Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

7. DISPOSIZIONI PER FARE CON FRUTTO GLI ESERCIZI*

Eccoci ai piedi del divino Maestro per incominciare questo breve corso di Esercizi.
Per raccogliere il nostro spirito, consideriamo attentamente quello che ci narra il santo Vangelo. Gesù è Maestro ed è Maestro in ogni cosa.
Egli aveva mandato i suoi Apostoli a due a due a predicare nelle varie città. Ritornati essi dal loro viaggio apostolico, rendevano conto al Maestro di quello che Iddio si era degnato di operare per loro mezzo. Gesù, dopo averli sentiti, disse queste memorande parole che si riferiscono a tutti gli apostoli, di ogni tempo: «Ora venite in luogo deserto: ristorerete il vostro spirito, ristorerete il vostro corpo: Venite in desertum locum et requiescite pusillum»1.
Figlie di San Paolo, voi siete state in tante città e vi siete occupate in questo tempo di tanti lavori, del vostro apostolato, ma sentite ora il divino Maestro: «Venite in questo luogo deserto», cioè silenzioso, tranquillo, dove vi riposerete alquanto. Riposerete il corpo, ma specialmente ristorerete lo spirito.
Eccovi una grazia ed una grazia grande!
Considereremo stasera: 1) Che cosa sono gli Esercizi; 2) importanza e necessità degli Esercizi; 3) le disposizioni per fare con frutto gli Esercizi.

1. Che cosa sono gli Esercizi.
Mettiamo questi Esercizi sotto la protezione di S. Paolo apostolo, sotto la protezione della nostra buona madre, la Regina degli Apostoli, e poi collochiamoci ai piedi del divino Maestro perché si degni di istruirci e di santificarci in questi giorni benedetti.
~
In primo luogo gli Esercizi sono esercizio di fede, cioè opere. Vi sono gli esercizi ginnastici, di canto, di lingua. Questi sono esercizi spirituali per apprendere le cose dell'anima, le virtù, la pietà. Ogni arte e scienza esige esercizio, tanto più l'arte delle arti: la santificazione.
In questi giorni in primo luogo dobbiamo santificare la nostra mente: «Onorerai il Signore Dio tuo con tutta la mente»2.
Dobbiamo di nuovo considerare, approfondire certe verità che conosciamo e in secondo luogo impararne di nuove. «Nihil volitum, quin praecognitum»3, noi non possiamo tendere alla santità, desiderare ardentemente il paradiso se non santifichiamo prima la nostra mente, cioè se la nostra mente non è prima ben illuminata.
Ed ecco che gli Esercizi sono un bell'intreccio di meditazioni e di istruzioni, di pie letture. Negli Esercizi abbiamo comodità di conferire con il nostro confessore e con chi dirige il nostro spirito. Negli Esercizi specialmente parla il Signore: «Ducam eam in solitudinem et loquar ad cor eius»4.
Ecco come negli Esercizi dobbiamo raccogliere il nostro spirito, la nostra mente a sentire quello che il Maestro ci vorrà insegnare. «Doce nos…»5.
È necessario lasciare da parte ogni nostro pensiero, ogni nostra preoccupazione, dobbiamo solo tendere l'orecchio a Dio. «Ingredere totus: Entra totalmente negli Esercizi»6.
Negli Esercizi bisogna evitare anche i discorsi distraenti, sarebbe assai meglio il silenzio con tutti.
Bisogna evitare per quanto possibile di scrivere lettere e di riceverne. Quanto più taceranno le passioni, la fantasia e specialmente gli uomini, quanto più lasceremo le preoccupazioni e gli affanni della nostra vita ordinaria, tanto più parlerà il Signore.
«Ducam eam in solitudinem et loquar ad cor eius».
~
Facciamoci davvero una solitudine attorno e dentro di noi. Entriamo nella cella della pietà e della devozione con Gesù. Poi in questo sacro santuario della nostra coscienza, ed in questo sacro santuario della chiesa l'anima si troverà con Dio. E Dio, la sapienza stessa, ci parlerà. Allora sentirà le verità divine e quanto siano diverse dalla voce della passione e dalla voce degli uomini. Troppo il mondo ha parlato attorno a noi! Ci parli ora solo Iddio!
Quindi somma importanza alle prediche e ai riflessi che devono seguire! Molti sentono volentieri predicare, quando poi si tratta dei riflessi trovano una grande fatica. Prendiamola con spirito di penitenza. E serva questo per soddisfare a tante nostre letture vane, a tanti discorsi frivoli e inutili, e serva a dare soddisfazione all'offeso nostro Signore di tante divagazioni, per tante fantasie lasciate troppo libere e sbrigliate.

In secondo luogo gli Esercizi sono esercizio di virtù.
Bisogna dare a Dio la nostra volontà, questo è il maggior dono. «Amerai il Signore Iddio tuo con tutta la tua anima e con tutte le tue forze»7.
Ecco, gli Esercizi li abbiamo intrapresi per obbedienza, li continuiamo nel silenzio e nel raccoglimento, li finiremo, speriamo, nell'unione con Dio e nei più santi desideri e propositi.
L'atto di fede non sarà mai così profondo come negli Esercizi, così l'atto di speranza, così l'atto di carità. Noi andremo esercitandoci nel dolore dei peccati, e guarderemo di piangerli con lacrime amarissime.
Dobbiamo mortificare la gola, dobbiamo mortificare gli occhi, dobbiamo mortificare tutta la nostra volontà.
E per riassumere tutto assieme, gli Esercizi tendono, secondo l'espressione di S. Ignazio, a formare l'uomo indifferente8. E cioè [in primo luogo] bisogna vincere in questi Esercizi le tre concupiscenze: a) la concupiscenza della carne con l'esercizio della mortificazione; b) la concupiscenza degli occhi con l'esercizio della povertà; c) la concupiscenza della superbia con l'esercizio dell'umiliazione.
~
a) Vinceremo la concupiscenza della carne mortificando la nostra gola, adattandoci nel vitto e nel resto a tutte quelle mortificazioni che la vita comune richiede. Anzi dobbiamo pentirci di tutti i peccati di gola, di tutti i peccati di pigrizia e della sensibilità troppo spinta. Dobbiamo formare il nostro cuore all'indifferenza, ad un vitto o ad un altro, ad un orario o ad un altro, a vita lunga o a vita breve; purché piaccia al Signore.
b) Secondo: dobbiamo diventare indifferenti riguardo alla ricchezza o alla povertà. Il nostro cuore dovrà in questi giorni detestare ogni attaccamento alla comodità, all'avere, al possedere, all'agiatezza nel vestire e, infine, a tutto quello che finora abbiamo considerato molto importante.
c) Particolarmente, in terzo luogo, bisogna vincere la passione della superbia con l'esercitarsi nell'ubbidienza, con il professare la nostra indifferenza ad un ufficio o ad un altro, ad uno stato o ad un altro, all'onore o al disprezzo.
Ecco le tre principali virtù a cui bisogna formare il nostro cuore, e cioè: allo spirito di mortificazione, allo spirito di povertà e allo spirito di umiltà. Vincere le tre concupiscenze.

In terzo luogo gli Esercizi sono esercizio di pietà.
Ed ecco negli Esercizi succedersi le Messe, le Comunioni, i sacramenti. Ecco negli Esercizi succedersi gli esami di coscienza, i rosari, le visite al santissimo Sacramento, le giaculatorie, ecc. Ecco negli Esercizi tante preghiere particolari, specialmente la Visita al santissimo Sacramento. E quante belle preghiere dice da se stessa l'anima che vuol fare convenientemente gli Esercizi! Come esercita bene la devozione alla santa Vergine, a S. Giuseppe! Come eserciterà bene la devozione alla santissima Eucarestia!
«Amerai il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore». Riempire il cuore di grazia, specialmente più fede, più speranza, più carità, più modestia, più pazienza, più umiltà. L'anima più bella domanda più santità della mente, più santità della volontà, più santità del cuore, più delicatezza dei costumi, più innocenza.
Santificare il cuore. È negli Esercizi che si deve rinnovare la divina Pentecoste. Dobbiamo chiuderci nel sacro cenacolo come gli Apostoli uniti alla santa Vergine. E come lei e per lei domandare i sette doni dello Spirito Santo: aumento di grazia, aumento
~
di forza, aumento di scienza, aumento di timor di Dio, aumento di pietà.
Quale differenza tra il grado di grazia di S. Francesco di Sales, dei santi in generale e noi! Come siamo deboli, poveri, meschini, come siamo freddi nel servizio di Dio! Consideriamo i santi specialmente il Curato d'Ars9, quell'anima eletta di S. Teresa, quel cuore infuocato di S. Filippo, consideriamo i santi che conosciamo di più.
Ecco indicata la nostra via: facciamoci santi!
«Uscire dagli Esercizi altri»10, cioè cambiati.
La preghiera negli Esercizi ha un'importanza grandissima. Parliamo molto con Dio. Invochiamo tutti i santi del cielo, invochiamo i nostri angeli custodi, i nostri santi protettori speciali.
Invochiamo ancora l'aiuto delle anime del purgatorio, specialmente invochiamo la protezione di Maria santissima.

2. Necessità e utilità degli Esercizi.
Questi Esercizi spirituali sono una grazia che compendia molte altre grazie. Essi sono necessari ed utili per il passato, poiché noi siamo già ad un certo punto della vita. Possiamo dire di essere pronti a presentarci al tribunale di Dio? Esser pronti significa essere mondi dal peccato mortale.
Abbiamo forse questo mostro sulla coscienza? Non guardiamo soltanto di essere mondi dal peccato di commissione, ma guardiamo specialmente di essere esenti dal peccato di omissione. Quante cose forse Iddio aspettava da noi e non le abbiamo fatte! A quest'ora quanto saremmo più santi e quanto più bene avremmo fatto agli altri!
In secondo luogo significa aver fatto penitenza dei peccati passati. È totalmente soddisfatta la pena che noi dobbiamo scontare davanti a Dio? Se dovessimo morire oggi, eviteremmo anche il purgatorio?
Significa ancora essere mondi dal peccato veniale. E vuol dire in particolare: siamo esenti dallo stato di tiepidezza? L'anima tiepida avrà un purgatorio assai lungo.
~
Siamo inoltre preparati a morire, ad accettare la volontà di Dio? Due sono le volontà di Dio particolarmente difficili da accettare:
quella che riguarda la vita futura, cioè uscire da questo mondo ed entrare nell'eternità; quella che riguarda la vita presente, cioè la vocazione che Dio ci ha dato.
È preparato ad accettare la volontà di Dio che chiama all'eternità chi è abituato a compiere in tutto e con perfezione, quanto è umanamente [possibile], la volontà del Signore in tutte le cose.
Abbiamo ormai il cuore distaccato da tutto, l'abbiamo attaccato unicamente a Dio? Abbiamo disposto di tutto quello che riguarda il nostro interno ed esterno in maniera che in qualunque momento Iddio ci chiami siamo pronti a dire: «Vengo, o Signore»? Abbiamo fervore ed un gran desiderio del cielo? Oppure il desiderio e la speranza è così fredda e languida che non si sa neppure ricordare il paradiso lungo la giornata? Diligentissimo esame dunque per il passato.
E per entrare bene fin da stasera nel corso degli Esercizi è necessario incominciare dall'esame di coscienza, in primo luogo invocando dal Signore la grazia di conoscere i nostri peccati, ed in secondo luogo facendo scorrere i comandamenti dal primo al secondo, al terzo, ecc., poi le obbligazioni del nostro stato, poi i doveri particolari.
Ma gli Esercizi, oltre la faccia che guarda il passato, hanno pure una faccia che guarda l'avvenire.
Incominciando l'esame di coscienza entriamo subito nel cuore degli Esercizi.
La prima parte si chiama purgativa, la seconda si chiama illuminativa e la terza si chiama unitiva. Veniamo quindi alla illuminativa. Pensiamo all'avvenire.
Anzitutto qualcuna qui presente, forse ha da scegliere il proprio stato. È necessario allora consigliarsi, pregare, pensare.
Altre hanno già scelto il proprio stato, ma percorrono la via della loro vita con freddezza, e forse di tanto in tanto cadono. Quanto bisogno di essere meglio illuminate e di proporre più fermamente!
È necessario conoscere sempre meglio il nostro stato, conoscere le virtù che occorrono per adempiere i nostri obblighi rettamente, conoscere meglio le difficoltà che ci attraversano il cammino e i mezzi che la divina Provvidenza e la grazia di Dio ci propongono per vincere le tentazioni, i pericoli ed attendere ai
~
nostri doveri con coscienza, in modo da trovarci contenti in punto di morte.
Guardiamo alla morte! «O mors, bonum est consilium tuum»11.
La morte con la sua candela ci illumina il cammino della vita. Noi non sbaglieremo strada camminando alla luce di tale candela.
È necessario dunque conchiudere gli Esercizi con propositi fermi, ma specialmente avvalorati da molte preghiere. Una lunga esperienza ci dice quanto siamo deboli. Troppe volte abbiamo già fatto gli Esercizi, o almeno dei propositi, ma quante volte, ed anche oggi, noi dobbiamo fare come il pubblicano che si picchiava il petto e ripetere: «Signore, siate misericordioso con me che sono un povero peccatore»12.
Quindi ha molta importanza la terza parte degli Esercizi: pregare, rinforzando la nostra volontà con la generosità, e scegliere mezzi non solamente buoni, ma che siano anche efficaci.
Infine la verità del nostro dolore si conosce dall'uso che facciamo dei mezzi: quando l'anima è veramente decisa di farsi santa e di schivare il peccato, ricorre a tutti i mezzi con grande energia.
La fuga delle occasioni e specialmente la pratica di un orario più ordinato nella nostra vita, le pratiche di pietà, della meditazione, dell'esame di coscienza e in generale dell'orazione devono essere i nostri mezzi principali.

3. Disposizioni per fare bene gli Esercizi.
Due sono le principali disposizioni: l'umiltà e la confidenza. L'umiltà per parte nostra e la confidenza nella misericordia di Dio.
Due sono entrati nel tempio per fare orazione, il pubblicano e il fariseo. Il fariseo, pieno di fiducia nelle proprie azioni, si presenta a Dio e dice: «Signore, io ti ringrazio che non sono come tutti gli altri, adempio scrupolosamente tutti i miei doveri di pietà e di giustizia».
Il pubblicano invece in fondo al tempio dice: «Signore, siate propizio con me che sono un povero peccatore». Il fariseo
~
tornò a casa più peccatore di prima, e il pubblicano tornò a casa giustificato13.
Due entrano nel corso degli Esercizi: l'uno pienamente umiliato, ancorché forse la sua anima sia macchiata, tornerà a casa giustificato. Può essere che un altro entri col cuore gonfio e forse con la confidenza nelle proprie forze, l'infelice tornerebbe a casa più meschino di prima.
Gli Esercizi sono giorni di grazia; ebbene: «Humilibus dat gratiam, superbis resistit»14. Tutti quelli che sono ricorsi al Signore con umiltà sono tornati a casa coperti di grazia: la povera Maddalena, il buon ladrone, la cananea, la samaritana, Matteo, Zaccheo, Pietro. «Esurientes implevit bonis, et divites dimisit inanes»15. «Omnis vallis implebitur, et omnis collis et mons humiliabitur»16.
Si tratta negli Esercizi di vuotare il cuore dell'io e di riempirlo di Dio. Bisogna che Iddio ci dia la sua sapienza, e noi dobbiamo professarci ignoranti. Bisogna che Iddio ci dia la sua grazia, e noi dobbiamo professarci deboli e miserabili. Bisogna che il Signore ci dia la sua misericordia, e noi dobbiamo professarci peccatori. Bisogna che Iddio ci dia tutti i suoi doni, e noi dobbiamo professare la nostra infermità e supplicare il Signore col capo chino e dire e ripetere tante volte: «Domine, non sum dignus, sed tantum dic verbo et sanabitur anima mea»17. Diffidenza di noi.
In questi giorni di Esercizi il demonio farà ogni sforzo: egli ci ha ingannato tante volte. Ricorriamo con fiducia alla Madre delle misericordie, Maria santissima, per vincerlo. In questi giorni le nostre passioni forse taceranno per un momento, per riprendere con maggior forza i loro assalti dopo. Diffidiamo di noi.
Quanto erano illuminati i santi nelle vie di Dio! Quanto siamo meschini noi! Diffidiamo dunque di noi stessi. Ciò dobbiamo [farlo] specialmente per le grazie che già abbiamo perduto e confidiamo nella misericordia di Dio.
~
Ecco qui davanti a noi il Crocifisso, con le braccia stese per accoglierci. «Venite ad me omnes qui laboratis et honerati estis, et ego reficiam vos!»18. Sarà veramente questo corso di Esercizi un ristoro spirituale.
Mettiamoci ai piedi della Madonna, preghiamo i santi con giaculatorie ferventi, atti di dolore, di umiltà, e specialmente l'atto di speranza e di amor di Dio. La diffidenza vuoterà il cuore del nostro io. La confidenza lo riempirà di Dio.
Concludiamo dunque: benedetti questi giorni! Essi peseranno sulla bilancia della giustizia di Dio, di essi ci ricorderemo in punto di morte e ci saranno ricordati al tribunale di Dio. Essi o frutteranno la benedizione per l'eternità o peseranno sulla nostra coscienza come un macigno e pungeranno il nostro cuore come un verme se per disgrazia non li avessimo fatti bene. «Hodie, si vocem Domini audieritis, nolite obdurare corda vestra!»19.
Giuda peccò, si disperò e si perdette. Pietro peccò, pianse, ebbe fiducia, ricorse a Gesù, si fece santo, divenne il capo della Chiesa, il pastore universale dei vescovi, dei sacerdoti e dei fedeli tra cui anche noi siamo e conviviamo.
Atti di dolore e atti di speranza.
~

Meditazione, in ciclostilato, fogli 5 (23x35), tenuta ad Alba il 22.7.1931. La prima pagina dell'originale porta il titolo: «Esercizi spirituali - Introduzione». Di questo corso non abbiamo alcuna notizia da nessuna fonte di informazione. L'autore non è indicato, ma da tutto l'insieme del testo si deduce che sia Don Alberione.

1 Cf Mc 6,31.

2 Cf Mt 22,37.

3 Principio filosofico: «Non si desidera nulla, senza prima conoscerlo».

4 Os 2,16: «La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore».

5 Lc 11,1: «Insegnaci…».

6 Cf Pincelli L., Corso di Esercizi spirituali per otto giorni secondo il metodo di S. Ignazio, 2 voll., PSSP Alba, 1927, p. 37 del 1° volume. Questa espressione con le seguenti: «Mane solus: rimani solo; egredere alius: escine un altro» è citata alla fine della meditazione «Preambolo agli Esercizi» dell'opera su indicata. Da fonte orale attendibile risulta che questa formula pur non essendo testualmente di S. Ignazio, sintetizza il suo pensiero circa le disposizioni necessarie per fare gli Esercizi.

7 Cf Mt 22,37.

8 Cf Ignazio di Loyla, Esercizi spirituali, n. 23d.

9 S. Giovanni M. Vianney (1786-1859), francese, sacerdote, per quarantun anni parroco d'Ars, paese che trasformò specialmente con il sacramento della confessione. Modello e patrono del clero parrocchiale.

10 Cf nota 6.

11 Cf Sir 41,3: «O morte, è gradita la tua sentenza…».

12 Cf Lc 18,13.

13 Cf Lc 18,10-14.

14 Cf Gc 4,6: «Dio resiste ai superbi; agli umili invece dà la sua grazia».

15 Lc 1,53: «Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi».

16 Lc 3,5: «Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle sia abbassato».

17 «Signore, io non son degno, ma di' soltanto una parola e la mia anima sarà risanta», cf Mt 8,8.

18 Mt 11,28: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò».

19 Sal 95,8: «Ascoltate oggi la sua voce: non indurite il cuore».