Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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VII
LA CARITÀ VERSO IL PROSSIMO

[58] S. Paolo, dopo aver molto elogiato i doni di Dio, nella sua lettera ai Corinti passa a trattare della carità.
Egli parla del dono di profetare, delle lingue, dei miracoli, poi dice: Queste cose forse vi sembrano ammirabili, ma io vi mostrerò una via di santità più bella ancora. La carità è superiore alle profezie, alle lingue ed ai miracoli: «Meliorem viam vobis monstrabo. …Charitas patiens est, benigna est. Charitas non aemulatur, non agit perperam, non inflatur...»1.
«Charitas Christi urget nos»2.
Stasera tratteremo della carità verso il prossimo e se piacerà al Signore, anche della carità verso Dio.
La carità verso il prossimo è quella bontà che c'inclina ad amare le persone a noi più o meno vicine che costituiscono il nostro prossimo.
«Gesù fu interrogato da un dottore della legge: Qual è il massimo comandamento? Ed egli rispose: Il primo e massimo comandamento è: Amerai il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Il secondo poi è simile a questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso»3.
«E chi è il mio prossimo? Gesù prese a dire: Un uomo scendendo da Gerusalemme a | [59] Gerico incappò nei ladroni che, spogliatolo, lo caricarono di ferite e se ne andarono lasciandolo mezzo morto.
Or, per caso, scendeva per la medesima strada un sacerdote, il quale guardatolo, passò oltre. Così pure un levita, arrivato lì vicino, guardò e tirò di lungo. Ma un samaritano che era in viaggio e passò di lì, vedutolo, n'ebbe pietà e, accostatosi, gli fasciò le ferite, versandovi su dell'olio e del vino e, adagiandolo sul giumento, lo condusse all'albergo e ne ebbe cura. Ed il
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giorno dopo, tratti fuori due denari, li diede all'oste dicendogli: Abbine cura e quanto spenderai di più, te lo renderò al mio ritorno. Or quale di questi tre ti sembra sia stato il prossimo per colui che incappò nei ladroni? E quello rispose: Chi gli usò misericordia. E Gesù soggiunse: Va', e fa' anche tu lo stesso»4.
La carità è triplice: di compiacenza, di benevolenza, di concupiscenza.
Carità di benevolenza vuol dire voler bene, desiderare tutto il bene al prossimo. Una maestra che fa con impegno la scuola, vuole il bene e lo procura; una maestra che quando va alla Comunione raccomanda a Gesù tutte le sue discepole e pensa durante il giorno come può fare a sostenerle, richiamarle, illuminarle, vuole loro bene.
Così quando pensate alla propaganda, al modo di poter entrare in ogni famiglia con la buona stampa, voi volete bene. «Charitas Christi urget nos».
Carità di compiacenza. Si ha quando ci si rallegra per il bene del prossimo. Ad esempio, si gode della bontà delle sorelle e dei loro | [60] progressi nella virtù. Questa è la vera carità: carità che esclude le invidie, le gelosie, le malevolenze e suppone una mente serena.
Vi sono alcune che se non vengono lodate per le prime, si offendono.
Carità o amore di concupiscenza. L'amore di concupiscenza è il continuo lavorio perché si accresca il bene negli altri. Concupiscere significa desiderare fortemente, non coi soli desideri, ma con le opere.
Altra è la carità nei pensieri, altra nelle parole, altra nelle opere; cioè unica è la carità che nondimeno si estende a tutte le potenze dell'anima.
La carità nei pensieri non solo esclude i giudizi temerari, ma anche molte altre piccole indelicatezze. Gesù disse: «Non vogliate giudicare e non sarete giudicati, perdonate e vi sarà perdonato»5... «Amate anche i vostri nemici, fate del bene a
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quelli che vi odiano; pregate per quelli che vi perseguitano e calunniano»6.
Chi ha carità interpreta bene tutte le azioni del prossimo; chi non ha carità interpreta tutto male. Chi non ha carità, se vede del male lo condanna, se vede del bene dice: Eh, lo fa per farsi vedere. Chi ha carità invece, se vede del male lo scusa e se vede del bene lo loda. Ecco i caratteri della carità: quindi mai sospetti malevoli, mai la lontana idea che gli altri agiscano per farci un dispetto. S. Francesco di Sales voleva si parlasse bene anche di coloro che avevano fatto una cattiva morte. Che cosa possiamo sapere noi delle anime dei defunti mentre tra la perdita della cognizione e la morte c'è l'abisso della misericordia di Dio?
[61] Il B. Cafasso portava sovente l'esempio del buon ladrone e diceva: Fu ladro fino all'ultimo, ma dopo averne fatte tante non passò nemmeno per il Purgatorio.
La misericordia di Dio è assai grande. Chissà che in Paradiso tu non veda al di sopra di te quella sorella di cui sparlasti!
La carità ha dei santi eccessi. Qualche volta sbaglia interpretando troppo in bene, ma non sbaglia mai nell'amore a nostro Signor Gesù Cristo.
Bisogna giudicar meglio le persone; credere che il diavolo è diavolo, ma che il prossimo ha un'anima come noi, per il quale7 Gesù versò tutto il suo sangue. E perché dovremmo essere rigorosi? Pensiamo piuttosto: Siamo noi la causa d'ogni male perché non comandiamo e non disponiamo le cose bene.
È mica tanto semplice insegnare! Tanto meno dirigere.
La teologia dogmatica è facile, ma la morale è più difficile: si debbono conoscere le leggi, conoscere i cuori, sapere un complesso di norme pedagogiche. Quante cose dice quel bel libro: Formazione pedagogica dei catechisti8!
Si abbia la carità di pensiero: quando si pensa bene non si attribuiscono qualità inesistenti. Se, ad esempio, si giudica che
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una persona ha vocazione e invece non l'ha, si pensa male. Volete dire che uno ha recitato una giaculatoria se ha inveito con una bestemmia? No, ma si può pensare che la persona in quel momento non rifletteva a quel che diceva.
Quante volte il mondo va male per colpa nostra! Da tanti anni esiste la Chiesa. Se gli operai | [62] del Vangelo fossero stati più zelanti, quanto maggior bene avrebbero operato! Noi sappiamo dir solo che il mondo va male, ma se dicessimo: Chissà lo stato della mia anima dinanzi a Dio!, faremmo assai meglio.
Dopo aver pensato bene, bisogna sentir bene.
Carità di cuore, ossia amare giustamente, legittimamente, soprannaturalmente. Non si tratta di una simpatia d'interesse, sibbene di un amore soprannaturale.
La carità sentita verso il prossimo è un dono di Dio.
La carità dunque è di vero cuore quando si desidera al prossimo la salvezza dell'anima, il progresso nella virtù, una vita piena di meriti. Verso il prossimo bisognerebbe sentire la compassione che si prova per le anime del Purgatorio. Per liberarle da quel carcere di fiamme quanti sacrifici, quante preghiere, specie se trattasi di persone care!
Gesù disse: «Avevo fame e voi mi deste da mangiare, sete e mi deste da bere; fui pellegrino e mi albergaste... In verità vi dico, quanto avrete fatto al più piccolo di questi miei fratelli l'avrete fatto a me»9.
Carità di parole. Parlar bene quando si può; tacere quando non si può; coprire i difetti altrui e quando è impossibile perché troppo evidenti, scusarli. Se si ha autorità bisogna correggere, richiamare. Le Maestre, per quanto possono, mettano nell'impossibilità di peccare, cioè dispongano le occupazioni e gli orari in modo che non vi sia da perder tempo. Anche l'assistenza sia | [63] curata e le case non abbiano tanti buchi ove possa nascondersi il demonio per aspettare le anime e tentarle. Istruzione adunque, correzione, vigilanza!
Carità di opere. La carità con le opere deve esercitarsi prima verso la Famiglia religiosa, poi verso gli altri.
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La carità religiosa è quella bontà, quel tratto deferente, quell'abitudine ad essere servizievoli che rendono la vita più cara.
La carità di opere consiste anche nel dare buon esempio. L'esempio in una casa è tanto utile: esempio di fedeltà nella preghiera, di regolarità nell'osservanza, di pazienza, ecc. Finché si è lontane l'una dall'altra ci vuol poco ad esercitar la carità, ma quando si è vicine, che si vedono i difetti, facilmente succedono gli urti. Non va bene essere bisbetiche; bisogna essere longanimi, tacere, ed allora la vita di famiglia scorre assai più tranquilla e serena.
Ricordate il detto di S. Teresa: Sorelle, sappiate soffrire qualcosa senza che tutti lo sappiano10.
Volersi bene: certi caratteri cerchino di smussare gli angoli. Abbiate pazienza, smussate gli angoli! Quando una si accorge di aver brutto carattere, si corregga, perché dovendo vivere sino alla morte in compagnia, si diventa di peso l'una all'altra.
Se si è sotto una funesta impressione, si dica: Domani parlerò, domani dirò le mie ragioni. Intanto vien la sera, si fa l'esame, si va a dormire e il sonno mette a posto tante cose.
Vi sono persone che sanno con tanto garbo | [64] mettere la pace, dissimulare. I compagni di S. Giovanni Berchmans dicevano di lui: A quello11 lì basta fargli qualche dispetto perché dopo ci voglia più bene. Infatti i nemici erano particolarmente amati dal santo. Questo si verifica di rado, purtroppo. Il più delle volte noi siamo come i bambini che si fanno i dispettucci, e poi passano ai capricci.
Dice il Vangelo: «Perché guardi alla pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non badi alla trave che è nell'occhio tuo?»12.
E il Cardinal Ferrari13, quando riceveva suore che si lagnavano della superiora, diceva: Sei già stata da Gesù? Hai già fatto delle Comunioni per questo?. Parlate prima con Gesù; tante difficoltà si appianeranno!
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Dinanzi al sole si sciolgono montagne di ghiaccio! Esaminando le cose a sangue freddo, spesse volte ci accorgiamo trattarsi di piccolezze che con un tantino di virtù si sarebbero accomodate. Una fune ci sembrava un serpente, un moscerino un elefante!
Non lasciamo passar lisci i nostri difetti. Scusar facilmente se stessi ed accusare il prossimo, non va bene!
Carità con le persone estranee alla comunità. Oh, presentatevi bene ai lettori! Siano salve le anime loro! Amino tanto nostro Signore! L'inferno ha spalancato le sue porte per accogliere i lettori di libri cattivi. Soccorrete queste anime.
Meriti della carità. La carità verso il prossimo ci ottiene le benedizioni di Dio nella vita presente e nella futura.
[65] È la grande virtù che ci ha insegnato Gesù e ci apporta pace e serenità. Gesù ha detto: «Questo è il mio precetto: che vi amiate scambievolmente»14. «Vi do un comandamento nuovo: amatevi come io vi ho amati!»15.
Qualche volta, magari con un po' di sforzo, ci si arriva a vincere. Non ci piace il modo di trattare di una sorella? Vinciamoci!
Come si ottiene la carità. Con l'esercizio e con la preghiera. Io vi raccomando specialmente la preghiera, perché fede, speranza e carità sono virtù teologali, che cioè vengono direttamente da Dio. Pregate, pregate per aver la carità!
Son da ricordare le parole di S. Giovanni: «Figliuolini, amatevi scambievolmente!»16. Se farete questo avrete fatto il più.
Iddio dice: «Davanti a me è degno di odio colui che mette la discordia in famiglia»17. Attente a non mettere mai la discordia!
In un altro luogo dei Libri Santi si legge: «Coloro che seminano la carità sono Angeli!»18.
Chi è nella carità è in Dio e Dio in lui.
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1 1Cor 12,31; 13,4: «... E io vi mostrerò una via migliore di tutte…La carità è paziente, è benigna la carità, non è invidiosa, non manca di rispetto, non si gonfia».

2 2Cor 5,14: «La carità di Cristo ci spinge».

3 Cf Mt 22,35-39.

4 Cf Lc 10,25-37.

5 Cf Lc 6,37.

6 Cf Lc 6,27-28.

7 Originale: per cui.

8 Chiesa F., Formazione pedagogica dei catechisti, Pia Società San Paolo, Alba - Roma 1934.

9 Cf Mt 25,35.40.

10 Santa Teresa d'Avila, Cammino di perfezione, II, 11,3: «Oh, mie sorelle, voi che siete libere dai grandi travagli del mondo, sappiate soffrire un poco per amor di Dio, senza che lo sappiano tutti!».

11 Originale: quel.

12 Cf Mt 7,3.

13 Beato Andrea Carlo Ferrari (1850-1921), arcivescovo di Milano.

14 Cf Gv 15,12.

15 Cf Gv 13,34.

16 Cf Gv 15,17.

17 Cf Pr 6,16.19.

18 Cf Mt 13,39.