Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

IX. CONTARE SU DIO
La nostra parte che mettiamo anche quando abbiam la buona volontà è ben piccola, è ben piccola la nostra parte, però dobbiamo metterla. Ma una volta messa, senza affanni sperare nel Signore, contare su Dio, sulla sua grazia e, con grande fede, con grande fede. Sì: son certo che il Signore mi darà le grazie necessarie se io faccio quel tanto che è nelle mie forze. Sono certo! Oh, per questo che cosa bisogna pensare? Bisogna che noi pensiamo così: il Signore dà una vocazione, quindi la sua volontà è che ognuno segua quella strada per cui è chiamato, quella strada che il Padre celeste ha segnato.
117
Quando noi diciamo che vogliamo solamente fare la strada che il Padre celeste ci ha segnato e preghiamo, ecco, allora veramente c'è il fiat voluntas tua [Mt. 26,42], sia compita la tua volontà, sia fatta la tua volontà, come la fanno in cielo i beati così noi sulla terra. «Io voglio proprio fare quel che tu vuoi». Allora c'è la nostra volontà unita a quella di Dio.
Ora, siccome il Signore ha la sua volontà, ci dà le grazie per fare la sua volontà. Quando una cosa entra nel suo programma, nella sua volontà, non abbiamo da dubitare della misericordia di Dio; se invece noi intendiamo soltanto, ad esempio: «Studio per sorpassare le altre» o avere un'altra intenzione, allora il Signore non aiuta l'ambizione, l'orgoglio, la superbia. Non è certo nella volontà di Dio. Noi abbiam da dar gloria a Dio, compiere cioè la sua volontà e nel compier la sua volontà diamo la gloria a Dio. Sempre voler la volontà di Dio!
118
Chiunque ha la buona volontà di farsi santo e adopera i mezzi e soprattutto prega riuscirà a farsi santo. Non si distinguerà in tante cose ma generalmente è più facile farsi santi per quelli che non sono in vista, quelli cioè che non sono così facilmente osservati. Quando uno lavora nell'umiltà, anzi si disgusta delle lodi, allora è più facile farsi santi. E tuttavia c'è anche l'umiltà eroica, c'è anche l'umiltà eroica di chi sa stare nell'altezza e non patire le vertigini perché tutto attribuisce a Dio e ovunque è messo trova sempre tante ragioni e vere di umiliarsi, e vere! Ma quando propriamente noi siam decisi di farci santi, siccome il Padre celeste ci ha creati per quello, [siamo] sicuri che ci dà la grazia. Non abbandonarsi alla malinconia, allo scoraggiamento, [essere] sicuri, riposare tranquilli nelle mani del Padre celeste, sicuri che ci dà la grazia. Quindi il patto: «Io farò quel che posso, quel che non posso lo spero, lo so, mi verrà da lui».
119
Poi siccome non c'è solamente la vocazione alla santità ma la vocazione anche apostolica, il Signore vi renderà capaci di fare un'apostolato. Non so quale. Può essere che una abbia soltanto l'apostolato della sofferenza, ma è così prezioso! Umiliazioni, insuccessi, malattie, desolazioni interne: è la sua via di santità. Forse la santità nelle minime cose che non danno impressione a nessuno, che non son notate, ecco, forse; ma l'apostolato si farà sicuro. Sarà più quel del buon esempio o più quello delle opere, ma si farà, se c'è questa vocazione; si compirà, mettendo la buona volontà e fidando in Dio. Quindi sempre questa buona volontà, ma [con] la grazia di Dio! Ma si potrà dire qualche volta che non c'è la buona volontà? Anche allora bisogna arrivare a domandare questa grazia, domandar la grazia della buona volontà e la grazia di corrispondere alle grazie, perché le grazie non passino inutilmente per noi. Non passino inutilmente per noi, ma che sappiamo approfittarne e farle fruttare per la nostra santificazione e per il nostro apostolato.
120
Oh, che belle cose che vi ha dato da fare il Signore, come son preziose e sante!
Pensate che non siete mica come le sarte che fan degli abiti né, supponiamo, [come] quelli che vendono la frutta sul mercato o la verdura. Anime in mano! L'innocenza dei bambini! Anime che fra poco saran nell'eternità! Voi le potete render felici in eterno con l'incoraggiamento e con l'indurre al pentimento. Anime, in mano!
Madri spirituali, madri di anime come la Madonna, Mater hominum, mater spiritualis. Allora, avendovi il Signore date così belle cose in mano, riconoscenza e confidare. «Signore, se tanto mi hai amato, io conto sulla tua bontà, conto che il tuo amore continui sopra di me e che mi dia anche questa grazia di corrispondere alle grazie», sì, e avanti serenamente.
121
Vi possono esser degli scoraggiamenti qualche volta, delle tentazioni di pessimismo o altro. Non sono da seguirsi ma da sopportarsi, alle volte, tuttavia si combattono. Sopportarsi, perché anche quelle sono pene che ci fanno santi. E vi sono anime le quali sono tormentate così per molti anni: santa Teresa per quindici anni ad esempio, ma ha santificato tutte queste desolazioni interne, questa privazione di quelle consolazioni che generalmente abbondano o almeno sono frequenti nelle vite dei santi. Oh sì! Amare il Signore, volervi far sante e voler compiere l'apostolato, quel che vorrà il Signore. Ecco: contare sulla grazia del Signore, il Signore non vi lascerà mai sole, mai sole. E si vinceranno delle prove e qualche volta si toccherà proprio - diciamo - quasi in modo sensibile l'assistenza, la grazia del Signore con voi, sì.
122
Dunque letizia sempre e fiducia serena, riposare <sulle> nelle braccia di Dio, sapere che egli ci ama; sapere che se noi vogliam compiere la sua volontà lui farà la parte maggiore, farà la parte maggiore, e cioè la parte che è più difficile, con la sua grazia. Con la sua grazia ve la renderà facile e potrete superare tutto. Fede in tutto e serene in fede.
Albano Laziale (Roma)
12 aprile 1958
123