1. Sulle porte del cielo ci aspettano le opere buone fatte in vita per accompagnarci al premio. Le opere che avranno maggior pregio, allorché entreremo lassù, sono quelle compiute in umiltà e carità. L'umiltà ha tre gradi: - umiltà di nascondimento - umiltà di dimenticanza - umiltà di abiezione.
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2. Umiltà di nascondimento. Considerare Gesù buon Pastore quando nasce bambinetto, in una grotta sulla paglia. Nasconde la sua divinità, la sua sapienza e grandezza. Vi sono persone che hanno belle qualità, ma amano che nessuno ne parli, persone che hanno il cuore pieno di virtù, di amor di Dio, eppure non lo mostrano.
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3. Umiltà di dimenticanza. Vi sono persone che dimenticano sé per dimenticarsi, per sacrificarsi senza misura per il prossimo.
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4. Umiltà di abiezione. Gesù si è addossato tutti i nostri peccati. Vi sono persone che accettano rimproveri immeritati. Se anche meritano qualche approvazione, non lo ricordano, ma cercano ciò che va contro la propria natura.
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5. Le opere umili saranno le più grandi al giudizio universale. Avere sempre semplicità e sveltezza per compiere tante piccole cose preziose agli occhi di Dio. Nelle opere essere ispirate alla carità: amore a Dio, alla Chiesa, ai pastori, alla congregazione, ai superiori, alle sorelle, ai peccatori, ai malati, ai bambini, a tutti. Solo e tutto per amor di Dio: le opere anche le più umili fatte per amor di Dio guadagnano un gran merito. E' l'amore con cui si agisce che ci guadagna un bel paradiso.
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6. L'abito esterno conta poco, contano invece le disposizioni interne. Le azioni veramente preziose, simili a vere gemme, sono quelle compiute in umiltà e carità. Quando passa all'eternità una sorella che ha operato sempre in umiltà ed amore, non sbagliamo a dire che sarà unita a Dio in un gaudio eterno nella misura in cui è stata caritatevole. Compiere anche le più semplici cose come il riposo con queste disposizioni. Nessuna si avvilisca, perché è ancor più facile compiere con umiltà le cose minime, mentre nelle grandi si può infiltrare l'orgoglio.
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7. Pensare all'eternità, al momento in cui si interrompe la conversazione con le creature per iniziare a conversare con Dio, con la Vergine santa, con tutti i beati, in una città nuova, nella celeste Gerusalemme.