Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

6. L'ESAME DI COSCIENZA *

Quest'oggi, essendo l'ultimo giorno degli Esercizi, è molto importante pensare ai propositi, in modo speciale è importante quello che riguarda l'esame di coscienza.
L'esame di coscienza da solo occupa tutt'al più mezz'ora di una giornata, tutti e tre messi insieme: preventivo, nella Visita, alla sera; ma questa mezz'ora vale come tutte le altre pratiche di pietà insieme. Quanto tempo occupano le altre pratiche di pietà? La mezz'ora dell'esame di coscienza vale come due [ore] e mezzo delle altre pratiche di pietà, quindi fare prima di tutto l'esame. Perché è più importante, il diavolo tenta sempre e sopra l'esame di coscienza che occupa solo mezz'ora, ma vale come tre ore di pratiche di pietà. E qui bisogna anche insistere [perché,] nonostante tutte le prediche che ho fatto, non si fa l'esame sui quattro punti e si resta sempre indietro.
Esaminarsi sullo studio, sulla pietà, sulla parte morale, povertà, apostolato. Alcune non pensano allo studio: Oh, tanto io non studio! Dell'apostolato stampa, volete che si occupi chi non sa? Non mettiamo a servizio di Dio la mente, la parte più importante dell'uomo e si dice che amiamo il Signore! Quando si tratta di cantare una lode, tutte sono gioiose. Hanno da sbucciare le patate? Sono due anni e non le sbucciano ancora bene, va a sapere come amano il Signore. Stamattina qualcuna andava in chiesa ancora con la fronte scoperta; va a sapere come amano il Signore. Lo studio è la prima cosa da imparare in Casa.
All'esame di coscienza bisogna dare la parte predominante: se la meditazione è di mezz'ora, dare dieci minuti all'esame.
La Visita vale tanto in quanto in un'ora date venti minuti all'esame di coscienza. Per il profitto del lavoro spirituale la mancanza di umiltà è fare solo delle esteriorità e, siccome facilmente la leggerezza domina, il primo danno che produce è questo: togliere l'esame di coscienza. Tutti gli istituti dove l'esame di coscienza
~
non è predominante risultano superficiali. Sono persone che fanno il voto di povertà, ma amano il lusso e a momenti non sapete più dove mettere i piedi in quei salotti.
Le figlie che amano veramente l'esame di coscienza sono vere [suore], proprio quelle che amano il presepio ed una stalla. Vedete un po' se la santa Madonna nella casetta di Nazaret aveva i tappeti e i sofà. Che cosa c'era nella casetta di Nazaret? C'erano le tappezzerie o gli oggetti d'arte? A Betlemme cosa c'era? Quante suore non hanno neppure le scarpe da suora perché non fanno l'esame di coscienza!
È dottrina che a poco a poco, siccome si indebolisce la salute, naturalmente si vengono a lasciare certe cose, certe pratiche. Quando si è ammalati, alla Messa non si può più andare, il rosario si lascia, non si può più insistere per le letture pie, la Visita si lascia, a poco a poco le pratiche di pietà scompaiono, ma quello che non può scomparire fino a che non avremo perso l'uso dei sensi, l'uso della ragione è l'esame di coscienza.
Si può essere dispensati da tutto, ma finché c'è l'uso della ragione bisogna fare l'esame di coscienza. È il più necessario e il diavolo lo fa lasciare per primo.
L'esame di coscienza, le Figlie di San Paolo lo fanno in primo luogo sopra i quattro punti dei doveri sostanziali. Sullo studio: nello studio si deve impiegare tutta l'intelligenza per migliorare. Il Signore per che cosa ci ha dato l'intelligenza? Non siete delle contadine che mettono al servizio di Dio soltanto le loro braccia, voi siete delle suore! Aveste da fare anche solo l'allevamento dei polli, bisogna che miglioriate. E quando non si mette a servizio di Dio l'intelligenza per fare sempre meglio, la testa è piena di follie, di fantasie, di sciocchezze; del dono del Signore non ci si serve totalmente. Non bisogna accostarsi alla vestizione senza aver imparato bene l'esame di coscienza. Non esercitatevi nell'apostolato senza aver imparato bene l'esame di coscienza. Quelle che nell'apostolato vengono a dimostrarsi difettose, sono quelle che evitano, schivano l'esame di coscienza.
Chi ha la vera pietà, sincera, totale, che resiste a tutti i mali? È solo chi ha l'abitudine all'esame di coscienza. L'avete il libretto dell'esame di coscienza? Lo fate? Chi rinuncia all'esame di coscienza, rinuncia già a metà [del frutto] della pietà. Guardate, nel mondo ci sono tante figlie che si contentano della Comunione,
~
di una breve visita, di qualche lode e fanno consistere in questo la loro pietà; ma è soltanto metà e questa metà è anche poco fruttuosa, produce un terzo di quello che dovrebbe produrre, l'altra metà è l'esame di coscienza. L'esame di coscienza vuota il cuore dall'io ed allora ecco che Dio può riempirlo con la sua grazia, con i suoi lumi, con il suo amore. Voi andate volentieri alla Comunione. Avete trovato che Gesù si sia rifiutato, anche una [sola] volta, di venire nell'anima vostra? Gesù viene nel cuore e chi è che allarga il cuore, chi lo vuota, chi lo prepara? È l'esame di coscienza che vuota il nostro cuore dall'io. Le suore umili sono quelle che fanno l'esame di coscienza, quando invece c'è la superbia c'è ogni male. Il fariseo che diceva: «Io non sono come tutti gli altri»1, andò a casa con le mani vuote, invece il pubblicano che era un peccatore andò a casa ricco di virtù e di grazia. Quindi mettere l'esame di coscienza fra i propositi principali e oggi le preghiere devono essere tutte per diventare perseveranti in esso.
Non leggo quasi mai nelle lettere delle figlie che sono fuori casa2 che fanno l'esame di coscienza. Se non fanno la Comunione non sono contente, se non hanno fatto l'esame di coscienza non fa niente. È meglio non fare la Comunione piuttosto [che] non fare l'esame di coscienza. Lasciate la Comunione, ma se state a letto, fate l'esame di coscienza preventivo; dalla Comunione siete dispensate ma non dall'esame di coscienza.
S. Paolo diceva: «Al mattino si faccia l'esame di coscienza e dopo si vada alla Comunione»3. Ma prima l'esame di coscienza, dopo, se si può, la Comunione. «Ma non facevamo così a casa!». Ma a casa non avevate [ancora] acquistato lo spirito religioso, e perciò sarebbe stato inutile farvi religiose. In che cosa volete obbedire? L'obbedienza sta nelle cose di spirito, nel modo di confessarsi, di prendere la direzione spirituale, di fare la Visita. In primo luogo i voti riguardano le cose spirituali. Non abbracciate dei doveri, degli obblighi che non vi sentite di eseguire; le cose dello spirito sono le prime.
Se lasciate l'esame di coscienza ditelo al confessore, ditelo alla Maestra e non fate i voti. L'esame di coscienza dura solo
~
mezz'ora, ma è importante quanto tutte le altre pratiche di pietà insieme; dunque prima di tutto, se hai lasciato l'esame di coscienza, [accusati] di questo.
Vi può essere però un'eccezione per chi è molto scrupoloso. Ma anche chi è molto scrupoloso non deve lasciare l'esame di coscienza, ma farlo in un altro modo, diverso dall'ordinario. Caso per caso il confessore o la Maestra diranno come. È questione del modo di fare l'esame di coscienza: mentre le altre devono farlo specialmente sul male [commesso], esse dovranno farlo specialmente sull'esercizio delle virtù [praticate] più o meno bene.

Qual è l'oggetto dell'apostolato? Che cosa specialmente bisogna fare per arrivare alle anime?
La cosa principale è il catechismo con le verità più semplici, ciò che è essenziale; quindi per primo il catechismo, le opere catechistiche, poi le spiegazioni di morale.
Non sarete nello spirito di Dio, vere religiose e vere Figlie di San Paolo se non vi rivolgerete ai poveri, non [solo] alle signore e alle signorine.
In primo luogo perciò il catechismo, non la Bibbia o il Vangelo, questo è il libro divino, ma non il primo libro da darsi, perché noi non possiamo interpretarlo liberamente4, questo [lo fa] il protestantesimo. I protestanti leggono la Bibbia più di noi. Noi non siamo capaci di ricavare da soli le verità della Bibbia, bisogna che le impariamo dalla Chiesa; dopo leggendo la Bibbia troveremo la spiegazione. Le Figlie che fanno la propaganda migliore sono quelle che danno in tutti i paesi il catechismo. Chi ne ha più bisogno sono gli uomini, le famiglie dove il catechismo si è studiato poco. Dunque, in primo luogo il catechismo, poi i periodici più belli: Una Buona Parola5 , i Vangelini6 che portano la spiegazione domenicale e danno l'istruzione completa alle famiglie.
Sono seicentosessanta le lingue che i protestanti hanno usato per stampare la Bibbia. Chi parte dalla Bibbia non va a Dio di sicuro: è questa l'eresia principale dei protestanti. Prima [dare] il catechismo, poi i periodici semplici e successivamente gli altri, soprattutto le vite dei santi.
~
Per la maggior parte del popolo, i santi si devono dare ancor prima della Bibbia, perché li capiscono subito. I santi sono i figli più fedeli della Chiesa, essi hanno praticato il catechismo e quindi sono i veri campioni su cui modellarsi.
Vi sono poi le novelle, i romanzi per le persone che, avendo gusto poco sano, hanno bisogno di questi, perché se non si dà loro quello, leggono altre cose cattive. Tra i libri importanti, [indirettamente] contro il protestantesimo, vi sono quelli sui primi tempi della Chiesa: Fabiola, Ottavio, Rachele, Persecutori e martiri, Lucia7, libri che combattono alla radice il protestantesimo dilagante. Vi sono poi i libri di ascetica.
L'apostolato però richiederebbe una gran cosa: bisognerebbe cioè dividere l'Italia in tante regioni e in ogni provincia esserci un piccolo gruppo di Suore di San Paolo. Queste Figlie stabiliscano in ogni parrocchia un centro di diffusione [con un responsabile]: ci vuole poco a trovare una Figlia di Maria, un bravo sacerdote, qualcuno che diffonda il catechismo, i periodici, il Vangelo, i libri di ascetica.
Quando si è arrivati che in ogni famiglia entri [la buona stampa], bisogna guardarsi molto dal correre, dal passare senza lasciare traccia [e continuità], è necessario invece fare cose stabili, cose divine.
In generale si è già capaci e si è già arrivati fin qui: lasciare in ogni centro, in ogni parrocchia, paese, cittadina, una cooperatrice, un cooperatore o le suore che si incarichino di tutto. Le Figlie invece devono visitare tutti i paesi e specialmente tornare a vedere che cosa [il responsabile] ha fatto, ha da fare, di che cosa ha bisogno. Questo piccolo gruppo deve tenere corrispondenza continua. Questi cooperatori devono divenire gli amici, la forza, divenire come i parroci del paese riguardo alla stampa ed esercitare questo apostolato.
Finora ciò fu sempre detto e un po' fatto, ora bisogna spiegare meglio e fare di più, bisogna fare opera stabile. Il passare è bene ma il fermarsi è meglio; avere dei conoscenti è buona cosa, ma avere degli amici è meglio.
Le Figlie di San Paolo nei paesi devono avere dei cooperatori, ci vuole molta pazienza e molta preghiera.
~
Sono ventitremila le parrocchie in Italia, perciò questi centri devono diventare ventitremila, almeno uno per parrocchia, e le parrocchie molto grandi dovrebbero averne due. Allora che cosa bisogna fare? Bisogna pregare perché si abbia la grazia di arrivarci.
Chi sarà quella persona? Quando passate in una parrocchia, in un centro, bisogna che prima di tutto adocchiate, studiate le persone da formare, con le quali bisognerà corrispondere, scrivere, mandare i foglietti, perché l'apostolato della stampa si deve fare con la stampa.
Voi siete proprio per [curare] la parte femminile, religiosa e il popolo. Come si fa? Amate proprio il Signore e bene e vedrete che il Signore farà lui. Per questo bisogna avere vocazione. Non si possono terminare gli Esercizi senza aver dato uno sguardo alla vocazione.
La vocazione è la chiamata di Dio a quello stato speciale, religioso, alla vita cioè dei consigli evangelici, alla virtù perfetta.
Sono due le vocazioni religiose: la vocazione religiosa alla vita contemplativa, di perfezione personale che è perfetta, e la vocazione alla vita religiosa che unisce la vocazione [alla santità] all'attività, allo zelo. Questa è più perfetta perché è più simile alla vita di Gesù.
Che cos'è la vocazione? La vocazione si manifesta con l'avere salute, essere fisicamente in grado di adattarsi all'apostolato. Segno di vocazione sono le condizioni morali, buon carattere, docilità, buon cuore. Quelle che amano troppo le particolarità, le singolarità, le porzioni speciali non sono chiamate alla vita religiosa. Bisogna avere buon carattere, carattere di famiglia, largo di vedute e anche un po' simpatico, sufficiente intelligenza adatta al ministero a cui la persona vuole consacrarsi. L'intelligenza in primo luogo ci vuole per capire i voti religiosi, per abbracciare l'obbedienza interiore, il modo di far la Visita, l'esame di coscienza. Oltre l'intelligenza sufficiente è necessario avere l'inclinazione, ossia che piacciano i voti, la vita comune; e da ultimo avere le virtù sufficienti specialmente la castità, l'obbedienza. Chi è facile a sentimentalità, a superbia non è fatto per la vita religiosa. La persona religiosa si conosce nel modo di trattare, di comportarsi, anche solo nel salire o scendere le scale.
Per l'esame di coscienza e per ciò che riguarda le virtù interiori, specialmente la castità, deve giudicare il confessore; per
~
tutte le altre cose: carattere docile, obbedienza, povertà, salute, dedizione agli uffici della Pia Società, deve giudicare la Maestra, e così pure del modo di fare le pratiche di pietà. Quindi la vostra direzione è per un quinto attraverso il confessore e per gli altri quattro quinti attraverso le Maestre.
~

* Meditazione, in ciclostilato, fogli 3 (23x35), tenuta ad Alba il 17.7.1931, dal Primo Maestro, durante il corso di Esercizi, come risulta all'inizio di essa. Cf nota introduttiva della meditazione n. 4.

1 Cf Lc 18,11.

2 Originale: in giro.

3 Cf 1Cor 11,28.

4 Originale: Noi non capiremo la religione in sé…

5 Cf Damino A., o. c., p. 134.

6 Cf ibid., p. 143.

7 Questi romanzi storici, proposti per le biblioteche, stampati dalla PSSP, Alba, sono già, nel 1929, elencati in UCAS, rivista del cooperatore paolino.