Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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76. GESU' BUON PASTORE E MARIA - PARROCO E PASTORELLE76
(In occasione della vestizione religiosa)
1. E' una felice scelta la vestizione delle suore pastorelle nel giorno dedicato a Gesù buon Pastore.
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2. Il buon Pastore Gesù, si è voluto distinguere dal mercenario, poiché il mercenario guarda solo alla sua ricompensa e non al bene delle pecorelle. Gesù invece ha dato la sua vita per noi, ed il paragone che ha portato «Io sono il buon Pastore» (Gv 10,11) per indicare la sua bontà, non dice sempre tutto: anche il pastore si nutre del latte delle sue pecorelle; Gesù invece vuol nutrirci con le sue stesse carni. Quale diversità! Nella comunione riceviamo il corpo e l'anima di Gesù Cristo.
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3. Gesù è il buon Pastore e il segno più grande del suo amore verso le pecorelle è stato questo: morire per le pecorelle, dare la sua vita. «Agnus redemit oves» (lit.). Il buon Pastore è quel pastore che conosce tutte le pecorelle e le conduce ai pascoli salutari, è quel Pastore che dice: «Ho altre pecorelle che non sono ancora entrate nell'ovile, anche quelle devo cercare» (Gv 10,16).
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4. La Chiesa accanto al buon Pastore fa vedere la divina Pastora Maria. Gesù è il Redentore, Maria la Corredentrice, Gesù è l'autore della grazia, Maria la distributrice, Gesù spiega il suo Vangelo, lo espone, e Maria ne è lo specchio, quasi il libro, così che tutti potevano vedere come il Vangelo veniva applicato praticamente nella sua vita quotidiana.
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5. Gesù dà la vita sul calvario per le pecorelle, là Maria assiste a tutta la sua passione, ed anche la sua anima è trapassata da una spada. E se Gesù manda il suo spirito nel giorno di Pentecoste perché la Chiesa nasca, ecco che Maria porta la Chiesa nata come nelle sue braccia avendone cura amorosa, come prima aveva portato a suo tempo il Bambino Gesù.
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6. Ora ecco la parrocchia. Ogni parrocchia deve essere la famiglia di Dio, la famiglia dei figli di Dio: anime che vivono in grazia e quindi sono adottate dal Padre celeste come figli e se sono figli saranno eredi della grande eredità, il cielo, e come coeredi divideranno il regno eterno con Gesù Cristo.
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7. Ogni parrocchia nel paese e nella città è come una piccola Chiesa, cioè quello che la Chiesa è rispetto a tutto il mondo lo è lì la parrocchia rispetto a quei figli di Dio, che sono diventati figli di Dio nel battesimo, fortificati nella cresima, nutriti nell'eucaristia, purificati nel sacramento della penitenza.
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8. Se il parroco rappresenta il padre della parrocchia, le suore pastorelle rappresentano le madri. Se il parroco rappresenta Gesù Cristo ed è Gesù Cristo, la pastorella rappresenta Maria. Ed allora non si fanno due opere indipendenti, come l'opera redentrice di Gesù Cristo era intimamente collegata con l'opera corredentrice di Maria.
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9. Allora i figli di Dio, cioè i parrocchiani, seguono il loro parroco e seguono la suora pastorella. Maria è madre, la suora pastorella deve rappresentarla. La suora accoglie i bambinetti dell'asilo e ne ha cura larga, materna, perché ha rinunziato ad una famiglia propria, per adottarsi una famiglia più larga, i figli di tutta la parrocchia.
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10. Maria è maestra in mezzo al popolo: mentre Gesù predicava, predicava anch'essa col suo esempio. Vi è un insegnamento che supera l'insegnamento stesso della parola ed è l'insegnamento coi fatti. Maria è lo specchio di virtù, lo specchio di castità, di obbedienza e di povertà; di umiltà, di bontà, di carità. Questo deve essere la pastorella in quella parrocchia, dove essa è mandata a compiere la sua missione.
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11. E se il parroco insegna e predica quotidianamente per diverso mandato la parola di Dio, la suora deve ripeterla umilmente nei catechismi; ai bambini, ai giovani, al letto dei malati, a tutti coloro che essa avvicina. La sua vita stessa deve essere un esempio perfetto di come si vive il cristianesimo, non soltanto nei comandamenti, ma ancora nei consigli evangelici.
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12. Se il parroco sta preparando quell'anima che è vicina all'ingresso dell'eternità, la sta preparando perché entri nel cospetto di Dio bella e immacolata, la suora assiste l'infermo, suggerisce quelle parole che ispirano confidenza, consola negli ultimi momenti; prega anche quando questo figlio di Dio sarà già passato all'eternità.
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13. I poveri, i bambini, i peccatori, i più infelici sono i figli prediletti della suora pastorella, come lo sono per i buoni parroci. Com'è stato buono il Signore, non ha voluto solamente essere presente in ogni tabernacolo che c'è nelle parrocchie, ma ha voluto ancora essere rappresentato da due persone vive, le quali ripetono al mondo il Vangelo d'amore, il Vangelo della salvezza.
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14. Ah! se tutti conoscessero che cos'è il parroco e che cos'è la pastorella che opera con lui! In ciò sta la caratteristica delle suore pastorelle. Molte suore operano nelle parrocchie, ma le pastorelle hanno questo di proprio: assecondano l'opera e camminano dietro l'esempio del pastore, del parroco, nella maniera e secondo che è richiesto e possibile nella loro condizione di donne, di suore. Esse in qualche modo completano il lavoro pastorale.
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15. Maria, quando Gesù pregava, stava col gruppo delle pie donne, continuava ad ascoltare la parola del Figlio, la praticava ed era sollecita con quelle pie donne nel prestare servizi a Gesù e agli apostoli.
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16. Ecco l'opera delle suore pastorelle. I figli di Dio nella parrocchia sono curati da un padre e da una madre, guidati nelle vie del bene, preparati all'ingresso nell'eternità. Sempre la pastorella ha nell'animo, nel cuore le opere del parroco e nelle sue visite al santissimo Sacramento, nelle messe, le porta a Gesù: parla a Gesù di tutte le anime della parrocchia e, come il parroco, le mette nel suo calice nella messa. Mirabile unione! Unione che corrisponde a quell'unione che volle Dio tra Gesù e Maria, unione santissima.
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17. Ringraziamo il Signore che ci ha dato questo dono: vestire tredici figliole che aspirano a questo ufficio di pastorelle. I genitori le offrono come il fiore della loro famiglia, i parroci le accompagnano con la loro benedizione, sono figlie anche loro, figlie che hanno generato a Cristo nel battesimo e che hanno cresciuto nell'amore di Dio, nella delicatezza di coscienza, nel desiderio di servire più perfettamente il Signore.
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18. Tutti insieme oggi dobbiamo pregare perché ogni pastorella possa avere un bel numero di vocazioni e perché in ogni parrocchia accanto al padre ci sia sempre la madre. Se in una famiglia c'è solo il padre è tanto difficile curare i figlioli, perché il padre ha tante occupazioni. Se in una famiglia ci fosse solo la madre, chi pensa al necessario per le spese dei bambini? Ma la Provvidenza ha voluto che accanto al padre ci sia la madre e così si completino, perché la donna è adiutorium simile suo. Così avviene nella parrocchia: accanto al parroco, la pastorella.
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19. Che in ogni parrocchia si possa stabilire un piccolo gruppo di pastorelle e in questo senso domandiamo benedizioni adesso sulle neo vestite, su tutte le famiglie delle pastorelle, sopra i genitori, sopra le parrocchie, su tutte le persone che esse amano e che portano nel cuore in questo momento. Sì, discenda abbondante la benedizione e sia come un preludio del gaudio eterno.
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20. Al fine quanto saremo tutti al giudizio universale, raccolti, Gesù Pastore buono si rivolgerà agli eletti e darà loro la grande benedizione, l'ultima, eterna! «Venite benedetti nel regno del Padre mio» (Mt 25,34). La nostra benedizione sia simbolo e presagio che in quel giorno possiamo tutti meritarci «Venite benedetti nel regno del Padre mio» (Mt 25,34).

Albano Laziale (Roma)
5 maggio 1957

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76 Albano Laziale (Roma), 5 maggio 1957