Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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56. UNIONE DI SPIRITO56
1. Considerando le cose dal nostro punto di vista, sembra che il Signore vi abbia chiamate qui per il trapasso di madre Claudia che era anche consigliera, per darle un'ultima dimostrazione di affetto. In altre circostanze, non sarebbe stato tanto facile trovarsi così numerose ad un funerale! E' sempre stata esemplare, pronta a dire il suo parere, ma anche pronta ad accondiscendere (1). Madre Claudia non è vissuta che per l'istituto, ogni passo che faceva lo faceva per l'istituto, ogni parola era indirizzata al bene della congregazione. Sembrava non sapesse nemmeno scherzare, tanto erano serie e utili le sue parole.
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2. Amore all'istituto. Finora si è parlato dell'unione nell'attività. L'unione esteriore deve fondarsi nell'unione intima, soprannaturale. L'istituto ha poi bisogno di progredire; ad esempio c'è bisogno di un gruppo che progredisca nello studio, in modo che ci siano persone sempre più competenti nel dare la formazione. Casa madre deve pensare a questo.
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3. In secondo luogo unione di spirito. L'esterno dipende dall'intimo. Mirare sempre a fare del bene in qualunque cosa che diciamo o facciamo. Le parole ispirate da bontà portano sempre del bene. Unione di mente, che si acquista e si forma seguendo l'indirizzo che ci viene da casa madre.
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4. L'indirizzo ci viene anche dai primi articoli delle costituzioni che vogliono farci progredire nello spirito e nell'apostolato. Se tutte hanno desiderio di farsi sante, come non si può andare d'accordo? E si ricevono bene anche le correzioni! Quando c'è vera voglia di perfezione, ci si corregge ed aiuta a vicenda e allora c'è obbedienza che è preceduta da un comando materno e preso con rispetto filiale. Allora ne segue una convivenza santa nella pietà materna, filiale e fraterna. Facciamo in tutto come ci hanno insegnato, nel vivere insieme e anche nelle pratiche di pietà.
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5. Nel fare le correzioni, usare sempre bontà e comprensione. Allorché le suore hanno finito il noviziato, bisogna aiutarle con bontà perché gli anni di professione temporanea sono come un noviziato continuato. Non esporle subito ai pericoli: le cose più difficili e delicate, riservarle sempre per noi. Poi se ci si vuole perfezionare, vivere bene in casa lo spirito di preghiera. Le superiore hanno anche il maggior impegno di tenere unite le casette con casa madre. Ogni casa dovrebbe essere uno specchio di casa madre. Non dissensi, ma conformità e fusione di spirito.
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6. Se è vero che un gruppo di suore deve essere fuso col pensiero della madre, queste devono essere le superiore. E se c'è qualche cosa da dire, qualche osservazione da fare per il meglio, dirlo in privato e con umiltà.
Se poi da casa madre si manda a dire di fare qualche cosa per una suora, la superiora non faccia sapere da che parte venga l'avviso e la disposizione, ma la dica come sua. Non avere mai dissensi coi superiori. I dissensi nascono sempre dall'orgoglio.
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7. Sulla segretezza dovete vigilare: se volete che le vostre suore abbiano confidenza con voi, bisogna che sappiano che i loro segreti sono rispettati. Non dire davanti a tutti i difetti che si sono magari conosciuti in privato. Saper scegliere i tempi per correggere. C'è sempre tanto bisogno che lo Spirito Santo ci guidi e ci suggerisca il modo migliore per fare il bene. Ci sono sempre tante occasioni per farci i meriti. Noi ad esempio non possiamo stare fuori la sera ad ora tarda.
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8. Unione di spirito nell'apostolato: abbracciare sempre tutti i tre punti: opere di pietà, opere di istruzione e opere di formazione. Guai alle disunioni. Non seminare mai la discordia. Insegnare sempre ciò che è stato detto e insegnato. Avrei dovuto più volte scrivervi e parlarvi, ma sono ben rappresentato dalla madre che interpreta ed applica bene il mio pensiero secondo il bisogno.
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9. C'è tanto lavoro in casa madre, veramente anche voi ne avete sempre tanto, ed è bene: così il demonio non trova tempo per tentarvi e voi per ascoltarlo. Unione! Che ci riconoscano per il nostro amore! Alle volte bastano due o tre per far del male all'istituto. In generale è chi non fa bene che trova il tempo per criticare e seminare la zizzania. Unione di cuori. Ciò importa che si stia volentieri insieme, che ci si ami veramente, che si amino tutte le sorelle.
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10. Pensare il bene, desiderare il bene, parlare in bene e operare il bene. Scusare tante volte gli sbagli; conosciamo così poco gli altri. Perché giudicare così facilmente? Scusare il male, interpretare tutto in bene. Mai parlare in male, non rilevare i difetti, non giudicare facilmente. Ricordare il detto di Gesù «Non giudicate e non sarete giudicate» (Mt 7,1).
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11. Che il Signore ci perdoni i peccati e metta un velo di misericordia sopra i nostri difetti. Tutti siamo peccatori: «Chi è senza peccato, scagli la prima pietra», ha detto Gesù, e quei farisei non se la sentirono nemmeno di restare lì e se ne andarono.
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12. Pensare in bene; ciò però non ci dispensa dal sorvegliare. Aiutare le figliole con l'assistenza, perché non rimangano in balia del male. Non sospettare delle persone, ma del diavolo che è tanto cattivo. Sapere che le anime a voi affidate sono i «tesorini» affidatevi da Gesù, se custodite bene il calice e la pisside, tanto più un'anima, pisside vivente che si è consacrata al servizio di Dio. Custodire queste anime come le pupille dei propri occhi, senza far pesare la sorveglianza.
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13. Desiderare il bene per tutte, desiderare che possano avere più lumi da Dio, più fervore nella preghiera, che siano coronate da buoni risultati sia negli studi che nell'apostolato. Essere contente del bene e congratularsi con le figliuole per il bene compiuto. Questa unione di cuore porta ad una comunicazione di beni, porta a più bontà e più spirito religioso.
Poi pregare sempre per le sorelle. La superiora si deve portare tutte le suore nel cuore quando va alla comunione.
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14. Desiderare e volere il bene altrui: questo è grande merito, è un grande atto di carità. Guai all'invidia della grazia altrui, peccato gravissimo. La nostra preghiera sia fatta tutta sul timbro del «Padre Nostro» (Mt 6,9-13) in cui si chiede grazie per noi, cioè per tutte e non solo per sé... Carità fra di noi: siamo state ammesse alla stessa mensa eucaristica, perché non dobbiamo amare quelli che ci stanno vicini a mensa? Che non ci siano mai scontenti fra di voi.
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15. La tristezza non è buona consigliera. Si dice che i santi tristi sono dei tristi santi. Se c'è tristezza, vedere di andare alla causa, di capire i cuori per ridare pace a chi soffre e la letizia che dà sempre più slancio nel bene. Si guardi di non lasciare entrare in casa il diavolo dello scoraggiamento che rende la vita religiosa tetra e pesante, ma che ci sia entusiasmo in tutte e non solo appena fatti i voti, ma sempre.
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16. Sorvegliare e aiutare le suore; quelle entrate molto giovani, ad una certa età, cioè verso i 25-26 anni, o anche più tardi, risvegliandosi le passioni, hanno bisogno di comprensione e di maggior aiuto. Non le abbandonate. E voi con la madre, siate veramente come figlie, apritevi, dite tutto.
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17. Siate zelanti nel vostro ufficio. Essere intuitive sulla direzione spirituale e sulla confessione, portarle a ciò che è più importante, cioè al pentimento e ai propositi. Quando si può commentare le meditazioni portare spesso alla considerazione dei novissimi, a ciò che ci attende e a ciò che ci meritiamo alla fine della vita. Insegnare ad allontanare tutto ciò che può essere occasione di peccato: «Se l'occhio ti è di scandalo, cavalo e gettalo via da te» (Mt 5,29).
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18. Che non si facciano peccati in casa. Perciò istruire, istruire! Le letture farle su cose pratiche; quando viene qualche cosa da casa madre, meditarle bene e più volte. Poi saper accettare anche i consigli, le correzioni; non crediamo che perché siamo superiore possiamo far bene tutto e sempre.
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19. Io sono vecchio più di voi e da molti anni faccio questo ufficio, ma riconosco sempre più di aver bisogno di consiglio e di aiuto per il bene. Man mano che passano gli anni si vede come non siamo capaci a nulla. Se si arriva a dir così è segno di sapienza.
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20. La superiorità materna esclude una certa forma di vigilanza odiosa e pesante. Il Papa dice «educate all'amore e timore insieme e convincete che se si insegna e si esige una cosa è per il loro bene».
In questa missione intervenga lo Spirito Santo e faccia come agli apostoli nei giorni di Pentecoste: li ha illuminati, fortificati e riempiti di zelo.

Albano Laziale (Roma)
15 febbraio 1957

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56 Albano Laziale (Roma), 15 febbraio 1957
(1) Qui il testo subisce un'interruzione.