XXVII. VERGINITA' DI MENTE E DI CUORE
Questi gigli che stanno attorno alla statua di Maria Immacolata devono rappresentare ogni suora e ogni suora può fare una meditazione guardando quei gigli.
Essere sempre mondi, puri, bianchi come i gigli e cioè evitare quello che è volontario: imperfezioni e venialità volontarie.
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Ora, però, mentre che celebriamo così cordialmente la festa di Maria Immacolata, chiediamo particolarmente la mondezza interiore, la santità interiore perché questa è la parte più difficile.
E' più semplice esaminare le parole, esaminare le azioni, ma sempre noi dobbiam ricordare che la prima parte della santità è nell'interno.
Pensare in bene, tener diritto il nostro cuore, santificar cioè la mente e santificare il cuore.
Meno facile è far l'esame sui pensieri, meno facile far gli esami sui sentimenti, sì, eppure quello che è più prezioso davanti a Dio è proprio la mente. La facoltà nostra, superiore alle altre facoltà, è questa: la mente, l'intelligenza; poi il cuore, il cuore il quale può essere santo e può essere meno santo.
A Fatima l'Immacolata ha detto: «Son venuta a chiedervi la devozione al mio cuore immacolato», il che significa che il suo cuore era santo, immacolato, purissimo, e che voleva che noi lo onorassimo, il suo cuore immacolato, e lo imitassimo, specialmente imitarlo mediante la purezza, la mondezza.
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E non solo il cuore perché i sentimenti nascono dai pensieri, i sentimenti intendo acconsentiti, i sentimenti voluti, ecco. Santificazione della mente.
Come si santifica la mente? Pensando a Dio o alle cose che piacciono a Dio.
Al Signore piacciono i pensieri quando sono rivolti a lui, quando cioè la intelligenza, la mente si occupa di lui; e piacciono i pensieri quando questi pensieri si rivolgono a quello che è di suo servizio, quello che è di sua volontà, quindi è compreso anche la ricreazione, quindi non solo lo studio, non solo la preghiera che deve esser raccolta, ma tutto quello che è buono, che è onesto, che è lieto. Ecco.
Tutto serve a glorificar Dio, anche quando si giuoca e si deve guardare di giocar bene e quel sollievo piace al Signore e pensare alla letizia del paradiso.
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Quindi vigilare sui pensieri.
Anzitutto chiedere il raccoglimento, il raccoglimento generale.
Si è in convento? Non si pensi fuori.
La mente per scappar fuori non può esser trattenuta né dal filo spinato né da le cinte dei mattoni. Oh, vuol dire: i pensieri di mondo devono rimaner fuori del cancello; ora penso a quello che è di Dio o che piace a Dio. Sì, questo vuol dire legarsi a Gesù totalmente anche coi pensieri, anche coi pensieri perché si potrebbe dimostrare l'amore agli uomini all'esterno e non averlo nell'interno, fare un atto di gentilezza quando non nasce dal cuore e dalla mente, ma Gesù guarda la mente, i pensieri.
Egli vede i nostri pensieri, sì. Oh!
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Prima, il raccoglimento generale; raccoglier la mente in casa, in convento, per applicarsi alle cose che ci sono in casa: gli uffici, lo studio, la pietà, la ricreazione, i vari lavori... e tutto quello che serve per il buon andamento della casa.
Poi un raccoglimento più particolare: la preghiera.
Allora pensiamo a quel che diciamo e pensiamo anche a dire delle cose che non ci son nelle formule perché le formule sono una certa guida, ma quante volte possiamo farci delle preghiere nostre, che nascono dai nostri sentimenti, dalle nostre convinzioni, dai nostri desideri.
Raccoglimento quindi particolare: pietà, studio, e poi quello che si ha da compiere nella giornata, l'ufficio perché sia ben fatto, pensare all'ufficio, a quello che si deve fare. Raccoglimento di pensieri.
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Noi non abbiam da pensare agli altri, cosa ha fatto questo, cosa fa quello: Attende tibi [1Tm 4,16], bada a te, bada a te.
E nel badare a noi vi è anche chi deve badare agli altri e cioè ha proprio l'ufficio di badare agli altri: allora significa badare a noi.
Quando compiamo il nostro dovere siam sempre raccolti *** se lo compiamo per amore di Dio, anche se questo riguarda gli altri. La maestra fa un gran merito quando pensa alle scolare perché quello è il suo ufficio: pensare come insegnerà, come dirà nella lezione prossima, in classe, ad esempio, e correggere i compiti, ecc.
Raccoglimento quindi particolare.
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Poi c'è un raccoglimento particolarissimo: voglio crescer nello spirito di fede e quindi nella giornata ritornare su quel pensiero, che sarà forse il pensiero e il proposito della meditazione o della confessione antecedente, o del corso degli esercizi.
Raccoglimento particolarissimo.
Ognuna ha le sue cose da dire al Signore, le sue cose da pensare; i suoi problemi, le sue difficoltà, conosce le sue necessità; sa e conosce le sue aspirazioni, quello che deve acquistare, quello da cui deve guardarsi, ecc.
Raccoglimento particolarissimo.
Io trovo dei pericoli nella tal cosa; io trovo degli aiuti nella tal cosa; raccoglimento particolarissimo.
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Poi santificare il cuore.
Il cuore si santifica con l'esercizio della virtù.
Oh, ma l'obbedienza - si pensa - è esterna: mi comandano di andare a studio e vado a studio; ma prima l'obbedienza è nell'interno: quando noi abbracciamo volentieri il volere di Dio, ecco, ci abbandoniamo a Dio e facciamo quello che piace al Signore. Allora il cuore si santifica in riguardo all'obbedienza.
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E ci può esser la disobbedienza interiore mentre che c'è l'obbedienza esteriore: quando si mormora, quando si disapprova, quando ci si sente e si asseconda una ribellione interna.
Il cuore può conformarsi a ogni virtù e può esser contrario a ogni virtù.
Il cuore può essere umile o orgoglioso, può essere avaro o può essere povero; e può esser tutto bontà o può essere invidia, può essere mitezza e può essere invece collera, ira; può essere puro, immacolato e può essere invece lussurioso, desideri carnali.
E può essere il cuore tiepido, freddo e può esser fervoroso.
E può essere un cuore che pratica la virtù della temperanza, modera cioè i desideri, i desideri in ogni parte, qualche volta persino nel bene:
- E perché non vai a dormire?
- Eh, voglio ancor dire il rosario.
- Va' a dormire!
I desideri del bene bisogna anche moderare qualche volta.
Oh, come piace a Dio!... E mortificarsi!
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E Gesù mangiava tranquillamente e gli dicevan che era un bevone o un mangione. Bisogna compiere serenamente il nostro dovere: quando c'è bisogno di dormire, quando c'è bisogno di star a letto e che non si sta bene, quando c'è bisogno di bere, ecc., ma la mortificazione, la temperanza: moderare i sentimenti interni che passano in noi; moderare, temperare e qualche volta togliere perché addirittura dispiacciono a Dio.
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La Vergine era santa di cuore e di spirito, di mente. Chiedere a Maria questa purezza di mente, la verginità di mente; questa purezza di cuore, la verginità del cuore.
Non sforzarsi anzitutto di aggiustar le cose esterne: il modo di parlare, il comportarsi e le osservanze esteriori in maniera di non avere osservazioni, ma l'interno.
Gesù ci ha detto: «Imparate da me, che sono /mite/ (a) ed umile di cuore» [Mt 11,29] e ha voluto mostrare agli uomini il suo cuore per invitare gli uomini a tener mondo il cuore. E Maria ha domandato la devozione al suo cuore immacolato perché gli uomini imparino e ottengano questa grazia di conservare il cuore intemerato. Intemerato.
E quante invocazioni ci sono nelle litanie che si riferiscono a questa santificazione interiore, sì, interiore.
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Dunque essere gigli attorno a Maria: non tanto e in primo luogo l'esterno, quanto e in primo luogo l'interno.
Custodir l'interno, ma neppur diventare scrupolose quasi che poi ogni distrazione sia peccato e quasi che ogni sentimento che nasce nel cuore sia un atto - perché è cattivo, perché è orgoglio, perché è un sentimento d'invidia - sia peccato.
Il peccato non lo fa il cuore per sé, lo fa la volontà, il consenso: ma il cuore e la volontà si uniscono così facilmente!
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Dunque santificare il cuore e santificar la mente.
Essere anime belle innanzi a Maria; essere pure di cuore innanzi a Maria.
Certo a Maria piacciono le belle lodi, per esempio quelle che avete cantato in principio quando sono arrivato, ma si canta anche con il cuore, si canta con la mente. Sì.
Lodate il Signore con la mente, lodate col cuore.
Questo candore interiore.
Albano Laziale (Roma)
8 dicembre 1957
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