Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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VII. LA DIREZIONE SPIRITUALE
Gesù buon Pastore prima di iniziare la sua passione domandò al Padre celeste questa grazia per gli apostoli e poi anche per i fedeli: Ut [omnes] unum sint [Gv 17,21], che siano una cosa sola, che siano uniti. E uniti quanto? Egli disse: «Come io e tu, Padre, siamo una sola cosa, siamo uniti» [cf. Gv 17,21].
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L'unione del Padre col Figlio è un'unione che non è del tutto raggiungibile da noi ma serve per noi di paragone, come quando si dice: «Siate [dunque] perfetti come è [perfetto] il Padre vostro celeste». [Mt 5,28].
Imitare la bontà del Padre celeste. Il Padre celeste modello di bontà verso di tutti, così che siamo uniti. L'istituto unito bene.
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Vi sono diverse unioni.
La prima è l'unione esterna che riguarda la disciplina della vita religiosa, ma poi vi è l'unione di mente, vi è l'unione dei cuori.
Quanto più l'unione è profonda tanto più le membra, cioè i membri dell'istituto, vengono a formare un corpo solo, un corpo le cui membra sono tutte alimentate dallo stesso centro, dallo stesso centro vitale.
Quando vi è un indirizzo eguale di pensiero, un modo uguale e uniforme di pensare; quando vi è un modo uguale e uniforme di pregare, di farsi i programmi di vita spirituale e di vita apostolica; quando vi è un solo modo di parlare, un solo modo di comportarsi nelle varie case avendo imparato da casa madre. Questa unione è assolutamente necessaria. Oh.
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Però vi è una cosa la quale è di grande importanza e serve a stabilire, e conservare, e migliorare sempre questa unione. Si parla spesso di direzione spirituale.
La direzione spirituale è per il profitto dell'anima, per il profitto dell'anima nelle vie di Dio, nella santificazione; però, non abbraccia ancora tutto perché oltre il profitto nella santificazione interna vi è anche il profitto nella vita religiosa, nel modo di vivere la vita religiosa e nel modo di esercitare l'apostolato.
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Si è fatto un gran discutere sopra la direzione spirituale ma vi è una direzione, per distinguere subito, che è propria del confessore, del sacerdote, e riguarda tre punti:
Primo: i mezzi per sfuggire il peccato, evitare le colpe. E sempre il confessore deve dare qualche avviso, oppure può egli pensare che già la persona penitente abbia riflettuto sopra i mezzi: fuggire le occasioni, pregare onde evitare il peccato.
Tuttavia anche questo può essere oggetto della direzione esterna.
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Poi vi è la direzione del confessore in riguardo al progresso delle virtù: «Tu coltiva specialmente questa virtù, hai bisogno particolarmente di migliorare in quel determinato punto».
Il confessore sentendo l'accusa si fa un concetto sopra le necessità spirituali dell'anima.
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Poi, in terzo luogo, il confessore decide sulla vocazione e cioè il confessore fa la sua parte interna, non decide esteriormente, no, ma la sua parte interna per cui può dire: «Dal complesso delle cose che mi hai detto, da quanto ti conosco, sei chiamata al tale stato oppure non sei chiamata a quello stato». Oh.
Queste sono le parti di direzione spirituale che aspettano al confessore, ma vi è una direzione morale la quale aspetta alle madri nell'istituto.
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In questa direzione morale che è distinta dalla spirituale, vi è tutto un complesso, vi è tutta la vita, e d'altra parte questa direzione morale di necessità aspetta alle madri. Oh.
Il confessore può dire: «Mi sembra, penso, che tu hai vocazione», ma la madre può vedere esteriormente come la suora opera, come l'aspirante opera e può dire: «Mi pare che non hai vocazione» o viceversa.
La penitente deve avere il giudizio di entrambi e il giudizio decisivo è poi quello della madre che dice: «Ecco, puoi far la vestizione; ecco, puoi entrare nel noviziato; ecco, puoi fare professione».
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Ma se il confessore avesse detto esplicitamente alla giovane, all'aspirante, «Tu non puoi entrare nella vita religiosa perché non hai le qualità, hai qualche abitudine cattiva», l'aspirante deve dire: «Va bene che lei mi ammetta, ma il confessore mi ha detto di no e ha le sue ragioni; io sono obbligata a retrocedere, a cambiare strada». Perché all'esterno non si vede tutto, mentre che, se l'aspirante si confessa bene, il confessore per la sua parte può dire: «Per quanto io vedo va avanti; per quanto io vedo non puoi andare avanti».
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Vi sono abitudini per cui non si può andare avanti.
La vita religiosa esige laboriosità; la vita religiosa esige castità, esige l'amore alla povertà, all'obbedienza, esige l'attaccamento all'istituto e questo, alle volte, può essere più facilmente conosciuto dalla superiora esterna e qualche volta più facilmente e solamente dal confessore, ma l'aspirante deve avere il giudizio di entrambi per andare avanti, e il giudizio favorevole.
Dunque anche in questo punto la madre ha un giudizio e una parte importantissima e decisiva.
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Così in riguardo allo schivare il peccato, il confessore sa quello che la penitente gli dice, ma la superiora può anche sapere delle cose che la penitente non dice. Ad esempio: si mette in un'occasione o ha contratto una certa relazione oppure non fa nessun sforzo per uniformar la sua vita alla vita religiosa. Ecco che una parte, per schivare il peccato, viene indicato dal confessore, l'altra parte viene indicato dalla madre.
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Così in riguardo al progresso nelle virtù. Eh, noi non siam mai giudici di noi stessi, anche quando ci confessiamo con la miglior intenzione non sempre diciamo tutto il nostro interno, anzi del tutto mai, e non dobbiamo neppure esiger la perfezione qui, si fa quel che moralmente ci è possibile, secondo la nostra povera infermità. Ma il confessore, secondo gli diciamo, darà un consiglio o un altro perché non ha veduto l'esterno. Però le madri, la madre, può vedere che una persona, una aspirante, ha bisogno di un'altra cosa; supponiamo: «Eh, voglio lavorare sull'umiltà» - Ma tu sei una studente che non studi, devi fare il proposito sulla laboriosità, sulla studiosità, fare il tuo dovere - . Ecco.
E certo, quello che ha detto il confessore è da accettarsi, ma può essere che sia più necessario quello che dice la madre; tuttavia accettare quello che dice il confessore e tuttavia integrarlo, <renderlo> completarlo con quello che dice la madre.
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Poi alle madri, alla madre, per la vita interna spetta tutta la direzione disciplinare e comprende tutta la vita quotidiana: e gli orari, e gli uffici; e il modo di compiere gli uffici, il modo di studiare, il modo di trattare le sorelle, il modo di comportarsi nella pietà, la puntualità, le pratiche di devozione e poi dopo, la pratica della povertà, la pratica della obbedienza e in parte la pratica della castità, e poi tutta la vita comune.
Tutto questo è direzione morale; tutto. Si.
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Questo noi sappiamo bene come va interpretato: il confessore non può entrare, secondo il diritto canonico, nelle cose che riguardano l'amministrazione o la direzione disciplinare, la direzione dell'istituto. Ma, se lui non può entrare, la penitente non deve entrarci essa, e cioè la penitente deve confessare i suoi peccati e non proporre problemi che riguardino proprio la disciplina, l'organizzazione o l'amministrazione o l'apostolato.
La confessione è per esporre i peccati e per chiedere quei consigli per evitare i peccati e per praticare la virtù e scegliere la vocazione. Ecco, questi tre punti.
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Allora chi vede esteriormente l'aspirante vede anche molto facilmente i bisogni che essa ha e quindi, l'aspirante, si consulterà.
Poi, quanto più l'aspirante si consegna, consegna il suo spirito, consegna la sua volontà, consegna le sue forze e tutto quello che ha all'istituto per esser ben guidata, tanto più progredisce. E allora è necessario che ci si apra con chi deve guidare. Non che si devono dire i peccati, no, ma aprirsi filialmente, questo è necessario, alle volte del tutto, alle volte moralmente necessario, secondo i vari casi.
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Allora quando ci si apre, le aspiranti si aprono, che cosa avviene?
Avviene che si sentono dare qualche consiglio, particolarmente negli esercizi spirituali si dan consigli spirituali secondo i bisogni che l'anima ha e poi, nel resto del tempo, si danno piuttosto consigli che riguardano il progresso della disciplina, il progresso dello studio, il progresso dell'apostolato e anche il progresso nella formazione umana e religiosa. Sì.
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E' necessario poi, in una certa misura, che le madri sappiano i propositi che avete e poi che, dopo il noviziato, si abbia ancora relazione con la maestra delle novizie e che, anche venendo agli esercizi, ecc. si possa di nuovo trattare dei bisogni particolari, particolarmente questo si può fare con la madre, ma qui c'è uno scoglio per cui si perde molto tempo spiritualmente.
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Vorrei esser capito bene! Questo: le disposizioni sono così fatte e anche le costituzioni, nei vari articoli, determinano certe cose che bisogna che siano determinate, però vi è anche un pericolo. Prima con un confessore hanno avuto un consiglio, poi vanno nei vari paesi, nelle varie parrocchie; necessità di cambiare confessore, si capisce; poi sentono varie prediche, istruzioni, forse fanno corsi di esercizi con altri sacerdoti, sotto altri sacerdoti, ecc.
Se la figliuola, l'aspirante, la novizia, ha manifestato i suoi propositi, li ha scelti bene, deve <quindi> continuare in quelli, se vuole organizzar bene la sua vita spirituale; non cambiare secondo chi incontra, sia come confessore, sia come predicatore e sia come madre, in generale; diversamente si finisce col far ben poco lavoro.
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Mutar sempre è come prendere un lavoro senza finirlo e prenderne poi un altro e poi di nuovo lasciarlo senza aver compiuto niente, no! Il lavoro spirituale deve essere organizzato, continuato, portato fino a che si sia compiuto quel che si doveva compiere.
Voleva acquistar la fede, ecco, sempre insistito lì sopra, ancorché potesse qualche volta essere consigliata a guardare un'altra cosa, un altro punto; sempre insistito lì e a poco a poco del cammino se ne fa, si va avanti nella perfezione, si va avanti nella perfezione.
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Tra gli altri pericoli che avete c'è proprio questo, di sbandarsi spiritualmente; ma se siete ancorate, cioè se siete sempre guidate dalla vostra madre o da chi ha curato il vostro spirito, <continuan> continuando, si va avanti, si va avanti. Certo, dappertutto potete avere dei buoni consigli, questo è vero, però avete la vostra vita, e chi interpreta bene la vita della pastorella?
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Vi è chi spinge sopra una via e chi spinge sopra un'altra via: «E' la via dell'amore», dice qualcheduno; l'altro la osservanza soltanto chiede; qualche volta più lo spirito di fede... Noi siamo di Gesù buon Pastore che è via, verità e vita, totalmente!
In sostanza la vita religiosa deve essere guidata in casa, la direzione morale appartiene alle madri. Ecco.
Agli altri date l'opera, date le vostre fatiche dell'apostolato. Oh.
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Ma sentiamo tante prediche, sentiamo tanti avvisi da vari confessori. Si prende tutto, <fra quello che si> tutto per conservare e per farne tesoro a guidare le figlie che verranno da voi, e a suggerire.
Però nella stessa predica e nello stesso confessore vi saran sempre delle cose utili per noi; di quelle prendiamo quelle che ci servono, supponiamo, per l'osservanza religiosa, per far meglio la pietà, per capir più bene l'apostolato, per fondarmi meglio nello spirito di fede, ecc.
Si prende quello che è utile. Come? Se una andasse in una grande farmacia, troverebbe tanti medicinali, ha da prender tutti i medicinali?
Prende quella medicina che è utile secondo i bisogni suoi, secondo i bisogni suoi, secondo la malattia che può avere o secondo il suggerimento del medico, se il medico ha ordinato qualche cosa che debba servire per ricostituente, per rafforzare la sua salute.
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Avete nella vostra missione quel pericolo di mutare. Ferme e ancorate, cioè sempre legate, a casa madre!
Mai nasconder niente. Non è necessario scriver tutti i momenti, ma scrivere sì, abbastanza frequentemente e soprattutto quando vi son necessità. Poi il tempo più bello per scrivere è sempre il ritiro mensile; allora c'è maggior luce di Dio e c'è anche più disposizioni a manifestarsi ed accettare quello che verrà detto, consigliato o disposto.
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Farvi una vita per lavorare sempre in quella via che scegliete, allora del cammino se ne farà. Per questo è tanto utile segnare nel taccuino prima, da una parte, i propositi per la santificazione individuale, che sono i propositi speciali e individuali che riguardan lo spirito, poi, dall'altra parte, il programma, il programma il quale riguarda l'ufficio che una ha. Supponiamo, eh, si fa l'asilo, ma si vuol migliorare: si è veduto quello che va già bene, si è veduto quel che si può ancora migliorare, quello che deve esser corretto... Ecco! Affinché progrediamo in tutto, costantemente, per essere sempre più buone pastorelle, sempre più osservanti nelle regole, sempre più attaccate alla casa madre.
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Sempre più unione di spirito e sempre più unione di mente.
Le cose esterne poi, l'unione di amministrazione quindi, di aiutare casa madre quanto potete, viene da sé: quando si ama si è industriose.
Così il lavoro per le vocazioni [è segno che] si ama l'istituto.
Così tutto il resto.

Albano Laziale (Roma)
4 agosto 1957

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