cielo, vi innalzava anche le anime. Facendo il segno della Croce ne pronunziava forte le parole e queste sì divotamente, che il popolo e i fanciulli specialmente, facevano subito come lui.
A questi insegnava dei canti riassuntivi della dottrina, fissandola così nella loro memoria. Poi stese, o innalzate le braccia al cielo, intonava una specie di litanie, di cui ogni versetto formulava, brevissimamente, un insegnamento della Chiesa e la risposta formulava un atto di fede».
Quanto a lui, persuaso com'era della necessità e dell'efficacia della preghiera, chiedeva, quasi ad ogni lettera, il soccorso ed il concorso delle orazioni altrui. Al Padre Enriquez, nel momento di trattare una questione spinosa, scrive: «Io vado a Goa per difendere la causa dei poveri cristiani in un affare che, coll'aiuto di Dio, spero di chiarire e dal quale spero anche risulterà la conversione di molti pagani. Raccomandate la cosa a Dio; i nostri peccati, è vero, son grandi e noi non meritiamo di essere i suoi strumenti in un'opera che tanto interessa il suo servizio. Pregatelo, nondimeno, che voglia, per l'immensa sua bontà e il suo amore infinito, servirsi di noi per la propagazione della nostra santa fede».
Ascoltiamolo nel momento della sua entrata nel Giappone:
«Voi mi raccomanderete a tutti i Padri e Fratelli della Compagnia e a tutte le persone pie della casa; visiterete i Frati di S. Francesco e di San Domenico e mi raccomanderete molto ad essi, alle loro sante orazioni ed ai loro divoti sacrifici».
(Dalla Vita).