Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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24. LA CARITA' VERSO IL PROSSIMO MISURA DELL'AMORE A DIO 1

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, ... dicembre 1959*

Il noviziato è preparazione alla professione perpetua e prima, alla professione temporanea. Durante il noviziato, il primo noviziato, si fa per virtù quello che dopo si dovrebbe fare, quando ci sia stata la professione, per voto; e quindi resta una preparazione, resta un anticipo della vita religiosa. E appunto si chiamano novizie le suore che attendono all'anno di noviziato. Novizie, perché son le nuove suore e, generalmente, nei resoconti che si fanno alla Santa Sede, quando vien domandato quanti sono i membri, nel resoconto si addizionano pure le novizie, non solo le professe, perché son le piccole religiose.
Così la vita è tutta una preparazione al paradiso, quindi si può chiamare: il noviziato del cielo. E sulla terra abbiamo da prevenire quelle occupazioni che avremo in cielo, abbiamo da prevenire la Vita di lassù e cioè, avere i pensieri, i sentimenti che noi avremo in cielo. Cominciare ad esercitarsi, come prima di cantare, supponiamo, una Messa, si fan gli esercizi di canto e prima di suonare si fanno gli esercizi e così in tutto l'apostolato, si fa, come può dirsi, il tirocinio in ogni cosa.
Una preparazione diretta al cielo. In cielo cessa la fede perché non "si crederà" ma "si vedrà" Dio com'è2, "faccia a faccia3. E quindi cessa la fede e cessa anche la speranza perché la speranza riguarda un bene desiderato, ma in paradiso si possiede Dio, colui che si desiderava, al quale si tendeva, per il quale si è vissuto. E rimane la carità: caritas manet in aeternum4. E in questa carità, in questo amore a Dio vi è la felicità, la beatitudine, è tutta un'unione con Dio. E perciò, sulla terra, il nostro principale esercizio deve riguardare la carità.
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La Pia Discepola vive in carità se segue bene la sua vocazione, in carità perché tutto consacra a Dio, tutto offre al Signore e passa la giornata compiendo il volere di Dio, il che dimostra l'amore a Dio. Ma noi siamo sempre sicuri di possedere un vero amor di Dio? C'è pericolo di farsi qualche illusione? O si pensa che, perché vi è qualche sensibilità, dopo la comunione, ad esempio, qualche sensibilità di affetto verso il Signore, che questa sia veramente quello che si chiama amor di Dio? Per esser sicuri che il nostro amore a Dio non è un'illusione, ma è vero, abbiamo una misura, quasi un metro, che è l'amore verso il prossimo. Quando si va a comperare la stoffa si adopera il metro e il metro si usa in tante cose; e quando si acquistano certe merci, c'è il peso, ecco. Possiamo provare noi con sicurezza di posseder l'amore di Dio? Qual è il peso che ce lo dice quanto sia il nostro amore a Dio? Qual è il metro che ci dice a che punto si arriva di amor di Dio, se a 50 cm, se a 80, se a 90, ecc.? La carità verso il prossimo.
Questa è più facile conoscerla e costituisce una misura che non sbaglia: quando c'è un vero amore del prossimo, cioè amiamo il prossimo in Dio e per Dio. Questo vero amore al prossimo non è una sensibilità, non è un voler bene a chi ci è utile, a chi sempre tratta, ci tratta bene, non è un voler bene a una persona più che all'altra, no. Il vero amor del prossimo è fatto di opere, e prima di parole, e prima di sentimento, e prima ancora di pensieri. Se i pensieri son pensieri di carità, se i sentimenti son sentimenti di carità, se le parole sono ispirate alla carità, se le azioni sono conformate alla carità, allora c'è il vero amore al prossimo. Questo lo possiamo distinguere meglio che non riconoscere se in noi ci sia il vero amor di Dio, esaminando come pensiamo del prossimo, che cosa desideriamo al prossimo, come parliamo del prossimo e come operiamo in riguardo al prossimo, se ci son le opere di carità spirituali e le opere di carità corporali, ecco.
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Allora il nostro esame può fermarsi soprattutto in riguardo a questo: carità nei pensieri, carità nei sentimenti, carità nelle parole, carità nelle azioni. Quando noi ci accorgiamo di possedere una vera bontà di vita verso di tutti; quando noi siamo inclinati a coprire il male e far risaltare il bene; quando noi o tacciamo o diciam del bene degli altri; quando noi preghiamo per tutti con gran cuore e siamo contenti del bene che ricevono le persone che convivono con noi, del bene che ricevono le persone anche lontane da noi; come preghiamo; quando noi diamo il buon esempio a tutti in maniera che se anche le altre operassero così, la comunità procederebbe bene; quando sappiamo compatire, consolare, scusare; e quando noi mettiamo tutto l'impegno per compiere gli apostolati, che sono atti di carità, allora ecco possiamo esser sicuri che facendo queste cose per Dio, per il paradiso, in noi c'è vera carità.
Quando mancassero queste cose, la carità o sarebbe assai scarsa, potrebbe anche mancare, e al luogo della carità verso il prossimo potrebbe regnare nel cuore l'egoismo, l'amor proprio, l'amor proprio il quale ci fa solo pensare a noi e quasi solo pretendere dagli altri, pretendere il rispetto, che dicano bene, che ci stimino, che portino riguardi verso di noi, nel trattare, nel servire; quando gli apostolati son trascurati, allora la carità com'è? Come sta? Carità che va raminga quasi e non trova cuore che le dia ospitalità. Ubi caritas, Deus ibi est1: se c'è la carità, lì c'è Dio. E allora se non c'è carità, non c'è Dio in quel cuore. Di conseguenza noi assicuriamoci se c'è questa carità.
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La carità per essere anche più facile a far l'esame, consideriamola nell'esterno, perché qualche volta i sentimenti un po' ci sfuggono e qualche volta, gli stessi pensieri, che poi si arriva anche a giudizi contrari alla carità. Come si parla del prossimo? Come si parla delle sorelle? (parlando di voi) Come si parla delle persone che avviciniamo? Come si parla? Sì. La lingua dà quello che c'è nel cuore1 e dalle parole, quindi, noi conosciamo quel che abbiamo nell'animo, nel cuore. Chi è sempre inclinato a interpretare in bene e dire bene, chi sa scusare, sa compatire, sa incoraggiare, sempre è inclinato a dir buone parole che sostengano, che portino piuttosto fervore, portino all'osservanza dell'obbedienza, della povertà, ecc., qui si trova la carità. Le divisioni in comunità, l'essere soltanto inclinati a trattar bene e comportarsi bene con chi ci ama, queste cose non indicano la carità, non indicano la carità queste cose. E se noi amiamo solamente coloro che ci fan del bene, coloro, cioè, che amano noi, che cosa saremo più dei pagani?2 I quali quando hanno interesse per mostrare affetto e dir bene di una persona, perché hanno interesse, lo fanno anche loro. In che cosa saremo superiori alle persone del mondo, o meglio, saremo superiori alle persone che poco credono a Dio? Quando vi è vita ordinata, vi è puntualità, si dà buon esempio in comunità. Quando vi fosse disordine e mancanza nelle osservanze degli orari e degli indirizzi e degli avvisi che vengono dati, allora si danneggiano tutte le sorelle, si porta un certo disordine nella comunità; così chi parla in senso contrario all'indirizzo che vien dato. L'esempio si spande come si allarga l'olio, una macchia d'olio, e dall'uno passa all'altro l'esempio buono e così può passare anche l'esempio non buono. Carità, la quale dev'essere domandata al Cuore sacratissimo di Gesù. Vi sono persone che senza accorgersi sono tanto egoiste. Gesù, invece: Ecco quel cuore che tanto ha amato gli uomini e nulla ha risparmiato per essi3. Qualche volta non sappiamo fare un piccolo sacrificio, forse, e non vogliamo scomodarci e adattarci anche un poco ai desideri degli altri. Ci vuole più carità.
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Siccome poi gli apostolati che avete sono opere di carità, si conoscerà se veramente si ama Dio, dall'impegno negli apostolati, fatti sempre per Dio, in Dio, non per mostrare le nostre abilità e per essere riconosciuti dagli altri come zelanti, per ricevere segni di riconoscenza e la gratitudine umana. Quando si fa propriamente l'apostolato, per il Signore, per il paradiso, per far del bene alle anime, far del bene e, quanto è possibile, accontentare i desideri degli altri. Allora da questo metro noi conosceremo come amiamo il Signore, dalla carità che noi abbiamo verso il prossimo, verso i figli di Dio, perché chi ama i figli ama il Padre. E tutti gli uomini son figli di Dio. E allora amando le anime, amando le persone che son vicino a noi o anche che siano un po' lontane, noi amiamo le creature di Dio, cioè amiamo il Padre celeste, il Signore.
Domandare questa carità particolarmente nella Messa, quando si arriva alla consacrazione. Gesù diede la sua vita per noi. Cosa facciamo noi per gli altri? Gesù è per noi esempio. Gesù è per noi grazia. Egli soprattutto intende di infondere in noi l'amore, l'amore al Padre celeste e l'amore a tutti i figli del Padre celeste.
Sia lodato Gesù Cristo
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1 * Nastro 28/e (= cassetta 67/a). - In PM nessun indizio cronologico. - In dAS si legge che il PM è andato in Via Portuense dalle PD nei giorni 2,17,23 dicembre. Ma solo al 23 dice che il PM ha fatto meditazione.

2 Cf 1Gv 3,2.

3 1Cor 13,12.

4 Cf 1Cor 13,8.

1 Liber Usualis, Feria V in Cena Domini, ant. ad Mandatum.

1 Cf Mt 12,34.

2 Cf Mt 5,46.

3 Parole di Gesù a s. Margherita Maria Alacoque (1647-1690)