5. STABILITÀ NELLA VITA CONSACRATA*
Oggi è un giorno di gran festa per le Figlie di San Paolo perché si celebra la regalità di Gesù, e perché in Alba viene benedetta la chiesa del Divin Maestro.
Ebbene, come ricordo di questa duplice festa voi dovete introdurre nella Congregazione un uso nuovo: la celebrazione solenne di ogni prima domenica del mese in onore del divin Maestro1. D'ora innanzi se vi sono da far delle feste, sarà bene fissarle nella prima domenica. Nella prima domenica si usino i paramenti più belli, la musica migliore e, se è possibile, si canti la Messa perché le Figlie di San Paolo e le Pie Discepole non debbono dare al divin Maestro il primo venerdì del mese, quanto, specialmente, la prima domenica. In essa si onori Gesù Maestro: Verità, con una maggior attenzione alla spiegazione del Vangelo; Via con il dedicare con somma cura il tempo stabilito all'esame di coscienza; Vita con l'ascoltare bene la santa Messa, fare la Comunione e l'adorazione.
Se nella prima domenica si può far cadere il ritiro mensile, benissimo: in esso è tutto compreso, altrimenti si cerchi di solennizzarla in altro modo. Questa pratica, che piace tanto a Gesù, bisogna indirizzarla ad ottenere una grazia che da molto tempo chiedo al Signore, e che in parte è già ottenuta, [ma] in parte, non tutta.
Dio esaudisce sempre, ma dà le grazie come dà la vita. Il bambino non nasce alto un metro o un metro e mezzo come un adulto: deve crescere poco per volta. Io spero tanto da questa pratica. Il Signore si è degnato di darci un segno chiaro che è sua volontà; un segno che si può toccare con le mani, vedere
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con gli occhi e sentire con l'udito... Quindi si renda quest'omaggio e si dica di farlo a tutte le Figlie di San Paolo.
Io non sono andato all'inaugurazione della chiesa perché a me non piacciono queste cose. Io non son fatto per le inaugurazioni, gli altri le hanno volute e ad ogni costo... e si è ceduto. Se però non sono andato, al mio posto è andato il Divin Maestro stesso.
Sono certo che le inaugurazioni e le grandi solennità non piacciono al Signore ed ho cercato che non venisse segnato all'uopo questo giorno, ma... Il Signore non vuole da noi inaugurazioni ed esteriorità, non vuole [festeggiare] quei giorni in cui si è soddisfatti, perché ne verrebbe meno la sua gloria. È bene che noi non abbiamo mai dei pranzi da divenire ammalati, ma che non ci manchi il pane quotidiano. Così piace al Signore! Egli ci vuole nella semplicità, giorno per giorno, costantemente, serenamente, nel santo suo servizio. Il Signore è geloso, egli vuole regnare da solo nel nostro cuore.
Ed ora veniamo a quello che volevo dirvi: qui sì, che vi vuole il Signore! La vostra consacrazione a Dio deve presentare tre caratteri: sincerità, stabilità, costanza.
Io non posso mai contare su certe suore, e S. Paolo non può accettare come sue figliuole le instabili, le volubili, quelle che oggi sono tutte contente del loro stato e domani, davanti alla prima difficoltà, non più.
S. Paolo è il santo della generosità; nonostante ogni sacrificio egli è sempre stato al suo posto. S. Paolo non è fatto a sbalzi. Quando voi prendete l'abito e poi volete deporlo, quando dite di sì e poi dopo due mesi dite di no, allora vi impiastricciate tutte. Voglio dire: anziché edificarvi a vicenda, vi scoraggiate, vi rovinate.
Una volta fatta vestizione, si vada fino al noviziato, dal noviziato si arrivi alla professione, dalla professione si vada al termine della vita. Ma poi ho pensato.... Sono tentazioni. Ma mi hanno detto.... Tentazioni. Ho visto.... Tentazioni.
Ma se poi non fossi davvero chiamata.... Ti dico che la perseveranza è un vero attestato d'amor di Dio. A che valgono le belle esclamazioni: Dio mio, e mio tutto; io vi amo sopra
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ogni cosa, ecc. A che valgono, se poi non si è costanti? È meglio non farne. Meglio farne poche e agire assai. Non bisogna nemmeno andare dalla Maestra a tormentarla esponendo le nostre tentazioni. Tutt'al più, una volta, negli Esercizi annuali. È necessario si diano segni quotidiani di perseveranza. La Figlia di San Paolo, appena sveglia al mattino, ringrazia il Signore che le concede una nuova giornata per dargli gloria ed accumulare meriti e prega per riuscire. Poi passa con coraggio ai suoi doveri di studio, di apostolato, di povertà e li compie davvero. Li compie senza esitare perché sa di avere un voto: il voto di obbedienza. E c'è da fare un lavoro noioso? Si fa. C'è da fare l'esame di coscienza? Si fa.
La suora che giunge alla vestizione dev'essere capace di assistere almeno se stessa. E la novizia che emette i primi voti dev'essere capace di assistere anche le altre. Assolutamente non bisogna vestire le figliuole che non sanno trascorrere santamente la giornata se non sotto un occhio che le vigili. No, la Maestra deve potersi assentare, sicura che tutto va bene come in sua presenza. Quando si sta buone solo perché si è assistite... ci vogliono poi quattro grembiuli per asciugare gli occhi prima del noviziato e della professione; e alle Maestre incombe l'ufficio ingratissimo di dover continuamente sostenere e incoraggiare senza poter attendere al disbrigo di uffici ben più necessari ed importanti. I superiori debbono potersi fidare anche delle semplici suore probande. Là c'è una suora: benissimo, tutto certamente procederà in regola. Le suore sono le cooperatrici della Maestra, quelle che le fanno da portavoce: La Maestra vuole così, facciamo così... La Casa, così come è adesso, non può progredire. Coloro che guidano, oltre alle occupazioni che comporta il loro posto, hanno anche quello di dover sempre sorvegliare, guardare, presenziare, affinché si agisca rettamente. Avete mai visto il trenino che passa qui presso? Avanti va la macchina che tira dietro di sé i carrozzoni e corre, corre. Se la macchina dovesse voltarsi per vedere se i carrozzoni la seguono, farebbe tanto cammino?
E così, se la Maestra deve continuamente guardarsi intorno, come potrà sbrigare i suoi lavori? Bisogna dare segni reali d'amor di Dio. Quando si dice: Voglio far vestizione, si faccia
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[sul serio], davvero si operi il distacco di noi stessi dal mondo; e quando si fanno i voti tanto più. La suora all'indomani della professione deve dire: Adesso non mi piace più il mondo. Ieri ero libera oggi sono legata.
Nello scorso luglio il Papa2 parlando dei religiosi, diceva: Sono impressionato nel constatare il numero di quelli che si impegnano e dopo molto o poco tempo, tornano indietro dicendo che non si sentono più, ovvero si fanno mandar via. E questo il santo Padre l'ha detto con un tono così accorato che impressiona.
Quando si sente dire: Adesso non mi piace più, viene da pensare se, facendo vestizione si sapeva il significato della cerimonia. Indossare l'abito religioso non è soltanto cambiare l'abito che si ha in un altro di foggia diversa. Questo dipende soltanto dalla sarta.
E la funzione dei voti non è la Via crucis, e nemmeno corrisponde al sacramento della Confessione o Comunione: la professione è una cosa importantissima e gravissima per le sue conseguenze.
Poi distinguere fra superiora e superiora, tra ufficio e ufficio, non è segno di vero amor di Dio. S. Paolo non se la faceva volentieri con gli incostanti e rinunziò all'aiuto di S. Marco perché per un momento aveva tentennato3. La costanza ha un'importanza tutta particolare per le Figlie di San Paolo che sovente si trovano fuori di casa e sovente assai lontano.
Quando si ascoltano solo i superiori maggiori non si è brave religiose. E si intende: ai superiori maggiori si obbedisce se non altro per un po' di timore. Ma non basta. Bisogna obbedire all'assistente che può essere una suora pari, obbedire a chiunque e sempre, specialmente quando non si è osservati. Che pena, lasciar fare l'assistente alle Maestre che avrebbero tante altre cose da fare!
Esaminatevi bene se date segni costanti, reali, quotidiani di amor di Dio. Le tentennanti, le indecise, quelle che si abbandonano
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agli scrupoli non sono fatte per essere Figlie di San Paolo. Le figliuole che hanno bisogno di tanti conforti umani non sono per il nostro istituto, e nemmeno per gli altri. Non si possono ammettere alla professione. Le Figlie di San Paolo devono essere generose.
Se sarete così, piacerete al Signore e lo amerete come lo amava S. Paolo che era tutto di Gesù. Vi benedica il Signore e andate avanti con coraggio. Succede talora che qualcuna semina il malumore e lo scoraggiamento, questo è grave, è peggio che mancare ai voti da sole perché si è causa di peccato per le altre. Attente, attente! Avete tanto bisogno di conforti umani? No, no: da Gesù, da Gesù, c'è Gesù! Dinanzi alle difficoltà state forti.
Concludendo: oggi, solennità di Cristo Re e festa della benedizione della nostra prima chiesa dedicata al Divin Maestro, che si desiderava da vent'anni, fate il proposito di essere costanti, decise di amare il Signore con tutta la mente, la volontà, il cuore. Mai scoraggiamenti! Se vi accorgete che qualcuna sparge questi semi tra le altre, ditelo alla Maestra, non fate la Comunione prima di averlo detto. Voglio dire: se vi accorgete che non è lo scatto di un momento, se non avete modo di avvicinare prima di sera la Maestra, fate pure la Comunione al mattino, ma poi, al più presto, compite questo vostro dovere. Ah, siate semplici e fedeli, non fate raggiri, non seminate mai la discordia! Aiutate ad edificare non mai a distruggere.
Vi raccomando di pregare molto per la Spagna4 e per la Francia5 insieme: da una parte e dall'altra s'incontrano gravi ostacoli. È il demonio che non vorrebbe veder regnare Gesù. Preghiamo, sì, preghiamo perché [Gesù] regni: «Adveniat regnum tuum!»6.
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* Predica. Ciclostilato, fogli 2 (23x35,5). Nel ciclostilato originale il titolo è: “Predica in occasione della benedizione della chiesa in Alba” (Borgo Piave). La predica fu tenuta da Don Alberione a Roma, come si ricava dal testo, il “25 ottobre 1936”.
1 Cf CVV 60.
2 Pio XI: Achille Ratti (1857-1939), papa dal 1922. Il suo pontificato fu caratterizzato dal rifiorire dell'apostolato missionario e dei laici nell'Azione Cattolica.
3 Cf At 15,37-39.
4 Inizio della guerra civile in Spagna (1936-1939) che portò alla dittatura di Francisco Franco.
5 Allude alla lotta in Francia tra le forze politiche fasciste e comuniste.
6 Mt 6,10: «Venga il tuo regno».