Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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12. PROGREDIRE
INDIVIDUALMENTE E COLLETTIVAMENTE1

Esercizi Spirituali (6-15 agosto) alle Superiore e Suore con voti perpetui delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 6 agosto 1959*

Credo che sia il numero maggiore di suore Pie Discepole agli Esercizi Spirituali, oggi. Maggiore, rispetto agli altri corsi. E dove vi son molti intercessori, più facilmente si ottengono le grazie. Ecco, le grazie degli Esercizi sono tante, quelle da ottenersi.
Alcune cose, prima. Vedete, i banchi sono così disposti che, se è troppo poco lo spazio, è utile sollevare la tavoletta e sollevare l'inginocchiatoio. La tavoletta serve per prendere appunti; vi è un dispositivo sotto che serve. L'inginocchiatoio si può sollevare e non mettere i piedi sopra la ginocchiera... Le brave Discepole di Milano hanno mandato queste ginocchiere. E adesso avranno ancor da aggiungerne qualchedun'altra per la cappellina privata.
Dopo la meditazione, vedremo di far la Via Crucis. Non so se possiamo già farla stasera nel bosco; se non si potrà far nel bosco, perché la strada non è ancora terminata, la faremo qui, in chiesa. La Via Crucis nel bosco serve: per ottenere il dolore dei peccati, la confidenza nei meriti, nella Passione di Gesù e, nello stesso tempo, ci dispone al raccoglimento.
Vorrei subito dire, a questo proposito del raccoglimento, di fare tutto il tempo degli Esercizi in silenzio. Tutto il tempo degli Esercizi in silenzio. Si comprende, quelle parole eccezionali che si dovranno dire, per esempio, se si chiede la minestra per la tavola. Quanto più si osserverà il silenzio, tanto più parleremo bene con Gesù, e Gesù parlerà bene al nostro cuore.
Gli Esercizi nelle Case nostre, erano sempre un po' disturbati: vi era l'ora di apostolato e poi, spesso, qualche suora veniva chiamata, per qualche ragione, ad un ufficio. E allora, le distrazioni. Il Signore ha voluto darci questa grazia di una Casa soltanto dedicata agli Esercizi Spirituali. Corrispondiamo alla grazia, corrispondiamo alla grazia. E cioè: nella silenziosità, nell'unione con Gesù, in una volontà sempre più generosa di progredire.
Siccome poi qui, il clima è un po' diverso, rispetto a certe altre Case, non tutte, e forse, vi sarà qualche necessità e allora ciascheduna domandi liberamente, sì, quello che è necessario.
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Ora veniamo alla meditazione. Abbiamo invocato lo Spirito Santo; sì. Perché lo Spirito Santo sia a noi luce e conforto e amore.
In primo luogo, vorrei ricordare questa cosa, vedendovi tante qui radunate. Notare quanto progresso ha fatto la Congregazione dal 1950 al 1959. E come oggi, sia sopra delle rotaie sulle quali il treno della Congregazione può correre con sicurezza e celermente. Quanto è aumentata di persone? E si potrebbe anche leggere il numero. Quanto è aumentata di opere, di iniziative. Quanto è aumentata di Case. Quanto è aumentata di novizie in Italia e all'Estero. Quanto sia penetrato il servizio sacerdotale e l'apostolato eucaristico, l'apostolato liturgico. Vi è un cammino svelto, celere e anche sicuro. E allora, qualche volta il Primo Maestro dice: "Adagio! Correte troppo!" ecco. Perciò il primo pensiero: ringraziamento al Signore. Un buon Magnificat con la Madonna per cantare le misericordie di Dio, sì. Non vi è dubbio, e anche le prove di fatto abbiamo, che la Congregazione piace al Signore, che cammina nella retta via e che i progressi, anche per lo studio, siano stati notevoli. E soprattutto l'ordine, l'unione di spirito e l'osservanza religiosa. Dio sia benedetto! Dio sia benedetto!
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Ecco, qui sopra abbiamo da fare due riflessioni e cioè: se noi, ciascheduno di noi progredisce con la Congregazione; e se noi, ciascheduno di noi, contribuisce al progresso della Congregazione.
L'esame che si avrà da fare, in questi giorni, sarà perciò duplice: uno riguarda noi e l'altro riguarda il contributo che ciascheduno di noi porta alla Congregazione.
E i propositi saranno appunto due: l'uno per la santificazione individuale e l'altro per il progresso della Congregazione.
[Primo.] La santificazione individuale
. Perché religiose? Il primo articolo [delle Costituzioni]: per la santificazione, perfezione, si è entrate. E la Congregazione è istituita per far delle sante. E nessuna che manchi della volontà risoluta di farsi santa può entrare, può far la professione temporanea e, tanto meno, perpetua. È necessario portare questa volontà risoluta. La Congregazione è per la gloria di Dio che si ottiene con la perfezione religiosa osservando i voti di povertà, castità e obbedienza nella vita comune, cioè, nella vita descritta nelle Costituzioni. Si è nella vita comune quando si vivono le Costituzioni e quindi nella vita comune si compiono quegli uffici che sono designati per ognuna.
Ad quid venisti? La grande domanda. Perché sei entrata? Ad quid venisti? Così consigliava san Bernardo che ognuno dei religiosi domandasse a se stesso: Perché sei venuto? Eh, venuta per farsi santa, per attendere alla perfezione. Tutta la ragione della vocazione sta nel voler farsi sante e di conseguenza, poi, praticar l'apostolato, perché quello è scopo della Congregazione, è compito della Congregazione. Se quello non si usa per farsi sante e non si adopera per vivere santamente, allora la volontà: "voglio farmi santo" è una parola vuota. "Venuta per farmi santa", ecco. Misurare bene a che punto si è già arrivati. Ad quid venisti? Se vuoi esser perfetto, vieni1. Si è entrati così? Rimanere così. Ogni giorno ripeter la stessa domanda a noi medesimi: Ad quid venisti? Venute per farvi sante. Vi era questo desiderio all'inizio? Ha accompagnato sempre ognuna? È forte attualmente? Farsi sante. La Congregazione è per far delle sante. Gesù mette a punto questo, anzi mette a punto questa disposizione: "Se vuoi farti santa, vieni". Se sei venuta senza questo, non sei venuta, non sei entrata per la porta giusta. E se ora non hai questo, sei uscita di nuovo dalla porta che, magari, prima avevi scelto bene. Farsi sante. Questo desiderio profondo, costante, quotidiano. Chi non vuol farsi santo, non vive la vita religiosa.
La vita religiosa è una vita di fervore, una vita calda e allora è una vita lieta che ti soddisfa. Se, invece, non è una vita calda, vita di fervore, da ogni parte si soffre: questo non si vede bene; quello non ci piace; qui è una rinunzia che non vogliam fare; là è un passo che costa troppo; questa persona non mi piace; quel che è disposto è contrario alla mia volontà. Undequaque patitur angustias religiosus negligens et tepidus2: il religioso negligente e tiepido, da per tutto ha delle sofferenze. E'come un abito sdruscito, quasi a brandelli; qualche volta è un abito solamente con piccoli strappi, ma qualche volta è addirittura un abito a brandelli. E quando, invece, questa volontà è ferma, costante, di ogni giorno, ecco un abito sempre nuovo, sempre più bello. Sì, l'impegno del primo articolo. Ognuna confessi sinceramente a se stessa, non per vanità: "Mi pare di avere questa volontà; mi sembra di lavorare tutti i giorni per questo". E con pari sincerità, se questo non è, confessiamo a noi stessi con sincerità: "L'ho detto a parole, lo avevo forse [all']inizio, non l'ho più; mi son perso nella strada, e per questa ragione, per quell'altra, mi son perso nella via".
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Vorrei quasi avere qui, una lavagna; (qui non c'è) descrivere come va la vita religiosa delle suore. Si fa il postulato (prima c'è l'aspirandato); si fa il noviziato; e, aspirandato, noviziato (postulato prima), si arriva a un certo grado di perfezione e di volontà, di santità: "Voglio". Si arriva su un certo piano. Tiriamo una retta. Ecco, mettiamo anche questa retta che venga tirata il giorno della professione perpetua, una retta. Perché, forse, anche durante la professione temporanea si è continuato a salire. Un piano, si è arrivati a quel piano di virtù, già si praticano la povertà, la castità, l'obbedienza, la vita comune, si fa l'apostolato, ecc. Di lì, da quel piano, si può salire. Vi è una linea che sale, indica il progresso di quelle anime che giorno per giorno danno quel passo, qualche passo almeno, verso il monte santo della santità e, qualche volta, danno anche qualche passo indietro, ma si riprendono, in sostanza, costantemente. Oggi, dopo due, tre, quattro anni di professione, dieci anni, venti anni, eccole in salita, qualche volta faticosa, qualche volta, invece, sentono che il cammino va bene, è facile e Gesù accompagna, accompagna con la sua grazia; la Vergine, che è il modello delle suore, viene con la sua grazia, con le sue consolazioni. Ma da quel piano parte, purtroppo, anche una via discendente, una linea discendente. E vi son suore che, man mano che passano gli anni, si disfanno: giù, giù, un po' per volta; di lì a un poco, non sono solo nella valle, ma [in] un abisso, si trovano in un abisso. "Quanto è diverso, da allora, quando ho fatto i primi passi verso la vita religiosa, dai progetti che avevo quando son stata chiamata da Dio, dai progetti che avevo durante il noviziato, durante la prima professione, la professione perpetua"!
Si distinguono le suore in salita e in discesa. Un esame profondo e rispondere con sincerità: "Sono in salita". "Sono in discesa". E il discendere è facile, ma lo scoprire non è tanto facile. Molte volte uno si crede di salire e s'illude. Vi è anche, forse, qualche anima che teme di discendere e invece sta salendo, perché, non è che facendo la professione uno si creda perfetto, no. E lì comincia il lavoro di perfezionamento. Ma se il lavoro di perfezionamento si trascura, non si sta mai sul piano. Non si può dire: "Beh! io mi contento di quando ero nel noviziato o di quando ho fatto la professione", perché le grazie son continue. E se uno crede di star fermo, non corrisponde alle grazie nuove. E allora è responsabile davanti a Dio, cade già, perché davanti a Dio verrà esaminato, davanti a Dio, se le grazie elargite sono state corrisposte o meno, sì.
Oh, ognuna cerchi di tracciare sul suo taccuino una linea retta: quando viveva in fervore e quando, questo fervore, che si è mostrato nel noviziato, fu approvato dalle Madri del Consiglio, quindi l'ammissione, e davanti all'altare si è detto: Tutto mi dono, offro e consacro1 al Signore. Vedere se noi camminiamo con la Congregazione.
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Secondo: e noi facciam camminare la Congregazione? La Congregazione è un corpo. Noi siamo i membri. ciascheduna di voi è un membro della vostra Congregazione. E questo corpo o cammina o che sta fermo; questo corpo o è sano o è malato. Quando tutti i membri sono sani, il corpo sta bene e quando il corpo cresce in vigoria, in attività, il corpo va migliorando, sì. E allora si vedono all'esterno i frutti. Ma se uno che è membro di un corpo è ammalato, tutti ne soffrono; tutti, ne soffrono. Se uno ha un male a un occhio, se un altro ha mal di denti, se un altro soffre di polmoni, se un terzo ha le mani e non servono, se un altro ancora non può camminare, i piedi sono dolenti, eh, il corpo non cammina. Tutti insieme abbiam da camminare. Ognuna, poi, ha le sue difficoltà, le sue scuse, ecc., ma ognuno ha da camminare. Il risultato, quando specialmente si guardano gli altri e si dice qualche cosa della Congregazione in contrario, è perché tu sei malata. Quando, invece, vi è il contributo di tutte, ecco il corpo resta sano, il corpo resta in attività e produce i frutti che deve produrre la Congregazione, i frutti di santità e i frutti di apostolato.
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Oh, allora, due esami: io progredisco? L'esame è qui: sono sempre più osservante della povertà? più osservante della delicatezza? più osservante della obbedienza? più diligente nella vita comune? più amante della Congregazione? la tengo indietro, per mia parte, o la spingo avanti? Poi: io, per mia parte, come vivo la vita comune, non solo, ma la carità, ma l'umiltà, ma lo spirito della Congregazione? Come faccio le pratiche di pietà, io? pratiche quotidiane, pratiche settimanali, pratiche mensili, pratiche annuali? Io come tratto le sorelle? deve ognuna pensare. E poi, per quanto riguarda l'amore e la stima della Congregazione, come sto?
E per parte mia, secondo punto, aiuto sempre la Congregazione e cioè, aiuto chi guida la Congregazione? Sono pienamente d'accordo con il loro indirizzo? E con lo spirito della Congregazione che risulta dalle Costituzioni? Poiché le Costituzioni sono il Vangelo applicato alla pratica, come si spiegava il papa Pio XI1. Come le vivo le Costituzioni? nelle varie parti? Sì. E per parte mia, l'ufficio che ho, lo compio bene? Perché il compiere bene ciascheduna il suo ufficio, è un grande contributo alla Congregazione. E per parte mia, semino sempre l'obbedienza, la carità, il compatimento? Per parte mia, sempre tendo ad aiutare, a collaborare?
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Cooperare veramente con l'attività quotidiana; cooperare con la preghiera, cooperare con i desideri, cooperare coi pensieri, cooperare con le parole, cooperare con l'attività esterna, cooperare col proprio apostolato. Io contribuisco al progresso della Congregazione? Case che fioriscono; Case che restano sempre un po' sofferenti; Case dove si trova la vita della Pia Discepola completamente praticata. Si va in certe Case e si vedono le Costituzioni vissute; le Case che riproducono Casa Madre, sono come una fotografia grande, la fotografia grande, quella che rappresenta Casa Madre, Casa Generalizia, fotografia ridotta in piccolo, ma ci son tutti gli elementi, tutto lo spirito, tutta l'attività.
E Dio le benedice. Come noi guardiamo con riconoscenza al Signore! Certe Case che sono state ultimamente aperte, come procedono bene! Come cresce il numero delle persone! Che vocazioni buone, belle, che si vedono! Come l'apostolato, anche in luoghi dove sembrava quasi... Per esempio il Giappone sembrava quasi che, quanto all'apostolato, le Pie Discepole non avrebbero potuto far quasi niente. Il numero dei cristiani è così piccolo! Oh, quando c'è lo spirito buono, Gesù Maestro è lì, è lì: ispira, illumina, guida, conforta, premia e fa fruttificare.
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Perciò: ognuna è un individuo, quindi l'esame individuale; e ognuna è un membro dell'Istituto di Gesù Maestro, quindi un altro esame, duplice esame. E poi, alla fine, ognuna fa i propositi come individuo per la sua santificazione e fa un programma per il contributo che porta, col suo ufficio, dove è destinata, alla Congregazione, al progresso.
Non crediamo che noi possiamo badare solo a noi stessi, siam membri di una famiglia, siamo parti di un corpo. E allora? Ecco: l'amore alla Congregazione, alle Costituzioni, alle Madri, alle sorelle, alle vocazioni, agli apostolati è il segno più chiaro di corrispondere alla vocazione, anzi è il segno più necessario per dire: questa figliuola ha la vocazione; oppure, se manca di quello, se non c'è quell'entusiasmo, quell'amore, quella dedizione generosa, quell'interpretare tutto in bene e cooperare con ogni sforzo, se manca quello, non c'è vocazione. Quindi vedere come si scelgono le vocazioni.
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Oh, dunque: due esami e due propositi finali, così avete un indirizzo per attendere agli Esercizi. Come attendere? Umiltà. Se non c'è umiltà, non ci sarà la grazia, eh! L'acqua non si ferma alla cima di una montagna, cade giù nella valle. Umiltà. E fede che Gesù è con voi, è qui. Poi, oltre a questo, aprirvi bene con chi dovete aprirvi. Poi, ripeto: il silenzio. Di conseguenza, il parlar molto con Dio, cioè, abbondanza di preghiera.
Riconoscenza al Signore che ci dà questa grazia di una Casa propriamente e soltanto per Esercizi, e corrispondere alla grazia. Certamente il Signore vi darà molte consolazioni e terminerete bene i vostri santi Esercizi. E quanta consolazione darete al cuore di Gesù Maestro.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 * Nastro 27/a (= cassetta 61/a). - Per la datazione, cf PM: “Credo che sia il numero maggiore di suore PD agli Esercizi Spir., oggi...” (cf dAS in questa stessa nota). “Notare quanto progresso ha fatto la Congregazione dal 1950 al 1959”. “Il Signore ha voluto darci questa grazia di una Casa soltanto dedicata agli Esercizi Spir. - dAS, 6 agosto '59: [il PM ha] “Celebrato ad Ariccia. Torna a Roma alle 8,30... (dopo pranzo va ad Albano... va ad Ariccia per iniziare il corso di Esercizi alle suore PD (180)” [partecipanti]. - VV: “PM: Esercizi delle Madri e suore anziane, Ariccia, 6-15 agosto 1959” (cf c91 in PM).

1 Cf Mt 19,21.

2 Imitazione di Cristo, I, XXV, 7.

1 Formula della Professione religiosa delle PD, Cost. (1948), art. 89.

1 PIO XI, Sommo Pontefice dal 1922 al 1939. Questo insegnamento del grande Pontefice è contenuto in numerosi suoi documenti e discorsi.