IV. PER CHI VIVIAMO
Il fine della nostra vita in generale si è duplice: sulla terra conoscere, amare, servire Iddio, e in cielo goderlo per tutta l'eternità glorificando il Signore e partecipando alla sua stessa beatitudine.
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Però sulla terra possono esserci due specie di vita: sempre si deve amare, conoscere, servir Dio, ma questo si può fare imperfettamente e perfettamente.
Imperfettamente, nella vita del cristiano; perfettamente nella vita religiosa, perciò è detto: «Se vuoi esser perfetto, lascia tutto, vieni, seguimi, e avrai un tesoro eterno» [cf. Mt 18,21], cioè: possederai il centuplo e possederai la vita eterna.
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Perciò parliamo del fine della vita religiosa, cioè dell'impegno che la figliuola assume, del quale si carica, quando emette la professione.
Vi è dunque la vita comune e vi è la vita privilegiata. La vita comune è quella del cristiano comune e la vita privilegiata è quella in cui il Signore ha scelto alcune anime perché gli siano più vicine sulla terra e più vicine in cielo: sono quelle anime alle quali Dio dà una vocazione speciale.
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Una vocazione speciale, la quale può essere semplicemente religiosa: vocazione religiosa. E sono fornite, dotate di questa vocazione religiosa semplicemente detta, le suore di clausura o i religiosi laici: è la semplice vocazione religiosa.
Poi vi è la vocazione apostolica cioè quando una figliuola, oltre che esser chiamata alla vita religiosa, è ancor chiamata all'apostolato.
La prima vocazione semplicemente religiosa la hanno le suore di vita contemplativa; la vita invece che parte da una vocazione apostolica è la vita di quelle figliuole che, oltre alla vita religiosa, si vogliono spendere per le anime.
Quindi, oltre il primo precetto: «Amar Dio con tutte le forze, con tutta la mente, con tutto il cuore» [cf. Dt 6,5], desiderano con le opere, con le attività, di «amare il prossimo come se stessi» [cf. Lv 19,18], lavorando alla loro salvezza eterna.
Ecco perché avete come una doppia vocazione.
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Vi è poi una terza vocazione ed è la vocazione ecclesiastica la quale è riservata ai sacerdoti; i sacerdoti i quali sono anche religiosi e hanno questa triplice vocazione: vocazione religiosa, vocazione apostolica, vocazione ecclesiastica.
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Avete dunque duplice vocazione, religiosa e apostolica, la quale essendo duplice importa dei doveri duplici, un doppio ordine di doveri, e importa un doppio ordine di gloria in cielo, di premio.
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Quali sono, adesso parlando solo in generale, facendo astrazione dalla vocazione apostolica, quali sono i vantaggi della vita religiosa e qual è il fine della vita religiosa?
La vita religiosa in primo luogo toglie, alla persona che l'abbraccia, tanti pensieri e fastidi e preoccupazioni del mondo.
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Queste figliuole che scelgono la vita di famiglia, e di formarsi una famiglia, scelgono anche una cosa buona, - il matrimonio è un sacramento - una cosa buona certamente, ma nella loro vita incontreranno innumerevoli preoccupazioni.
Se quella via attrae tante persone, e attrae tante giovinette le quali qualche volta anche tradiscono la loro vocazione religiosa perché attratte dal mondo, vedono cioè solamente ciò che il mondo presenta di lieto, la rosa, ma non ricordano e non pensano che sotto la rosa, e prima di arrivare alla rosa, vi son le spine sul gambo della rosa.
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Preoccupazioni innumerevoli per una famiglia.
Oh. E' quello un vincolo, il matrimonio, il quale non si può sciogliere, mai, se non viene sciolto dalla morte di uno dei coniugi.
E se - vien detto così - se il matrimonio avesse il noviziato non avrebbe più dei professi perché, una volta provato, sentirebbero che quel nodo è ben pesante e importa degli obblighi ben gravi.
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All'apparenza esterna quegli anni di gioventù, che sono accompagnati da tanti sogni e da tante speranze, alle volte illudono, illudono.
Il mondo si presenta con vaghi colori ma poi bisogna vedere ciò che ci sta sotto: può esserci una camera <che sia> che abbia i muri coperti da carta bella, vaghi colori, ma poi che il muro sia poco consistente.
Ecco. Oh... Questa occupazione e questa preoccupazione umana la quale è come piena di pene, è proprio della vita coniugale.
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La religiosa si libera da molte cose perché non ha più da pensare né all'abito, né al vestito, né alle necessità di famiglia che riguardano lo sposo, che riguardano i figli e poi l'amministrazione; anche solamente il vestire quante preoccupazioni, quanti pensieri dà alla giovane negli anni specialmente dai quindici ai trent'anni.
La suora ha il suo abito nero e sempre uguale, non ha molto bisogno di cercare stoffe diverse né di fare una toilette particolare, eh! è tutta uguale!
E' una rinuncia in principio ma quanti fastidietti toglie...
E poi son sempre insoddisfatte!
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Ma la suora ama il suo abito e lo porta con venerazione e sa che è la divisa che le ha dato la Chiesa e che è una divisa che la distingue dal mondo. E' una divisa che segna, indica che ella è di Gesù Cristo; un abito che quindi è onorato, particolarmente in nazioni più libere, nazioni, supponiamo gli Stati Uniti: e se vi è da fare una fila lunga con le macchine ad aspettare il proprio turno per passare il ponte o la nave, per esser trasportati, la suora passa la prima, non si mette in fila, tanto è stimata, è venerata; tutti si alzano quando si sale sul tram oppure in altro locale, per far posto alla suora, tanto è venerata!
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Ma soprattutto libera da tanti pericoli di anima, la vita religiosa, perciò è detto: la religiosa pecca più raramente, pecca più raramente.
E' vero [che] se c'è una suora che manchi, eh! ne fanno gran meraviglia; perché? Perché è raro!
Fosse una cosa frequente, capitasse come avviene di tante persone che vivono nel mondo le quali mancano così con facilità, nessuno si stupisce, tutt'al più qualche parola...
Ma si capisce: su un abito bianco una macchia nera si vede subito, ma è una macchia piccola rispetto a tutto l'abito... E quindi una macchia sopra una persona religiosa è indicata con stupore, tanto si crede che ella sia santa e si pensa che debba essere santa anche dai mondani, anche da quelli che non pensano che la vita religiosa è una vita di perfezione.
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Libera da tante tentazioni!
La religiosa ha da custodir se stessa, sempre; ma da quante cose è salvata, di relazione!
Difficilmente gli occhi perversi del mondo la possono guardare con intenzioni non buone; d'altra parte poi la suora ha la custodia continuata, clausura: alla sera deve ritirarsi più presto, non può esporsi a certe cose, tanti divertimenti le sono vietati, la superiora o la sorella <che> con cui convive tengono gli occhi addosso, cioè la custodiscono e, anche senza mostrare di osservare, tuttavia l'una con l'altra le suore si custodiscono.
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Meno tentazioni interne perché il cuore della suora è di Dio, allora quella tendenza all'amore che si ha nel cuore si concentra in Dio e si esaurisce in Dio quando è vivo e forte, e quindi le tentazioni interne sono assai minori.
Poi per riguardo alle tentazioni esterne sia da quelle del mondo, come ho detto, e sia da quelle del demonio, è molte volte difesa perché essa ha più preghiera e la preghiera tiene lontano il diavolo e se anche il diavolo si avvicina, come si è avvicinato a Maria, Maria: Ipsa conteret caput tuum [Gn 3,15], la suora è preparata a schiacciargli la testa, ecco.
Quindi san Bernardo dice che il religioso, la religiosa, cadono più di rado, ed è chiaro, cadono più di rado.
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Anche considerando solo i vantaggi della vita religiosa, di essere liberati da tante preoccupazioni di mondo e da tante situazioni in cui poi viene a trovarsi la donna in famiglia, anziana, magari lasciata sola... e se si considera da quanti pericoli vien liberata, anche solamente pensando a questa parte negativa la vita religiosa è sommamente desiderabile.
E' un privilegio e un dono. Non sempre sanno apprezzarlo.
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Ma anche quando san Luigi era giovane, non poteva persuadere i genitori, specialmente il padre, che egli aspirava a cose più alte e che poco egli era attirato dalle cose della terra.
E un giorno ebbe il permesso di farsi religioso e allora prima di entrare nella vita religiosa fece una rinunzia, rinunzia all'eredità, rinunzia al titolo di marchese, rinunzia al posto di onore e che spettava a lui come figlio primogenito, e rinunzia a favore del fratello che si chiamava Rodolfo, che era il secondogenito.
Quella sera in cui fu sottoscritto l'atto di rinunzia a favore del fratello Rodolfo, Rodolfo si mostrava tanto soddisfatto e contento, felice! Incontrò più tardi nella serata il fratello Luigi il quale gli disse: «Certo, son più contento io di aver rinunziato che te di aver accettato, per quanto senti di esser soddisfatto. Son più contento io!».
Oh, sì! Occorre ben pensare da quanti mali lì ha liberato il Signore quell'anima che si consacra a lui.
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Ma poi vengono i beni oltre alla liberazione dai mali.
Nella vita religiosa vi è una grande pace, se la vita religiosa è ben vissuta. Sempre così!
Vi è quel libro che è intitolato «Il paradiso in terra nella vita religiosa» e mette undici vantaggi della vita religiosa, tra gli altri: la pace.
Pace interiore!
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Il peccato porta mille rimorsi e pene interiori, invece l'unione con Dio stabilisce l'anima in una grande serenità.
Vogliono soddisfarsi i mondani? Ma quando mangiano il frutto vietato sentono un qualche sapore, subito subito, ma poi non hanno ancor finito di mangiarlo che già subentra il rimorso, la pena, il timore della morte, del giudizio di Dio, dell'inferno. Sentono!
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E se vedessimo quanti affanni vi sono in certi cuori, quante pene e rimorsi in certe anime, quante persone che forse qualche volta verrebbe la voglia di invidiare, ci metterebbero gran compassione!
Esse, queste persone che perdono il sommo bene che è Dio, per un nulla!
Ho gustato un poco di miele ed ecco che son condannato a morte; per una scodella di lenticchie vendette i diritti della primogenitura! Oh!
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La suora invece è unita con Dio e ha anche delle imperfezioni e, sì, vorrebbe essere più santa ma vedete, quelle preoccupazioni sono di avere ancor dei difetti, di non essere ancora abbastanza santa, di non poter ancora prender tutte le occasioni per farsi dei meriti,... ma son tutte preoccupazioni di vita eterna, di paradiso; e in sostanza sente che seppure ha dei difetti Gesù è buono e stende un velo sopra di essi e continua ad aumentare la grazia e sempre esercita su quel cuore un'attrattiva, un'attrattiva, la quale ha lo scopo di unirla sempre più a sé.
Oh, sì, la gran pace della vita religiosa!
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Vedete, nelle statistiche risulta questo: che in generale la vita del religioso e la vita della religiosa sono più lunghe che non quella dei secolari, dei semplici cristiani.
La media della vita è superiore per durata, e questo [da] cosa avviene? Avviene da quella vita ordinata, ben regolata perché son ben distribuite le occupazioni, è regolato anche il cibo; avviene da quella vita la quale è accompagnata da una gran pace e serenità.
Ma certe pene e certi fastidi abbreviano la vita, e a quanti genitori la vita viene abbreviata per causa di preoccupazioni e di ingratitudini dei figli!
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La religiosa è nella pace di Dio e ogni giorno che passa essa sa che si arricchisce sempre di più e mentre che gli altri vedono la morte <con> in generale con spavento per il giudizio di Dio, la religiosa contempla l'incontro col suo Gesù che sempre ha cercato; in quel giorno felice lo troverà quando Gesù le dirà:
«Vieni, sposa! Vieni, è passato l'inverno» [cf. Ct 2,11; 4,8], diciamo così, cioè è passata la stagione brutta della tua vita, il tempo della vita presente - voglio dire - vieni, sarai coronata.
Oh, grande pace dell'anima!
Provate ad amare il Signore tanto: Gustate et videte /quam/ (a) suavis est Dominus [Sal 33,9], provate e gustate quanto è dolce l'amare Iddio ed amarlo sempre di più.
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Può essere che vi sia la tiepidezza, eh, già!
Con la tiepidezza la religiosa non gusta tutta la soavità della pace con Dio, intima; ma man mano che ne gusta, pur tuttavia già più, assai più che i semplici cristiani, ma man mano che essa diviene fervorosa sa e che stabilisce la sua vita in Cristo, quella soavità si farà sempre più profonda, più sentita, e per lei il giorno della morte è il giorno in cui chi ha faticato per Gesù va a ricevere il premio. Come l'operaio [che] è ben felice al sabato quando, dopo aver lavorato tutta la settimana, va a ricevere la mercede e può all'indomani godersi in pace la vita familiare senza essere tutto il giorno separato da i suoi cari.
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Se poi la religiosa cadesse, si alza più presto: sente la voce di Dio, sente il richiamo della coscienza, sente che col peccato non si sta bene, sente che <il Signore> il Signore bussa al suo cuore.
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Quando Pietro mancò e si trovava là in mezzo ai nemici di Gesù, vide che Gesù veniva dal tribunale portato in un altro posto per esser custodito nella notte, veniva accompagnato dagli sgherri e passando Gesù guardò Pietro. Gli bastò quello sguardo perché entrasse in sé e allora uscì di là: Et [egressus foras], flevit amare [Mt 26,75], pianse amaramente, e il suo pianto gli valse il perdono. Così se una persona consecrata a Dio per disgrazia venisse a mancare, ecco, in chiesa, guardando il tabernacolo, pensa che Gesù rivolge su di lei i suoi occhi, ne vede l'anima, ne vede il cuore, e allora abbassa la sua testa, entra in se stessa, comincia a detestare la sua colpa e detestandola ecco il perdono.
Si alza più presto!
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Peccatori che trascinano da un anno all'altro il loro stato di peccato, da una Pasqua all'altra e che forse neppure poi sanno accostarsi tutti gli anni alla Pasqua e passano senza confessarsi tempi notevoli: quale tribolazione, quale pena!
Allora, vivere sempre distaccati da Dio, sempre temendo la morte, sempre sapendo che sopra ci sta Iddio che non è contento di loro, sempre pensando che su di essi può cadere ogni giorno, ogni notte, la morte e troncare il filo della vita.
Vita di pena, di rimorsi, per esser seguita da un'eternità, come?
Ah, la vita religiosa quanti beni ha! Sorge più presto!
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Oh, poi dobbiamo ancor meditare altri vantaggi e sarà per la meditazione seguente.
Intanto ringraziare il Signore della bella vocazione. Chiamate a conoscere più Gesù, amare più Gesù, servire di più Gesù e farlo amare e servire e conoscerlo, anche.
Quale preziosità di vita vi ha donato Gesù! Quindi duplice ordine di meriti e poi seguirà un duplice ordine di gloria.
Albano Laziale (Roma)
3 agosto 1957
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