Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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2. EPIFANIA DEL SIGNORE - NOME DI GESU'1

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 6 gennaio 1959*

Quest'oggi la Chiesa ricorda come la stella condusse i Magi a Betlemme e ricorda, ancora, come il Padre celeste si compiacque del suo Figlio, il quale, incarnato, aveva ricevuto il battesimo di penitenza: Questo è il mio Figlio diletto2 e la manifestazione che fece Gesù Cristo medesimo di sé alle nozze di Cana, quando: manifestavit seipsum ,3 si mostrò il Figlio di Dio Incarnato, operando il suo primo miracolo esterno e cioè, cambiando l'acqua in vino.
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Maria presentò ai Magi il suo Bambino, compì così, il suo apostolato di dare Gesù al mondo. E il mondo allora era rappresentato dai Magi e i Magi rappresentarono l'umanità offrendo al Signore, Gesù: oro, incenso e mirra, offrendo, cioè, le loro adorazioni, la loro mente, cominciando a credere, aver fede in lui e presentandogli le preghiere, le domande.
Quello che avvenne allora fu come preannunzio di quello che viene in tutti i tempi man mano che la fede raggiunge altri confini della terra, man mano che il Vangelo viene annunziato agli uomini. Poiché si può dire che già la predicazione è arrivata ai confini del mondo, ma non è arrivata a tutti gli uomini. E più di metà degli uomini giacciono ancora nelle tenebre dell'ignoranza, non sanno di avere un Dio che si è incarnato, il quale è venuto a pagare i debiti che gli uomini stessi hanno con Dio, nel quale Nome devono sperare e che chiunque in lui spera, in lui crede, lui ama, sarà salvo. Perciò, oggi, è anche la giornata detta della Santa Infanzia1. Si onora l'infanzia di Gesù e si devono eccitare i bambini, specialmente i piccoli, ad iscriversi alla Santa Infanzia facendo la loro offerta per i bambini infedeli. Questa giornata va celebrata solennemente.
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Abbiamo, però, ancora da ricordare quello che giorni fa si è celebrato e cioè: il Nome santissimo di Gesù. Dicendo: nel Nome, vogliamo dire: in Dio, nella sapienza di Dio, nella potenza di Dio, nella misericordia di Dio, poiché Gesù è insieme Via, Verità e Vita e allora dicendo nel Nome noi intendiamo di onorare Gesù come egli è: il Figlio di Dio incarnato, il nostro Salvatore.
Commentando la parola della antifona che si è recitato nel giorno del Nome di Gesù: oleum effusum Nomen tuum,1 il Breviario dice: l'olio ha tre uffici: l'olio nutre l'olio illumina e l'olio medica.2
E allora: luce. Poiché Gesù Cristo è la Verità ed egli portò la luce agli uomini manifestando se stesso e manifestando il Padre: Io ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini,3 dice Gesù nella preghiera rivolta al Padre. E man mano che arriva il Vangelo agli uomini, ecco si apre un orizzonte vastissimo, l'orizzonte eterno: Dio?Verità, Gesù Cristo, luce del mondo: Ego sum lux mundi4. Io sono la luce del mondo. La predicazione. E allora, per onorare il santissimo Nome di Gesù noi prestiamo fede all'insegnamento della Chiesa, adoriamo Gesù nella Chiesa, Gesù che insegna. La Chiesa ripete le sue parole e la Chiesa ce le fa intendere sempre meglio. Adorare Gesù Cristo vivente nella Chiesa. Poi, ascoltando le istruzioni, le predicazioni, cercando di allargare sempre più la cultura religiosa: dal catechismo fino alla sacra teologia e quando poi si è preso la sacra teologia, ci si è messi sulla strada dello studio, non che ci sia già una grande scienza, ma ci si è messi sulla strada dello studio per conoscere sempre più Dio. Del resto possono essere illuminati interiormente, per la grazia dello Spirito Santo, le anime anche più semplici, le quali conoscono i primi elementi del catechismo e nella loro fede godono di comunicazioni, di luce spirituale intima, interiormente.
E non si può fare il paragone fra san Bonaventura e il religioso laico, il quale invidiava san Bonaventura perché aveva studiato tanto, sapeva tante cose e si lamentava perché, essendo ignorante egli non poteva, al suo modo di pensare, così amare il Signore come il padre Bonaventura. Non è così. E quindi san Bonaventura lo corresse: Se una vecchierella amerà il Signore più di padre Bonaventura, sarà più santa di padre Bonaventura. Non perché la pietà, allora, sia cieca, no, ma perché c'è la luce interiore, c'è uno spirito di fede profondo. Non sanno spiegare, ma godono il frutto di quella luce, queste anime.
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Sempre l'umiltà, sempre l'umiltà. Questa umiltà che è prima nella mente. E tra i motivi che abbiamo di umiliarci nella nostra mente, nel nostro cuore, questo: che poco conosciamo Iddio ancora, poco conosciamo Dio ancora, e che il nemico nostro è sempre l'orgoglio: crederci qualche cosa, credere di sapere abbastanza e di potersi imporre così facilmente a coloro i quali, forse, sanno meno, quanto alle scienze naturali e anche quanto alle scienze teologiche. L'umiltà. Chiedere la luce di Dio. Oleum lucet1. L'olio illumina. E adesso poco sono usati i lumi a olio, si adoperano, però, ancora sempre in adorazione a Gesù. Accendendo la lampada si fa un atto di adorazione perché si brucia una cosa ad onore di Dio riconoscendolo il sovrano padrone di tutto a cui tutto deve essere dato, indirizzato.
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Poi l'olio serve ancora per nutrimento. E quante cose si condiscono con l'olio... Nutrimento. E nutrimento è Gesù: caro mea vere est cibus1: la mia carne è veramente cibo. Cibo dello spirito, cibo della mente, cibo per la volontà che rafforza, cibo per il cuore perché orienta il cuore verso Dio, verso Dio, verso il fine nostro: la salvezza eterna.
Si onora bene il Nome di Gesù quando si fan bene le comunioni e si riceve Gesù proprio come il pane, il pane di vita: Ego sum Panis vitae2. Io sono il pane della vita. S'intende della vita spirituale, soprannaturale, quella che deve perdurare per tutti i secoli, per tutta l'eternità. Il vero cibo. Gli Ebrei avevano mangiato la manna nel deserto et mortui sunt3, ma chi mangia questo pane vivrà in eterno, chi fa delle belle comunioni, delle sante comunioni! E perché questa vita duri in eterno, questa vita soprannaturale, la Chiesa obbliga, fa obbligo: agli ammalati amministrare il sacramento della penitenza; agli ammalati amministrare il sacramento dell'Eucarestia, il viatico, perché allora si imprime nell'anima quella vita che durerà in eterno, sì. Far delle belle comunioni, sempre, ogni giorno, entrando nell'intimità con Gesù. Le formalità esterne sempre giovano, però ciò che è il fine delle formalità esterne è questo: di stabilire fra l'anima e Gesù comunicazioni intime, profonde. Quando si entra nelle comunicazioni profonde, intime con Gesù, allora c'è lo scambio dei doni: poiché Gesù si è dato all'anima, l'anima si dà a Gesù. E allora si stabilisce quella amicizia: Vos amici mei estis4: Voi siete i miei amici.
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E poi l'olio serve ancora a medicare, lenisce i bruciori, lenisce le piaghe. Sì, a medicare. Il nome di Gesù è medicina. E come è medicina? Medicina perché... si può provare quando si è tristi, si ha la tristezza nell'anima, è una malattia dello spirito, allora si va da Gesù, si prega un po' e si riparte dall'altare illuminati, confortati.
Quando l'anima è in agitazione o nelle tenebre o agitata da cose interiori, da preoccupazioni interiori, vada da Gesù. Allora ripartirà da Gesù illuminata, sì, perché non si può mai parlare con Gesù senza ricavare qualche vantaggio. Qualche volta ci si va a lamentare dagli uomini e gli uomini aggravano ancora il male. Si va a criticare e si fan peccati in due assieme. E poi, qualche volta, invece di ricevere consolazioni, si riceve ancora un perturbamento nell'anima, uno spirito di insubordinazione o di odiosità, lo spirito di invidia e allora il male si aggrava. Andare da Gesù. Abituarsi a sempre aprirsi con Gesù. Con gli uomini, soltanto nei momenti proprio gravi, con gli uomini, quando si tratta di persone che cercano il nostro vero bene, cioè la santità, il progresso spirituale. Ma il rifugio più sicuro è sempre Gesù, sempre Gesù. Alle volte Gesù si serve degli uomini, per esempio il confessore, o di una persona la quale ha veramente cura dell'anima nostra, vuole veramente bene e che è illuminata, che ci vuole aiutare. Sì, Dio si serve anche degli uomini. Ma, abitualmente, le vostre pene, le vostre confidenze, qui, a Gesù. Non c'è nessun cuore che capisca più del cuore di Gesù quello che ci turba, quello che ci agita. Quindi è una medicina.
E quando poi sono le altre passioni? Ugualmente da Gesù. Quando è l'orgoglio che travaglia lo spirito; quando è l'invidia che è entrata nell'anima; quando, attaccamenti terreni ci allontanano da Dio; quando il corpo stesso diviene nemico dello spirito perché la carne desidera cose contrarie all'anima, il rifugio è sempre Gesù, il consolatore è sempre Gesù, che non solo illumina, ma fortifica l'anima perché vinca la carne, vinca le false illusioni, vinca la lussuria, la pigrizia, la golosità e tutto quello che allontanerebbe da Dio. È veramente medicina il Nome di Gesù. Abituarsi, allora, a ricorrere sempre a Gesù. Se si vuol progredire, a Gesù! Se si vuole evitare il male, a Gesù! Se si vuole consolazioni, a Gesù! Se si vuole attendere alla perfezione, a Gesù! E se si ha in animo di progredire nell'apostolato, andare a Gesù, sempre a Gesù. E l'anima, allora, che acquista questo spirito di fede in Gesù Cristo, questa fiducia abituale in Gesù, si eleverà sempre di più.
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La Chiesa oggi domanda che: come noi abbiamo conosciuto Gesù per la fede, così possiamo arrivare a contemplarlo svelato in paradiso1, sì. Ma in paradiso ci sarà tanto più svelato Gesù, quando più sulla terra noi abbiamo avuto di fede e abbiam mostrato la nostra fede in lui, in Gesù, ricorrendo sempre a lui, considerando lui come e la luce e il nutrimento e la medicina per tutti i nostri mali.
Guardate un poco se non è troppa la confidenza tra gli uomini e non ci si abitua a cercare la consolazione in loro, a ricorrere a loro anche in aspetto e con fini umani. Fede! Fede! In Gesù! che è luce e che è consolatore e che è medicina e che è nutrimento dello spirito. Sempre a Gesù. Allora avremo le consolazioni vere, la strada del cielo sarà illuminata e se anche questa strada, qualche volta, è difficile, ecco: Mangia di questo pane perché lunga è la via,2 disse l'angelo al profeta mostrandogli un pane cotto sotto la cenere, là nel deserto: Longa enim tibi adest via3 Ti rimane una lunga strada nella via della vita. Gesù con noi, sempre con noi. Gesù è con noi e noi con Gesù. Intimità .
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 * Nastro 18/c (= cassetta 57/a.2.). - Per la datazione, cf PM: “Quest'oggi la Chiesa ricorda come la stella condusse i Magi a Betlemme...”. - dAS, 6/1/1959, Epifania: “Va [il PM] in Via Portuense per la Messa e la meditazione (PD)”. - dAC, 6/1/1959, Epifania. “Festa esterna per l'onomastico di madre Gesualda, Il PM celebra la Messa e tiene l'omelia (ore 6)”.

2 Cf Mt 3,17.

3 Cf Gv 2,11.

1 La giornata della “Santa Infanzia” fu patrocinata dall'0pera della “Santa Infanzia” fondata nel 1843 da mons. FORBlN-JANSON (1785-1844) e approvata dalla Santa Sede il 18 luglio 1846.

1 Breviarium Romanum, festum SS. Nominis Jesu, ant. ad Laudes.

2 Ib in II Nocturno, lectio IV, Omelia di s. Bernardo, Sermo 15 super Cantica.

3 Gv17,6.

4 Gv 8,12.

1 1.c. (cf n. 8, nota 2).

1 Gv 6,56.

2 Cf Gv 6,35.

3 Cf Gv 6,49-51

4 Gv 15,14.

1 Cf Messale Romano, festa dell'Epifania del Signore, colletta.

2 1Re 19,7.