Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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SAN GIUSEPPE
MODELLO D'ORAZIONE

Intimamente convinto che la conoscenza dei misteri di Gesù Cristo è la più alta sapienza, a cui sia dato all'uomo di giungere in questa vita, San Giuseppe non cessava di meditarne nella sua orazione le circostanze, e sempre vi scopriva nuove vedute che lo rapivano d'ammirazione e lo infiammavano di amore per quell'uomo Dio.
Ed in vero ogni mistero del Salvatore racchiude tutti i tesori della sapienza di Dio; e quantunque i Santi vi abbiano scoperto tanti segreti e meraviglie, e le anime contemplative nei loro rapimenti vi abbiano inteso cose tanto divine, vi ha pur sempre nuove e meravigliose verità a penetrare. Lo spirito vi trova materia inesauribile di sode e sante riflessioni; il cuore ne è commosso, intenerito, eccitato a tutti i sentimenti che alimentano la divozione.
A San Giuseppe, dice un antico autore, meravigliosamente piaceva vivere in santa oscurità ad esempio di Gesù; Gesù gli bastava, e le bellezze di quel divino Infante lo tenevano, come altrettante forti catene, talmente avvinto alla sua adorabile persona, che non poteva per niun modo allontanarsene, né gustare contento in altra compagnia che la sua, né in verun altro luogo, ove non vi fosse il suo amabile Gesù. E se è vero ciò che dice S. Girolamo parlando del pronto andare del piccolo Giovanni Battista al di là del Giordano, lontano dalle città e dalla società degli uomini, una delle ragioni che maggiormente lo spinse, fu l'estremo desiderio ch'egli aveva di conservare i suoi occhi per vedere il Messia, come pur la sua voce per parlarne, le sue dita per additarlo agli Ebrei quando fosse venuto, sdegnando fin da' suoi più teneri anni di fermare i suoi sguardi sopra oggetti minori in beltà ed in merito del Verbo incarnato, suo buon Maestro e suo Dio; chi non vede che Giuseppe aveva motivi più
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grandi ancora di tener una vita ritirata, per non essere punto distratto dall'applicazione grandissima ch'egli faceva de' suoi più dolci sguardi, e forti pensieri sul Verbo stesso, il quale non poteva non aver sempre presente ai suoi occhi, sì quelli dello spirito che quelli del corpo? Viveva nel mondo quasi non ci fosse, o come s'egli fosse vissuto solo nel fondo di un deserto, ove non ci fosse stato niente a vedere o sentire che Gesù e Maria; vero è che egli non era mai meno solo come quando era con essi.
S. Giuseppe era tutto acceso d'amor divino, allorché pensava alla riconoscenza che dobbiamo al Padre eterno d'averci dato il suo Figliuolo nella nostra carne, qual perfetto modello affin di riparare, sforzandoci d'imitarlo, la sua immagine che il peccato aveva guastato in noi.
Illuminato dai più puri lumi della fede, istruito alla scuola della sapienza increata, S. Giuseppe comprendeva perfettamente che nostro Signore era mediatore di nostra redenzione, poiché Egli offriva, per la nostra salute, i suoi travagli, le sue pene ed i suoi meriti a Dio Padre, per mezzo dello Spirito Santo. Egli comprendeva altresì che il divin Salvatore fosse colla sua carità nostro mediatore presso Dio per lodare e pregare il suo Padre celeste in vece di noi. Perciò alla più grande fedeltà e religione egli univa tutte le sue preghiere a quelle di Gesù Cristo, suo figlio adottivo, dicendogli dal fondo del cuore: «Mio divin Salvatore, voi siete la mia lode, mi diletto e mi rallegro in tutti gli omaggi che voi offrite a Dio vostro Padre, mi unisco e mi dono a voi per adorarlo e pregarlo con voi e per mezzo di voi, altro non voglio essere che con voi un'ostia di lode per glorificar Dio per tutta l'eternità».
Voi dunque, che aspirate alla vita interiore, cioè alla vita veramente cristiana, religiosa e sacerdotale di Cristo, inoltratevi, come dice l'Imitazione, nell'interiore di G. Cristo; applicatevi come San Giuseppe a ben conoscere la sua anima e trasportate nel vostro cuore i sentimenti del suo. Che questo
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studio sia la materia ordinaria della vostra orazione, della vostra lettura, delle vostre meditazioni; che tutto vi ci conduca come a suo centro ed a suo fine. Non pensate mai di averlo esaurito, né anche bastantemente penetrato. I Santi vi hanno sempre scoperto nuovi tesori, e più progredivano, più si lagnavano di saperne ben poco in paragone di quanto desideravano saperne.

(Dalla Vita).

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