Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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4. LA CROCE QUOTIDIANA (quaresima)1

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 5 marzo 1959*

Il mese di marzo è tutto un Ritiro, che possiamo dire, continuato, veramente mensile: la festa di san Giuseppe, il santo del silenzio e della volontà di Dio; poi, la quaresima nella quale particolarmente abbiamo da considerare la Passione di Gesù, considerare la redenzione da lui operata; la Settimana Santa che si può dire ha il centro nel Giovedì Santo e nel giorno di Pasqua. Giovedì Santo, istituzione della Santissima Eucaristia e l'istituzione del sacerdozio che è ordinato, in primo luogo, al Corpo reale di Gesù Cristo, cioè all'Eucaristia; in secondo luogo, al Corpo mistico, cioè, alle anime. Tutto, quindi, un mese di raccoglimento, di riflessione, di progresso spirituale, di intimità sempre più sentita con Gesù.
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Fra gli altri insegnamenti, questo: sapere portare la nostra croce quotidiana. Che cosa significa? Significa: primo, accettare dal Signore tutto quello che egli dispone e tutto quello che egli permette essendo tutto veduto nel maggior suo gradimento e alla sua maggior gloria, e poi a maggior vantaggio delle nostre anime.
La croce quotidiana può nascere da molte cose e, primo, da motivi spirituali, quando un'anima non vede ancora tutto quel progresso che vorrebbe fare, compiere e non vede ancora quella perfezione in sé, quella perfezione a cui aspira, pur lavorando, e tuttavia ancora portando nella giornata molti difetti. Anime che soffrono, quindi, per la difficoltà del cammino nella vita di perfezionamento. È una croce che il Signore ci lascia, ci lascia dei difetti a nostra umiliazione e ci lascia dei difetti perché noi solamente confidiamo in lui e aspiriamo a lui e perché sopportiamo noi stessi in pazienza. Sopportare noi stessi è la croce più difficile. Non è il sopportare gli altri, i quali non son sempre con noi, di notte dormono, ma sopportare noi stessi perché viviamo sempre con noi, con noi medesimi.
La croce che viene da quello che succede nella vita, quello che succede nel mondo: vorremmo vedere tutto il bene farsi strada, tutto il bene essere accettato, tutte le cose essere vedute nella loro vera luce, invece, no. Gesù era venuto per portare ogni bene agli uomini e non l'hanno accettato1. Così avviene nel mondo, sempre, anche ai giorni nostri, anche là si trova, qualche volta, opposizione dove si crede di trovare aiuto. Sopportare.
Poi abbiamo da sopportare anche le piccole infermità che andiamo incontrando, i piccoli dolori, le fatiche per compiere il nostro dovere, per corrispondere all'orario, per esercitare il nostro apostolato. Abbiamo da sopportare il rinnegamento continuo di noi medesimi perché c'è sempre la volontà di Dio e, alle volte, questa volontà di Dio resta in contrasto con la nostra volontà, col nostro gusto, con le nostre tendenze, con le nostre preferenze. Croce quotidiana. E non tutti hanno lo stesso carattere. E poi vi sono, alle volte, delle posizioni che non ci sono gradite, delle circostanze che nascono proprio da cause, alle volte, impensate e allora, il sopportare gli altri e prendere dalla mano di Dio tutto quello che egli permette attorno a noi. Accettarlo. È tutto il Signore, il quale ci vuole perfetti2. Egli ci va purgando giorno per giorno da quello che è l'amor proprio, sì, perché ci vuol preparare a entrare in paradiso e in paradiso, per entrarci, occorre che portiamo la veste candida, senza macchie.
Poi, ognuno ha in particolare le sue pene, i suoi fastidi, le sue difficoltà, le sue umiliazioni, ecc. Allora, la croce quotidiana. Abbiamo sempre da pensare che le grandi circostanze di soffrire, sono poche nella vita. Gli atti eroici non ci sono richiesti tanto frequentemente, ma invece la croce quotidiana, quella piccola croce che cominciamo a sentire dal mattino appena svegliati e che continuiamo a sentire nella giornata, ecco, quella piccola croce; la conformità della nostra volontà alla volontà di Dio, sempre accettando, sempre dicendo il "sì", questo è prezioso. D'altra parte, in generale, non si è capaci di atti eroici, di sofferenze straordinarie, almeno accettiamo le piccole. Poi, nelle Costituzioni non sono imposte grandi penitenze, digiuni, ad esempio, e non sono imposte flagellazioni o altre penitenze corporali particolari, ma abbiamo da prendere la croce quotidiana: primo, l'obbedienza, secondo, la carità con tutti. Quindi, l'obbedienza riguardo a chi ci guida e poi la carità verso chi è uguale e la bontà verso chi è inferiore.
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Poi abbiamo da considerare come penitenza l'apostolato. L'apostolato fatto bene, quando ci si impegna con la mente, con la volontà, col cuore, accettato dalla mano di Dio e compiuto in spirito di amore. Sì, questa dedizione generosa a quello che piace al Signore nell'apostolato che ci è assegnato dall'obbedienza. E avete l'apostolato eucaristico, l'apostolato del servizio sacerdotale, l'apostolato liturgico. Non è che, pur facendoli volentieri, non è che non sentiamo pena, fatica, no, questo non può essere. Può accadere che qualche momento di entusiasmo ci sia; tuttavia, in generale, dobbiamo esser sostenuti dalla grazia di Dio e dobbiamo sempre accettare tutto e compiere tutto in spirito di mortificazione.
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Penitenze quotidiane, perchè son quotidiani i difetti. Penitenze quotidiane perché possiamo, almeno, con queste piccole mortificazioni, soddisfare ai nostri debiti con la divina giustizia. Penitenze quotidiane in unione con le intenzioni di Maria ai piedi della croce, con le intenzioni che Gesù aveva là, crocifisso, quando stava per render lo spirito nelle mani del Padre. Piccole mortificazioni in unione con le intenzioni con cui Gesù s'immola sugli altari e includendo nelle nostre intenzioni tutti i bisogni della Chiesa, del mondo, della Congregazione, delle persone che ci stanno a cuore, dei peccatori, tutti i bisogni che abbiamo, particolarmente in quello che è la strada della santificazione, il progresso.
Che il Signore ci mandi i mezzi per esser più illuminati, per essere più sostenuti, per essere corretti, guidati nella via di Dio, nella santità. Tutte le intenzioni: purificazione e santificazione in queste croci quotidiane. Non viviamo di fantasie. La vita è com'è. Ma la vita nostra spesa in ordine a Dio, cioè alla sua gloria e in ordine alla nostra santificazione religiosa, è bella, è santa.
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Considerare tutto l'amore con cui Gesù vuol lavorare la nostra anima e lasciarci lavorare. Qualche volta ci attira e qualche volta si rivolge a noi e dice: Prendi la tua croce e seguimi1 , sempre. Per ottenere questa pazienza quotidiana, fonte di innumerevoli meriti, noi abbiamo da fare delle belle comunioni, poi la Via Crucis, poi prepararci alla confessione con molto pentimento e poi la divozione, in generale, al Crocifisso, sì, così d'aver forza a continuare. Se noi veramente vogliamo santificarci, nella comunione, nella meditazione e poi nelle Visite al Santissimo Sacramento, veniamo a trattare con Gesù delle nostre piccole difficoltà e a dire a Gesù: "Giacché non son capace di grandi virtù e di grandi mortificazioni, ti offro queste piccole contrarietà, queste piccole sofferenze o fisiche o spirituali o morali, ti offro questo". Tutto questo sarebbe poco. Però questo poco, unito ai meriti di Gesù crocifisso, innanzi a Dio vale tanto.
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Guardare a san Giuseppe. Se è il santo del silenzio, è il santo della volontà di Dio. Non si leggono cose straordinarie di lui, no, ma viveva nella silenziosità, nella fedeltà continuata a tutti i suoi doveri: i doveri di famiglia, i doveri personali, i doveri di società, i doveri religiosi, tutto egli compiva fedelmente guardando sempre a Dio, al suo volere. E non è che la sua vita sia stata tanto facile. Eletto a cooperare alla redenzione del mondo, nutrendo il Figlio di Dio Incarnato, egli doveva condividere le pene del Figlio suo putativo, sì. E le condivise queste pene. Non un lamento. Il suo sguardo era al cielo. E quando l'angelo veniva ad avvertirlo, neppure quasi rispondeva, faceva subito quello che l'angelo gli indicava a nome del Signore, subito1.
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Ma questo rinnegamento continuato della volontà è grande cosa davanti a Dio. Le croci vengono perché la volontà di Dio è contrastata dalla volontà nostra, ma quando due legni si mettono in croce, fan la croce. E quando la nostra volontà si mette in contrasto con la volontà di Dio, ecco la croce. Ma se noi l'accettiamo volentieri questa volontà, non si fa più la croce e nelle nostre piccole sofferenze siamo lieti, sereni. Guardiamo il premio, il cielo. Che ci sia la generosità. Veramente dare tutto al Signore. Riservarsi nulla. Tutto al Signore.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 * Nastro 18/f (= cassetta 57/b.2). Per la datazione, cf PM: “Il mese di marzo è tutto un Ritiro, che possiamo dire, continuato: la festa di san Giuseppe..., poi la quaresima... Fra gli altri insegnamenti, questo: sapere portare la nostra croce quotidiana”. (in dAS, in tutto il mese di marzo non vi è nessuna nota riguardo alle PD. Però, in data 5 marzo '59 si legge “Va [il PM] in Via Portuense Sampaolo Film...”. Non si dice che sia andato anche dalle PD. Questa meditazione però, si trova registrata sullo stesso nastro che riporta le due meditazioni precedenti: nn. 2-3.

1 Cf Gv 1,11.

2 Cf Mt 5,48.

1 Cf Mt 16,24.

1 Cf Mt 1,24; 2,13-14.19-21.