XXV. DARSI PER TEMPO A DIO
Questa sera facciamo una considerazione sopra questa massima: «Darsi per tempo a Dio». Che cosa significa questo? Significa santificare gli anni della gioventù; significa offrire e consecrare al Signore il giglio quando questo giglio è ancora intemerato, quando è ancora nel suo pieno profumo.
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Perché santificare gli anni della giovinezza? Tre motivi, specialmente.
Il primo, questo: santificare gli anni della giovinezza dà maggior gloria a Dio; dà maggior gloria a Dio perché gli si offre il primo fiore, perché gli si offre un cuore intemerato, gli si offrono forze vergini. Sì! Quando invece avviene l'opposto e cioè prima si cerca di godere la vita e di soddisfare i capricci e le passioni, prima si opera per le cose della terra, poi vengono man mano a mancare le forze e allora può essere che la persona si rivolga a Dio, ma oramai ha dato al mondo quello che era il più bello, il più prezioso: persone che si convertono tardi e magari soltanto sul letto di morte.
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Ecco, queste persone hanno voluto godersi le soddisfazioni della terra e poi offrono a Dio l'avanzo, quasi il rifiuto, come quando si spremesse un limone, quanto è possibile, nel proprio bicchiere e poi si desse la rimanenza a un'altra persona, si offrisse: vuol dire che si rioffre allora quello che è come il rifiuto.
Ecco: il limone spremuto!
Crediamo che questo sia di molta gloria a Dio? Certo, il Signore è sempre tanto misericordioso che accetta anche la conversione di un peccatore indurito come ha accettato la conversione del buon ladrone sulla croce, però è molto diverso.
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Quando si è negli anni giovanili e si può scegliere la via buona o si può scegliere la via del piacere, e intanto si offre al Signore la parte migliore, si offre al Signore cioè l'età della giovinezza, l'età dell'innocenza, l'età delle forze vergini: molta gloria in più a Dio!
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Seconda ragione: dare per tempo le nostre forze a Dio. Può esser che manchi il tempo! Quante persone han tramandato la loro conversione più tardi e non hanno avuto il tempo?
Quante persone hanno tramandato la loro santificazione, il loro lavoro spirituale, più tardi e poi è mancato il tempo?
Perché il Signore non ci ha dato l'assicurazione che si arriverà a un'età avanzata, no! Il Signore ci fa sentire invece: «Chi ha tempo, non aspetti tempo», ecco. Chi ha tempo non aspetti altro tempo!
Quanti sono stati ingannati da una falsa confidenza: più tardi, poi!
Poi farò una buona confessione, poi mi ci metterò davvero per farmi santo, poi, quando non abbia più questa difficoltà, queste occasioni, queste circostanze difficili, questi pericoli... e poi? E poi la morte li ha sorpresi e tutti i loro pensieri e i loro progetti tramandati, i loro progetti di santificazione tramandati a più tardi, vanno in fallimento.
«Chi ha tempo non aspetti tempo»! Sì.
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Oggi, se udirai la voce di Dio non fare il sordo: Nolite obdurare corda vestra [Eb 3,8]; incominciare subito!
La gente del "poi", del "domani", è gente che non opera e che non produce e che non arriva mai.
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Terza ragione, questa: i meriti della giovinezza sono preziosissimi. Senza voler stabilire adesso il paragone fra le opere buone compite in gioventù e le opere buone compite negli anni più avanzati, ecco, dare al Signore <i nostri> i vostri anni giovanili, di tanto, tanto merito davanti a Dio.
Perché, da una parte c'è la lusinga - più tardi - dall'altra parte, nella giovinezza vi sono le maggiori tentazioni, quindi, difficoltà da superare.
Nella giovinezza si rimane così facilmente ingannati dalle lusinghe del mondo e da molte attrattive e allora, se l'anima, se la persona, se la giovinetta si avvia subito bene, ecco: sceglie subito Iddio e sceglie subito per sé il lavoro di santificazione - mi farò santa - , troverà più facilità, più facilità. Perché quando ci si abitua al male, eh... come è difficile correggere! Ecco.
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Allora, quando ci si è abituati al male, si è fatta come una tendenza alla quale per resistere occorre grande fatica, grande fatica; e non sempre si riesce.
E allora accade quel che dice quell'autore: peccano, cadono, ricadono e poi vorrebbero arrestarsi ma sono come trascinati, e commettono il male che odiano e qualche volta lo commettono anche [senza] sentire soddisfazione, tanto sono trascinati per la forza dell'abitudine.
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«E' cosa buona - dice lo Spirito Santo - cominciare da giovani a portare il giogo di Dio, la legge cioè di Dio, osservarla, perché allora, ancorché si siano raggiunti gli anni avanzati, non si abbandona più la strada, la buona abitudine formata» [cf. Pr 22,6]; ma la cattiva abitudine: prima il demonio prega, chiede; poi il diavolo se è assecondato viene fino a comandare; e poi, se è ancora assecondato, costringe, obbliga quasi, strascina, toglie la libertà, quasi.
E in realtà è così: Qui potuit transgredi et non est transgressus [Sir 31,10], si convertono non perché odiano il peccato ma perché non posson più commetterlo, ecco, perché non possono più commetterlo, alle volte. E quindi non è una conversione che dipende dall'odio al peccato, è una conversione che dipende da un'impossibilità di peccare, oppure una conversione che procede da un disgusto naturale del peccato, del mondo. Ecco.
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Dare al Signore gli anni giovanili!
Quali sono le conseguenze da dedurre da questa considerazione.
La prima conseguenza è questa: si è in forze? Quali sono i pensieri che si nutrono? Poi, quanti anni si contano, si hanno? Oh... E' tempo! Qualunque sia il momento, qualunque sia il numero degli anni, il numero dei nostri giorni - dice s. Paolo - de somno surgere [Rm 13,11] ecco: svegliarsi! E cominciare. Svegliarsi e cominciare perché oggi abbiamo l'ispirazione, oggi abbiamo la grazia di Dio; non possiamo contare sulla grazia di Dio di domani. Crediamo noi che a forza di rendere nulle le grazie e le misericordie di Dio, e di stancare la bontà di Dio, che domani ne avremo di più di grazie?
E se non siamo capaci a fare il bene oggi che ci sono quelle grazie, domani se le grazie diminuiranno perché abbiamo stancato la provvidenza e la bontà di Dio, domani ci risolveremo? Domani sentiremo meno fatica? Domani faremo meglio? Oggi risorgere; oggi incominciare. Ego dixi: nunc coepi.
Ecco, questa è stata la mia risoluzione: oggi incomincio.
E, o si sia più avanti negli anni o si sia meno avanti negli anni: cominciare! Ecco.
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Cominciare a fare l'apostolato bene, cominciare a studiare bene, cominciare a pregare bene, cominciare a osservar bene l'obbedienza, cominciare a osservar bene la castità, cominciare a osservar bene la povertà, cominciare con una maggior virtù di prudenza, di bontà, di carità, con una maggior fortezza, una maggior moderazione, una maggiore carità verso il prossimo, una maggiore dedizione alle anime.
Incominciare! Nella pazienza, nell'umiltà, nella sottomissione. Cominciare.
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Non lasciamo cadere a vuoto le grazie di Dio, no! Accettare le grazie di Dio come il Signore ce le offre.
Abbiamo tanti santi e tante sante che son passati all'eternità in età ancora buona, a dieci anni, a quattordici anni, a diciotto anni, a ventiquattro anni...
Ecco, quanti ne sono passati all'eternità! Se questi avessero tramandato la loro conversione e il lavoro della loro santificazione più tardi, cosa sarebbe succeduto? Che non l'avrebbero mai operata la loro conversione, mai operata la loro santificazione, e come si troverebbero per tutta l'eternità in paradiso?
E quanti son morti ancora in buona età, o anche in età giovanile dopo aver sprecato il tempo di misericordia che ha loro lasciato il Signore, si trovano in punto di morte con le mani vuote?
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Allora accostiamoci alla Immacolata nostra Madre, ella non sprecò un minuto del tempo della sua vita: /Non te praetereat particula boni doni/ (a) [Sir 14,14], non sprecare un minuto del tempo che ti dà il Signore.
Incomincia con maggior fervore, con maggior dedizione.
- Ma trovo difficoltà, ho tante tentazioni.
- C'è la grazia di Dio.
- Ma anche gli altri non sono poi tanto diligenti e tanto osservanti...
Non guardiamo agli altri; ognuno di noi si presenterà solo davanti al tribunale di Dio e ognuno avrà da render conto per sé, e gli altri avran da render conto per sé, anche loro, ma intanto ciascheduno di noi dovrà subire quel giudizio, dovrà subire quell'esame. Sì, e beati noi se quando il Signore ci esaminerà troverà tante opere buone, troverà tanti meriti, troverà tante virtù, tanto amor di Dio.
Oh, com'è bello portare al Signore un cuore innocente!
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Oh, com'è bello portarlo, anche il cuore penitente, ma per tempo!
Quando san Agostino capì il suo traviamento... quando Maria Maddalena capì il suo traviamento e non resistette alla grazia, si arrese agli inviti di Gesù e ancora raggiunse la santità.
- Ah, ma mi occorrerà tanto tempo per cambiare abitudini, per correggermi dal mio orgoglio, dalla mia invidia, correggermi dalla mia pigrizia, correggermi da questo attaccamento, quell'altro attaccamento...
- E se tu lasci che il male prenda radici maggiori riuscirai poi a sradicarlo?
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Una pianticella, un filo d'erba bastano due dita a sradicarlo, ma se è già diventato una certa verga quella pianta, e ci vuol molta fatica; e se poi è diventato un albero robusto, forte, una grande quercia...
Così i difetti piccoli si correggono più facilmente perché essi non hanno ancora messo le radici profonde nell'anima; ma, quando noi abbiam lasciato crescere i difetti, uno dei sette vizi capitali, come diviene difficile l'impresa! Sì.
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Andiamo a Gesù, il custode dei vergini, l'amico che si pasce fra i gigli, e incominciamo, perché dobbiam ricordare che Gesù amava di esser circondato da vergini e accarezzava i bambini, amava i fanciulli perché :«Di tali è [infatti] il regno dei cieli» [Mt 19,14].
Sì, andiamo a Gesù.
Non attardiamo niente la nostra conversione e la nostra dedizione, la nostra risoluzione di farci santi.
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Oh, ogni giorno un po', ma ogni sera dire. «Domani sarà meglio» e al mattino: «Oggi incomincio, oggi incomincio».
E anche se vi sono delle piccole cadute subito rialzarsi e riprender la strada; rialzarsi dicendo questo indica la mia debolezza, ma io mi alzo e guardo a Gesù crocifisso, quella è la mia forza, confido in lui.
E confidando in Dio, confidando nella preghiera Si riuscirà, ognuno può farsi santo. Fiducia dunque.
Albano Laziale (Roma)
1 dicembre 1957
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576 (a) V: Et particula boni doni non te praetereat.