1. DIVINO SILENZIO DI NAZARET*
| [7] Mettiamo questo ritiro sotto la protezione di Gesù Maestro e cioè mettiamolo direttamente sotto i raggi stessi dell'Ostia santa, perché essi sono calore, perché essi sono luce. Luce per ottenere lume sulle cose che stiamo per meditare; calore cioè energia e forza per metterle in pratica.
In questi primi giorni dell'anno, noi abbiamo certo fatto questo proposito di passare questo anno come lo avrebbe passato Gesù, santificando le azioni con le stesse vedute di Gesù, le stesse aspirazioni, maniere e parole di Gesù. Ebbene, in questo ritiro noi applicheremo | [8] queste nostre risoluzioni; diremo così: imparare a stare con Gesù e Maria nella casa di Nazaret, stare in quella famiglia come se fossimo uno di loro. Maria madre di famiglia, S. Giuseppe padre di famiglia, Gesù il buon figliuolo, ma non potrebbe starci anche una cugina, una figlia adottiva, una persona di servizio? Il Vangelo dice che i cugini di Gesù andarono a trovarlo e stavano con lui; dunque non potremo starvi anche noi con lo spirito e col cuore? Entrando in quella casa, cominciamo prima di tutto ad inclinare il cuore ad imitare la sacra Famiglia, studiando il silenzio della Madonna e di Gesù.
Stasera cominceremo di lì a meditare, dal loro silenzio. Il silenzio è virtù? C'è un silenzio che è virtù e un silenzio che è un difetto. Far silenzio, perché si tiene il broncio, tacere a scuola quando si è interrogati non è virtù. Il silenzio virtù è il silenzio di Maria, di Gesù e di Giuseppe, perché esso era un continuo, abituale governo della propria lingua e delle parole; una continua meditazione e un perenne raccoglimento interiore; anzi era di più ancora, cioè un continuo atto di amore e di preghiera. Non era il loro silenzio una malinconia, una tristezza nel sopportare il peso dei dolori della vita, ma era un silenzio divino.
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[9] [I. Il silenzio esteriore]
Cominciamo dal silenzio esteriore: 1) Dominio sulla lingua, la quale parla secondo i pensieri che si hanno e secondo le fantasie. Al giudizio il nostro rendiconto comincerà proprio da essi. 2) Dominio sopra le tendenze del cuore. 3) Dominio sugli atti esterni e tra questi più numerosi sono le parole.
L'apostolo S. Giacomo ha scritto: «La lingua è un piccolo membro, ma è quella che domina il corpo»1 ed esprime i sentimenti dell'anima.
Quante parole si dicono nella giornata e non tutte sante e sagge! Maria parlava poco, santamente e saggiamente; e noi? S. Giacomo dice: «La lingua è una ruota attorno a cui tutto si aggira»2. I peccati della lingua sono infiniti: contro la carità, la fede, la speranza, l'obbedienza, la castità, la mortificazione; e quante parole vane si dicono solo ispirate dalla vanità! Quanti meriti invece può farsi la lingua nell'insegnamento, a scuola, nella preghiera, quando parla per carità, per obbedienza, con parole sagge e dette come e quando devono essere dette!
La lingua è uno dei membri su cui dobbiamo aver maggior sorveglianza, perché se è ben | [10] dominata, quanti meriti può farsi, ma se va a briglia sciolta, quanto purgatorio va accumulando! Oh, il silenzio di Gesù e di Maria, quello sì era un continuo dominio sulla lingua! Sovente in quella santa casa, si sentiva cantar le lodi del Signore, non discorsi lunghi e vuoti; il discorso più lungo che abbiamo della Madonna è il Magnificat, un bellissimo canto. Le parole di S. Paolo: «Trattenetevi tra di voi con canti ed inni spirituali»3 com'erano messe in pratica da Gesù e da Maria!
In quella casa si sentivano sempre discorsi santi: Gesù parlava di Dio e quanto bene; Maria della sacra Scrittura, e quanti esempi bellissimi sapeva trarne! Come sapeva ripeter bene le cose belle imparate da S. Anna sua madre e dal Sommo Sacerdote nel Tempio quando parlava della sacra Scrittura alle figlie raccolte colà! Ma anche altri discorsi si facevano in quella casa di Nazaret e cioè i discorsi quotidiani necessari di una famiglia,
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ma tutto in breve, senza raggiri che sono indizio di animo non semplice. «Est, est, non, non»4. Gesù l'ha prima praticato e poi insegnato. La semplicità delle parole di Gesù e Maria era realmente ammirabile. Alle nozze di Cana Maria non fece un lungo discorso: «Vinum non habent»5 senza | [11] preamboli e parole vane, tutto ciò che la Madonna sottintendeva era spiegato con questo. Gesù risponde con pochissime parole e la Madonna non sta lì a spiegare o a ripetere, ma dice ai servi: «Fate tutto quello che Gesù vi dirà»6. È questo il consiglio della Madonna, che contiene tutto: la volontà di Dio. «Fate tutto quello che vi dirà»: ecco il comportamento della Madonna, essa dice né di più né di meno del necessario.
Non c'era da temere di sentire in quella casa né mormorazioni né gli infiniti vani discorsi di certe veglie e certi salotti, vere anticamere del purgatorio, né cose da offendere qualunque virtù. Maria meditava prima di parlare, perché possedeva la virtù del silenzio.
Veniamo all'applicazione: il silenzio è dunque una grande virtù? Bisogna concepire una grande stima del silenzio che è il distintivo della vita dei santi. È difficile che la persona linguacciuta si faccia santa: «Vir linguosus»7, dice lo Spirito Santo, non è più atto ad essere diretto, perché non può aver raccoglimento, né intendere i consigli, né ricevere la direzione spirituale. «Chi ha troppa lingua non riesce»8 dice la sacra Scrittura.
Gesù e Maria son vissuti raccolti e silenziosi. Quando Gesù voleva parlare agli Apostoli li conduceva in luogo deserto, così, quando vuol | [12] chiamare un'anima a sé la conduce in luogo deserto e cioè nella solitudine e nel silenzio.
I primi direttori di spirito, i santi fondatori di Ordini religiosi, si ritirarono nel silenzio per udire la voce del Signore che parlava. Il silenzio è un gran mezzo di santificazione, non è però facile sapersi attenere al silenzio. Bisogna stimare il silenzio, perché quando un'anima sa tacere e mortificarsi di tanto in tanto, allora Dio parla, ed essa diventa capace di ascoltarlo. Non troverete
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mai una santa chiacchierona, perché solo le persone che san parlare per virtù e tacere per virtù si fan presto sante. Tutte le volte che c'è da intrattenersi con gli altri, intervenire per virtù, vale a dire: quando c'è da cantare, raccontare cose edificanti, farlo, ma quando c'è da tacere, saperlo anche fare: questa è gran virtù e bisogna stimarla. Gesù in croce parlò solo sette volte: ciò è ben poco, quando si tratta, come in quel punto, di lasciare gli ultimi consigli.
Bisogna amare e stimare il silenzio; chiedere allo Spirito Santo che ce lo faccia capire e amare: amare le ore in cui non si parla; amare le ore in cui si parla di cose sante; amare i discorsi in cui la carità, la volontà di Dio esigono che parliamo.
Quando è lecito parlare? Quando si possono fare dei discorsi edificanti. Quante volte invece si sentono dei discorsi non edificanti, non adatti alle persone! State attente a non parlare mai | [13 ] di cose del mondo, mai di cose che non ci interessino, neanche quando è lecito parlare, perché questo è virtù e mezzo per avanzarsi in essa; più si ama il silenzio e più si progredisce. Bisogna amare il silenzio, perché in esso si comprendono di più le cose spirituali. Bisogna amarlo, affinché Gesù abbia il conforto che le sue parole siano udite, mentre tanti sordi non vogliono ascoltarle. Amarlo come mortificazione, in unione ai divini silenzi di Gesù, in unione a Maria che anche sulla via del Calvario, incontrandosi col suo Figliuolo, si unì alle sue pene senza parlare, con un semplice sguardo, in unione alla Madonna che stette tre ore sotto la croce, col cuore gonfio, impietrita dal dolore, ma in silenzio.
Il silenzio è una grande espiazione. Quindi osservate il silenzio e parlate solo quando è necessario o per difendere la carità o in chiesa, quando si prega o si canta. Parlate al confessionale, parlate con le Maestre aprendo tutto il cuore schiettamente. Ma quello che è grazia interiore, lumi, non raccontatelo a tutti, né parlate di cose che riguardano la vostra famiglia, o cose sentite o fatte fuori. Rispettate sempre i tempi prescritti dal silenzio; anche in ricreazione, parlate sempre per ultime, ascoltate prima le altre e non andate via senza aver fatto alcune mortificazioni della lingua. Le parole che direte siano sempre pesate e pensate, perché di ogni parola, anche detta per ricreazione, dovremo rendere | [14] conto. Il silenzio è d'oro, mentre la parola è solo d'argento.
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S. Giacomo dice: «Chi non pecca con la lingua è un santo»9. Siete sante voi? Misurate di qui la vostra santità: dal modo in cui usate la lingua. Ora andando dal divin Maestro, dalla Madonna, dite loro così: «Insegnatemi il divino silenzio di Nazaret!».
[II. Il silenzio meditativo]
Abbiamo chiesto ieri sera a Maria santissima la grazia di un buon silenzio, cioè di quel silenzio che è virtù; abbiamo ricordato il silenzio di Nazaret, il silenzio di Gesù sulla croce e di Maria che assisteva alla penosa agonia.
Ora ricordiamo un silenzio edificante, molto alto: il silenzio eucaristico. Chi abita in quella casettina di legno o di marmo così silenziosa? Il nostro divin Maestro; il nostro Redentore; il più saggio, il più sapiente, colui che comunica la scienza a ogni uomo, che governa tutto. Che silenzio attorno al Tabernacolo! Di là Gesù parla col Padre, con gli angeli, si comunica alle anime, e tutto opera silenziosamente. Avessimo le orecchie degli angeli per udire i gemiti che da quel Tabernacolo si levano al Padre, e le orecchie dei santi per udire le dolci cose che Gesù dice | [15] alle anime che sanno ascoltarle! Nessun'anima sarà così eucaristica, quanto l'anima silenziosa, perché essa comprende il Cuore di Gesù e i suoi desolati gemiti che partono dal Tabernacolo, comprende l'Apostolato della Stampa e lo ama, mentre le anime vuote non possono capirlo né amarlo.
Vi è poi ancora il silenzio meditativo o interiore. Vediamo: in che cosa consista; la sua importanza, e quando si effettua tale silenzio.
Il silenzio meditativo o interiore è il raccoglimento interno abituale, per cui l'anima medita le cose divine che sente; ascolta la voce di Gesù; nel suo interno penetra tutto quello che vuole Gesù, e si lascia riempire dei doni dello Spirito Santo.
Le anime silenziose, dice Gesù, sentono le mie parole e io parlerò al loro cuore. Esse comprendono e si lasciano guadagnare dall'attrattiva che ha il Cuore divino, si lasciano riempire di Spirito Santo, e specialmente d'amore, di fervore e di pietà.
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Silenzio meditativo significa raccogliere dalla bocca delle Maestre, di chi ci parla e predica, dal confessore, dai libri spirituali tutte le parole di salute; dal Cuore di Gesù tutte le ispirazioni, specie dopo la Comunione; raccogliere gli insegnamenti dai buoni esempi e da tutte le circostanze, anche se cattive, perché l'anima si infervori di amore a Dio e alle anime. Ascoltare i desideri pii che lo Spirito Santo ci mette | [16] nell'anima, far tesoro di tutto ciò che ci vien detto di spirituale; amare le Beatitudini; avere desideri eucaristici; amore alla croce, alla mortificazione e alle anime.
Quanto è prezioso l'amore meditativo! È il gran tesoro di Maria santissima che la sacra Scrittura ci ha lasciato. Vi sono due fatti nel Vangelo, che ci ricordano l'amore meditativo di Maria. La nascita di Gesù: Maria nel presepio taceva e meditava nel suo cuore i prodigi visti e uditi10. Le anime silenziose si conoscono da questo, nessuno s'accorge che ci siano, temono di sbagliare, aspettano sempre a dir la loro parola per ultime; esse sono sorelle di Maria, anzi di più, per quello che disse il divin Maestro: «Chi ascolta la mia parola è mia sorella, mio fratello, mia madre»11.
Il ritrovamento di Gesù. Maria dopo avergli chiesto: «Figlio, perché ci hai fatto questo?»12, non parlò più, ma raccolse le parole udite dal Figlio nel suo cuore, come in un santuario, meditandole amorosamente.
Troviamo Maria tacente e silenziosa ai piedi della croce, senza ribellioni, senza esclamazioni improprie e sciocche, né pianti indiscreti. Accolse poi il Figlio morto, fra le sue braccia, lo preparò per la sepoltura, lo accompagnò fino al sepolcro e poi se ne tornò a casa, per aspettare la risurrezione pregando e tacendo. E così fece nell'Ascensione, nella novena dello Spirito Santo e in tutto il resto della sua vita.
Maria sapeva parlare a tempo di cose sagge | [17] e tacere a tempo, meditando. Lamenta lo Spirito Santo: «Il male per cui la terra si è tanto desolata è questo: perché non si medita»13. Il male di tante anime, per cui son tanto divagate e non hanno spirito, è
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dato dal non meditare. La facilità ad effondersi, a distrarsi è quello che rovina tante anime; guardate la persona che non medita, in chiesa, in istrada e ovunque, è distratta e disperde ogni parola raccolta. L'abitudine del meditare è il segreto della santità di tante anime; esse fanno come la Madonna, che raccoglieva tutto e tutto meditava. Esse ricevono dalla meditazione e diventano presto capaci di farla ad altre, e che parole infocate hanno! Il silenzio meditativo è la chiave della religione: per esso si formano le vere donne sapienti a cui la sacra Scrittura dedica pagine e pagine.
Badate alla meditazione: che frutto ricavate? Che pensieri e quali sentimenti vi mette nel cuore? L'anima silenziosa annota tutto, vi ritorna sopra nelle preghiere; ci pensa nella Visita per penetrarlo; ricorda il proposito e lo rinnova, trasformando tutto questo in tanti atti d'amore.
Qual è lo spirito meditativo che portate alle singole parole, ai consigli, agli avvisi, alle istruzioni e agli indirizzi che vi danno le Maestre? Vi sono figlie che ricevendo avvisi, si umiliano e meditano; altre si mettono sopra, | [18] giudicando, e pensano come scansarli un'altra volta.
Ricevere un buon avviso in pace è difficile: solo le anime che meditano lo ricevono bene, perché la parola di Dio è caduta in un buon cuore; esse si umiliano e ne ricavano frutto, perché sanno cercare il meglio.
Altro frutto del silenzio meditativo si ha nella lettura dei libri e nelle buone ispirazioni che per essi Gesù fa sentire al cuore. Ci sono figlie che leggono le vite dei santi in tutta fretta, quasi leggessero il libro di Gelindo14 e arrivate alla fine, chiudono e via! Ciò fa pensare a quei grandi acquazzoni che per cadere con troppa violenza sulla terra non le portano alcun beneficio, mentre quando la pioggia cade adagio, adagio, penetra fino alle radici delle piante e le vivifica. Bisogna perciò leggere molto adagio i libri spirituali, periodo per periodo, chiedendo luce al divin Maestro; e soprattutto non cambiarne tanti, perché non è il numero di essi che giova, bensì il modo in cui si leggono.
Quante volte Gesù parla alle anime invitandole alla mortificazione, al distacco da certe cose, ecc. Vi sono anime sorde a
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queste voci, ed altre sensibilissime che ascoltano la voce di Gesù, chiedono consiglio e fanno molto frutto.
Bisogna essere anime silenziose per ascoltare gli avvisi del confessore che talora sono di grande importanza e vanno meditati a lungo.
Esser anime silenziose quando si sentono | [19] delle conversazioni mondane, vane, che dissipano; ciò che giova all'anima, è quello che si sente nella meditazione, è la voce che viene dal Tabernacolo, altrimenti l'anima diviene vuota e mondana. Diceva il Giusti che le teste vuote fan sempre chiasso. Entrate nel silenzio meditativo di Maria; prendetevi l'esempio del divino Maestro nel Tabernacolo!
Quanta sapienza, quanto amore possiedono certe anime meditative che san fare silenzio e ascoltare le ispirazioni di Gesù, le sue voci che vengono dal Tabernacolo!
[III. Il silenzio operoso]
«Cum quietum silentium contineret omnia»15 venne il Dio silenzioso e nacque nella notte. Nota il Vangelo che i più grandi misteri si operano nel silenzio. In cielo il Padre ammira, contempla ed ama il Figlio nel silenzio. Il Figlio ammira, contempla il Padre e lo Spirito Santo nel silenzio; lo Spirito Santo ammira, contempla, adora ed ama il Padre e il Figlio nel silenzio. E come in cielo si opera tutto nel più profondo ed amoroso silenzio, così i misteri alle anime sono rivelati nel silenzio. Dice Isaia parlando del Redentore: «Non griderà da farsi udire fuori; non si fermerà nelle piazze, ma amerà silenziosamente | [20] ed opererà silenziosamente»16. Ogni anima che riceve abbondantemente i doni di Dio, li riceve nel silenzio, e non c'è tempo più adatto a ricevere le grazie che quello degli Esercizi, dei ritiri, cioè il tempo di silenzio.
Le anime che parlano molto, lasciano perdere tutto, la grazia del Signore passa senza che loro sappiano accoglierla.
Il silenzio oltre che di lingua, deve essere meditativo, operoso
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e amoroso. Vediamo che significa questo, cosa importa, come si pratica.
Silenzio operoso vuol dire parlar poco, ascoltare assai e meditare. Il Signore ci ha dato due occhi per vedere bene, due orecchie per sentire il doppio, ma una bocca per parlare la metà, e in essa la lingua circondata dalle labbra, da due file di denti a guisa di siepe, perché non si effonda all'esterno. Vi sono persone che sarebbero abili a tutte le cose, ma non sanno dirigere la lingua e, beato invece colui che sa guidare la propria lingua, perché le molte parole impediscono di sentir parlare.
Dopo aver taciuto e meditato si deve lavorare e il cuore deve avere molto lavoro interiore ed esteriore. Molto lavoro interiore e cioè bisogna essere anime che fanno l'esame di coscienza, anime che dominano e guidano il cuore e gli affetti; anime che amano caldamente con cuore puro Gesù, in una parola, anime interiori.
Le anime interiori hanno le loro ricchezze tutte | [21] nell'interno come la Madonna che all'esterno era come tutte le altre: aveva il capo ricoperto da un semplicissimo velo; un vestito più povero fra i poveri, i calzari come le più umili donne del popolo, non anelli, non orecchini rari, ma tutto semplicità e della più comune. Era invece la Regina degli angeli; il Figlio di Dio la chiamava Madre, il Padre Figlia diletta e lo Spirito Santo sua Sposa. Ma che cosa c'è in certe anime? Vita interiore! I farisei son tutti esteriori e per ben quattro volte Gesù disse: «Non siate come i farisei, i quali all'esterno sono osservanti, mentre nell'interno son pieni di miserie come i sepolcri imbiancati!»17.
Vi sono delle figlie che son tutte esteriorità e si danno a Dio così; ve ne sono delle altre che non compaiono in nulla, ma hanno una semplicità, una obbedienza, un amor di Dio che commuove.
Distinguiamo bene la differenza che passa fra la vita interiore e la vita esteriore, poi il Signore che vede nel cuore darà il giusto giudizio.
Se penetraste in un cuore che medita: che diligenza, che disciplina negli affetti e nei sentimenti! Frutto di vita interiore. L'anima che vive intensamente la vita interiore, anzitutto cura
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l'esame di coscienza, guarda all'interno, senza sentimentalità o sfoghi; in secondo luogo ha amore puro e idee esatte. Infine le sue opere, che vengono a manifestarsi, sono piene di zelo pronto, ma allo stesso tempo moderato, | [22] di carità, di attenzione continua, perché ovunque si fugga il peccato e si acquistino tutti i meriti possibili e si compia molto bene. Queste sono anime che è difficile conoscere all'esterno; la loro ricchezza sta tutta nell'interno e si manifesta solo quando esse non ci sono più, come Maria santissima.
Quando la persona sa tacere a tempo e parlare a tempo e bene, sa meditare ed amare, diventa la vera apostola. Nella dissipazione e nelle chiacchiere non c'è quell'amor di Dio di cui ci è esempio la Madonna.
Più le figlie divengono riservate, meditative, interiori, operose e più diventano efficaci. Che belle scuole esse fanno, che bell'esercizio di virtù continua, che edificazione portano ovunque si trovano! Oh, come esse somigliano alla santissima Vergine!
Come dovrà essere il nostro silenzio operoso?
Dev'essere interiore: far molto esame di coscienza; sorvegliare molto l'interno; vedere come pensiamo, se capiamo le cose che ci vengono dette a scuola, negli avvisi, nei consigli, nelle prediche e nelle letture, perché capire e penetrare è il primo passo.
Esame di coscienza e penetrazione sono i segni della vita interiore. Vediamo da questo se le nostre virtù sono più interiori che esteriori; se crediamo molto bene, se abbiamo una carità longanime che sa aspettare. Vediamo come siamo.
Le cose di Dio bisogna meditarle profondamente | [23] per acquistare le virtù interiori: più raccoglimento, piegare di più la volontà; più umiltà di cuore e mansuetudine. Vi sono delle persone che non lascerebbero mai una Comunione, ma poi la fanno sempre molto superficialmente e distrattamente. Ad esse direi: Non molte Comunioni, ma farle molto bene.
La preghiera interiore è la più necessaria: la vera virtù si distingue dall'umiltà, dal basso concetto di sé, dal disprezzo del proprio io, dal desiderio di essere corrette, dalla dolcezza abituale; perciò Gesù dice: «Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore»18.
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Vi sono persone che non lascerebbero mai una confessione settimanale, anzi ne vorrebbero due per settimana, ma le fanno per abitudine, senza dolore dei peccati; senza un proposito fermo, senza l'amore vivo a Gesù che è proprio quello da cui deriva il frutto della confessione e ciò che porta al dolore interno, al pentimento sincero e forte, alla conversione.
Le lunghe chiacchierate o le lunghe lettere non dimostrano che la vanità e il vuoto.
Quando c'è l'amore operoso, l'esame di coscienza, la pratica delle virtù, anche l'esterno si mostra bello, e le parole delle anime interiori sono sagge, non fanno chiasso; ogni parola è ben meditata. Costoro riescono bene in tutto anche con poca intelligenza. Nell'apostolato non si scoraggiano, nei loro uffici trovano le mille industrie della carità, perché tutto vada bene. C'è | [24] più virtù in una loro parola che non in cento di persone esteriori; nelle loro parole ed azioni si trova sodezza, virtù e amore vero.
Ho predicato non per tutte, ma per le anime che hanno deciso di imitare la vita del divin Maestro, la vita nascosta di Maria santissima, donna silenziosa, Regina dei cuori e degli apostoli. Ho parlato per quelle anime che vogliono farsi sante, che hanno già tendenza alla vita interiore e vi son disposte. Procurate almeno di desiderarla tutte. Volete almeno sentirne vivo il desiderio di essere introdotte in quella cella misteriosa in cui vive: Gesù nel Tabernacolo, Maria a Nazaret, ove regna la santissima Trinità? Passate bene il mese di gennaio, onorando il divino silenzio di Nazaret, del Tabernacolo, e il divin Maestro s'incaricherà di farvi intendere il bene della vita interiore ed infondervi i suoi doni.
Ci fossero almeno un certo numero di anime che sapessero intendere questa parola: silenzio»! Esagerate anche un po' nel silenzio, purché non sia silenzio di superbia, ma un silenzio amoroso, giudizioso e santo come quello di Maria santissima.
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* Ritiro mensile, tre meditazioni. È stato stampato con il titolo «Il silenzio divino» in Haec Meditare I,1, pp. 7-24. Esiste un originale precedente, dal titolo «Il Silenzio Divino», in dattiloscritto, carta vergata, fogli 6 (22x27,8) dove è indicata la data: [Alba], 3 gennaio 1931 e l'autore: Istruzione Primo Maestro. Tra le due fonti esistono piccole varianti di vocaboli. Si è assunto come originale lo stampato.
1 Cf Gc 3,2.5.
2 Cf Gc 3,6.
3 Cf Ef 5,19.
4 Cf Mt 5,37: «Sì, sì, no, no».
5 Cf Gv 2,3: «Non hanno più vino».
6 Cf Gv 2,5.
7 Sir 9,25.
8 Cf Sal 140,12.
9 Cf Gc 3,2.
10 Cf Lc 2,19.
11 Cf Lc 8,21.
12 Cf Lc 2,48.
13 Cf Ger 12,11 (Volgata).
14 Piccolo pastore che va alla grotta di Gesù, personaggio popolare piemontese della letteratura natalizia.
15 Cf Sap 18,14: «Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose».
16 Cf Is 42,2.
17 Cf Mt 23,3.27.
18 Cf Mt 11,29.