Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XII FEDE
Gesù buon Pastore raccomandava soprattutto ed esigeva soprattutto la fede: /Credite/ (a) in Deum et in me credite [Gv 14,1], credete al Signore e credete in me. «Se avrete fede come un granello di senapa - che è un piccolissimo seme - e direte a questo monte togliti, fatti in là; egli ascolterà, si muoverà» [cf. Mt 17,20]». Confidite, ego vici mundum [Gv 16,33], abbiate fiducia io ho vinto il mondo; e poi soprattutto questa norma Fides tua te salvam fecit [Mc 5,34]; /Fiat tibi sicut credidisti/ (b) [Mt 8,13] e, in tanto riceverai in quanto crederai, significa così; e siccome hai creduto, così avrai molto.
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Che cosa sia la fede noi lo sappiamo, ma qui intendiamo soprattutto fiducia in quanto quindi si unisce la fede con la speranza.
Il fondamento è questo che vi è Dio uno e trino, Dio onnipotente, Dio da cui veniamo, Dio a cui dobbiamo arrivare, Dio che ci governa sulla terra e la sua azione si stende alle minime cose come alle cose più grandi, ed egli ha cura delle minime come ha cura delle più grandi: Et alta et humilia respicit [cf. Sal 138,6].
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Egli vede tutto e provvede la colazione stamattina al passerotto e la provvede a noi uomini e, come veste il giglio di colori vaghi, belli, così veste noi che siamo più che un giglio; e come nutre gli uccelli che non hanno granaio e non raccolgono per l'inverno, così nutre gli uomini che valgono di più che i passeri. Voi siete di più che molti passeri assieme [cf. Mt 6,26-30]. Quindi si fonda sulla fede la nostra fiducia: Dio onnipotente, Dio Padre buono; Gesù Cristo che ha sborsato il prezzo delle grazie per noi, il suo sangue benedetto; e poi la tenera carità del Padre verso di noi, la tenera carità del Figlio verso di noi, la tenera carità dello Spirito santo verso di noi.
E allora abbiam fiducia di ottenere tutte le grazie per la nostra eterna salute, per il paradiso, e le grazie necessarie per conseguirlo.
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Tuttavia la fede si deve rivolgere, per voi specialmente, verso tre cose; per noi tutti, ma per voi in particolare nella condizione in cui vi trovate.
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Primo, credere che potete farvi sante, ognuna, e che non è difficile.
Secondo, credere che potrete esercitare un magnifico apostolato, un apostolato fruttuoso per le anime, e che non è difficile con l'aiuto di Dio.
E terzo, che il Signore Gesù prepara, a voi, tutte le grazie necessarie per l'istituto e cioè: le vocazioni, l'organizzazione, lo spirito religioso, lo spirito soprannaturale... e disporrà il Signore quel che è necessario per gli studi, per il nutrimento e quanto occorre affinché si sviluppi, raggiunga il suo fine e si stabilisca bene nella Chiesa e maturi frutti di santità per voi e di salute per il popolo cristiano e anche per il popolo ancora non cristiano.
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Aver fede, ho detto, soprattutto per queste tre serie di grazie.
Primo, la propria santificazione.
Negli esercizi pensando a noi cogli esami di coscienza, troviamo sempre di essere deboli, fragili; troviamo sempre che il mondo ancora esercita qualche attrattiva, alle volte si ha persino rispetto umano di fare il bene fra persone di uguale condizione, fra sorelle, e qualche volta invece si farebbe di più per ostentazione e cioè per mostrarsi buoni, mentre che interiormente non vi è tutta quella volontà e tutta quella santità che vorremmo che gli altri riconoscessero in noi.
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Troviamo sempre che il demonio è proprio il nemico che ogni giorno inventa astuzie nuove, inganni nuovi, tende reti nuove, e troviamo sempre che c'è ancora in noi tanto di umano: la superbia, l'attaccamento alle cose della terra, l'invidia, l'ira, il nervoso, la pigrizia...; troviamo tanto che è da combattere, da vincere e riconosciamo che non siamo ancora andati molto, molto avanti.
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E' vero, sempre gratias agamus Domino Deo nostro (a) perché molte cose le avete già ricevute e se guardate indietro, per quanto riflettiate, troverete sempre un numero maggiore di grazie ricevute a cui magari non si era posto mente.
Si ricevono le grazie come una cosa dovuta, ordinaria, che viene senza quasi che noi l'aspettiamo; il battesimo è venuto senza che noi l'aspettassimo, ma, e quanto alle grazie ora, bisogna riceverle pregando, occorre la preghiera perché siano dal Signore concesse queste grazie.
E quindi quante grazie ricevute, delle quali forse dopo non abbiamo presentato al Signore un ringraziamento sufficiente! Oh.
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Allora comprendiamo che la santità si raggiunge combattendo, vincendo le difficoltà e lavorando positivamente per acquistare la carità, la pazienza, la purezza, l'obbedienza, l'umiltà, ecc. specialmente l'amor di Dio e l'amore alle anime. Ecco. E per questo: credere! Credere! Il Signore le grazie le ha veramente preparate, attende da noi che costantemente le domandiamo queste grazie.
Allora, ecco, aver fede di potersi fare santi, mettendo la nostra buona volontà. Pax multa diligentibus legem tuam [Sal 110,165].
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Secondo, per l'apostolato. E' da dirsi, sicuramente, che l'apostolato ha delle difficoltà ma aver fede di superarle.
Fede di poter imparare le cose poi da comunicare nei catechismi, ad esempio: prima apprenderle [noi] poi, una volta apprese, darle agli altri e darle con quella prudenza e con quello zelo che si modella, si modellano sopra lo zelo, la prudenza del Maestro divino, di Gesù buon Pastore.
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Potere un giorno compiere il nostro apostolato nella misura che è prescritta nelle costituzioni. Quello che là vi è, nel secondo articolo delle costituzioni, sempre domandare di poterlo compiere, sempre!
Vi sono le opere di istruzione e vi sono le opere di formazione e vi sono le cose che riguardano lo spirito, la santificazione, la preghiera.
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Ora pregare!
Può essere che uno sia preso dalla timidezza o dallo scoraggiamento: aver fiducia! Aver fiducia! E domandare, e domandare! Perché quando Iddio chiama prepara le grazie; ora occorre però, per riceverle, che le domandiamo, che le domandiamo, sì; perché se in cucina è preparato tutto ciò che ci occorre per fare il pranzo, e, bisogna che si presentino quelli che hanno da far pranzo, che domandino. Ecco. Allora domandare le grazie con fiducia.
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In questa fede naturalmente farsi coraggio. Gesù è con noi e noi siamo con Gesù nel nostro apostolato perché ripetiamo l'apostolato di Gesù stesso.
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Pensiamo: se il Signore non ci offre le sue grazie? Ma spesso il Signore si presenta come un padre buono che offre le sue grazie e i cristiani poco le chiedono o chiedono solamente grazie materiali.
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Chiediamo sempre noi, con fiducia, prima le grazie spirituali per la nostra santificazione, secondo le grazie per l'apostolato.
E si imparerà, si prenderà buon animo, coraggio; e il Signore darà grazia per esporre quel che si deve esporre in maniera, in sostanza, che l'apostolato riuscirà.
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E d'altra parte, si comprende, in un istituto non son tutte destinate precisamente al medesimo ufficio, come in una famiglia chi fa una cosa e chi ne fa un'altra. Ma il Signore darà le grazie di cui abbiamo bisogno secondo ognuna verrà destinata.
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Terzo, ho detto, le grazie necessarie per l'istituto. L'istituto ha bisogno di tante cose: ha bisogno delle vocazioni, ha bisogno del pane quotidiano, ha bisogno della scienza necessaria per corrispondere alla vocazione, ha bisogno che vi siano sante nell'istituto perché quando ci sono sante, le sante profumano tutto l'ambiente col profumo di viola e di gigli e di rose, di zelo voglio dire anche.
Poi l'istituto ha bisogno che tutte si uniscano in uno spirito solo, che si conservi l'unità e d'altra parte la docilità, che vi sia la bontà con tutte e vi sia la sottomissione con chi deve guidare.
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Che si allontani sempre il peccato ad ogni costo dall'istituto perché il peccato fa l'ufficio del veleno messo in una minestra.
Il peccato porta il diavolo; bisogna solo che regni Gesù perché infiammi tutti i cuori, qui, dall'altare, dal santo tabernacolo.
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E' necessario poi che vi sia schiettezza, l'apertura di animo; è necessario che tutte nel periodo di preparazione apprendano, ed è necessario che una volta professe non si pensi di aver fatto tutto. Comincia allora il lavoro, perché quando si fa la professione si fa la professione dell'amore a Dio e di voler cominciare la nostra vita in conformità alle costituzioni. «Cominciare», non «è finito»!
Si è arrivato sul campo del lavoro e allora si guarda che il campo è tutto da arare e si comincia con coraggio il lavoro che è necessario.
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Dalla santità poi di ognuna risulta la santità dell'istituto, come se ogni parte del corpo è sana il corpo è sano; se è sano l'occhio, se è sano il polmone, se è sana la mano, ecc..., se è sano ogni membro si dice: «Godo buona salute». Oh.
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E queste grazie le darà il Signore? Sì, perché l'istituto è la sua volontà: è lui che lo ha ispirato, lo ha fondato, lo ha sostenuto, lo ha sviluppato...
Questo si conosce anche esteriormente dalle approvazioni dei vescovi e dall'approvazione della s. Sede; si conosce da tutto. E quando poi parla la santa Sede noi sappiamo quanta riverenza dobbiamo e con quale fede abbiamo da prendere le cose. Allora ci saranno le grazie per l'istituto, sì, e Gesù le ha preparate.
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Del resto come non potrebbe Gesù buon Pastore approvare un istituto che vuol lavorare con lui; intende di fare quel che lui ha fatto - si capisce secondo la condizione della donna e secondo il suo stato religioso, nelle norme cioè che stabilisce la Chiesa e che danno le costituzioni - . Sarebbe come un padre che non desiderasse che i figli siano buoni e siano ben educati e siano istruiti...
Il padre desidera ogni bene ai figli, così Gesù ogni bene all'istituto vuole.
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Ma ci vuol la preghiera collettiva, cioè che si preghi tutte assieme per le grazie necessarie tutte assieme, ecco.
Si preghi e si domandino queste grazie che ho ricordato adesso, si domandino e, come nel Padre nostro il Signore ci ha insegnato a pregare in plurale, così voi avete da considerare una pluralità nel pregare, una pluralità che è vostra, cioè: preghiamo per tutti, preghiamo per tutti!... e per le vocazioni come per chi è infermo; preghiamo per chi sta entrando o si prepara a entrare nel campo nell'apostolato o per chi già si trova in piena attività di apostolato.
Preghiamo con una pluralità che viene dall'essere unite in un istituto.
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Pregare.
Questa preghiera fatta in comune ha più efficacia perché dove vi sono più intercessori si ottiene più facilmente.
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D'altra parte è esercizio di carità pregare per tutte e allora si esercita, oltre che la virtù della religione, anche la virtù della carità vicendevole che è poi necessaria.
D'altra parte ognuna deve essere sollecita del bene dell'altra. L'occhio deve servire a tutto il corpo; se l'occhio non ci vede, dove si va per istrada? Come si potrebbe camminare con tranquillità sulla strada? Oh. E allora tutto il resto del corpo è interessato che l'occhio sia sano, che l'occhio ci veda bene. Ecco. E allora ogni membro dell'istituto deve essere interessato che gli altri membri siano sani e cioè siano santi. Quindi pregare con fiducia. Oh.
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«Qualunque cosa che chiederete al Padre in nome mio egli ve la darà» [cf. Gv 15,16]. Notiamo bene «qualunque cosa», il che significa «tutto» ciò che chiederete.
Però pensiamo: tutto quello che chiederete in ordine alle due vocazioni, a realizzar le due vocazioni, cioè santità e apostolato.
Non sono così assicurate le grazie e della salute e le grazie che riguardano la parentela o che riguardano gli altri. /Dabit/ (a) vobis [Gv 15,16], darà a voi queste grazie. Quindi, le grazie necessarie per le duplici vocazioni: santificazione e apostolato, con cui è connesso il bene dell'istituto, si capisce, con l'uno e con l'altra cosa è connesso il bene dell'istituto e deriva da lì il vantaggio e il progresso dell'istituto: «Qualunque cosa!».
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Noi bisogna che preghiamo bene, cioè che non chiediamo cose che son contrarie al volere di Dio: che trionfi il nostro amor proprio, che trionfi la nostra veduta. Non domandiamo quello che soltanto ci serve per la vita presente, ma chiediamo le cose per la vita presente in quanto necessarie e utili per il futuro, cioè per la salvezza eterna e per l'apostolato riguardo agli altri. Le grazie necessarie temporali:
«/Dà a noi / (a) il nostro pane quotidiano»
[Mt 6,11], lì è compreso tutto quello che dobbiamo chiedere al Signore in ordine alle cose materiali, ma tutto quel che si chiede in ordine alle cose materiali è da ordinarsi verso il cielo.
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E si costruisce una cappella, si costruisce un altare, per che cosa? Perché stia lì come un oggetto di lusso o da mostrare ai visitatori? Eh, no: per pregare! E' casa di Dio, è casa di orazione. Domus mea domus orationis /est/ (a) [Is 56,7] in ordine. Oh.
Quindi «Qualunque cosa domanderete al Padre in nome mio...» cioè: per i meriti di Gesù Cristo. Umiliamoci molto che non meritiamo niente, non meritiamo niente! Ma, e allora, come domanderemo? Con fiducia per i meriti di Gesù Cristo. «Padre celeste non vi presento i miei meriti, che non ne ho e sono controbilanciati alle volte da tanti difetti, ma vi presento il calice, vi presento la croce di Gesù, questa è la mia speranza. E vi metto davanti la nostra Madre celeste che intercede, Maria, che unisce le sue domande e le sue preghiere».
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«L'avrete», l'avrete, sì, vi sarà dato, perché «chiederete in nome mio».
Però dà le cose, il Padre celeste, con sapienza ed amore, cioè dà le cose secondo il tempo e conducendoci per quelle vie che alle volte a noi sono ignote, ma che sono sempre vie che il Padre celeste dispone o permette per la nostra santificazione. Alle volte vogliamo riuscire in una cosa bella e il Signore più che la nostra riuscita vuole la nostra umiliazione e allora la cosa andrà male, davanti agli uomini, ma davanti a Dio avrà un gran merito e, generalmente, facciamo più merito quando le cose non van tanto bene che quando van molto bene, perché c'è sempre subito il nostro amor proprio nascosto che, quando una cosa va bene, mette fuori le corna. E, siamo fatti così, tanto deboli e tanto inclinati.
«L'avrete»!
Auxilium tempore opportuno [cf. Eb 4,16; 2Cor 6,2; Is 41,8] è scritto, «al momento buono».
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Alle volte il Signore sembra che sia sordo e ci fa esercitare la speranza, la fiducia per molto tempo; interviene all'ultimo momento... all'ultimo momento, e questo è cosa che abbiamo verificato migliaia e migliaia di volte anche nelle cose materiali.
«L'avrete»! Abbiate fede quindi e l'avrete.
«Qualunque cosa chiederete al Padre in nome mio egli ve la darà e voi l'avrete».
Fede, neh! Che questa cosa porta dei vantaggi in tutto. Fede! Allontanare certe maniere di ragionare troppo naturali.
«Credete in Dio e credete in me» [Gv 14,1] dice Gesù.
Quante cose vengono a mancare perché non c'è la fede! Non c'è il fondamento!
La fede è radix omnis iustificationis [cf. Rm 3,26-28; 4,13; 5,18], è la radice di ogni santità, fondamento di tutta la vita spirituale, perciò recitando il Credo e l'Atto di fede chiediamo sempre la grazia di credere di più, credere meglio, credere secondo è lo spirito del Vangelo. Credere secondo il Vangelo.

Albano Laziale (Roma)
8 agosto 1957

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332 (a) V: Creditis
(b) V: Sicut credisti, fiat tibi.

339 (a) Dal «Messale Romano, latino-italiano», per i giorni feriali, Ordo Missae, Ed. Paoline, Alba 1965, p. 387.

357 (a) V: Dat.

358 (a) V: Dacci oggi.

359 (a) V: vocabitur.