Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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I
IL DONO DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI
Introduzione

[5] Ringraziamo il Signore il quale ci ha conservate in vita un altro anno e cioè ha dato a noi la grazia di lavorare per la sua gloria e per la pace degli uomini1. Ringraziamo il Signore di tutti i benefici ricevuti in questo anno spirituale.
Ringraziate il Signore dell'insigne grazia che vi fa chiamandovi qui, affinché nel silenzio e nel raccoglimento possiate meditare la sua Parola. Egli si vuole intrattenere con le sue spose, perciò ha bisogno del vostro silenzio onde possiate parlare solo a lui.
Ringraziate il Signore di tutte le ispirazioni, di tutte le illustrazioni e di tutte le grazie che avete ricevuto nell'anno. Ringraziate il Signore per la vocazione, per la condizione in cui siete, di suora probanda o di professa temporanea o perpetua2. Vedete? Son tutti passi per cui l'anima giunge all'unione con Dio.
Quando si entra con vera, retta intenzione si lascia il mondo e si decide di prendere Gesù. Nel noviziato questa decisione si matura, ci si lavora sopra e si giunge a lasciar se stessi dopo aver | [6] lasciato il mondo. Ma lasciar se stessi è ben più difficile. Avete dato un calcio a voi stesse? Gettar l'io dalla finestra è più difficile che non gettar il gatto. Il nostro io si nasconde sotto l'abito nero, sotto il distintivo, sotto la corona e sotto il velo.
Noviziato significa lasciare il nostro io. Da professe, solo Gesù deve regnare nei sentimenti, nelle parole, nelle opere. La
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Sacra Scrittura dice: «Anima David conglutinata est animae Jonatae»3. L'anima religiosa conglutinata est Jesu ossia nella professione temporanea l'anima si salda con Gesù in modo che quando si dice professione triennale si ha la vera professione per tre anni, senza tentennare, ecc.
Le tentazioni sono suggestioni.
La suora è buona? Aspettate dieci anni dopo la professione perpetua, perché si danno tre crisi: la prima a quindici anni (questa l'avete superata essendo entrate in religione); la seconda nel noviziato (molte di voi l'hanno anche superata); la terza verrà dopo quattro o cinque anni di professione perpetua. Il timbro definitivo si prende poi lì4.
Aspettate dieci anni per dire che una suora è buona! Però se si prende un andamento risoluto nel cammino della virtù, si va avanti negli anni e insieme nella luce finché negli ultimi giorni della vita si scorge già il nuovo orizzonte, quello del cielo.
Non sempre il progresso è relativo al tempo, non sempre Gesù opera come ho detto. Se una diventa ammalata, Gesù opera in lei in pochi mesi. La suora che è in Alba tanto inferma (suor M. Rosa)5 lavora a tutto suo potere per prepararsi ad andare all'altra vita. Oh, quanto bene si vede | [7] in lei il lavorìo di Gesù con la sua grazia! Ora, dopo aver sempre sofferto, quella suora si vede sul limitare dell'orizzonte e mentre scorge ancora il mondo con le sue attrattive che ha appena conosciute (perché ha sempre servito a Dio e agli uomini) d'altra parte contempla già la luce della gloria che l'attende.
Sono contento di rivedervi, molto contento, ma vi faccio una raccomandazione: state raccolte, pregate, pregate tanto!
È naturale che adesso abbiate un po' le labbra aperte. Da tanto tempo non vi vedete ed ora avete finalmente modo di stare con sorelle con cui avete trascorso alcuni anni in vita abbastanza intima. È naturale che sentiate il bisogno di rievocare giorni passati, di scambiarvi le idee. Fate questo nei tempi riservati,
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ma non effondete il cuore perché altrimenti s'interrompe la conversazione intima con Gesù. Incontrandovi salutatevi con dolcezza, ditevi qualche buona parola, non siate malinconiche.
Effondete però il cuore soltanto con Gesù. Avete bisogno di sentire da lui tante cose nuove e di rispondergli.
Lungo il giorno pensate alle meditazioni, alle istruzioni. Abbondate nell'orazione!
Ho desiderato di predicarvi questo ritiro ed ho desiderato che foste numerose per potervi dire ciò che ho veduto necessario per la vostra Congregazione, le cose in cui mi sembra abbiate progredito ed una o due cose in cui mi pare siate andate indietro.

[8] Quali sono i fini degli Esercizi?
1) Illuminarvi di nuovo, alla luce divina, sopra il vostro stato.
2) Esaminarvi sul come procede tra di voi la vita di carità, di obbedienza ed il governo per parte di chi guida nelle varie case.
3) Ottenere dal Signore, mediante la preghiera, tre grazie: Cogitare, velle et perficere: pensare, volere e portare a termine.
Mai come quest'anno ho compreso che il pensar bene viene da Dio. Anche un'idea giusta, un solo progetto buono è di fede che viene da Dio.
Il pensare secondo Dio, il volere, il condurre a termine, tutto è da Dio! La grazia lavora nel vostro cuore molto più di quel che pensiate; alle volte però quasi senza accorgercene noi siamo ribelli alla grazia, diventiamo un terreno duro che non si lascia penetrare... Siamo docili invece! La grazia lavora assai meglio in un'anima quando la trova ben disposta.

[PRIMO FINE DEGLI ESERCIZI]
In questi Esercizi torneremo su quei principi di fede che devono guidarvi nel vostro cammino. I principi di fede sono molti, ma particolarmente: 1) lo stato religioso è uno stato di perfezione; 2) ha degli aiuti e premi speciali; 3) richiede vita speciale, sacrifici speciali ed anche una pietà speciale. Il vostro poi non è stato religioso generico, è stato religioso per l'Apostolato-Stampa. Ora l'Apostolato-Stampa è una missione la quale richiede per sé delle grazie particolari.
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In questi giorni si tiene in Roma il Congresso dei giornalisti cattolici di cui stasera si ha l'ultima adunanza6.
[9] Ieri, dopo una discussione assai elevata, i giornalisti son venuti alle seguenti quattro risoluzioni: 1) Far tutti i giorni la meditazione. 2) Tutti i giorni un poco di istruzione religiosa. 3) Vita eucaristica, specialmente la Comunione. 4) Esercizi annuali, perché la missione dell'Apostolato-Stampa ha esigenze speciali anche se esercitato da laici, da secolari.
Voi non siete ancora arrivate ad esercitarlo per intiero! C'è bisogno di istruzione speciale dal divin Maestro, di una maggior cultura!
Rivivere i principi della vita religiosa. Ogni Figlia di San Paolo dica a se stessa: Ad quid venisti?7. Io non porto un abito come le persone del mondo, non vivo in case comuni, ma in una casa appartata ove si osserva una clausura. Dinanzi al bivio (la via dei comandamenti e quella dei consigli evangelici) io ho eletto la via dei consigli.
I comandamenti sono dieci, i consigli sono molti ma i principali sono: la povertà, la castità, l'obbedienza. Voi tutte, oltre i comandamenti, osservate i consigli.
Ad quid venistis?. A perfezionarvi, e col fatto l'avete detto: Voglio perfezionarmi. Subito una prima domanda: Vi siete perfezionate? Con gli anni che passano crescete in virtù?
Ad quid venistis?. La vita religiosa è vita di perfezione; vita, dico, ove vi sono responsabilità, grazie e premi speciali. Non dovete considerarvi come delle secolari. Ai secolari, ai
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fedeli, voi dovete far del bene senza prendere il loro male, dare la luce di Gesù Cristo senza prendere le loro 10| [] massime, offrire l'esempio delle virtù senza prendere i loro vizi.
Oltre ad essere vita di perfezione, la vita religiosa è vita di grazia: «Centuplum accipietis et vitam aeternam possidebitis»8.
Sì, sì, nella vostra vita avete molte grazie e la somma è la vita comune. Nella Regola c'è tutto quello che può santificare, ma la Regola va osservata nella vita comune. Nella vita comune c'è la preghiera in proporzione dei bisogni, cioè la meditazione, la Visita, il ritiro mensile, Comunione, Confessione, un complesso di pratiche di pietà che mantengono la vita dello spirito, specialmente l'esame di coscienza. Nelle Case si è fedeli a queste pratiche?
V'è una notevole tendenza a sgretolare un pochino, in maniera che di tanto in tanto bisogna correre ai ripari; a queste tendenze talora, però non si può più mettere riparo. Si approfitti degli Esercizi. Ciascuna riordini il proprio campo di lavoro. Se perdete la vita comune, siete meno dei secolari. È assai minor male uscire di Congregazione che il non continuare nella vita comune. Quando facilmente si rompono gli orari... cinque o sei in una casa fanno ciascuna per proprio conto... ah! Com'è organizzata la vostra Casa, voi dovete passare da una occupazione all'altra, alternando alla pietà, lo studio, l'apostolato, ecc., di modo che le erbe selvatiche non hanno tempo a crescere. A volte si coltiva l'orto così male che sembra vi sia posto per tutto, meno che per gli ortaggi.
Altra verità è il premio grande che vi tiene preparato il Signore. Godete e siate contente perché il Signore vi ha preparato una gran corona. | [11] Ai servi si dà la paga, tra i figli si divide l'eredità, ma la sposa è padrona con lo sposo. Non serve, non figlie, ma spose di Gesù Cristo se non vi distaccate da lui!
Vigilate molto sopra la fede, pensate che Gesù vuol dividere con voi il suo Paradiso.
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Abbiamo veduto come primo fine degli Esercizi era di illuminarvi nuovamente alla luce divina sopra il vostro stato.

SECONDO FINE DEGLI ESERCIZI
Consideriamo il secondo: c'è carità, obbedienza? Il governo della Casa procede bene?
Carità. La carità c'insegna tante cose. Pregate per le sorelle, desiderate loro del bene, date esempi buoni, giudicate bene, parlate bene finché si può parlar bene, siate servizievoli in casa, arrivate a praticare quel complesso di delicatezze che pur non entrando espressamente nella Regola entrano però nei doveri quotidiani.
Il buon esempio sembra manchi ancora un pochino. Esso consiste nell'esatta osservanza non solo da parte delle suore, ma altresì delle Maestre. Superiore avanti a Dio è solo chi è più buono e meriterà in cielo un posto più elevato.
Nell'ultimo Eco di Casa Madre c'era che l'obbedienza fa miracoli9. Ciò è da imprimersi bene nella mente e nel cuore. Quando si eseguiscono le raccomandazioni di Casa Madre e si cerca di penetrarle nel senso e nel desiderio dei superiori si è con Dio. Quando una suora è con chi la guida è con Dio. L'obbedienza tiene unite suora e Maestra, come lo stagno tiene saldati due metalli.
Prova che una suora è a posto è che essa è con | [12] la Maestra; prova che non ha più tanto Purgatorio da fare è che è giunta a superare tutte le piccole difficoltà. (Non dico che debba sempre piacere chi guida, ma bisogna inclinare il cuore verso chi guida). In alcune Case regna l'obbedienza completa. Guardate quelle suore entrare in chiesa: si mettono tutte nello stesso banco.
In altre Case invece si suole andare una per banco. Amiamo il Signore, amiamolo tanto!
Obbedienza. Ho sentito molto in proposito ed ho anche veduto; inoltre, tante cose le ispirerà il Signore. Anzitutto ricordiamo
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che quando si ha la responsabilità di una Casa non basta nel confessarsi render conto della propria anima; è necessario altresì accusarsi se non si è avuta ogni cura anche per quella delle sorelle. Dico sorelle perché fra di noi non si usa parlare di superiore. Reverenda Madre da noi non si dice. Basta Maestra ricordando le parole del Maestro Gesù: «Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene perché lo sono. Se dunque vi ho lavato i piedi io, Maestro e Signore, dovete anche voi lavarvi i piedi l'un l'altro»10. Non cambiate gli appellativi in uso nella Congregazione. Essi sono un programma, come è tutto un programma: Figlie di San Paolo. Voglio dire che essi esprimono quel che dovete essere.
Siate adunque tutte sorelle, contribuendo tutte al buon andamento della Casa. Da ciò le relazioni continue con la Prima Maestra.
Il superiore della Piccola Casa del Cottolengo in Torino mi disse che si faceva scrivere una volta a S. Giuseppe da tutte. Fatelo anche voi! In buste chiuse a S. Paolo e a Natale11. Tutte scrivete, | [13] mettendo sopra la busta: personale e sia davvero personale! Impostatela pure fuori!
Inoltre, sappiamo conservare i segreti di ufficio. Tutti ne abbiamo. Alcune parlano di più, altre di meno, ma quando parlano dicono cose taglienti in cui si scorge qualche punta di egoismo. Più volte questo fatto dipende dal carattere diverso, da regione a regione. Ciò però che non si deve fare da nessuna è il rivelare i segreti. L'inclinazione al molto parlare venga moderata.
Governo d'una Casa. Nessuna dev'esserne disinteressata; tutte senza eccezione debbono contribuire al buon andamento e manifestare ciò che si mostra necessario per il medesimo. S. Paolo non voleva che la mente dei fedeli venisse come atrofizzata, ma che tutti operassero per il bene della Chiesa.
In questa settimana si sono tenute qui in Roma dodici conferenze su S. Paolo. Di lui si è detto che aveva una mente vastissima,
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un cuore sconfinato, un'attività infrenabile. Nelle Case delle Figlie di San Paolo si ponga mente, cuore, attività; si facciano le cose non con le mani ma con la testa, non con i piedi ma col cuore.
Una sola mente, un sol cuore, un'attività unica e complessa che curi la pietà, lo studio, l'apostolato, la povertà.
Perché non si è detto che in certe Case non si fa il catechismo? Bisognava riferirlo immediatamente alla Prima Maestra! È necessario intervenire subito in certe cose!
Penso che in tutte le Case si faccia la Visita per intero. Nel caso contrario, avvertite subito, per | [14] carità! Si prenda quanto prima il rimedio, perché è una cosa di massima importanza.
Nessuna figlia possa dire: io non ho chi mi guarda. Ci siamo fatti religiosi per essere osservati dagli altri, per avere quell'aiuto esterno che viene dall'esempio comune, dalla correzione e dalla vigilanza comune.

TERZO FINE DEGLI ESERCIZI
Chiedere la grazia di cogitare, velle et perficere: pensare, volere, portare a compimento.
Cogitare. Retti pensieri! Alcune non pensano secondo Dio. Pensate tutte rettamente, applicatevi nello studio! Poi, sempre discorsi elevati. A proposito, saran sette mesi che dovevo dirlo: in una casa si discorreva di guerre12. O sorelle brave, fate la guerra al diavolo voi! «Lavorate, dice S. Paolo, e cioè combattete e soffrite come buoni soldati di Cristo»13. Questo è ciò che fece S. Paolo. «Io gli insegnerò quanto dovrà patire per il mio nome»14 aveva detto di lui il Signore.
Altri discorsi che si fanno abbastanza frequentemente non solo non elevano ma abbassano il morale!
Velle. Volontà ferma. Siamo di volontà un po' volubile. «Pax hominibus bonae voluntatis»15. Se la sentiamo già questa
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buona volontà è una grazia, domandiamo al Signore che ce l'aumenti.
Perficere. Chiedere al Signore di perseverare sino alla fine. Nel camminare alle volte vi sentite stanche, ma su, coraggio e volontà! Perficere ossia condurre il bene sino alla fine. Figliuole, avanti! Non dubbi sulla vocazione! | [15] Dal giorno in cui avete fatto i voti siete state chiamate se non lo eravate prima. Gesù vi darà la vita religiosa ed ogni consolazione.
In questi giorni leggete le Regole.
Concludendo: saranno fruttuosi questi Esercizi se incomincerete16 subito a pregare e ad esaminarvi: 1) Ad quid venisti?. 2) Vita religiosa (carità, obbedienza, governo). 3) Chiedere la grazia di pensare, volere, condurre a termine secondo Dio.
Ma, direte voi, e la confessione come di solito?.
Ecco, la confessione questa volta sarà come sempre, solo un po' più larga.
In questi giorni pregate per chi guida, per le sorelle, le vocazioni, le persone che cooperano; pregate specialmente per il profitto spirituale, per il progresso nella santità affinché tutto piaccia a Dio.
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1 “G.D.P.H.”. È il motto usato anni addietro nelle lettere, e al posto dell'autore in alcuni libri, specialmente quando l'opera è attribuita a Don Alberione o a suoi collaboratori , come Don Timoteo Giaccardo, Don Desiderio Costa.

2 La sottolineatura del Fondatore riflette la situazione di avvio dell'Istituto quando non tutte le superiore erano già professe in senso canonico (cf Martini C. A., Le Figlie di San Paolo…, o. c., p. 188). Ma potrebbe anche darsi, benché si tratti di un corso di Esercizi per superiore, che abbiano partecipato le giovani aspiranti della comunità di Roma.

3 Cf 1Sam 18,1: «... l'anima di Davide... era legata all'anima di Gionata».

4 Don Alberione era solito parlare delle tre crisi (cf Donec Formetur Christus in vobis, Alba 1932, p. 34).

5 Gerlotto Margherita, suor Maria Rosa. Professa temporanea, morta ad Alba il 23 dicembre 1936.

6 Il 1936 fu un anno ricco di iniziative per il giornalismo cattolico. Cf Baragli E., Comunicazione Comunione e Chiesa, Studio Romano della comunicazione sociale, Roma 1973, nn. 1116-1147. Degni di nota: il 36° Congresso di La Croix e della Bonne Presse, in Roma (17-19 aprile), in occasione dell'Esposizione Mondiale della Stampa Cattolica in Vaticano; la stessa Esposizione Mondiale per il 75° dell'Osservatore Romano cui parteciparono novantotto nazioni; l'incontro dell'Associazione Stampa Estera in Roma nel settembre; il 1° Convegno Internazionale cattolico della pubblicità in ottobre a Roma. Forse il Primo Maestro si riferisce a quest'ultimo Convegno.

7 «Per quale scopo sei venuto?». Cf Mt 26,50 (Volgata): «Amice, ad quid venisti?», detto da Gesù a Giuda. Bernardo utilizza questa espressione con un lieve sarcarmo, quasi per mettere in dubbio le motivazioni di fondo del religioso. Cf Ser. 76, 10, Sermone sul Cantico dei Cantici, in SBO, II, 260.

8 Cf Mt 19,29: « Riceverete cento volte tanto e avrete in eredità la vita eterna». Cf I.M.I.P., Rituale della Pia Società Figlie di S. Paolo, Tipografia Pia Società Figlie S. Paolo, Alba, senza data ma molto probabilmente è da datarsi verso il 1930/1931. Citazione di p. 47. Cf pure: Cerimoniale per la vestizione, ammissione al noviziato e professione religiosa nella Pia Società Figlie di S. Paolo, Alba 1934, p. 37. .

9 Con probabilità il Fondatore ricorda le parole della Prima Maestra, scritte al suo ritorno dal primo viaggio in America: «Chi si fida di sé e non sta all'ubbidienza, il Signore toglie le grazie. L'ubbidienza fa miracoli » (cf EC, 8[1936]1).

10 Gv 13,13-14.

11 S'introdusse l'abitudine di scrivere al Fondatore e poi alla Prima Maestra due volte all'anno, precisamente a San Paolo (giugno) e a Natale.

12 Un semplice accenno alla difficile situazione europea del 1936: guerra dell'Italia in Etiopia (1935-1936), guerra civile in Spagna (1936-1939), ecc.

13 Cf 2Tm 2,3.

14 Cf At 9,16.

15 Lc 2,14: «Pace in terra agli uomini di buona volontà».

16 Originale: incomincierete.