì, corrispondere alle grazie del Signore e chiederne altre al Signore.
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Così in tutto: corrispondere alla grazia. In tutto il complesso della formazione che è data, prenderla bene, corrispondere alla grazia e camminare sempre in una santa umiltà perché molto abbiam già ricevuto ma abbiamo ancora tanto bisogno, immenso bisogno di aumento di grazia in tutte le parti, sia per quel che riguarda l'istruzione, sia per quel che riguarda la virtù della vita religiosa, l'apostolato. Sì, aumentare, crescere! Corrispondere e crescere, pensando sempre che quel che abbiamo è dono di Dio, ma questo dono di Dio può essere tanto aumentato. E noi dobbiam sempre cercare che sia aumentato questo tesoro, questo complesso di tesori anzi che il Signore ci ha elargito. Sempre di più. Oh, si ha la vocazione? Corrispondenza alla vocazione, generosa corrispondenza!

Albano Laziale (Roma)
30 dicembre 1958

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398 (a) Così T. Omette R.
(b) Te Deum, è detto anche Inno Ambrosiano, è un inno solenne di lode e di ringraziamento alla santissima Trinità.
La prima parte (1-10; 11-13) consta di una lode del Padre seguita da una specie di dossologia trinitaria. La seconda (14-21) e una lode cristologica. Gli otto versetti aggiunti vennero staccati dal Gloria in Excelsis e derivano dai Salmi: 27, 144, 122, 32 e 30.
(c) Miserere è il salmo 50.
(d) Il Veni Creator è inno dei Vespri del giorno di Pentecoste. Di autore ignoto, risale alla fine del IX secolo.

399 (a) Dall'inizio fin qui il nastro è deteriorato per cui non è molto chiaro.
(b) R: dalle parti.

400 (a) R: tutto.

402 (a) Così T. Omette R.

407 (a) Prefazio comune, dal messale d'altare.