Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XXII. SANTITÀ: UNA RETE DI PICCOLE COSE
Fare gli esercizi come se fossero gli ultimi della vita, e quindi mettersi in quella disposizione in cui si vorrebbe trovare l'anima quando si tratta di passare all'eternità e di presentarsi al tribunale di Dio. Perciò diligenza nel penetrare nei meandri, diciamo; nelle pieghe della coscienza, così non da tormentarsi ma da tranquillizzarsi, perché il demonio successivamente non torni a farci ricordare il passato e quindi a perder tempo; peggio poi se, ricordando qualche cosa del passato che non era edificante, susciti o scrupoli o pensieri non buoni.
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Penso che sia utile questa sera parlare delle cose che diciamo piccole, cioè piccoli difetti e piccoli atti di virtù. Noi li chiamiamo piccoli in rispetto a quegli atti che sono più gravi o più importanti, ma in realtà di fronte all'eternità niente è piccolo. Nessun merito è piccolo, fosse pure spolverar bene il tavolo o anche un'altra cosa più umile; perché quando si ha un merito eterno, cioè che non terminerà più, come si può dir piccolo? È eterno! Così un difetto o un peccato, supponiamo veniale, il quale certo non merita l'inferno, ma intanto toglie un merito: la persona poteva farsi un merito e ha commesso una venialità. Quanto alla venialità si potrà domandar perdono al Signore e cancellarla, ma se invece di commetter quella venialità avesse fatto un merito? Ecco perduto un merito; e allora, per tutta l'eternità, quel merito non si farà mai più e per conseguenza non si godrà mai più il premio. Ecco! Perciò diciamo cose piccole e cose grandi in confronto l'una dell'altra, ma in realtà, parlando di quelle cose che hanno conseguenze eterne, in merito o in perdita di merito, allora non sono mai piccole, sì.
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Che cosa s'intende allora quando si parla di cose piccole? Piccole virtù e piccoli difetti o piccole mancanze. Queste cose si chiamano piccole, ma, tre cose vi è da notare, tre rilievi vi son da fare: primo, per quel che sono; e secondo, per quello che suppongono; e terzo, per quello che causano.
Quel che suppongono. Si dice: cose piccole. Dalla mattina alla sera è un succedersi di minuti e in ogni minuto si respira e in ogni minuto si fa qualche cosa, che può essere santo o può non essere santo, supponiamo pure che non sia peccato, specialmente che non sia peccato grave. E se alla sera, tirando i conti e riflettendo sull'andamento della giornata, non si scoprono cose gravi, mali gravi, ma non si scopre anche gran che di bene, la giornata potrebbe essere piena o meno piena o anche vuota.
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La vita è fatta di minuti, di istanti che si succedono, come i fili di una stoffa messi in bell'ordine e finiscono col fare centinaia e centinaia di metri di stoffa; eppure son tutti piccoli ma si può prolungare quella pezza di stoffa a mille metri, di più, secondo si vuole. Oh, mille metri, un chilometro son tanti, ma son tutti piccoli fili messi uno daccanto all'altro, intrecciati bene, e può essere che risulti una tela di filo d'oro e è una tela-oro; e che risulti una tela filicotone: è cotone; e può essere che risulti una tela fili di ortica: è la tela di ortica. Così è la vita nostra. Quando ogni minuto vien passato bene, compiendo il meglio che ci è possibile, così moralmente, quello che piace a Dio, quello che è disposto, ecco, può essere che la nostra giornata sia stata tutta una tela a fili-oro; e qualche volta invece trascuratezze, negligenze... In mezzo ai fili buoni, magari d'argento, si introduce qualche filo di ortica o qualche filo di ottone o qualche filo di cotone, voglio dire, sì.
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Che cosa è poi la santità? La santità è il risultato di minuti ben passati. E che cosa è invece una vita vuota? Una vita vuota è il risultato di giornate vuote, di minuti, di ore vuote. Perciò la santità ce la fabbrichiamo noi. E non pensare a degli eroismi, la vita religiosa un eroismo, no; atto per atto non è eroismo, in generale non è eroismo. L'eroismo ci può essere quando c'è la continuità degli atti buoni, delle virtù, la continuità della osservanza religiosa. Ma è tutto l'insieme che costituisce un eroismo, ad esempio: l'eroismo nell'obbedienza, l'eroismo nella carità, nella pazienza, ecc. E nella canonizzazione dei santi cercano se c'è stato l'eroismo nella fede, nella speranza, nella carità e nelle quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Ogni atto poteva anche essere molto piccolo, quasi trascurabile, ma tutto l'insieme quando questo dura anni ed anni, una vita intiera, ecco allora [si ha] l'eroismo nelle virtù. E il primo passo allora verso la canonizzazione, il primo atto pontificio è dichiarare che quel santo ha esercitato le virtù <della> teologali e le virtù cardinali in grado eroico, così in grado eroico. Eppure quella fortezza alle volte era solamente nel sopportare una persona molesta; quella fortezza è stata soltanto nel soffrire un piccolo disturbo che la tormentava, un disturbo di salute, senza subito farne un gran caso, senza dire a tutti la sua sofferenza. «Ma era un piccolo male!». Eh, ma quando son cinquant'anni che si sopporta!
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Le cose piccole per quel che sono, e se si trascurassero, ecco la vita indifferente. Quella fa una vita indifferente, tiepida, così. Indifferente e tiepida. Magari si pensa che non la si possa accusare in niente. In niente? È il complesso che non va! Non si può dire subito che c'è un male grave di qua, un male grave di là, ma è il complesso che non va; e la persona non è contenta di sé, della sua vita, e innanzi agli altri non fa quell'impressione buona, non dà quel buon esempio che avrebbe potuto dare.
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Quando dunque si tratta di piccoli difetti e di piccole virtù e di piccoli atti di virtù, pensiamo che sono mai piccoli e dalla loro continuità dipende la santificazione e quindi la corrispondenza al primo articolo delle costituzioni, o non corrispondenza. Specialmente se con l'andar poi degli anni crescono i difetti, si prendono mille libertà, la vita religiosa è interpretata così un po' soggettivamente, secondo l'amor proprio e secondo le proprie persuasioni, o meglio, secondo le proprie idee guaste... E allora possono anche dire: ma che male ho fatto? È tutto il complesso che è un male, è la vita che non è religiosa! Oppure: fa bene, interpreta bene le costituzioni, vive secondo l'indirizzo dato; e che gran male c'è poi? Anzi: che gran bene! bisogna dire. Ma, è tutta la vita che è un bene!
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Secondo: le cose che diciamo piccole, rivelano l'animo e suppongono tante cose nell'interno. Vi sono delle persone trascurate nell'esterno; nel trattare, nel tenere a posto le loro cose, nel tenere a posto i conti, nello scriver le lettere son trascurate. Sono trascurate anche nel comportamento o in chiesa o in casa o nel tratto con le altre. Ma che cosa suppongono, da che cosa procedono queste cose? Queste cose indicano che nell'interno non si lavora spiritualmente e che non si segue la vocazione quindi, perché la vocazione è la vocazione alla santità, alla perfezione. E pare poco? È, si può dir, la più grave cosa che si possa ricordar di una suora o di una aspirante alla vita religiosa!
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Perché se - nelle costituzioni e nel Diritto Canonico è scritto: ciò che è scritto là nelle costituzioni è preso dal Diritto Canonico - se la mancanza di spirito religioso, che si rivela in cose piccole, è causa sufficiente per dimettere una suora di voti temporanei, vuol dire che si tratta di un male grave perché è tutto il complesso. Quando si parla di dimissione è sempre un male grave.
La santa Sede non suppone che si dimetta una suora, pur di voti temporanei, per un motivo leggero, mai. <Non ci sarebbe> Sarebbe vietato.
Eppure proprio il Diritto Canonico autorizza: fare quello.
Complesso di cose che magari sono indefinibili, ma rivelano l'interno, un interno trascurato, <che non ama> dove non c'è amor di Dio, non si brucia di amor di Dio, dove non c'è l'amore del prossimo così intenso e non si traduce tutta la vita in apostolato: vi sono pettegolezzi, perdite di tempo, cose insulse nei discorsi ecc., ché internamente non c'è questo: la vita di consacrazione non è vissuta, non si vive la vita di consecrazione piena a Dio. E suppongono questo.
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«Ma perché giudica così del mio interno». E se viene fuori il fumo dal camino, cosa dite? Che c'è il fuoco! Fa bisogno di averlo tutto il fuoco in casa? Anche se passate per la strada e vedete che un camino fuma, voi direte: «Hanno acceso il fuoco», no? Non c'è bisogno di vederlo... anche se la porta di casa è chiusa che non si può vedere il fuoco. Ex abundantia cordis, os loquitur [Mt. 12,34] e poi ex abundantia cordis allora si opera. Però quello suppone che nella testa ci siano idee errate perché il cuore opera, ha desideri alle volte regolati, qualche volta non regolati, ma il cuore va dietro alla testa, alle convinzioni, alle idee, alle persuasioni che si hanno, sì. Perciò il cuore ha male, ma perché il male è nella testa e discende al cuore.
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Quando invece c'è una persona religiosa, una aspirante regolata, che vedete che si controlla, controlla la sua lingua, controlla i suoi sguardi, controlla il suo comportamento, controlla il suo modo di stare in chiesa, a studio, a scuola, controlla il lavoro che fa, <si> controlla anche quell'atteggiamento che è sempre conforme a un'anima che è delicata, che cosa potrete dire? Che è attenta, che ama il Signore, che è delicata, che vuole farsi santa, che è guidata dallo spirito di fede, che ha in mente la perfezione da raggiungere, che odia il peccato, anche le mancanze piccole odia e detesta. Queste cose rivelano tanto. Piccole! Ma anche il polso è piccolo rispetto a tutta la persona, ma quando dite che non state bene, si può < sempre pensa > sempre questo vedere: il medico mette la mano sul polso, che qualche volta si stenta a trovare quasi, ma indica già lo stato generale e se c'è febbre, eh, qualche causa c'è che la produce; e se il polso è regolare vuol dire che <il funzionalmento> il funzionamento dei vari organi è abbastanza regolare.
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Poi l'osservanza delle cose piccole o la negligenza nelle cose piccole, ha delle conseguenze molto importanti. Chi trascura quel che è poco cadrà in quello che è grave, se si tratta di male. Chi non evita i pericoli che cosa farà? Eh, cadrà nel pericolo! Chi invece si appiglia a tutti i mezzi che fornisce la congregazione per santificarsi, con attenzione (e vedete come si applica)? Eh, arriverà alla santità!
Nella congregazione vi è un fine da conseguire che è la santità, e poi un altro fine, che è il secondo, l'apostolato. Ma non si dice solo il fine, si danno i mezzi per giungere alla santità e per compiere bene il proprio apostolato. Questi mezzi son sparsi nei vari articoli delle costituzioni. E si comincia a parlare dell'accettazione e poi si parla del postulato, si parla del noviziato, si parla dei voti, si parla delle virtù ordinarie e della vita comune, e poi <si parda> si parla della clausura che si deve osservare e delle occupazioni varie: pietà, studio, apostolato, ecc. Vi sono tutti i mezzi di santificazione, [essere] delicati a prenderli tutti.
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Quando si studian le costituzioni si studia la via della santificazione; chi si applica volentieri i punti vari delle costituzioni, sia quando vietano una cosa e sia quando impongono una cosa, arriverà certamente alla santità. Se devi essere breve con le persone, - sempre brevi, particolarmente quando si parla /con/ (a) persone di diverso sesso - e si osserva questo, e così si osservano le altre regole di precauzione e che si chiamano nel loro complesso regole sulla clausura, ecco, la persona conserverà la sua virtù, conserverà la sua verginità non solo, ma la sua castità. Perché prega, e prega bene! E perché sta vigilante! E allora l'aiuto di Dio e la volontà buona nostra: quando c'è la buona volontà nostra e la grazia di Dio, si cammina, si va bene (b).
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Quando si prende l'abitudine a dire le orazioni distratte, l'esame di coscienza che è solamente uno sguardo superficiale, la visita che è fatta così un po' a strappi oppure ritardata o accorciata, quando i ritiri mensili quasi non hanno più senso, quando si va da un confessore e da un altro, cambiando senza motivo o perché si teme che venga fatto un richiamo, quando si manca di sincerità nelle relazioni <e> di qua o di là, quando si combinano falsità e piccole ipocrisie, quando si fa diverso se c'è la superiora e quando invece non c'è... Tutte queste cose ed altre volte: il catechismo trascurato ad esempio, il trattamento orgoglioso, superbo, l'amor proprio che si mostra o in pigrizia o in sensualità, qualche volta anche in golosità, tutte queste cose che conseguenza avranno? Quando invece si è attente sui pensieri, si vigila sul cuore, si sta pure vigilanti sulla fantasia, sulla memoria, sulla immaginativa, quando le costituzioni sono osservate diligentemente: lì, la vita religiosa fiorisce. Si vive, in quella casa ci si santifica. Ci si santifica: si vivono le costituzioni alla lettera, e nello spirito, e secondo l'indirizzo che vien dato!
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Vi sono persone che pur di non esser scoperte in quello che sbagliano si credono a posto. Doppia disgrazia: una di aver sbagliato e l'altra di non poter essere corretta, in questo modo. Cosa succederà? Che non c'è più quello che è, diciamo, la ringhiera della scala. La ringhiera della scala sono coloro che guidano, son le madri perché se uno sta per cadere c'è la ringhiera e se una sta per cadere c'è chi interviene e aiuta caritatevolmente per evitare una caduta. Si accetta volentieri la correzione; si domanda, anzi si sollecita la correzione, e si prende con buona volontà sebbene l'amor proprio per sé si risenta un poco.
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Quando si tiene conto del tempo: presto a letto e presto fuor di letto; sollecite, pronte (il pigro ha bisogno di dar dei giri nel letto). Dicevano: mai pronto a andare a riposare e mai pronto ad alzarsi. Quando si finisce male la giornata e non la si comincia bene, e una giornata così e un'altra così e poi per tutto l'anno così, che cosa avviene? Alla sera non ci si mette bene con Dio, si finisce con la disobbedienza; al mattino non si è solleciti a andare a prender le grazie da Gesù, e quindi far bene l'esame di coscienza preventivo, la meditazione... E avendo cominciato male la giornata, si riceveranno meno grazie da Gesù nella comunione, nella santa messa. Che cosa succederà? Oh.
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Dunque, concludiamo: cose piccole? Piccole davanti alle persone che non considerano le cose di fronte all'eternità; ma chi considera anche i piccoli difetti e la perdita di meriti, e chi considera le piccole virtù, i piccoli atti virtuosi davanti all'eternità, non usa mai la parola: sono cose da niente, non è peccato mortale, non fa bisogno essere scrupoloso. Eh, no! E forse, qualche volta, può essere che qualche anima possa cader nello scrupolo, ma questo si aspetti che lo dica il confessore perché non bisogna chiamare scrupolo ciò che è delicatezza di coscienza. Poi cose piccole hanno importanza perché la vita è fatta di cose piccole e se ogni filo è oro, la vita è oro, è oro purgato, che non avrà più bisogno di esser purgato in purgatorio; e se invece la vita è trascurata, le giornate son trascurate, le occasioni di bene sono trascurate, allora, che cosa ne sarà?
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Secondo: le cose piccole rivelano uno stato e suppongono qualche cosa di interno che può essere o amore di Dio intenso o può essere freddezza, indifferenza, anche estrema.
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E terzo: le cose piccole hanno le loro conseguenze in male o in bene, secondo che sono. Non esaminatevi scrupolosamente, ma esaminarsi diligentemente, considerando le cose alla luce del giudizio di Dio. Dio non condanna ciò che non è male, ma premia tutto il bene, premia tutto il bene e quando una cosa è veramente male, hè e, non può certamente approvarla, e né in paradiso può entrare quello che è male, ma volontario, difetto volontario, venialità volontaria, ecc.

Albano Laziale (Roma)
24 agosto 1958

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319 (a) R: di.
(b) Espressioni con tono marcato.