XXIV. IN PREPARAZIONE AL NATALE
Abbiate pazienza se abbiam cambiato un po' il modo del ritiro per trovare il tempo. Oggi, prima domenica di avvento.
Avvento vuol dire "avvenire", e chi è che ha da venire? Gesù nel presepio.
E allora la Chiesa ci fa preparare a questo grande avvento con una preparazione di varie domeniche, di varie settimane, affinché noi riceviamo santamente il Bambino e assistiamo alla sua fanciullezza, anzi, prima alla sua infanzia, poi alla sua vita privata, alla sua vita pubblica e a tutto il mistero della Redenzione.
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Avvento. La preparazione alla venuta di Gesù in mezzo agli uomini là nel presepio, è una preparazione uguale, almeno simile, alla preparazione alla comunione.
Là Gesù è venuto tra gli uomini, nella comunione viene nell'uomo, viene in ciascheduno di noi, e allora le disposizioni sono uguali.
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Quali le disposizioni per ricevere Gesù nel presepio e quali sono quindi le disposizioni per ricevere bene, ricevere i suoi doni, da Gesù, nella comunione?
Tre: fede, e amore, e volontà buona, buona volontà.
La prima disposizione è di fede.
Chi è il bambino che sta nel presepio tra le braccia di Maria, e chi è colui che sta nel tabernacolo attendendoci perché veniamo a visitarlo? Lo stesso Gesù, è sempre il Figliuolo di Dio incarnato.
Allora, nel presepio, la Vergine l'ha presentato all'umanità che era rappresentata dai pastori e dai magi, cioè dal popolo ebreo e dal popolo gentile; qui, noi lo riceviamo dalle mani del sacerdote ma è ancora, sempre Gesù. E si può dire che indirettamente lo riceviamo da Maria stessa sebbene per ministero dei sacerdoti; da Maria, perché è sempre Maria che dà al mondo Gesù: lo ha dato allora, lo dà adesso.
E' il frutto benedetto del suo seno e, quando vi è un frutto di una pianta, sia che noi l'abbiamo distaccato dal ramo e sia che noi lo prendiamo da qualche persona amica che ce l'ha distaccato dal ramo e poi ce lo consegna, è sempre il frutto della medesima pianta: «E benedetto [è] il frutto del tuo seno» [Lc 1,42] Gesù.
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E questo Gesù, Figlio di Dio incarnato, questo Gesù è il buon Pastore che si riceve nella comunione e che nel presepio si presenta come pastorino e chiama attorno a sé, come primi suoi adoratori, i pastori; come doveva, quando sarebbe scomparso dalla terra, lasciare i pastori delle anime, e cioè i ministri di Dio, il suo vicario, i vescovi, i sacerdoti.
Questo bambino che è nel presepio, come il Gesù che riceviamo nella comunione, ci viene a portare ogni sorta di beni, è la nostra salvezza, è il tutto e voi lo comprendete perché rispondete sempre: «E noi siamo intieramente di Gesù».
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Gesù è con noi e in noi, ma voi siete in lui e con lui. Oh, che bella cosa il consecrarsi, il donarsi totalmente a Gesù! Come è prezioso questo! Dopo il sacrificio del calvario - quindi la messa - e il martirio, questa donazione è il merito più grande che possiamo farci sulla terra. Il merito più grande!
Come vi ha voluto bene Gesù! Come dovete amare la vita religiosa! Come dovete amare la congregazione che vi ha accolte come madre, come dovete rispondere a tutte le cure anche con qualche sacrificio! E non ce ne son dei sacrifici da fare in ogni famiglia?
Con qualche sacrificio amarla, la congregazione, amarla tanto. Ecco.
Avevo sentito di qualche persona che non amava abbastanza la sua congregazione, almeno non lo dimostrava: questo è un'incomprensione, vuol dire non amar la propria famiglia, vuol dir non amare la propria madre. La congregazione è una madre che vi forma a una vita nuova poiché siete entrate semplici cristiane e la congregazione vi forma invece religiose. Prima la vita cristiana avevate, poi la vita religiosa, altamente più perfetta.
Come opera questa casa! Come in questa casa venite trasformate e formate, nello stesso tempo, che, anime di Dio e religiose, anche anime apostole!
Prendete tutto quello che vi danno, quello che vi dicono e, d'altra parte, aprite tranquillamente il vostro cuore, con fiducia affinché si possano ricevere tutte quelle spiegazioni, quegli incoraggiamenti e quei consigli che son necessari per una formazione santa.
Ma, fatevi sante!
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Per la comunione, come preparazione anche al presepio: amore.
Ricevere Gesù con amore nel presepio e riceverlo con amore nella comunione. Con amore! E' il Figlio di Dio che si fa uomo. Il Padre celeste ce lo ha dato per amore verso di noi che eravamo peccatori e che siamo ancor peccatori. San Paolo dice, cioè la Scrittura dice: «Così Dio ha amato gli uomini da dare a loro il suo Figliuolo, Gesù Cristo» [cf. Gv 3,16; Rm 8,32 ]. E la Scrittura dice ugualmente: «Gesù ci amò e si sacrificò per noi» [cf. Ef 5,2]. Ecco, egli Dio infinito, beatissimo in cielo, è venuto a farsi uomo e a prendere tutte le nostre miserie, e il caldo, e il freddo, e le sofferenze, e le contraddizioni, ecc. e persino l'odio degli uomini. Vedete: è appena nato che già cercano di ucciderlo e, perché vogliono arrivare all'uccisione di questo bambino, uccidono tutti i bambini dei dintorni di Betlemme.
Come egli ci ama sopportando questi torti, queste incomprensioni, queste malevolenze delle sue creature! E poi, poi... è finito sulla croce.
Come ci ha amato: Dilexit me, et tradidit semetipsum /propter me/ (a) [Ef 2,20].
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Allora, il nostro dono a Dio è perfetto? Già ho detto della consecrazione, ma vi è grado e grado nella consecrazione nostra a Dio.
Qualche volta ci teniamo ancora qualche cosa di nostro, qualche volta avviene che qualche suora, dopo perda la vocazione perché non si è donata tutta a Dio e perché non persevera nella preghiera.
La vocazione e la responsabilità di essa e la corrispondenza di essa, è cosa di ogni giorno e si ottiene pregando ogni giorno.
Sì, può essere qualche abbandono di un istituto - non parliamo di voi - ma prima di abbandono all'istituto c'è stato l'abbandono della pietà, della preghiera. Oh.
Pure nel noviziato non si è preparato il dono perfetto a Dio, si è ancor ritenuto qualche cosa, qualche capriccio, qualche volere proprio, qualche affetto, qualche tendenza; si è ancora difeso allora un po' l'amor proprio. "Mi dono tutto..." Ma tutto? Tutto l'essere?
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E allora l'orgoglio, e la concupiscenza della carne, e la concupiscenza degli occhi devono esser sacrificate a Gesù. Ma questo non è il fatto di sentirlo in quel momento, è il fatto di averlo vissuto già, perché la virtù della castità, della povertà, dell'obbedienza, queste tre virtù, son più grandi dei voti: i voti si fanno per osservar le virtù, perché uno sottoponendosi a quella promessa che è il voto solenne - è una promessa più solenne anche quando i voti son semplici - si obbliga a osservare la virtù sotto pena di un peccato nuovo e a osservar la virtù con la speranza di un merito nuovo.
Ma più è la virtù e poi più perfetto è lo spirito della virtù, cioè lo spirito di povertà, lo spirito di castità che è l'amor di Dio, e lo spirito dell'obbedienza che è l'abbandono nelle mani di Dio per tutto, uniformandosi a tutti i voleri e desideri del Padre celeste. Il dono a Dio, amore perfetto!
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Purtroppo anche quell'amore esagerato alla famiglia qualche volta rimane.
L'amore alla famiglia non è mai troppo nel senso soprannaturale, ma è sempre un amore malato, infermo, imperfetto quando non è soprannaturale, quando cioè è un amore umano. Ma se il cuore ha da esser di Dio, occorre che nessuna fibra rimanga ancora riservata a noi: tutto deve esser di Dio!
Cominciare subito, entrando: anzi aver cominciato dall'età in cui si è raggiunto l'uso di ragione.
Aspirare a Dio, solo a Dio, totalmente di Dio: questa è la vita fortunata della religiosa; ma, totalmente, totalmente!
Quando si vedono queste suore che rispondono sempre alla domanda: «Vuoi far questo o quello?», rispondono sempre: «Come volete; secondo piace a Dio»; e accettano anche la malattia e i disgusti, ecc. con serenità, come piace al Signore. Allora il dono deve essere fondamentalmente completo, è completo, ancorché si senta la ripugnanza perché Gesù ha sudato sangue per accettare la croce.
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Quindi la seconda condizione per prepararsi al Natale e alla comunità è l'amore.
«Tutto a me, io tutto a te», questo riassume tutto.
E Gesù non entra tutto nel cuore, nella comunione?
E non gli diamo già così poco noi rispondendo «E io mi do tutto a te» e cioè: il mio essere è già tuo, non ti do altro che quel che è tuo, senza riservarmi niente perché è tuo.
Tanto più poi se una ha la vocazione nella quale è incluso questo, che sia direttamente, totalmente suo il cuore.
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Terza preparazione per la comunione, come preparazione al Natale, è la speranza delle grazie. Gesù non viene solo ma viene con i suoi doni. I doni che egli ha portato al mondo sono tre: le verità soprannaturali, e poi <ci ha indicato> la via per il cielo, e poi la grazia.
In sostanza <egli ha portato>, egli si è mostrato via, verità e vita.
Quindi che cosa dobbiamo aspettarci noi nella comunione? Quello che Gesù ha portato al mondo lo porta a ciascheduno: la verità; Gesù è luce! Quante cose si possono dire a Gesù dopo la comunione, quanti problemi gli si possono proporre, quante spiegazioni egli ci ispira, quanta luce ci comunica! «Parla o Gesù, il tuo servo ti ascolta» [cf. 1Sam 3,9].
Ecco... la verità! Ti ascolta in quello che sono i segni della vocazione e in quello che è la corrispondenza alla vocazione, in quello che devo fare giorno per giorno, momento per momento, quello che devo fare nelle mie circostanze di vita.
Oggi che devo fare per piacerti di più?
Perché, siccome la comunione è quotidiana, oggi mangiamo il pane quotidiano che è il pane della verità, il pane dello spirito che è Gesù.
Comunione quotidiana, vuol dire luce per ogni giorno, ecco, una lampada che ci precede: «Lucerna pedibus meis verbum tuum» [Sal 119,105], la tua parola, le tue ispirazioni, la tua luce è per me una lucerna che mi rischiara il cammino.
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E Gesù che cosa dà ancora? Dà la forza per osservare i consigli evangelici, i comandamenti, per fare l'ufficio che è assegnato in casa, per fare il nostro apostolato, per compiere i doveri della giornata, i nostri lavori. Ecco, dà la forza.
O salutaris Hostia (a) si dice, perché? Perché Gesù porta la salute che è fortezza, che è grazia, che è santità, ecco; Da robur, fer auxilium! (b), dà fortezza, porta aiuto la comunione... E dirgli, proprio a Gesù, quali son le difficoltà che sentiamo noi, le ripugnanze, le tentazioni; parlargli bene, intimamente!
Ma se non si parla con Gesù che si fa nostro cibo e non vuole solo accostare il suo orecchio alla nostra bocca per sentirci, ma vuole andare giù, al cuore, e sentir persino i palpiti, cioè i desideri, le aspirazioni. E allora, quand'è che avremo confidenze con Dio, più confidenze, che dopo la comunione. Dirgli tutto!
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E Gesù viene poi a crescere l'amore verso di lui; l'amore, la grazia, la grazia che è la santità. «Amami e io ti amo; vogliamoci bene - Gesù dice all'anima - amami, io ti amo; vogliamoci bene! Vogliamo camminare insieme. Tu farai quel che piace a me ed io darò quelle grazie che piacciono a te».
Una vita in due: Gesù nel cuore e tu che cammini e che esteriormente ti presenti come una persona ordinaria. Ecco.
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Allora la preparazione alla comunione deve essere una preparazione modellata su quella che facciamo per l'avvento.
Le disposizioni per ricevere bene Gesù nel presepio e le disposizioni per ricevere bene Gesù nella comunione sono uguali: fede, e poi amore, e poi speranza delle grazie, speranza delle grazie di cui noi abbiamo bisogno.
Allora da mezzogiorno fino all'indomani mattina ordiniamo le ore alla preparazione alla comunione.
Fede: io credo!
Amore: ti amo!
E poi: spero da te tutto! Ecco. Sì!
Allora stiamo buoni nel pomeriggio, stiamo buoni nella serata, al mattino: tutto in preparazione alla comunione.
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Non ci sia nessuna mancanza volontaria perché sarebbe come mettere una spina nel letto su cui posiamo Gesù. I peccati veniali - volontari, si capisce - sono come tante spine su cui mettiamo il bambino Gesù.
No! Nessuna spina; e prepariamogli anzi un lettino caldo, soffice, e vuol dire: caldo di amore il nostro cuore. Soffice vuol dire: disposto a fare quel che gli piace, tutto. Che non ci siano rudezze, che non ci siano angolosità, ecco: quello che piace al Signore.
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Vi benedica Gesù e, in questa giornata prima dell'avvento, orientiamoci verso un buon mese: aspettare Gesù nel presepio, aspettare ogni giorno Gesù nella comunione.
Albano Laziale (Roma)
1 dicembre 1957
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533 (a) V: pro me.
559 (a) Dall'inno nella festa del «Corpus Domini», «Verbum supernum prodiens» 5ª strofa; anonimo del XIII secolo.
(b) Quarto versetto, della 5ª strofa, dell'inno sopraddetto.