Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

5. LE TRE PRATICHE DI PIETA' FONDAMENTALI1

Esercizi Spirituali (14-23 marzo 1959) alle Pie Discepole del Divin Maestro in preparazione alla prima Professione religiosa e Professione perpetua.
Roma, Via Portuense 739, 16 marzo 1959*

I vostri Esercizi Spirituali sono bene incominciati e con la moltitudine delle preghiere che state facendo, certamente otterrete una maggior luce, un aumento di grazia e un orientamento totale dello spirito, del cuore, verso il Signore affinché la Professione sia vera, verace, in quanto esprime i sentimenti dell'animo: tutto mi dono, tutto mi consacro al Signore, tutto vi offro2, sì. Che sia veramente il "tutto", cioè la mente, il cuore, la vita, la salute e tutte le qualità, tutte le facoltà, tutte le abilità che vi sono in ciascheduna di voi. Sia, quindi, una Professione veramente rispondente alle parole, che i sentimenti accompagnino, anzi i sentimenti siano come quello che ispira la Professione, le parole della Professione.
26
Se volete nella vostra vita esser sicure di perseverare e di progredire e di trovarvi serene in punto di morte, ricordare ciò che c'è nelle Costituzioni, tutto il complesso delle Costituzioni che sono il vostro direttore spirituale, il primo direttore spirituale: non si ammettano alla Professione quelle aspiranti che non abbiano ancora conosciuto bene la teoria e non abbiano ancor messo bene in pratica l'esame di coscienza e la meditazione e la Visita al Santissimo Sacramento1, perché la condizione per riuscire veramente Pie Discepole, la condizione, è contenuta in quella espressione e soltanto a condizione che si osservino, poi, le tre pratiche. Non solo farle materialmente, ma farle davvero, secondo lo spirito delle Costituzioni stesse.
La perseveranza, il progresso, il trovarvi sempre in uno stato di contentezza, dipende da quelle tre pratiche: far bene la Visita, bene la meditazione e bene l'esame di coscienza. E quando si può andare indietro, si trovano gli scontenti, ecc.? Quando si rallenta una delle tre pratiche. La più facile a rallentarsi, perché non c'è controllo esterno, è l'esame di coscienza. Notando che è necessario che si faccia l'abitudine, non che si compia qualche volta, o nel tempo di aspirandato o nel tempo di noviziato, l'esame di coscienza, o anche durante i voti temporanei, ma che si faccia l'abitudine così che una suora, quando mancassero queste pratiche, si senta di star male, quasi che le manchi qualche cosa come se una fosse impedita di fare la comunione mentre che la desidera tanto, le sembra che quella giornata sia un po' vuota, le sembra di non sentire Gesù così vicino. Sentire il bisogno, arrivare a quello e ancora aggiungere, sentire il gusto di queste pratiche, una consolazione, una soddisfazione dello spirito. Non che non costino fatica, ma si gode della fatica stessa, dello sforzo per stare raccolti, per entrare in noi stessi, per comunicare più intimamente con Dio.
27
Primo: l'esame di coscienza. L'esame di coscienza, lo sapete bene, è prender coscienza delle nostre posizioni, della nostra posizione, coscienza o conoscenza della nostra posizione, nostra posizione davanti a Dio. Creati per lui e andiamo a lui. Quello è l'unico nostro intento, è l'unico nostro desiderio della vita: volere andare a lui, Dio, Sommo Bene ed eterna felicità. La posizione: suore. Nella comunità: dei doveri verso chi guida, dei doveri verso le sorelle eguali, dei doveri verso le inferiori. E mi sento veramente nell'intimità della Congregazione? nei suoi pensieri, nei suoi programmi, nei suoi desideri, nel suo spirito, nel suo apostolato? come mi sento? - deve esaminarsi ognuna -. Le proprie posizioni. E come vado con le sorelle? vi è un buon comportamento? per quanto sta da me, c'è il buon esempio? c'è la pace, c'è la gioia nella Congregazione? Esame sulle nostre posizioni. Ho un ufficio: come lo compio? come l'ho capito? come l'amo, come ci metto il pensiero, come ci metto il cuore? Ci dedico veramente la attività che mi è possibile? secondo la salute? Do il contributo alla Congregazione? il contributo che ognuna deve portare perché essere in società vuol dire: tutto portare al bene comune, quanto ognuna ha, perché attraverso alla Congregazione, sia a Dio. Le proprie posizioni.
D'altra parte, quando non ci si esamina più noi, si diventa ciechi nel cammino della vita e, qualche volta, anche conduttori di ciechi, di altre persone che stan daccanto, che subiscono l'influenza del contatto. L'esame di coscienza, quando si trascura, che cosa succede? Succede che s'incomincia a esaminare gli altri, i loro difetti, dimenticando i nostri. Si comincia a diventare orgogliosi, non conoscendo più bene cosa ci manca, e allora, ecco che ci si crede una gran cosa e nella preghiera non si domandino più le grazie che son veramente necessarie, quindi, l'obbedienza è più difficile, la carità, anche più difficile.
Ma la pratica dell'esame di coscienza richiede, in primo luogo, che si pensi alle grazie ricevute e, in secondo luogo, alla corrispondenza.
Il primo punto di esame, sempre sulle grazie ricevute, perché in proporzione delle grazie vi sono gli obblighi. Quello che uno non ha non può darlo a Dio e non lo esige il Signore. Se una vive fino a 40 anni e un'altra a 50, quella che passa all'eternità con 40 anni dovrà rendere conto al Signore solo dei 40 anni. E chi, invece, passa all'eternità a 50 anni dovrà rendere conto di dieci anni in più. E così, chi ha più intelligenza, chi ha più ispirazioni, chi sente più vivi inviti alla santità, chi ebbe più istruzioni, chi ha più salute. Ringraziare il Signore.
Poi esaminare se si è corrisposto alle grazie che si sono ricevute. Per esempio: se si impiega tutta la salute, se si impiega tutta l'intelligenza per il Signore, se si impegna per mettere a profitto della Congregazione e dell'apostolato, quanto si è imparato, quanto si è studiato, quanto si è studiato, sì.
Inoltre, nell'esame di coscienza, sempre badare alle cause dei nostri difetti. Tante volte può essere l'orgoglio, per cui siamo privati di quella intimità con Dio perché non la meritiamo. Tante volte può essere un po' di pigrizia che si mostra nella tiepidezza, nell'indifferenza, anche un po' in riguardo alla pietà, ma particolarmente in riguardo ad altre cose. Così, alle volte, può nascere l'invidia nel cuore, un'invidia tormentosa e allora, quando nasce l'invidia, l'invidia travolge i pensieri e travolge i sentimenti e travolge anche un po' la vita, sì, come è avvenuto in Caino. Poi, nell'esame di coscienza, sempre esaminare prima l'interno, cioè i pensieri e i sentimenti, le parole poi e le azioni; le parole e le azioni saranno una conseguenza, ma la radice sta sempre dentro. Si dice quel che si pensa e si fa quel che si desidera, sì.
Allora notare quello che già tante volte è stato ripetuto: nell'esame di coscienza, sempre tener presente che noi abbiam più bisogno di luce, di grazia per conoscer noi stessi, non andare al tribunale di Dio per esser giudicati, ma andare già giudicati. E vuol dire, già noi stessi aver riconosciuto, già noi stessi aver giudicato il nostro modo di comportarci e allora, aver domandato perdono del male per scancellarlo. Quindi, già giudicati. E l'esame sia fatto bene pensando che, dopo la vita, subiremo un esame preciso, che servirà a rilevare il bene fatto, ma servirà anche a rilevare il male, sì. Signore, che io conosca me, sì che io conosca te1 . La parola di san Paolo: Attende tibi.2 Guarda te stesso.
28
In secondo luogo: la meditazione. La meditazione è la pratica di pietà che completa la lettura spirituale e completa la istruzione religiosa, perché l'istruzione religiosa, la lettura spirituale, sono specialmente per illuminar la mente. Invece la meditazione è particolarmente per conferire alla volontà decisione, fermezza. Non solo conoscere il bene, ma farlo. Ecco, ci vuol fortezza.
29
C'è una fortezza che è naturale. Vi son persone che han carattere risoluto. Ecco hanno già una fortezza naturale. Si mettono in un impegno e bisogna che riescano, tentano una via o un'altra finché riescono. Hanno una certa fortezza naturale. Carattere. Poi vi è la fortezza che è virtù cardinale, terza virtù cardinale. Questa è già infusa e questa viene a sovrapporsi alla virtù naturale della fortezza, un'infusione di grazia dal Signore. Sempre domandare le virtù cardinali.
E poi vi è il dono della fortezza, il quale dono della fortezza completa la virtù naturale e la virtù soprannaturale della fortezza. È un dono, cioè un perfezionamento. Stephanus plenus gratia et Spiritu Sancto et fortitudine.1 Stefano pieno di grazia, di fede e di fortezza. E allora incontrò la morte con serenità tanto che nel commento, un santo Padre dice che le pietre con cui veniva lapidato gli parvero, gli sembrarono una cosa dolce, non perché non sentisse le ferite, ma perché subiva il martirio con serenità, pensando al premio vicino: Video coelos apertos et Iesum stantem a dextris virtutis Dei.2 Bisogno della fortezza. Perché tanti propositi vanno a vuoto? E dopo i propositi della confessione, degli Esercizi, del Ritiro mensile e magari, del mattino, la giornata è meno santificata? E perché tante volte, invece, è tanto santificata, è piena, ripiena di meriti? È passata in letizia, come chi nella sua generosità non sente tanto il sacrificio da compiere. Fortezza. La meditazione è per questo.
30
La meditazione ha le sue tre parti e cioè: la parte della mente, la parte del cuore, la parte della volontà. Ma la parte della mente e la parte del cuore sono indirizzati a ottenere fermezza alla volontà, decisione, costanza, generosità.
Nella prima parte si ricordano oppure si leggono tutte le cose che noi vogliamo meditare. E i soggetti della meditazione possono essere innumerevoli: tutta la teologia dogmatica, tutta la teologia morale, tutta la teologia ascetica, tutta la teologia liturgica; tutta la vita del Signore, della Vergine Santissima, di san Giuseppe, dei santi. E tutto può esser meditato, viene richiamato alla mente o perché è predicata, la meditazione, o perché si deve fare da soli.
Poi vi è la parte del cuore che consiste nell'eccitare il nostro cuore ad amare quello che abbiamo letto. Per esempio ad amare lo spirito di fede perché nella prima parte si parlava dello spirito di fede, oppure ad amare la umiltà, amar l'ubbidienza, amare l'apostolato, ecc. Il cuore. E con la preghiera specialmente, ricavando preghiere dalla liturgia o dal libro delle orazioni. Ecco, eccitarsi al desiderio di fare quel che è insegnato e di compierlo con ardore, generosità.
Poi viene la parte della volontà per cui si fa l'esame di coscienza, per cui si fanno i propositi, per cui si detesta il male fatto, per cui ci si impone anche qualche penitenza, per cui si discende al particolare, all'applicazione del proposito alla giornata. E il proposito, però, personale, principale è poi sempre quello degli Esercizi che è stato fatto dopo lunghe riflessioni, preghiere e consigli, sì. La meditazione .
In riguardo alla meditazione non solo farla, ma abituarsi gradatamente a farla da soli, gradatamente, ma arrivarci. Sì, farla da soli la meditazione. Poi si può rendere conto anche negli incontri spirituali che si hanno con le Madri. Render conto come si medita, come si fa l'esame di coscienza, come si fa la Visita, le difficoltà che si trovano e i mezzi che si sono adoperati, le ispirazioni principali che si sono avute dal Signore. Nel resoconto, allora, l'esame di coscienza e la meditazione
31
Poi, in terzo luogo: la Visita al Santissimo Sacramento. Gesù che abita con noi: Et habitavit in nobis .1 Cum hominibus conversatus est.2 L'Eucaristia, prima sotto l'aspetto di sacrificio; poi sotto l'aspetto di comunione; in terzo luogo, sotto l'aspetto di presenza reale di Dio, di (...) Gesù Cristo in mezzo a noi. E allora rispondere.
Quanto alla Visita, la sua importanza, il modo di farla già mi pare che, non solo siete istruite, ma avete già acquistato una certa abitudine. Tuttavia, quello che volevo dire adesso, di convertirla in apostolato. Che sia apostolato eucaristico.
32
L'apostolato si compone di due parti - diciamo - si divide in due serie di pratiche, di iniziative. Prima, ed è più facile a considerarla, quella che riguarda la vita esteriore, cioè le attività esteriori, sì, apostolato esteriore, il quale poi si suddivide in tante specie di iniziative, di opere, di attività. E poi l'apostolato interiore. Ma l'esteriore dev'essere frutto dell'interiore. Nella vita interiore è sorto il desiderio vivissimo di amare Iddio e, quindi, di amare ciò che Dio vuole cioè: la salvezza degli uomini, amare le anime.
Gesù operò esteriormente nella sua vita pubblica, ma in quanto alla vita interiore, all'apostolato della vita interiore, tutta la vita. Lo cominciò, il suo apostolato, a Betlemme, in quella spelonca dove nacque, sì, e quello, tutta la vita: l'apostolato della preghiera, del sacrificio, del buon esempio, della sofferenza, ecc. Poi, quanto all'apostolato, la sua attività apostolica, è durato un po' di meno, circa tre anni, sì. Oh, quello è l'apostolato che deve precedere, quindi.
Ma voi avete le vostre Costituzioni così bene organizzate che potete far tutti e due e cioè: l'apostolato interiore e l'apostolato esteriore. Quando un'anima attende alla sua santificazione, è infiammata di carità verso Dio e verso gli uomini, allora prega per tutti e supplica nelle adorazioni.
33
Che l'apostolato eucaristico sia sempre più sentito. Pensiamo, ad esempio, a Santa Teresa del Bambino Gesù. Faceva quella preghiera: Signore, tu hai detto agli apostoli: "Alzate gli occhi e guardate alle messi biondeggianti. La messe è veramente molta, gli operai pochi. Pregate, dunque, il Padrone della messe che mandi buoni operai alla mietitura"1. Ed essa commentava: Io alzare gli occhi alla messe? Io alzo gli occhi a te, Gesù, e mi prendo l'ultima parte della tua raccomandazione: "Pregate il Padrone della messe che mandi buoni operai alla mietitura.2. E cioè, la preghiera è quella che deve preceder l'apostolato. La preghiera cambiata, però, essa stessa in apostolato. Pregare per il Papa, per i vescovi, per i religiosi, per tutta la cristianità, per tutta la Chiesa, per tutto il mondo. Alzarci su, coi nostri pensieri a Dio e invocare tutti i santi per l'umanità, che preghino perché questa umanità sia salva. E pregare perché le anime del purgatorio raggiungano al più presto la visione di Dio, il gaudio in Dio. Eh, sì, pregare per le anime. E allora si può discendere anche a particolari: si può pregare per le Famiglie Paoline; si può pregare per questo apostolato, per quell'altro, quelli che dovete far voi e quelli che fanno altri; per la fanciullezza, per la gioventù, per la virilità, per le madri di famiglia, per i padri di famiglia, per le vocazioni; pregare per la conversione dei peccatori, per l'esaltazione della Chiesa, per la estensione della Chiesa, per la libertà della Chiesa.
In questo tempo, poi, ci sono le tre intenzioni indicate e cioè: il Sinodo Diocesano Romano; poi, l'aggiornamento del Codice; e poi il Concilio Ecumenico.3. Cose che interessano sommamente tutta la cristianità. Pregare. Cambiare, in sostanza, la Visita in apostolato. Sì, dev'essere, in primo luogo, per la santificazione propria, ma poi deve estendersi e cambiata in apostolato, il cuore si allarga a quel Gesù che dice: Venite ad me, omnes qui laboratis et onerati estis, et ego reficiam vos.4.
34

1 * Nastro 25/a (= cassetta 58/a). Per la datazione, cf PM: “I vostri Esercizi Spir. sono bene incominciati...”. “Sia, quindi una Professione veramente rispondente alle parole”. - dAS, 16/3/1959: “Alle ore 9 va [il PM] in via Portuense a predicare gli Esercizi alle PD”.

2 Cf Formula della Professione religiosa delle PD, Cost. (1948), art. 89.

1 Cf Costituzioni delle PD (1948), art. 165.

1 S. AGOSTINO, “Invocazioni di s. Agostino”, cf Ench. Indulgentiarum, Roma 1950, 88

2 1Tm 4,16.

1 At 6,8.

2 At 7,56.

1 Gv 1,14.

2 Bar 3,38.

1 Cf Mt 9,38.

2 S. TERESA Dl G.B. - Lettera a Celina, del 15-8-1892; in Lettere di S Teresa del B.G., II ed, (Milano, Ed. Ancora, 1956) pp, 183-185.

3 Sono i tre obiettivi che si è proposto papa Giovanni XXIII.

4 Mt 11,28.