Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XVI. CREDERE SPERARE AMARE
Questa mattina ci siamo fermati specialmente sopra la parte negativa, quello che cioè si ha da evitare. Ma la suora è chiamata alla perfezione, alla santificazione, e allora la parte positiva, cioè quello che si ha da fare. Quello che si ha da fare qui, per quanto devo dire, riguarda il lavoro interiore. Sono quattro le parti del lavoro: il primo è il lavoro interiore o spirituale; il secondo è lo studio, la parte intellettuale; il terzo è il lavoro apostolico, l'apostolato; e quarto la formazione umana e religiosa.
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Adesso, quanto all'apostolato e quanto allo studio e alla formazione umana-religiosa sentite più facilmente; voglio dire adesso del lavoro interiore. Il lavoro interiore ha due parti: il primo, eliminare ciò che è difettoso e poi mettere ciò che è invece virtuoso. Parlando più in particolare: eliminare ciò che è ragionamento umano o sensuale per mettere quello che è il principio della fede, mettere proprio i princìpi soprannaturali, quelli che sono dati dal vangelo, quelli che si leggono nel vangelo. Poi questo lavoro interiore suppone che noi correggiamo quello che è amore umano, tendenza umana, e mettiamo invece quello che è soprannaturale cioè l'amor di Dio e l'amore delle anime.
In terzo luogo lavoro interiore è qui: indirizzar la vita a Dio, al paradiso, poggiandosi sopra i mezzi soprannaturali. Volere il paradiso, le grazie necessarie per conseguirlo. In sostanza, sempre: fede, speranza e carità, sempre, lì. <Quelle> Queste virtù son le virtù fondamentali. Allora in primo luogo mettere nella mente i princìpi di fede ed escludere ciò che è solamente ragionamento umano.
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Non si deve tener conto della nostra ragione? Oh, certo! La ragione è un dono di Dio ed è il dono per cui l'uomo si distingue dagli animali i quali non hanno la ragione. L'uomo è composto di corpo, non solo, ma di anima ragionevole. Adesso la scienza umana, ecco, ci mette in uso, in attività, il dono della intelligenza, della ragione. Se studiate geografia, se studiate aritmetica, se studiate economia domestica, se studiate tutte quelle cose che servono come sapere civile, tutto questo è mettere a servizio la ragione. Se si pensa soprannaturalmente secondo la fede, ecco si mette a servizio di Dio la mente. Se uno si occupa di Dio e delle cose che son di servizio di Dio, mette a servizio di Dio la sua mente.
La mente può essere che la sprechiamo però: pensieri inutili, eh, pensieri che non sono adatti per la vita cristiana, la vita religiosa; notizie che non ci toccano; voler informarsi di cose che destano soltanto curiosità e non utilità; pretender di far bella figura perché si sanno belle cose, si possono dire delle cose rare, ecc., questo è un abusare della mente.
Se poi la mente si adopera a pensare contro la fede o contro la carità o contro la castità o contro la povertà o contro la virtù dell'obbedienza o contro i santi voti di povertà, di castità e obbedienza, allora, vedete, la mente si adopera molto male. Questi pensieri se acconsentiti, se tenuti abitualmente, volontariamente, nella mente, divengono peccato.
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La prima correzione nostra ha da farsi sui pensieri. Vi sono persone che hanno proprio le idee sbagliate, quanto alla vita religiosa. Oh (a): «Le costituzioni non obbligano sotto pena di peccato!». Ma si dice giusto a dir così? No, non si dice giusto! Se si ha una convinzione così, tutta la vita andrà male, tutta la vita va male perché niente si prende sul serio, niente si crede obbligatorio e si finisce col fare quello che piace a noi. Oh, nelle costituzioni, supponiamo che ci siano cinquecento articoli, il novanta per cento degli articoli sono di codice, Diritto Canonico, obbligano quindi come un comando della chiesa, altro che dire «non obbligano»! Non mettersi in testa questo errore che sarebbe fondamentale, perché la vita della congregazione si scioglierebbe come il ghiaccio quando comincia a star un po' al sole, oppure il ghiaccio in una di queste giornate calde. Ecco! La vita religiosa se ne va, come se ci fossero <tante> tanti rami per far un fascio e si sciogliesse la fune, la cordicella che tiene insieme i rami. Cascano tutti! C'è ancora il fascio? Non c'è più! C'è ancora allora la vita comune? Non c'è più, e quindi invece di diventare suore si diventa buone donne, se non si fanno peccati, ancora più oltre a questo.
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Vi sono persone le quali, quando sanno che una cosa è di volontà di Dio, è «volontà di Dio». Se invece sono lontane da chi deve vedere, da chi deve guidare, ecc., se si senton lontane, di lì a cinquanta chilometri di distanza, più niente! «Ah, adesso è meglio che faccia così, adesso le mie circostanze portano così, il mio interesse è così, e penso di far più piacere a parlare in questo modo...e..» Cosa ci resta? Fino a che non ci restano più orari. La pietà si smozzica un po'!... Quelle regole di riservatezza che deve sempre mantenere la superiora, quelle regole si mettono in disparte, e poi che cosa succede?
Povertà: «Eh, ma è solamente questo». Obbedienza: «Oh, ma questo posso permettermelo anche, posso supporre che mi darebbero il permesso nel mio caso di far così e così». Se casca la mente, cioè se cade quel complesso di ragionamenti soprannaturali, la vita non resta più la vita di perfezionamento, ma una vita la quale porta a una dissipazione del tesoro del religioso, della religiosa, proprio quello in cui proprio si fa santo.
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Adesso vi sono gli istituti secolari; gli istituti secolari sovente trovano più difficoltà di quanto ne trovino le religiose come siete voi, perché devon già vivere nei pericoli e tuttavia guardarsi bene dal cadere nei pericoli.
Oh, eliminare quei ragionamenti umani o anche quei ragionamenti sensuali quindi, cioè che sono ispirati dalla passione, dalla passione la quale acceca, poi in fatto di pigrizia, in fatto di curiosità, in fatto di golosità, in fatto di ritiratezza e riguardo e di castità, in fatto di carità vicendevole, in fatto di osservanza religiosa. Bisogna avere le idee giuste. Il primo amor di Dio è nella mente che pensa bene, rettamente.
Quindi non usar della mente nel male e usar la mente nel bene, ecco! Ma poi la fede, la fede! Far bene le letture spirituali, far bene l'istruzione catechistica, ascoltar bene le prediche, soprattutto leggere il santo Vangelo, la Bibbia, le vite dei santi e parlar di cose o che portano un certo sollievo - perché ci vuol la ricreazione anche - oppure che portano all'edificazione.
Usar bene la mente. La mente è la facoltà nostra di cui più si abusa e quindi sempre l'esame di coscienza va fatto in primo luogo sui pensieri.
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Vi sono persone nella vita religiosa le quali non si fondano sull'obbedienza propriamente. Io devo obbedire al Signore il quale, il Signore, o mi ha parlato direttamente, per esempio leggendo la Bibbia, o mi parla per mezzo delle persone che lo rappresentano. Persone le quali obbediscono se chi comanda è superiore di età, obbediscono se ha delle qualità eccellenti per intelligenza, obbediscono se è molto virtuosa, se è loro piacevole, se piuttosto che comandare prega di far questo o far quello, e se hanno simpatia, se entrano nelle sue grazie. Eh, poveri noi!... Qui non ci resta più niente di obbedienza, non è vero? Le idee sbagliate, poverette! Il voto di obbedienza è distrutto in radice, perché il voto di obbedienza si fa a Dio e si obbedisce per Dio, e qui invece si fa a Dio sì, ma nella pratica si obbedisce essendo persuasi che quella lì sa e quindi deve indovinare quando dice una cosa, deve essere così. E se obbediamo così obbediamo per persuasione e non per l'autorità di Dio e allora il voto di obbedienza è distrutto in radice.
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Idee giuste! Approfondire l'esame sopra i pensieri. I pensieri! Fare quello che piace di più momento per momento, quello non è certamente la virtù. Allora avviene che una sia in grazia; quella lì, dicesse anche degli strafalcioni, è una sapiente; e l'altra non sia in grazia, quella lì dicesse anche delle parole, recitasse anche un testo del vangelo, quello non serve più. Non siamo guidati dal cuore, ma siam guidati dalla luce di Dio! Quindi la fede. Ragionare secondo la fede. Ragionare secondo la fede perché adesso la fede mi dice che bisogna far così e faccio così.
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Vedere in tutto il volere di Dio, vedere in tutto Iddio, sì; diversamente nessun comando viene accettato bene; e vedere in tutto Dio anche quando il Signore permette delle cose contrarie: son per la nostra santificazione. Anche se un'anima è tribolata da tentazioni: è il Signore che le permette, eh, per farti più santa, per guadagnar più meriti. Vedere sempre il Signore che è tanto sapiente ed è tutto carità, che ci ama e ci vuol guidare alla perfezione e perché ci vuole vicino a sé in cielo. Pensare bene, secondo fede. Allora nutrire la fede, nutrire la fede. Certamente che l'istruzione religiosa serve ad alimentar la fede, non è già la fede l'istruzione religiosa, ma ci procura la materia della fede. E allora se poi noi preghiamo per essere illuminati, per accettare quello che il Signore c'insegna, allora si arriva alla fede. Si arriva alla fede! Quindi la vita di merito, la vita di santificazione. Dunque la fede ci porta all'obbedienza. Se vi è veramente fede si obbedisce.
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Secondo: la vita interiore è appoggiata ed è costituita dalla speranza cristiana. Che cosa sia la speranza cristiana tutte lo sapete: è la fiducia di arrivare al paradiso, di arrivare alla santità secondo la vocazione. Arrivare al paradiso e aver le grazie necessarie per far le opere buone onde andare in paradiso, questa è la speranza, sì. Adesso, contro la speranza si può mancare per eccesso o per difetto. Vi sono persone che disperano di farsi sante: mancano di speranza. No, bisogna che si dica: «Io sono chiamata alla santità sicuramente e io ho sicuramente i mezzi, ho solo da usarli», ecco. Oh, i mezzi sono la preghiera, l'uso dei sacramenti della confessione e della comunione, poi le regole, l'osservanza delle costituzioni quindi; poi l'aiuto che viene dalle superiore, dalle madri, e poi tutte le ispirazioni interne che si sentono e poi, ancora, da ciò che viene a noi di richiamo continuo. Si vede una sepoltura: richiamo; si veste l'abito nero: richiamo. Che cosa indica quel velo sulla testa se non che la testa deve esser difesa dai pensieri inutili, vani e non conformi allo stato? Perché la cinghia? Perché la corona, perché il distintivo? Portiam la predica sempre con noi, sempre con noi! E la predica la si veste al mattino quando si veste l'abito: è un mezzo questo! Poi l'aver tanti occhi addosso - il popolo guarda - e l'aver tanti occhi addosso è anche sempre un richiamo: «Bada a quello che possono dire, bada a non <dar> far cattiva impressione, bada a dar buon esempio...». Sì, tutti mezzi! Chi vuole si fa santo, chi prega si fa santo, eh!
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Adesso: vi è la preghiera sufficiente? Si fa tutta la preghiera? Perché possiam fare il bene ci vuole la preghiera e la volontà. Ora, c'è la preghiera? Vi confessate ogni otto giorni? La confessione è vera confessione oppure è un discorso spirituale, oppure un voler quasi far uno sfogo per qualche cosa? Che cosa si cerca, Dio? O si cerca il nostro io, pur nel sacramento che porterebbe per sé alla penitenza? Sì, la preghiera si fa bene? Mattino e sera orazioni, la messa, la comunione, gli esami di coscienza, la visita al santissimo Sacramento? Non a smozzicare un po' una cosa un po' l'altra, ma fatta bene, specialmente in quei tempi in cui sentiamo una difficoltà, o che viene dalla carne o che viene dalla testa che non vuol sottomettersi, oppure che viene dal cuore, o che viene <da una altra> da una passione più particolare, perché ognuna ha qualche passione in particolare. Ecco! La pietà si fa tutta? E il ritiro mensile? E gli esercizi spirituali poi, che sono la grazia annuale, quel tempo di misericordia che è dato dal Signore per entrare in noi stessi, e vedere come è passato l'anno.
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Qualche volta può essere che uno dica «Ma io faccio tutto quel che posso». Mai si può dire che facciamo tutto ciò che possiamo, mai! Nessuno! C'è solo la Madonna che fa eccezione; non inganniamo noi stessi! Impegno quindi, preghiera! Poi la volontà; quindi, sì cercar di far quello che possiamo, ma non ci arriviamo mai però, mai, eh? Ma che ci sia quel tanto di impegno che si può avere. Non sarà perfetto no, perché se fosse proprio perfetto ogni corso di esercizi porterebbe la conversione totale; e ogni confessione <se> dovrebbe dare qualche frutto di conversione e non sarà subito la confessione quella che ci fa santi <ad un momento> in un momento ma poco per volta, ogni giorno, togliendo qualcosa di male e mettendo qualcosa di bene, sì. C'è questa speranza, quella fiducia in Dio per cui adoperiam la preghiera, e quel mettere in attività le forze che abbiamo, l'impegno? (a) Che non siamo così volubili e quasi gente che combattono l'aria; che dicono qualunque parola bella e qualunque espressione - e diciamo - nelle preghiere poiché non la senton, non corrispondono. Eh, vorrebbero il martirio? Disposte a provare il loro amore con Dio e per Dio, e col martirio, e poi, guai se qualcheduno manca loro di riguardo o se pungono un dito. Eh, sì. Le lamentele che si fanno, alle volte, <son tutto so> son tutte causate da questo: che non abbiam abbastanza voglia di farci sante. E denotano la mancanza di energia, di volontà, di risoluzione, no...
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Poi per la perfezione si richiede di stabilire in noi la carità verso Dio e la carità verso il prossimo: l'amor di Dio.
L'amor di Dio è in opposizione all'amor proprio. Noi bisogna che togliamo l'amor proprio per far posto all'amor di Dio, sì. Se c'è da mettere in una bottiglia un liquore, e in quella bottiglia c'è dell'acqua, bisogna toglier l'acqua perché ci possa stare il liquore che desideriamo di metterci. Amor di Dio, vero!
Scopriamo qualche volta dei segni, che sono come delle spie che servono a dirci: non c'è abbastanza amor di Dio, ecco. Quando c'è /tanta/ (a) devozione a noi stessi, tanto attaccamento ai gusti, preferenze ai nostri capricci magari, sì, quando c'è simpatia o antipatia, non ci vuol altro per dire: «Qui manca il Signore, qui il mio cuore non è occupato tutto da Dio». Quando c'è ancora desiderio di essere lodate e ammirate o perché si è gentili o perché si è graziose o perché si sa parlar bene o perché si è buone anche, alle volte, eh?... Allora non c'è in cuor proprio l'amor di Dio, l'amor di Dio. «Cerchi Iddio o cerchi te stessa?» Ecco. Dove va il cuore? Su che cosa si posa, il cuore? Sopra il tabernacolo o sopra ciò che c'è dentro al cuore? Il cuore dovrebbe essere il tabernacolo di Gesù e invece, qualche volta, c'è d'altro.
Che sia tutto pieno dell'amor di Dio!
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Perché questo amor proprio si può manifestare o con l'orgoglio che è sempre accompagnato dalla invidia, oppure con la sensualità che tende sempre a contentar un po' i sensi dagli occhi all'udito, alla lingua, ecc., a contentar i sensi, pur non volendo arrivare al peccato grave. Oppure questa passione e questo amor proprio si manifesta in avarizia quasi, in una specie di avarizia, sì, in quel desiderio di esser così amati umanamente... amate umanamente! Ma che cosa ci sta li dentro? Volete essere amate da Dio o amate dagli uomini? «/Se ancora piacessi agli uomini non sarei amico di Dio/ (a) [Gal. 1,10] dice san Paolo. Cosa ci importano gli uomini? Facciamo il dovere bene e gli uomini, se sono retti, apprezzano il bene: se non son retti, <non dobbiam per noi dobbia> non dobbiamo noi far male perché gli uomini ci stimino. Sì, sempre bene.
L'amor proprio si può manifestare quindi in orgoglio o in sensualità o in avarizia, che può essere in vari gradi e in pratica, per la religiosa, riguarda il voto di povertà, cioè contraria al voto di povertà.
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Poi l'amore delle anime, che l'amore delle anime ha da ispirar tutto l'apostolato. - Su questo ci fermeremo dopo: - l'amore delle anime! Ami le anime? Ecco. La religione cattolica è una religione di amore: «Amerai il Signore, ... amerai il prossimo» [Mt. 22,37.39]: due precetti che riassumono tutti i comandamenti, non è vero? Sì! Sentite un po', vi volete proprio far sante? Allora: fede, e speranza, e carità. La fede che porta all'obbedienza; la speranza che porta a disistimare le cose della terra, cioè alla povertà. Speriamo Iddio, eh, non abbiamo fiducia in nessuno, neppure in un soldo che potremmo avere. E poi carità perché c'è l'amor di Dio, e allora la castità. Eh,... quella religiosa aveva un certo fazzoletto in cui, nell'angolo, stava un nodo e ci metteva qualche moneta un po' più di valore (a), e se qualche moneta le cadeva in mano, veniva condannata a galera in vita, quella moneta, cioè a star nel fazzoletto in perpetuo! (b) Ma guarda un po' come basta questo a disturbare e a tirar fuori il cuore da Dio! Il cuore nel fazzoletto! (c) Oh, vediamo che non ci sia nessuna parte, neppure un filo, che ci tenga legati. Allargar le ali, volare! Come san Giovanni, che il suo simbolo è l'aquila, che spicca il volo diretta verso il sole che è Dio. Fatevi sante! Presto! Nessuna si tiri indietro! Nessuna si faccia trascinare! Tutte di volontà, tutte a tirare avanti, e tirare avanti le aspiranti, tirare avanti la parrocchia dove si va, dove si va! Non è vero?
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Come ringrazio sempre il Signore tutte le volte che vado in giro: parrocchie dove si desiderano le suore, parrocchie che sono un po' in abbandono. E non hanno, in quella parrocchia, una madre che dovrebbe essere la suora, e allora sono un po' una popolazione orfana. È vero, ci deve essere il padre, che è il parroco, ma adesso parliamo solamente di voi. Vivere. <se> Il bambino non si educa bene in generale - almeno con molta maggior difficoltà - se non ha la mamma. Suore in ogni parrocchia! Presto vocazioni! E portate il calore materno, vostro, materno, il calore, in ogni parrocchia, in ogni famiglia!
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Vi ha voluto bene il Signore! Vi ha dato questa ammirabile congregazione. E allora, avanti se avete avuto la grazia di entrarvi, sì, fino all'ultimo insegnamento che vi vien dato, eh? Perché poi voi dovete ripeterle poi agli altri! Il Primo Maestro scompare, certo, come è scomparso Gesù; <nella sua> non ha continuato la sua presenza visibile in mezzo agli apostoli, ma loro han fissato sulla carta gli insegnamenti - Vangelo - e i suoi esempi per imitarli, e esempi e insegnamenti per pubblicarli a tutto il mondo, non è vero? Tenete bene quel che vi è stato detto ogni volta che si è parlato a voi, ogni volta che si è parlato a voi. Oh, allora andrete avanti e vi troverete sempre più sante e più contente; più sante e più contente.
La vostra congregazione poi, nel suo insieme, è mirabile, e non so quale altra congregazione ci sia dove si ricevono tante domande: mandateci suore! E qualche volta non c'è modo di rispondere a quei parroci e l'altro giorno a uno poi ho dovuto dire: «Beh, adesso giacché non le dò le suore, che non ci sono, venga a pranzo» (a), per finire, conchiudere, no? Allora avanti. Ma avete anche una responsabilità grossa di essere una congregazione così bella, così utile alla chiesa, alle anime.
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Corrispondete bene, senza mettervi tutti quei ragionamentucci che sono solamente tutela dell'amor proprio, alle volte, difesa... e vestirsi, alle volte, di certi gingilli, di certi ornamenti, ma intanto una può essere vestita da regina ed essere una scioccherella, no? C'era una famiglia: padre, madre e una figlia, - avevano un'unica figlia ed era schioccherella, poveretta, mica nessuna colpa, non è vero? - Ma i genitori l'avevano ammaestrata: «Non dir mai niente tu prima, eh? Prima parliamo noi, poi dì: «è veramente così», perché approvasse. E lei diceva «è veramente così» anche quando era sbagliato, che era tutto a rovescio. Sì, allora, non camuffiamoci da sante se non lo siamo eh? Esser davvero santi. Passare per le vie spargendo il buon profumo di Gesù Cristo.

Albano Laziale (Roma)
29 luglio 1959

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208 (a) Tono sentito, quasi secco.

216 (a) Tono di domanda che va via via trasformandosi in affermazione.

217 (a) R: tanto.

218 (a) V: Se volessi ancora piacere agli uomini, non sarei servo di Dio.

219 (a) Tono scherzoso.
(b) Tono ancora scherzoso.
(c) Tono scherzoso con risposta da parte delle uditrici.

221 (a) Continua il tono allegro e la viva partecipazione compiaciuta di chi ascolta.