Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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19. DOMENICA XXI DOPO PENTECOSTE1

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 11 ottobre 1959*

Il Vangelo: san Matteo, capo 18. In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: Il regno dei cieli è simile ad un re che volle fare i conti coi suoi servi. Ed avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno che era debitore di dieci mila talenti. E siccome egli non aveva da pagare, il padrone comandò che fosse venduto lui e la moglie e i figli e tutto quanto aveva e fosse saldato il debito. Ma il servo gettatoglisi ai piedi lo scongiurava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti pagherò tutto". E il padrone, mosso a compassione di quel servo, lo lasciò andare condonandogli il debito. Ma uscito di lì, quel servo trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento danari e, presolo per la gola, lo strangolava dicendo: "Paga quanto mi devi". E il conservo gettatoglisi ai piedi, si raccomandava dicendo: "Abbi pazienza con me, ti pagherò di tutto". Ma costui non volle, anzi andò a farlo mettere in prigione fino a che non avesse pagato. Ora i conservi vedendo quello che accadeva, grandemente contristati, andarono a riferirlo al padrone. Allora il padrone chiamò quel servo e gli disse: "Servo iniquo, io ti ho condonato tutto quel debito perché ti raccomandasti, e non dovevi anche tu fare altrettanto col tuo conservo, come io ho avuto compassione di te?" E sdegnato lo consegnò ai manigoldi finché non avesse pagato tutto quanto il debito. Così anche il mio Padre celeste farà a voi se con tutto il cuore ognuno di voi non perdona al proprio fratello. 2
Ecco, da una parte qui abbiamo il modo di pagare i nostri debiti con Dio. Primo, per quel che ci riguarda, offrire al Signore i meriti della Passione e morte di Nostro Signore Gesù Cristo, che son meriti sovrabbondanti. Dall'altra parte, vi è anche un altro modo di pagare i peccati che sono stati mancanza di carità, cioè mancanze di carità per noi riguardo ad altri. E come si possono pagare i nostri debiti con Dio per le mancanze di carità? Perdonando agli altri. Chi perdona al prossimo, al fratello, viene perdonato dal Signore. Se però non si perdona al fratello, non si sarà perdonati da Dio. I nostri debiti con Dio sono grandi. Quel primo servo doveva al suo padrone dieci mila talenti, che è una grande somma. Invece quell'altro servo, che doveva al suo compagno qualche cosa, era in debito soltanto di una piccola somma: cento denari.
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I nostri peccati, le nostre offese fatte a Dio, sono grandi, solo che noi consideriamo chi è stato offeso: Dio, nostro Padre, nostro Padrone, Dio infinito, benefattore, che tutto ci ha dato. E il nostro peccato è sempre grande anche se noi chiamiamo il peccato veniale, perché si tratta di una offesa a Dio, che relativamente non è che dia la morte all'anima, è sempre un'offesa grande. E allora, se qualcheduno ci ha fatto una piccola offesa, che cosa sarà? Noi siamo peccatori e meritiamo dal Signore, meritiamo castighi. Noi siamo compagni, non superiori al prossimo, compagni di viaggio, tutti avviati verso il cielo. Quindi, per quanto ci abbiano disgustato i fratelli, è sempre cosa ben piccola di fronte all'offesa fatta a Dio. E allora, se non perdoniamo queste piccole offese ricevute dal prossimo, come potremmo esigere, pretendere che il Signore perdoni a noi quei gravi peccati, quel gran male che è il peccato? Ecco.
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Perdonare per esser perdonati, è in nostro vantaggio. Però Gesù conchiude la parabola dicendo: Così anche il mio Padre celeste farà a voi se con tutto il cuore ognuno di voi non perdona al proprio fratello.
Qui Gesù dice: con tutto il cuore. Non chi, invece, sembra che perdoni all'esterno, ma ancora nel cuore conserva il rancore. Magari si sente dire: "Io gli perdono, ma non mi venga più davanti, non si faccia più vedere da me". E questo non è perdono fatto di cuore, no. Per perdonare bisogna che dopo noi trattiamo il fratello come se non ci fosse stato, da sua parte, alcuna offesa verso di noi, che non ci avesse dato alcun disgusto. Come Gesù crocifisso, elevato sulla croce a vista di tutti prega per i suoi crocifissori1, ecco. Così dopo dobbiamo amare colui che ci ha offeso, disgustato e dobbiamo pregare per lui, non solo, ma desiderargli tutto il bene che si può desiderare a un fratello, tanto più se poi abbiamo occasione di fargli del bene, sì. Se noi perdoniamo di cuore, il Signore perdonerà a noi i nostri peccati. Se noi, ancora, preghiamo per colui che ci ha offesi, il Signore aumenterà le grazie anche su di noi. E se poi noi facciamo, al fratello, del bene, nonostante che ci abbia offesi, supereremo noi medesimi, vinceremo in noi il desiderio di fargli vendetta che nasce spontaneo. Cosa vuol dire: "gliela faccio pagare"? Oh, allora, se noi perdoniamo di cuore, il Signore, allora, toglierà anche quello che è ancora il debito che noi abbiam con la giustizia di Dio; quella pena che dovremmo subire su questa terra o nell'altra vita.
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È vero che il cuore, alle volte, eh, il cuore non viene appresso alla ragione e cioè, nonostante che si voglia perdonare si sente ancora il disgusto. Ma quando con la mente, con la volontà noi, non solo perdoniamo, ma ancora preghiamo e ancora facciamo del bene a chi ci ha disgustati, allora ecco, quello si chiama perdonar di cuore, sebbene nel cuore si senta ancora, e in qualche momento si risvegli ancora nel cuore come una specie di risentimento che non viene ascoltato, non viene assecondato.
Tante volte non si tratta di offese ricevute, ecco si tratta solamente di diversità di carattere per cui non si trova tanto buona la convivenza con quella persona. Ma se noi sopportiamo in pace, nonostante che troviamo nel fratello un carattere diverso, ecco allora abbiamo merito. E se continuiamo a convivere in buona armonia, allora il merito sarà grande, sarà prolungato, sarà ripetuto, sarà di ogni giorno, sì. Perdonare per essere perdonati. Perdonare per amore di Dio, per fare un merito per l'eternità. Perdonare perché noi siamo perdonati, ma perdonare anche per ottenere più grazie e per ottenere di correggere i nostri difetti, ottenere che noi, poi, ci comportiamo sempre meglio con i fratelli e che dominiamo il nostro carattere, quando non è buono, e che ci sforziamo di fare i servizi e dare gli aiuti che possiamo dare al prossimo e parlare del prossimo in bene rilevando sempre piuttosto il bene che non il male. Amare, ecco. Chi non ama il prossimo non ama Dio1, non è con Dio perché non è coi figli di Dio. E se uno non è con i figli, ha qualche cosa contro i figli, si potrà dire che ama il padre di quei figli? di quei figliuoli? No! Allora, se noi non siamo coi fratelli, non possiamo essere col Padre celeste. E così anche il mio Padre celeste farà a voi se con tutto il cuore ognuno di voi non perdona al proprio fratello2.
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Ecco, veniamo alla pratica. È raro che riceviamo proprio delle offese in comunità, tuttavia qualche cosa anche di inavvertito può succedere, e possono venire dei momenti in cui vi è qualche indisposizione, qualche poco di nervoso, e qualche volta non si son misurate bene le parole, che qualche volta si è trattato con meno rispetto, vi è stato qualche mancanza di riguardo, ecc., sì. E perdonare quelle persone con cui si convive è sempre un grande merito.
Ma poi vi sono i nemici della Chiesa, i nemici, voglio dire, quelli che odiano perché portiamo un abito che è sacro, perché siamo persone consacrate al servizio di Dio. Oh, anche per quelli bisogna pregare, Gesù ha pregato per i crocifissori, eh! Pregare per loro, che il Signore li illumini e li attiri a sé con la sua grazia. Trattarli sempre bene, sì, trattarli con riguardo, ma non con condiscendenza ai loro errori; evitare la loro compagnia per non prendere cattivo esempio; evitare di frequentare troppo (...) i secolari perché a poco a poco le loro parole potrebbero entrare nel nostro cuore e ne avremmo danno. Però, mentre che si vuol bene e si prega, si desidera per loro la salute eterna, non accondiscendere ai loro errori, non accompagnarli nella loro vita che non è buona, forse. Compatirli e pregar di più perché si vede che non hanno ancora la luce interna, non hanno ancora la grazia.
Allora, vediamo noi se abbiamo sempre questa disposizione di amore verso tutti, di benevolenza verso chiunque ancorché ci avesse offeso e magari sparlasse di noi. Sempre amore (...) E parliamone bene se lui sparla di noi, così, con questo atto di carità, meriteremo grazie a lui e a noi e faremo un bel merito davanti al Signore.
Amiamo tutti? Abbiamo buon cuore con tutti? Perdoniamo anche qualche mancanza di riguardo? Che vi siano persone contrarie alla religione, noi sappiamo che quelle persone bisogna attirarle a Dio con la bontà e con la preghiera, col buon esempio. Noi abbiam ricevuto tante grazie, loro forse ne han ricevuto meno. Preghiamo che il Signore aumenti a loro la luce e poco a poco s'incamminino sulla via buona lasciando la via che non era buona. Pregar per tutti come c'insegna il Padre nostro. Pregare di cuore e dire quella espressione del Padre nostro: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori1.
Sia lodato Gesù Cristo
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1 * Nastro 107/b (= cassetta 64/b). - In PM nessun indizio cronologico. - dAS: “Dall'11 ottobre al 25, Cristo Re, tutti i giorni meditazione Casa Generalizia SSP”.

2 Mt 18,23-35.

1 Cf Lc 23,34.

1 Cf 1Gv 4,20.

2 Cf Mt 18,35.

1 Cf Mt 6,12.