XII
I NEMICI DELLA VITA RELIGIOSA
[99] Abbiamo considerato finora qualche parte del Diritto Canonico in quanto si riferisce allo stato religioso, specialmente ai tre voti di povertà, castità, obbedienza ed alla vita comune.
La vita comune è una specie di martirio che, | [100] sebbene non violento, è tuttavia quotidiano. S. Giovanni Bosco diceva che è un martirio nella lunghezza, poiché quello che non ha in intensità lo ha nella durata.
I nemici della vita religiosa sono i nemici della santità e gli ostacoli che s'incontrano nella pratica delle virtù cristiane sono i medesimi delle virtù religiose.
I nemici della vita religiosa adunque sono: 1) la superbia; 2) la sensualità; 3) l'avarizia, e come corollario a questi ve ne sono altri, specialmente ai nostri giorni, quali il mondo e il nervoso. Quest'ultimo è la malattia del tempo. Ad essi s'aggiungono le false sorelle e il demonio, l'avversario che di tutto si vale per impedire la vita religiosa.
Il primo nemico è la superbia. È necessario che in questi giorni veniamo a conoscere la causa dei nostri difetti e non ci contentiamo di tagliare le foglie. La gramigna impedisce il crescere del grano e se non la si sradica, reca grave danno al raccolto.
La superbia è quell'amor proprio il quale ci fa credere di possedere tante belle qualità, ci porta ad inorgoglirci di esse, a confidare in noi medesimi, a disprezzare gli altri ed a lasciar l'orazione privandoci dei suoi frutti inestimabili.
La superbia ci porta ad una stima eccessiva di noi, ci fa rimirare i nostri pregi in uno specchio spirituale al modo stesso con cui le figlie del mondo si rimirano nello specchio materiale.
Lo specchio materiale si può vedere, toccare, portar via, ma questi brutti specchi dell'orgoglio facilmente si nascondono ed allora la persona | [101] talmente si compiace di sé da diventar ridicola, pur vergognandosi di far conoscere agli altri i suoi interni sentimenti.
La superbia ci porta a bramar la lode, a cercarla, quindi a desiderare che gli altri vedano il bene e non il male che è in noi.
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Fa diventare ipocriti, bugiardi ed è spesso causa di sacrilegi; porta inoltre a dissimulare certe cose dinanzi a chi guida per cui si resta privi di savi consigli.
Vi sono persone che lavorano molto, ma la superbia mangia tutti i frutti del loro giardino poiché mentre fanno le cose per essere vedute e ricercate, ricevono già la loro mercede: «Jam recepisti mercedem tuam»1. Tu hai servito al tuo egoismo, dirà Gesù nel gran giorno del giudizio! Oh, quanti meriti ci porta via la superbia!
La superbia è spesso compagna delle nostre azioni. Una vuol farsi vedere saggia, un'altra mostrare il suo atteggiamento distinto, altre fanno mostra di se medesime, diventando di cuore piccolo a danno della stessa comunità.
Inoltre, la superbia mangia i meriti dopo che si sono acquistati, ad esempio quando si manifesta con compiacenza il bene operato. E a che ti vale aver faticato tanto? Non è stoltezza sacrificarti per esser veduta e perdere così la ricompensa che Dio ti darebbe se operassi per lui?
Quando poi la superbia fa disprezzare le altre viene a distruggere la carità, portando alla poca stima e al sospetto temerario. «Ipocrita, cavati prima la trave dall'occhio ed allora vedrai di levare il bruscolo dall'occhio del tuo fratello!»2 dice Gesù nel Vangelo.
Esaminiamoci per vedere se nel nostro cuore | [102] vi è questo disprezzo insieme a quelle parole pungenti ed a quei piccoli dispetti che guastano la buona armonia.
La superbia rende vane le nostre preghiere perché Dio non ascolta i superbi, e la religiosa, se non ha le grazie, non può far bene. Con una natura così debole, senza la forza che le viene dalla preghiera, che cosa farà? Al sopraggiungere d'una tentazione un po' grave, facilmente cadrà, senza dire che di continuo cercherà delle compagne onde sparlare, mormorare, mettere in cattiva luce l'operato delle sorelle. Vedete? Se vi sono due ragazzi birichini3 che entrano in un Istituto, all'indomani sono amici. Sono già in un angolo a confabulare. Due suore che abbiano le stesse cattive tendenze si fanno subito amiche a
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grande scapito della comunità. Dice il proverbio: Ogni simile ama il suo simile.
La superbia porta a disprezzare gli ordini, rende dura e difficile la sottomissione, frutta l'ipocrisia, distrugge il bene dell'anima, arriva talora all'eccesso d'indurre in errore il prossimo per evitare che venga approvato.
Ah, sì! Due paggi che s'invidiavano tanto, furono chiamati dal re il quale disse al primo: Che cosa desideri? Voglio farti un regalo e farne uno duplice al tuo compagno. Si dice che quel paggio non sapeva rispondere. Egli pensava: Se domando una villa, il mio compagno ne avrà due, se domando una forte somma di denaro, il mio compagno sarà più ricco di me. E allora domandò che gli venisse cavato un occhio perché al compagno venissero cavati tutti e due.
Quando c'è la superbia non c'è la carità; | [103] allora si formano i crocchi ove si giudicano tutti e verso le stesse persone da cui vengono le disposizioni si finisce per formare una corrente contraria.
La sensualità è la seconda nemica della vita religiosa. Essa ha in genere tre manifestazioni: la pigrizia, la golosità e l'impurità.
L'impurità si manifesta nelle simpatie ed antipatie. E vedete allora se è possibile la vita religiosa!... Quando moralmente si cammina a due a due (intendo le amicizie particolari), quando s'introduce questa peste la quale maledettamente passa dall'una all'altra in modo così ipocrita e falso che diventa difficile scoprirla, si può proprio dire che il serpente maligno serpeggia in mezzo alla comunità per rovinarla. Oh, quante anime create per Gesù Cristo, vengono travolte in un abisso, oppure avvelenate dalla bava del demonio impuro, il più tremendo dei demoni! Certi occhi dicono che l'anima non è pura, certi atteggiamenti tradiscono i sentimenti interni, sembra vi sia qualcosa di compresso che vuole ad ogni costo espandersi ed uscire.
Liberate sempre da questa cattiva erba il giardino delle Figlie di San Paolo! D'altra parte, un'anima così non sarà mai capace ad amare Gesù perché avendo il cuore diviso lo avrà tale anche nelle cose più sante. Ricordo un fatto assai impressionante. Nello stesso giorno dei voti, una persona ammessavi con molta titubanza da chi guidava, mostrò così chiare con una
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sorella le sue tendenze che quella ne era ancor avvelenata ventotto anni dopo. E davvero non si è mai corretta questa figlia! (non parlo delle Figlie di San | [104] Paolo). E perché? La prima aveva un'altra vocazione, quand'è così si passi per la propria strada nella vita! Messi fuori di posto, certi soggetti fanno soffrire e fan peccare.
Pregate S. Paolo e S. Tecla affinché il cuore delle Figlie di San Paolo sia il cuore dello stesso loro padre: «Cor Pauli cor Christi»4.
Le suore che hanno sbagliato via, mettono insieme nella vita di comunità gli atti più forti di amor di Dio con i sentimenti più vani. La casa all'apparenza sembra ben fatta, ma dentro è disadorna e vuota.
È vero che a volte costano sacrificio certi tagli, ma abbiate coraggio ed il Signore vi ricompenserà. Il Signore, a quel discepolo da lui liberato dai demoni che domandava di prenderlo seco, disse: «No, no. Va' a casa dai tuoi e racconta loro le grandi cose che ti ha fatte il Signore e come ha avuto pietà di te»5. Ecco che anche Gesù distingueva i chiamati dai non chiamati.
A questo riguardo, l'altro giorno, parlando di una materia affine alla presente, ho dimenticato di dire che in propaganda bisogna essere sempre in due come anche durante la visita del medico alle malate. Facilmente quando non si agisce con rettitudine si trova modo per mandar via la sorella: questo anche in parlatorio.
Altra nemica della vita religiosa è la pigrizia frutto della sensualità: pigrizia ad andare a letto, pigrizia ad alzarsi, pigrizia nelle pratiche di pietà più difficili come l'esame di coscienza e la confessione.
Vi sono punti in cui si lavora fin troppo ed altri in cui la pigrizia comanda un po'.
[105] Cercate di non lasciarvi impossessare da essa! Alcune figlie sono sempre occupate. Anche in ricreazione trovano qualcosa da fare. Le loro giornate sono piene. Altre sembrano nate per farsi servire. Vedete: bisogna evitare assolutamente l'ozio. Nelle
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librerie, appena avete un momento libero, studiate i cataloghi, per scegliere i libri che dovrete provvedere. Quanto tempo si perde! Quand'è così, il diavolo dà lui da fare! Quando invece ci trova occupati è diverso. Se rispondiamo: Siamo occupati, egli se ne va.
Avviene talora che ci si indugia a lungo con una persona per darle un po' di conforto, perché speriamo da lei beneficenza; ma il diavolo approfitta di queste occasioni e tenta al male. In certi casi poi, voi potete essere assalite da tentazioni così gravi e così intime che né io né la Maestra potremmo venirvi in aiuto. Dio vi salverà e quando non avrete alcuno scampo, la Madonna vi prenderà in braccio e vi toglierà dall'occasione. Quante volte noi fummo salvati da questa Madre celeste!
Golosità. In genere ho notato economia e piuttosto scarsità che abbondanza nel nutrimento. Bisogna però che la mortificazione ci accompagni dappertutto, nelle stesse feste e nei giorni in cui conviene preparare qualcosa in più. Tutto sia comune. Vi sono cose necessarie e giovevoli alla salute. Prendetene! È meglio mangiar pagnotte che andar dal farmacista. Nello stesso tempo dominatevi perché vi è qualche particolarità in qua e in là...
Vigilate perché si sappia servire il Signore in tutto e mangiare per vivere e servire Dio.
[106] Terza grande nemica della vita religiosa è l'avarizia, cioè la mancanza di spirito di povertà. Non facciamo distinzioni. Teniamoci nei limiti in tutte le cose. Vedete? Lo spirito di avarizia disturba. L'avarizia spesso cova nel cuore di chi men si crederebbe, a volte sotto un aspetto, a volte sotto un altro.
E come si manifesta? Nel Diritto Canonico vi è un'enumerazione dei modi in cui si rivela l'avarizia, ma non credo necessario il citarli.
Qui apriamo una parentesi. Mi pare utile ricordare un altro punto del Diritto Canonico che avrei dovuto leggere parlando della confessione alle inferme.
«Due religiose accompagnino il confessore dalla malata; a distanza si fermino lasciando la porta aperta, indi lo riaccompagnino via»6.
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Vedete com'è sapiente la Chiesa!
Quanto alla pigrizia vi sarebbe ancor questo da dire. Talvolta le Figlie di San Paolo vengono a trovarsi in alcune difficoltà che crescono man mano che vanno avanti negli uffici. È buona cosa dire: Signore, fatemi morire, mandatemi qualche malanno? No, è pigrizia!
Non bisogna pregare per ammalarsi, non bisogna neppur pregare perché il Signore ci mandi le croci. Qualcuna si è vantata: Mi sono ammalata perché l'ho chiesto io. Voglio offrirmi vittima. Ebbene, se vuoi offrirti vittima, mettiti a lavorare!
Nei primi secoli del cristianesimo è avvenuto qualche volta questo fatto. Durante la persecuzione mentre il tiranno tormentava il martire, qualcuno dei persecutori, proclamandosi cristiano, si slanciava fra i tormenti. Era lecito questo atto? No.
[107] La Chiesa allora ammonì: Nessuno sacrifichi se stesso di spontanea volontà, perché Dio solo è padrone della nostra vita e da noi non possiamo disporne.
Alcune hanno l'ambizione di cose straordinarie e cessano di mangiare. Una volta nel mondo si andava a gara per mostrarsi pallide, magre, languide. Ma questi, voi lo comprendete, sono difetti, non virtù. «Manducate quae ponuntur vobis»7. Farsi pregare per mangiare è un'ambizione come un'altra, perché ci si serve dell'ipocrisia nella virtù per essere lodate. Io credo che queste ridicolaggini non si avverino, ma siamo vicini a certe regioni dove c'è una pietà stramba.
E una vuol mostrarsi malata e vittima, un'altra cessa di mangiar a tavola per mangiar di nascosto... Ah, povere vittime che non sanno sopportare la puntura di un ago!
Una certa suora così diceva: Quando io, sebbene indegnamente, ero superiora.... Una figlia molto semplice un giorno le disse: Madre, quando lei sebbene indegnamente.... A queste parole, l'ex-superiora scattò: Chi v'insegna a dire così?, ecc. ecc.
Vedete? La vera virtù fatica a mettersi in mostra, mentre la falsa virtù vorrebbe sempre comparire.
Non offritevi mai vittime perché non potete farlo senza il
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permesso della superiora; si disputa anche se la superiora abbia questo diritto perché le figlie sono della comunità. Se a Dio però piacerà farci ammalare, sopportiamo in pace! A volte soffrono di più le sorelle che vanno in propaganda.
Se qualcuno è legato da un voto del genere | [108] si sciolga all'istante da simile pastoia. Ma io mi sono offerta vittima per i sacerdoti. Anche S. Teresina del Bambin Gesù si offrì....
Ma S. Teresina aveva il permesso. E poi!... Perché sottrarre le vostre forze alla comunità? La Chiesa sceglie con prudenza i confessori specialmente per le suore onde vengano guidate nella via della perfezione secondo lo spirito del proprio istituto.
E perché sottrarre alla comunità la preghiera? Essa è la forza principale! La comunità ha bisogno di preghiere e di forze. Le intenzioni si possono mettere, ma sempre nella comunità. Nella maniera permessa però si può pregare per i cooperatori perché questa preghiera è approvata tanto nella Pia Società San Paolo quanto nella Pia Società Figlie di San Paolo.
Quando si va al Cottolengo per essere ricoverati, il superiore dispensa da tutti gl'impegni assunti, onde tutti portino il loro contributo di preghiere e nessuno abbia divozioni speciali. I sessanta Pater che si recitano quotidianamente sono per supplire a tutte le altre divozioni.
Se a voi domandano preghiere, rispondete: Io prego per tutti. Tuttavia pregate per i cooperatori, pei genitori, pei nonni... Questi malintesi vorrei cessassero una volta per sempre!
Gli Esercizi non debbono solo servire per rimediare al passato, ma altresì per chiarire il futuro.
La professione è un contratto che obbliga «ex justitia»8. Ora, pregare per gli altri è carità, ma la giustizia va messa prima.
Se una andasse a comperare il sale e dicesse: I venti soldi li ho ma vorrei darli a un povero..., il droghiere potrebbe soggiungere: Fate | [109] prima il vostro dovere, poi compirete l'opera di carità. Ed avrebbe ragione.
Altro nemico della vita religiosa è il nervoso. Dette quattro parole, poi mi scuso; è il mio carattere!. Ma bisogna
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correggerlo! Generalmente nella scelta delle suore si curi che siano di buon carattere, di ottimo mai perché non ve ne sono!
Guardate però di non lasciarvi dominare dalle prime impressioni; molti difetti e debolezze si possono correggere.
È cosa buona e giovevole per le Maestre specialmente, che con tanta frequenza vengono adulate, l'avere una correttrice. Chi trova un amico trova un tesoro. E questi sono i migliori amici: quelli che cercano la nostra emendazione.
Se poi la correttrice ci dice cose che dispiacciono, non prendiamo i suoi avvertimenti in malo modo.
La gotta è la malattia dei nobili e il nervoso la malattia dei...
Altra malattia della vita religiosa sono i parenti. Quando essi hanno una buona figliuola spesso si oppongono o all'entrata in religione o alla perfetta osservanza.
Si possono ascoltare in parlatorio certi loro compatimenti, ma poi dir chiaro: Io faccio la suora!
La vostra mamma sarà sempre contenta quando vi vedrà liete nello stato che avete abbracciato.
Poi vi è il mondo il quale talora disprezza e talora blandisce: Oh, povera suora, così | [110] giovane con tante fatiche!... Ed aggiungono cose che non vanno bene ad essere ripetute qui.
Che cosa dovete rispondere? Niente: è meglio tacere.
Lo Spirito Santo dice: «Responde9 stulto juxta stultitiam suam»10.
La migliore risposta è sempre il silenzio.
Oh, che vita di sacrificio fate mai!.
Il mondo è un chiacchierone: se fate bene, chiacchiera e se fate male, chiacchiera.
Il mondo è ancor pericoloso per questo: non si può uscire senza aver dei cattivi esempi. Voi siete state costrette a scappare dal mondo tanto esso è maligno.
Il mondo deve odiarci perché noi odiamo lui. «Se foste del mondo, disse Gesù, il mondo vi amerebbe, ma voi non siete del mondo»11. La vita religiosa ha dunque molti nemici! Vigilate sempre per non perdere lungo il cammino nemmeno una parte del vostro tesoro. Guardate sempre in alto; dove? Al Paradiso ove Gesù ci ha preceduti portando la croce ed ora ci aspetta.
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1 Cf Mt 6,16: «Hai già ricevuto la tua ricompensa».
2 Mt 7,5.
3 Originale: biricchini.
4 «Il cuore di Paolo era il cuore di Cristo». Espressione attribuita a S. Giovanni Crisostomo.
5 Cf Mc 5,19.
6 Cf Can. 910/1: «…prendendo quelle cautele che l'Ordinario del luogo giudicherà opportune».
7 Lc 10,8: «Mangiate quello che vi sarà messo dinanzi».
8 «Secondo giustizia».
9 Originale: respunde.
10 Pr 26,5: «Rispondi allo stolto secondo la sua stoltezza».
11 Cf Gv 15,19.