Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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78. IL FERVORE78
1. Le suore pastorelle hanno tre inviti a vivere sempre in fervore: il primo è l'invito di Gesù buon Pastore: «Siate perfetti com'è perfetto il Padre celeste» (Mt 5,48). Il secondo viene dalla coscienza: a che fine siamo entrati nell'istituto? Non è proprio per attendere alla santità? Il terzo invito viene dai parroci, dalla gerarchia, che continuamente chiedono l'aiuto vostro. Quanti chiedono e ricevono risposte negative!
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2. Questo invito esprime la necessità di crescere, e crescere vuol dire vivere in fervore.
Qual è il fervore delle suore pastorelle? Ognuna di voi certamente avrà desiderio di saperlo per potersi uniformare. Il vostro fervore si nota e si conosce in tre manifestazioni: la prima è il lavoro interiore, la seconda è l'osservanza religiosa, la terza è l'impegno a fare l'apostolato o l'ufficio assegnato.
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3. Per il lavoro interiore di questo è a conoscenza ognuna, e un poco si manifesta anche all'esterno, come una pianta che dà buoni frutti. Formularsi buoni propositi e buon programma per la vita. Questo si fa specialmente nei santi esercizi e nei ritiri mensili.
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4. Vi è fervore quando vi sono i propositi chiari, quando ogni mattina li rivediamo e li applichiamo nella giornata, quando ognuna nell'esame di coscienza rivede quello che ha fatto; quando vigila e sentendosi piena di difetti desidera correggerli. Il lavoro interiore si mostra nel sentire il bisogno di Dio, nel far meglio la preghiera, le visite, le comunioni.
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5. Quando vi è questa fiducia il Signore dà le grazie e si è sicuri di farsi santi, allora si prega con più risultato. Non è che subito uno si trovi perfetto o che pretenda di non aver più tentazioni, no, ma l'anima è sempre protesa verso il meglio. Questo lavoro interiore che sempre dura è il segno certo del fervore, è il primo, ed è fondamentale.
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6. Il segno è l'amore alla vita religiosa della pastorella, l'amore cioè alle costituzioni, allo spirito proprio della pastorella, allo studio, alle persone che guidano, alla preghiera costante perché l'istituto progredisca non solo in quantità ma in qualità. Quando c'è l'impegno di seguire l'indirizzo dato e di aiutarsi a vicenda, c'è il fervore. Quando invece si incominciano a guardare i difetti degli altri e si accettano malvolentieri le correzioni, è segno che non si vuole progredire.
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7. Quanto a questa osservanza religiosa è più facile che chiediate a chi vi guida se la vostra vita è buona. L'uniformare la vita alle costituzioni è un impegno che si contrae nella professione. Vi sono suore così delicate anche nelle piccole cose, così osservanti, sempre come se fossero sotto lo sguardo dei superiori!
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8. Anche l'impegno di far bene l'apostolato, qui in casa madre e nel lavoro parrocchiale è segno di fervore. Se ogni persona si impegna a migliorare il suo ufficio, a trattar in maniera dignitosa e veramente da pastorella, se ha desiderio della perfezione, di suscitare vocazioni, di curare nella parrocchia i bambini, i peccatori e si sforza di migliorare nelle sue attività, questo è fervore.
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9. Diceva Pio XI: «Vi sono delle persone che fanno parecchie cose male, fanno pressappoco». Il pressappoco non ci deve stare nella vita di un cristiano, tanto meno di un religioso. Vi sono persone curanti del tempo, che tengono conto dei minuti.
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10. Dare all'istituto il maggior contributo di letizia, di buon esempio, di vocazioni, di preghiera.
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11. Domandiamo a Gesù e alla Madre celeste che come dono del maggio di quest'anno ci dia il fervore. Gesù è contento di voi, ma è contento se vivete in fervore. Vi aumenta le grazie e voi camminate con letizia e nella santità.
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12. Adesso vi do la benedizione perché il fervore penetri nella vostra mente, nella vostra volontà, nel vostro cuore, vi penetri proprio in tutto.

Albano Laziale (Roma)
26 maggio 1957

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78 Albano Laziale (Roma), 26 maggio 1957