Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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69. AVERE IL CUORE DEL BUON PASTORE69
1. Gesù buon Pastore è tutto bontà: Egli ha la bontà di un padre affettuoso e la bontà di una mamma premurosa. Tutte le bontà sparse nel mondo si trovano in Gesù in un grado eminente.
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2. Vi è la bontà di un padre, di una madre, di una suora, di chi insegna, del sacerdote; vi è la bontà degli angeli, dei vergini, dei martiri, degli apostoli. In Gesù questa bontà, sparsa in tutte le creature, si trova raccolta in modo infinitamente superiore.
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3. Per essere vere pastorelle dovete acquistare sempre un po' meglio la bontà di Gesù buon Pastore: dovete tendere con sforzo a questo, e il desiderarlo è già merito e d'altra parte è già bontà, in quanto se ne comprende il valore e si cerca di acquistarla.
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4. Il vostro cuore deve essere impastato di bontà: vi attendono i peccatori, i bambini, i malati...
Dovete possedere e spandere intorno a voi una bontà inesauribile. Perciò uno dei segni di vocazione di pastorella è di essere buone, non solo nello sfuggire il male e nel fare il bene, ma nel trattare con bontà tutte le persone.
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5. Voi dovete acquistare questa dote: la bontà che va, come quella di Gesù, all'estremo. Gesù chiama ancora per amico Giuda mentre gli dà un ultimo avvertimento: Giuda con un bacio mi tradisci? Agli sgherri si consegna spontaneamente, mentre raccomanda di lasciar liberi gli apostoli. Anche il buon ladrone che aveva sempre peccato, chiede perdono e riceve la promessa «Oggi sarai con me in paradiso» (Lc 23,43).
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6. Avere un cuore plasmato come il cuore di Gesù buon Pastore che è stato formato dal Cuore Immacolato di Maria. Domandare sempre che Maria formi il vostro cuore: un cuore tutto bontà, compassione, comprensione, misericordia.
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7. Lo spirito di maternità che vi è inerente nella natura, deve svilupparsi in senso soprannaturale, deve acquistare un valore immensamente superiore. Ciò che c'è nella mamma, nella suora pastorella è da conservarsi e da soprannaturalizzarsi. Amare il malato e il peccatore per le loro stesse anime per cui Gesù ha dato la vita. Questa bontà chiederla a Gesù per intercessione di Maria madre del divin Pastore.
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8. Vedete se coltivate pensieri di bontà: non avversioni, non rancori, non invidie, non gelosie. Piuttosto sopportare che farsi sopportare, piuttosto servire che farsi servire, piuttosto dare che pretendere. Cuori ben formati che portano sempre a scusare, a difendere, cuori sempre pronti a sacrificarsi.
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9. Ognuna ha da esaminarsi se ci sono mancanze; non compatirsi ma condannarsi.
Siccome la bontà è la virtù che vi deve distinguere, formarsi ad essa è per voi formarsi all'apostolato vostro che è tutto carità, quindi è da coltivarsi moltissimo.
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10. Domandare la grazia di capire la bontà del divino Pastore. E pensare: come farebbe Gesù? Dice la scrittura «maledetto, non malediceva; percosso, non restituiva» (1Pt 2,23). Noi sappiamo sopportare qualcosa? Vedere se mortifichiamo noi stessi nei pensieri, nei sentimenti, nelle azioni, così da aspirare alla bontà. Progredire piano piano, senza agitarsi, ma con fermezza: curare la bontà, lo spirito materno.
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11. La bontà è come una sola virtù, ma si esplica in tante virtù, ne suppone tante: la pazienza, la umiltà, la generosità, la carità, la dedizione, la castità, la fedeltà, l'osservanza religiosa.
«Nessuno è buono se non Dio», diceva Gesù. Chiedere allora la bontà di Dio.

Albano Laziale (Roma)
24 marzo 1957

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69 Albano Laziale (Roma), 24 marzo 1957