Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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3. LA SCIENZA DELLA CROCE (quaresima)1

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.Roma, Via Portuense 739, 14 febbraio 1959*

In questa quaresima chiediamo a Maria Addolorata la grazia di imparare la scienza della croce, la scienza del dolore, quale ci ha insegnato Gesù. Ed ella ha capito più di tutti, particolarmente quando stava ai piedi della croce e quando udì le parole: Donna, ecco il tuo figliuolo2, indicando Giovanni. E pregare, in questo tempo, in questa quaresima specialmente, la misericordia di Dio, pregarla, questa misericordia per i meriti di Gesù Cristo e per l'intercessione di Maria Addolorata, per l'umanità intiera, in particolare per l'Italia, alla quale i nemici della croce vogliono preparare un abisso di mali, i nemici della croce che, o consapevolmente o inconsapevolmente vengono anche aiutati da quelli che, invece, non si professano nemici della croce, ma la loro azione, praticamente, è un'azione che aiuta i nemici della croce e così, come Giuda aiutò i nemici di Gesù Cristo a preparargli la morte.
Pregare, nelle adorazioni, la misericordia di Dio perché non cadiamo in un abisso di mali. Ricorrere all'abisso della misericordia di Dio. Gesù è maestro, maestro della scienza della croce, della scienza del dolore, maestro della sofferenza, della mortificazione, ed è sempre Maestro nel triplice senso che appunto egli è Maestro perfetto perchè, primo: ci fa conoscere la croce, il valore della sofferenza, della mortificazione; poi ci dà l'esempio come soffrire e, terzo, ci porge l'aiuto che noi abbiam da ottenere con la preghiera, l'aiuto per mortificarci, per compiere bene i nostri doveri, per sopportare le nostre sofferenze o intime oppure anche sofferenze esteriori, sofferenze fisiche.
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La scienza della croce Gesù ce la manifestò fin dal momento in cui cominciò la sua predicazione: Se non farete penitenza, vi perderete1. Le otto Beatitudini sono tutte un invito alla sofferenza o siano indirizzate a insegnare la povertà o siano indirizzate a insegnar la mitezza, sempre richiedono un sacrificio per godere la pace e arrivare alla beatitudine eterna. Specialmente: Beati quei che soffrono, ché saran consolati; beati quei che piangono; beati quei che soffrono persecuzioni, ecc..2 Gesù poi, pronunciò quella sentenza: Il mondo godrà e voi sarete in tristezza, in sofferenza, ma la vostra tristezza e sofferenza si convertiranno in gaudio.3 La scienza della croce. E cioè: Chi vuol venir dietro di me, rinneghi se stesso e prenda la croce sua, e mi segua.4 Quella è la scienza della croce: mortificazione e portar le pene; rinnegarci e avere la santa pazienza, la quale fa i santi e senza la pazienza non c'è santo perché il Santo dei santi, che è Gesù, propter eos sanctifico me ipsum,5 si santificò così.
Nato per immolarsi, la sua vita è tutto un insegnamento. Nato per immolarsi, il Figlio di Dio, prese un corpo, un'anima come abbiamo noi, per morire come uomo e dare a noi i meriti per la salvezza, dare un valore infinito, come Figlio di Dio, alle sue sofferenze, perché la sua sofferenza bastasse a pagare i peccati di tutti gli uomini. Vi sono tanti libri che vogliono spiegare la scienza del dolore e alcuni cercano di porgere una consolazione umana, altri porgono una consolazione cristiana, altri portano alla disperazione, specialmente certi poeti che hanno scritto; e altri portano a capire bene che cosa significhi il dolore per le anime consacrate a Dio.
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Quanto è più alta la vita dell'anima consacrata a Dio rispetto al cristiano, tanto più l'anima consacrata a Dio ha da soffrire ed è più di valore e di prezzo il suo soffrire. Avete abbracciato la croce, avete rinnegato voi stesse, avete abbracciato la croce perché la vita religiosa è una vita di sacrifici. E sbagliano la vocazione quelle che intendono di abbracciar la vita religiosa per aver comodità, tranquillità e, magari, tutto senza faticare. Oh, vigilare molto perché non entrino in Congregazione aspiranti che aspirano, non a Dio, ma aspirano all'io. Errore fondamentale, allora sarebbe. Gesù, non solo c'insegnò la scienza della croce, ma ci diede l'esempio. Egli annunziava il prossimo suo sacrificio. E domenica il Vangelo ci diceva: Ecce ascendimus Ierosolyman et Filius Hominis tradetur1 fino et crucifigetur et tertia die resurget1. Cioè: chi vuol venir dietro di me deve far così.2. E cioè: io passo per il calvario e arrivo alla risurrezione, arrivo alla destra del Padre. Così, la religiosa.
E noi consideriamo Gesù nell'orto del Getsemani, nella flagellazione, nell'incoronazione di spine, nel viaggio al calvario, quando porta la croce, nella crocifissione, nelle tre ore di agonia e finalmente: Consummatum est.3. Bevuto il calice fino all'ultima goccia: In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum4: nelle tue mani, o Padre, rimetto il mio spirito.
Si vuole essere discepole di Gesù Maestro? Maria, che è stata la prima discepola, la troviamo là, ai piedi della croce: Tuam ipsius animam pertransibit gladius5. Ecco, immaginare così la vita e chiedere a Gesù: per sanctam crucem et passionem tuam6. Chiedere a Gesù la grazia. Gesù ci diede l'esempio: e tota vita Christi, martirium7. Un martirio. Oh, allora, impariamo la santa sofferenza, evitiamo di far soffrire gli altri e cerchiamo agli altri le consolazioni divine e accettiamo, invece, la croce e preferiamo di portar la croce noi, in pazienza, in silenzio. Guardate di saper soffrire qualche cosa senza che si faccia sapere a tutti.
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Sì, il portar la croce è difficile, perciò Gesù, prima di andare a incominciare la sua passione, pregò là nel Getsemani1. E Gesù crocifisso è la nostra forza. Portar la croce. Saper accettare la croce ogni giorno, quelle croci minute, quelle mortificazioni continuate della giornata per prepararci a morire, là, sulla nostra croce, sul letto di morte, ma insieme a Gesù. Consumar la vita così. E le croci s'incontrano nel compìre il nostro dovere e quanto più bene una fa, tanto ne avrà di più perchè è un dono di Dio la croce, è il privilegio delle anime che hanno il privilegio di amarlo di più e glielo dimostrano così, vivendo con Gesù crocifisso, non portandolo solamente appeso al collo, ma mettendo la croce sulle spalle nostre, e quelle croci che sono intime che nessuno sa e anche quelle che altri possono conoscere: croci esterne o sofferenze fisiche. Però, sempre abbiamo la consolazione che Gesù è con noi. Non c'è nessuno che capisca la sofferenza nostra come la conosce, la capisce Gesù Cristo. Egli è in noi e sa tutto quel che in noi passa.
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Oh, ma in virtù della croce noi possiamo aver la forza a portar la croce. L'assistenza alla Messa, quando Gesù viene offerto al Padre Celeste, vittima, ostia di propiziazione; i misteri dolorosi recitati più frequentemente in quaresima; la Via Crucis considerata bene nelle sue varie stazioni, ecco le preghiere principali per aver la forza di portare le nostre croci in pazienza e con merito e in riparazione dei nostri peccati e in riparazione dei peccati dell'umanità. La Messa, i misteri del rosario, i misteri dolorosi e la Via Crucis, sì. Di lì viene la forza, di lì. Chi cerca nella sua vita di abbracciar la croce, di portarla con Gesù, ecco, avrà consolazioni intime. Ma non pensiamo a delle croci immaginarie, pensiamo a quelle di ogni giorno: l'osservanza dell'orario, che importa il rinnegamento continuato della nostra volontà; la dedizione generosa ai nostri uffici, e quando si possono compiere con una certa soddisfazione, ma specialmente quando si possono compiere con sacrificio, sì; l'immolazione di tanti nostri desideri e di tanti sentimenti che non piacciono a Dio, e la fatica quotidiana nel vincerci e nel dirizzar le forze verso il Signore.
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Vivere la vita religiosa è un sacrificio continuato che sarà poi coronato dal sacrificio ultimo, sul letto di morte, e sarà coronato dalla gloria eterna: Veni, sponsa Christi, ecco, Veni, sponsa Christi1. Gesù annunciava la sua morte, l'ha annunziata più volte, ma mentre che descriveva le sue sofferenze, finiva poi sempre col dire: E risorgerò2. Sì, qui vi è la prova; lassù, il premio, sì. In reliquo reposita est mihi corona iustitiae.3. Il premio. Abituiamoci alle piccole mortificazioni di lingua, di occhi, di udito, di tatto, gusto, odorato; mortificazioni interne: volontà sottomessa, fantasia governata, pensieri che siano di piacere di Dio, cioè: allontanare distrazioni e pensieri che non sono propri, adatti alla nostra vita. Così i sentimenti.
Eh, sì, per darci totalmente a Gesù, bisogna distaccarci totalmente da noi. Costituire la nostra personalità in Cristo. Cristo è la prima Persona, è la Persona del Figliuolo di Dio, è il Figliuolo di Dio. La nostra personalità, allora, stabilita in Cristo, diviene una personalità che possiam chiamare, così, divina. Altro che difendere la nostra personalità, perché son le nostre idee, magari i nostri capricci. Personalità in Gesù Cristo! Questo, però, richiede sempre che noi stabiliamo la vita nel Maestro Gesù, Maestro di sofferenza, esempio di sofferenza e aiuto, soccorso a noi che siamo così deboli nelle nostre difficoltà e nelle nostre sofferenze. Ma poi? E poi il premio eterno, perché tutte le beatitudini finiscono sempre con l'annunziare il cielo, il premio, paradiso.
Sia lodato Gesù Cristo
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1 * Nastro18/e (= cassetta 57/b.1). Per la datazione, cf PM: “In quaresima, chiediamo a Maria Addolorata la grazia di imparare la scienza della croce...”. “Domenica il Vangelo ci diceva: "Ecce ascendimus Ierosolyman et Filius hominis tradetur... et tertia die resurget"”. (E'il Vangelo della domenica di Quinquagesima che nel 1959 cadeva l'8 febbraio). - dAS, 14/2/1959 (sabato): “Alle ore 6 va [il PM] in Via Portuense dalle PD (porta anche le Costituzioni)”.

2 Gv 19,26.

1 Cf Lc 13,5.

2 Cf Mt 5,3ss.

3 Cf Gv 16,20.

4 Cf Mt 16,24.

5 Gv 17,19.

1 Cf Messale Romano Quotidiano (latino-italiano), Domenica di Quinquagesima, Vangelo Lc 18,31-33.

2 Cf Mt 16,24.

3 Gv 19,30.

4 Lc 23,46.

5 Lc 2,35.

6 Cf Litanie dei Santi.

7 Imitazione di Cristo, II, XII, 7.

1 Cf Mt 26,39ss.

1 Liber Usualis, Commune Virginum, ant. ad Magn. I Vesperis.

2 Cf Mt 17,22-23, e paralleli.

3 2Tm 4,8.