Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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4. L'APOSTOLATO STAMPA NOSTRA FORTUNA*

Ho fiducia nella grazia di Dio che è in questa casa, [in Gesù] che è venuto nell'anima vostra, nella protezione della santa Madonna e nel cuore di S. Paolo che ci mettano nell'anima un grande desiderio di farci santi, di consacrarci al Signore con i voti e di fare l'apostolato.
Due sono i motivi per cui vi sono le Figlie di San Paolo: santificare l'anima propria, che consiste specialmente nel consacrare il cuore al Signore; santificare le anime mediante l'apostolato della stampa.
«Ad quid venisti?»1. Ci dice il Signore: Figlia, perché sei venuta in questa casa? Siete entrate sotto un aspetto o sotto un altro: un po' più giovani, un po' meno giovani, forse sembra qualche volta a caso, talvolta a mezzo di un complesso di circostanze che non sapete spiegare; non è altro che il Signore che talvolta parla alle orecchie, talvolta al cuore, talvolta per mezzo di una sorella, di una compagna, di una mamma, parla per mezzo di un fatto, di un rimorso o per mezzo di una persona cara, per mezzo della privazione dell'oggetto o persona che guadagnava il cuore. Nostro Signore ci chiama con i fatti, con tutti gli elementi che ha a sua disposizione. Perché siete venute qui? Prima di tutto per essere sante. Meditatelo in questi giorni.
Passano i giorni, passano i mesi, ma dall'anno scorso a quest'anno ci sono figlie che sono diventate molto sante. Bisogna darsi presto a Dio, non tardi. Chi ha già odorato il profumo del mondo difficilmente capirà il profumo celeste. Bisogna prima purificarci con l'obbedienza, distaccare il cuore dalle cose con la povertà, mortificarci con la purezza.
Passiamo ora a meditare la nostra fortuna: 1) siamo fortunate adesso; 2) fortunate negli anni che il Signore ci darà da vivere; 3) la nostra fortuna nell'eternità.
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1. Siamo ora le più fortunate.
Dall'ultimo censimento risulta che in Italia vi sono circa undici milioni di donne e altrettanto di ragazze. Tra queste noi siamo le più fortunate. Gesù dal santo Tabernacolo ha cercato [di avere] intorno a sé dei fiori, dei gigli di candore, delle rose di amore, delle viole di umiltà, Gesù ha trovato delle margherite di obbedienza e tutti questi fiori li presenta al Padre celeste. È uscito di notte lo Spirito Santo a cercare la sua sposa e l'ha trovata. Questi fiori Gesù li raccolse un mattino quando ancora erano imperlati dalla rugiada. Noi siamo fiori scelti di Gesù, spose dello Spirito Santo, figlie del Padre celeste. Siamo qui per essere con Gesù, con lo Spirito di Gesù, per essere figlie del Padre. Un mazzo quindi vago e profumato.
Alcune hanno sentito più presto la voce e sono ancora con la stola battesimale, queste stanno nel vaso di destra. Altre sono cadute, ma imporporate dal santissimo sangue di Gesù sono rose che testimoniano il sacramento della penitenza in cui Gesù rende rosse col suo sangue e con l'amore le anime. Vi sono poi le viole che sentirono la voce di Gesù: «Imparate da me, che sono mansueto ed umile di cuore»2.
Vi sono anime che si lasciano sedurre da uno sguardo, da un sorriso. Povere sciagurate! Esse si aggirano, si agitano per cercare le vanità, i piaceri del mondo.
Guardiamo quelle sante vergini: S. Agnese3, S. Cecilia4, S. Agata5, S. Lucia6, le quali disprezzarono i tesori, i piaceri offerti loro dai tiranni ed esclamarono: «Un altro sposo più bello ci ha già rapito il cuore».
Il Signore ci ha messe qui, ci ha dato le Maestre che ci dicono molte cose. Quando Gesù era già morto in croce, Longino con la lancia ferì il costato del benedetto Salvatore e ne uscì sangue ed acqua. Di quel sangue ce ne cibiamo in chiesa nella santa Eucarestia, l'acqua la beviamo allorché ci apriamo con le Maestre.
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Queste anime che si aprono sono poi quelle che sentono l'invito di Gesù: «Se vuoi essere perfetto, se vuoi piacermi lascia tutto»7, non pensare a nulla, sii mia ed io sarò tutto tuo. Dammi il cuore, ma tutto, la vita, ma tutta. E l'anima con slancio dice: Gesù è con noi, noi siamo con Gesù8.
Le vere figliuole di Maria sono quelle che hanno sentito il profumo dell'umiltà. Sono ancora giovani e domandano già di fare i voti, più di tutto li praticano già, queste anime commuovono il cuore di Gesù e delle Maestre. Gesù in un'anima è come un pezzetto di lievito che rende l'anima grande, bella e buona. Noi mangiamo Gesù e Gesù si ciba pure delle nostre anime. Siamo di Gesù. Queste figlie vestiranno la divisa di Gesù, la divisa della santa Madonna; vestano di azzurro o di nero9, fa lo stesso. Se è nero imitano la santa Madonna quando seguiva Gesù nella vita pubblica, al Calvario; se è azzurro, imitano Maria nella casa di Nazaret quando il Verbo si fece carne e venne nel suo seno. Si danno presto a Dio, danno a Gesù tutto il cuore, prima ancora che sia infettato dal fetore del mondo.

2. [Siamo fortunate] nella vita.
In che consiste questa fortuna? Quando dico gigli, rose, margherite e viole intendo [anche] un'altra cosa. Cadono i gigli, le rose, le viole, le margherite e non danno frutto. La santa Madonna fu il primo fiore, ma il suo fiore portò il frutto, Gesù: «Benedetto il frutto del tuo seno»10, Gesù.
Ecco, aspetto da voi i frutti. Benedetto il vostro frutto, Gesù! Ma noi non siamo madri di Gesù? Gesù predicava e in quel mentre arrivarono Giacomo, Giovanni, Maria, ecc., che cercavano di lui. Fu riferito a Gesù che sua madre lo cercava, i suoi fratelli cercavano di lui. Allora Gesù allargò le braccia, in segno di voler abbracciare tutti e disse: «Chi fa la volontà del Padre mio, è mia madre, mio fratello, mia sorella»11. Voi potete essere madri di Gesù. Benedetto il vostro frutto! Noi dobbiamo essere madri di
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anime, e perciò madri di Gesù perché le anime sono membra di Gesù. Siamo incorporati con Cristo12, dice S. Paolo.
Oh, il nostro apostolato: diventare le madri di Gesù! Andate a salvare le anime, quindi: benedetto il nostro frutto, Gesù.
Cosa porta la Figlia di San Paolo al cielo? Anime e meriti, le anime che sono membra di Gesù13.
Nella nostra vita ci occupiamo di Gesù, di anime, facciamo opere sante; mentre gli altri si occupano dei corpi, noi ci occupiamo dei cuori.
Ecco la nostra fortuna. Certo non ringrazieremo mai abbastanza il Signore.

3) Fortuna nell'eternità.
Un paradiso più bello, se nella vita ci siamo occupati di cose più alte. Gesù ci dice: «Avrete il centuplo in questa vita e la vita eterna nell'altra»14. Il nostro paradiso sarà doppio, primo perché «qui bene fecerit», secondo «et docuerit»: per chi ha fatto bene e ha insegnato15. Sarà doppio specialmente per chi fa la stampa.
In paradiso tutti hanno la corona. Vi sono pure di quelli che hanno l'aureola e sono quelli che hanno fatto qualcosa di distinto.
Tre sono le aureole: 1) quella della verginità, 2) del martirio, 3) aureola del Dottore e Dottoressa.
La terza è riservata specialmente a chi ha insegnato, dato un insegnamento largo come gli Apostoli, i Dottori, ecc. Aspiriamo all'aureola di Dottoresse. Chi ha insegnato avrà duplice corona, una per i suoi meriti, l'altra per i meriti degli altri. È Dottore chi insegna e spiega il Vangelo, chi lo porta. Preghiamo così: «O Signore, dacci la grazia d'insegnare a tutti gli italiani, che tutte le famiglie abbiano il Vangelo, specialmente quelle povere». Facciamo bene e il Signore ci darà la grazia di possedere l'aureola di Dottoressa.
Certo, non comprendiamo la bellezza della nostra vocazione; quelle che non capiscono ancora l'apostolato stampa dopo tante parole, sono ben indietro. Chiedere al Signore di capire almeno
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l'a.b.c. del nostro apostolato. Abbiamo bisogno di tutto. Umiliamoci, poiché non conosciamo la nostra fortuna.
Il divino Maestro dice alla samaritana: «Figlia, se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti parla!»16. Se conoscessimo il dono che ci ha fatto il Signore, se comprendessimo le cose che ci vengono dette, certamente ci umilieremmo. Domandare a Gesù la grazia di capire queste cose, d'altra parte bisogna stare umili perché il Signore possa venire in noi.
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5. NECESSITÀ DELL'APOSTOLATO STAMPA*

Nostro Signore vi ha scelte per l'opera del Vangelo. Gesù è veramente il Maestro di tutto, noi non facciamo mai così bene come quando facciamo come Gesù ha fatto.
Nostro Signore ha eletto dei poveri uomini; i primi che egli ha chiamato sono stati dei poveri pescatori: Andrea, Giovanni erano persone che esercitavano il mestiere del pescatore, non sapevano né leggere né scrivere. In seguito è venuto anche Matteo, egli un po' sapeva, ma sapeva solo leggere e scrivere per fare dei conti, le addizioni dei soldi che guadagnava.
Venne anche Luca che era medico, venne Paolo che era coltissimo, ma la maggior parte, i primi, furono persone del popolo più basso. Vivevano di pesca, vivevano degli armenti, vivevano dell'agricoltura, della campagna. Ebbene, il Signore questo ci voleva insegnare che chi fa è lui, che egli non ha bisogno di nessuno. E come prese Pietro per farlo papa, non avrebbe potuto prendere un professore di Atene? Vi erano allora delle scuole famose di filosofia ad Alessandria di Egitto, ad Antiochia, in Atene, a Roma, cominciavano già a distinguersi le scuole di Aquileia; invece nostro Signore ha preso dei poveri pescatori.
Pietro doveva essere il maestro universale, della Chiesa universale, degli uomini; ma non è fare le cose a rovescio? Il maestro che non sa è maestro universale, perché il Signore voleva delle anime che si credessero niente, perché lui è tutto. Il Signore vuole l'umiltà; quando un'anima dice: Io sono ignorante, il Signore la illumina; quando un'anima dice: Io non so niente, il Signore mette la sua scienza; quando l'anima dice: Sono una povera peccatrice, mi vedo piena di peccati, il Signore le insegna la santificazione. Ciò che noi dobbiamo insegnare non è una scienza da apprendersi a scuola, è una scienza da apprendersi in primo luogo da Dio. Adesso il Signore vuole che aggiungiamo anche il mezzo dello studio, ma in primo luogo è sempre lui.
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S. Caterina da Alessandria1 confondeva i professori con la scienza che le veniva dal Vangelo.
L'apostolato della stampa esige delle anime umili, non delle anime dotte, ma delle anime umili anche solo per la piccola scienza acquisita in questi sedici anni da che esiste la Società San Paolo. Chi è riuscito non è proprio colui che ha studiato: la scienza e l'umiltà fanno fare il doppio, ma la scienza senza lo spirito di umiltà gonfia e quindi lascia vuoti. Mentre che qui [uno] si gonfia come un pallone, là vi è una pianticina piccola che anzi è un germe.
«Simile è il regno dei cieli al granello di senapa il quale è il minimo di tutti i semi, ma piantato si sviluppa e diventa2 una grande pianta e gli uccelli dell'aria vanno a nidificarvi sopra»3.
Il Figlio di Dio non cerca [che] dei posti dove mettere i tesori della sua santità, delle sue grazie, del suo zelo, del suo cuore. Va a cercare un posto dove mettere i suoi tesori e non lo trova. Lo trova solo in qualche anima nascosta, in qualche anima col capo chino, in qualche cuore che è vuoto di sé e non cerca che Dio, in qualche persona che è con le braccia larghe invocando misericordia e pietà, in qualche buona figliuola che abbassa il capo e dice: Signore, siate misericordioso con me perché sono una grande peccatrice.

Questa mattina meditiamo da chi viene l'apostolato della stampa e un poco la sua necessità, e la preparazione del cuore.
L'apostolato della stampa viene da Dio, fu costituito da Dio.
Dio lo istituì in tre maniere: prima Gesù fece, cioè diede l'esempio; poi comandò di fare, lo ordinò; poi ci acquistò, con il suo sangue, la grazia di farlo.
Nella sacra Scrittura, nella dottrina della Chiesa, nella dottrina dei Padri, non c'è dubbio che l'apostolato della stampa sia volontà di Dio. Si dice qualche volta: quella è un'opera nuova. Si vuol dire che è un'opera nuova in quanto per stampare si usano dei mezzi che una volta non si adoperavano, ed è bene in quanto oggi, per esempio, si adoperano dei mezzi che una volta
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non c'erano. La posta, in Russia, sono solamente sessant'anni che c'è, e [per] quasi tutte le altre nazioni non passano i duecento anni. La posta organizzata, come è adesso almeno, ottocento anni fa non c'era. Vi erano dei corrieri che partivano da Roma con una coppia di cavalli, camminavano fin che i cavalli erano stanchi e si fermavano. E poi cominciavano ancora a partire.
In Russia, anche adesso, in sei mesi si porta una lettera. Se si vuole dire che c'è un mezzo nuovo, è vero perché anche ad andare in una città oggi c'è il treno che una volta non c'era; ma non è niente affatto nuovo in sé.
Il Signore Iddio ha spiegato le sue verità agli uomini, poi ha detto di spiegarle e di comunicarle, di predicarle con la voce e con lo scritto, infatti nostro Signore ha voluto che la sua parola fosse scritta. Più di duecento volte nella Scrittura c'è: «Scrivi»4. Ma le orecchie, le abbiamo per nulla?
Del battesimo [Gesù] ha parlato solo due o tre volte e abbiamo capito. E che cosa ci vuole per farci capire tutte le altre cose? Aspettiamo di andare al tribunale di Dio e di essere giudicati e condannati perché non abbiamo meditato le sue verità?
[L'apostolato-stampa] è di istituzione divina: Dio l'ha voluto, e l'ha voluto tanto che anche Gesù ha fatto scrivere i suoi Vangeli5. S. Paolo non si fermava mai di scrivere. Quando non parlava con la voce, scriveva; quando era in una città mandava lettere in un'altra perché non poteva andarvi a predicare. Non aveva ancora visto i romani e, pensando che poteva convertirli, scriveva. E faceva moltiplicare, copiare e portare alle varie Chiese le sue epistole.
S. Giacomo ha fatto così, S. Giuda ha fatto così, S. Giovanni ha fatto così.
S. Paolo ha anche fatto scrivere il suo Vangelo da S. Luca, glielo ha comandato perché S. Luca, essendo medico di S. Paolo che era infermiccio, lo seguiva dappertutto. S. Paolo predicava e Luca prendeva nota e poi ha steso il suo Vangelo. S. Pietro non poteva sempre scrivere e ha comandato a S. Marco di scrivere il Vangelo. S. Pietro lo ha riletto, ha aggiunto delle cose e ne ha tolte altre, e poi lo ha comunicato alla Chiesa.
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Nello stesso modo hanno lavorato S. Giovanni evangelista, il quale oltre l'Apocalisse e le lettere, scrisse anche il quarto Vangelo, e S. Matteo che scrisse il primo Vangelo, e solo questo. Quindi è volontà di Dio [la stesura del Vangelo], comunicato dagli Apostoli che ci parlarono delle verità di Dio. Ed anche prima che venisse il tempo di scriverlo, gli evangelisti erano già stati raffigurati nel libro di Ezechiele6, e noi troviamo le figure degli evangelisti diciotto volte all'anno [nella liturgia]. E vi si legge anche la profezia dove Dio disse di scrivere7. E che cosa ci vuole per farcelo capire?
Siamo proprio sordi riguardo a certe verità, mentre altre verità le capiamo subito perché ce le hanno dette [fin] da bambini e, a forza di dircele, sono entrate. Vi sono anime che fanno la Comunione e vengono via così, hanno comunicato con Gesù: «Istruiscimi, parlami, fammi capire la tua grazia». Vi sono anime che entrano qui al mercoledì e al giovedì hanno già [appreso] lo spirito, capiscono già tutto l'apostolato. Vi sono [invece] anime che seguono8 la moda e il mondo alle quali si dice: «Sarebbe bene che tu pensassi alla tua anima, va' agli Esercizi». Vi pensano, poi vogliono fare la confessione: «Vorrei conoscere la volontà di Dio». «È questa». Dice: «Davvero? Va bene, allora la farò; farò così!». Hanno cambiato i loro progetti, hanno mandato a casa le vesti variopinte e le calze alla rococò, ed è già finito? Dopo una settimana non possono più stare: «Quand'è che mi lascia fare il voto di castità perfetta?». «Un momento...». «Ma non dicono che bisogna fare presto a consacrarsi al Signore?. Vi sono delle anime che progrediscono subito». Finitela con questo amor proprio! La parola della santa Madonna non viene meno; ne ha dette poche parole, ma ha dato indirettamente dei consigli: «Chi si crede qualche cosa va via con le mani vuote, chi è umile con le mani piene»9.
Siate umili, andate a Gesù con cuore aperto, confidente ed allora capirete tutto.
E che cosa ci vuole per farci capire che l'apostolato è voluto
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da Dio se ha scritto lui [stesso] due libri10? Che cosa ci vuole? Se ha suscitato per scriverli i più grandi uomini: Mosè, Isaia, Ezechiele, Daniele, e tutti gli scrittori del Vecchio e del Nuovo Testamento?
Le Scritture e stampe sono state oggetto di tutti i diciotto Concili e specialmente del Concilio di Trento.
Che cosa ci vuole perché uno capisca le verità della Chiesa e le verità dello Spirito Santo?
Certe fanciulle sono dure di testa, bisogna che la maestra intervenga, ma [la testa] è sempre dura, così chi è superba, chi [se la] crede. Altre prendono tutto da Gesù e fanno come Pietro che era pescatore, come Natanaele che è diventato S. Bartolomeo. Guardate un po' quel Natanaele! Lo credevano uno stupido, un giovanotto tanto semplice, ma Gesù vedendolo ha detto di lui: «Ecco un buon figlio di Dio che non ha doppiezza, che non sa ingannare»11, e lo ha istruito per primo. Stette un giorno con lui ed alla sera era già convertito. Fu il primo a riconoscere il Messia: Gesù si comunica alle anime semplici.
Andate in Vaticano, là vi è una sala che è lunga mezzo chilometro. Entrando, si vede la gente in fondo piccola, piccola tanto è lunga, sembra di vedere dei ragazzetti che entrano dalla parte opposta; è lunga mezzo chilometro, con tante divisioni e contiene tutti i libri dell'apostolato della Chiesa. Una delle biblioteche più grandi fu quella di S. Ambrogio, [a Milano], di cui fu custode il Papa12, ed essendo stato custode così fedele, Pio X lo chiamò a Roma in questa biblioteca che è la più grande del mondo. Là si perfezionò e mostrò tanta saggezza che venne nominato cardinale e poi Papa. Fece fare tanti lavori in questa biblioteca che contiene tutti i libri dell'apostolato della Chiesa.
S. Anna la vedete quasi sempre dipinta nell'atto di insegnare a Maria santissima la sacra Scrittura, perché la santa Madonna è esempio in questo: leggere la Scrittura, amare la stampa.
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Gesù fanciullo era condotto al sabato nella sinagoga13 ed era quasi sempre scelto a leggere la Scrittura che dopo veniva spiegata e quando [da adulto] andava nelle varie sinagoghe leggeva la Scrittura e la spiegava.
Prendete le vostre sante protettrici, erano tutte anime che hanno letto e scritto molto. S. Teresina del Bambino Gesù: quel suo libro è un vero apostolato14, quale bene ha fatto! Non fa bisogno di essere delle sapientone!... Basterebbe essere come quella santa anima di suor [Benigna Consolata] Ferrero15 che era semplicissima. Gesù si comunica a Pietro e l'ha fatto Papa; [questi] non sapeva scrivere e doveva scrivere le encicliche, che sono lettere di insegnamento universale. Diceva che quando doveva leggere le lettere di S. Paolo faceva fatica perché erano difficili16, ma lui le ha scritte, in certe cose, più difficili.

L'apostolato della stampa è necessario perché è la scienza delle anime.
È necessario che la parola di Dio vada agli uomini? È necessario che gli uomini sappiano la strada del paradiso? È necessario che ci salviamo? Ebbene, è necessario l'apostolato della stampa!
Non si tratta qui di far conoscere che cosa è successo a New York, si tratta di far conoscere la dottrina di Dio, che si salvino, che i mezzi per salvarsi sono: il Battesimo e la Penitenza, l'Eucarestia, le verità della fede. Non sono cose difficili, sono le stesse cose che Dio ha dato agli uomini, le stesse che ha predicato Gesù, le stesse che può predicare una buona donna di campagna che non sa leggere e le insegna ai suoi figli. Potete fare a meno di tutto: se non sapete la chimica [non importa], vi sono tante persone che vanno in paradiso senza la chimica, se non sapete l'aritmetica andate in paradiso lo stesso. Se non sapete neppure la strada per andare da qui a Torino non importa, purché sappiate la strada per andare in paradiso. Si può fare a meno di tutto, ma della strada per andare in paradiso, no.
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«O Marta, Marta, tu ti affanni per tante cose, ma una cosa sola è necessaria: salvarci l'anima»17. Vedete, nel mondo ci si veste di rosso, di nero, ci sono negozi, si studia di tutto, si vuole prendere tutto, [ma] in cinquanta, sessant'anni su tutto scenderà il silenzio18. Che cosa resterà? L'eternità!
Bisogna essere santi. Lasciate pure da parte tutto il resto, ma sappiate insegnare agli uomini che c'è un paradiso che ci aspetta, un Dio da servire, il quale è padrone di tutto, un'anima che è immortale. Ditelo, scrivetelo, fatelo capire dappertutto; diranno che sono cose semplici, da cristianelli e che tutti le sanno. Le sapessero, ed avessero la grazia di praticare ciò che è insegnato!
Ma vedete, dopo aver scritto tanti libri, certi dottori non sanno niente riguardo all'eternità, dopo aver trafficato tanto19, essere stati magari ambasciatori o uomini distintissimi della società, alla fine della vita, quando si trovano in punto di morte non sanno neanche baciare il Crocifisso, non sanno neanche fare una Confessione che ottenga loro il perdono. Hanno fatto tutto e sempre per questa terra, niente per l'eternità.
Vedete a quale missione siete chiamate, e quale è la volontà di Dio per voi!

Veniamo al terzo punto.
Adesso sarebbe il caso di raccogliersi bene, ma bene, e dire a S. Paolo: «Voi, o santo nostro padre, mostrateci i segreti del vostro cuore e del vostro zelo, i mezzi del vostro zelo: le parole e la penna». Volete sapere meglio perché S. Paolo tiene in mano20 la spada? [Essa] indica il suo sacrificio. Ed il libro? Questo indica il mezzo di cui voglio parlare.
Praticate questi due mezzi: spada, [ossia] mortificazione e sacrificio, e poi libro. Chi è che comprende dunque questo apostolato? Lo comprenderà l'anima umile. Noi non abbiamo da insegnare una dottrina nostra, ma la dottrina di Dio.
«Di che cosa volete che ci gloriamo, diceva S. Paolo, non è mio quello che vi dico, quello che vi do»21. Vedete, se voi aveste da insegnare, per esempio la geografia, voi l'avete studiata e
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[altri] uomini l'hanno preparata; ma la scienza dell'anima, la scienza di Dio l'ha fatta Dio. Noi non facciamo altro che fare della sacra Scrittura quello che il Signore ha insegnato: farla nostra e poi darla agli uomini. Non abbiamo niente di cui gloriarci.
Dunque, quale sarà l'anima che riuscirà bene? L'anima umile.
Vi era il beato Alfonso Rodriguez22, adesso santo, che era portinaio del suo convento, e quando entrò [a farsi] religioso gesuita, non sapeva leggere che a stento, a stento scriveva qualche lettera non di quelle che si spediscono, ma qualche carattere: e, i, o, u. Studiò, si fece insegnare dall'uno e dall'altro finché arrivò a scrivere il suo nome, poi imparò qualche cosetta di più e poi a scrivere abbastanza bene. Meditava tanto e pensava tanto che gli venne suggerito di mettere per iscritto tutte le ispirazioni che gli dava il Signore, e scrisse quel magnifico trattato: Esercizio di perfezione e delle virtù cristiane, uno dei più bei trattati che abbiamo. Era uno che non sapeva scrivere e la Chiesa dice che i suoi libri sono pieni di sapienza celeste come chi li ispirò. I suoi libri sono tanto letti. Non c'è stato ancora nessuno che abbia scritto meglio di lui sull'umiltà, sulla carità. Vi è S. Francesco di Sales, ma quanto a pratica S. Alfonso Rodriguez è praticissimo.
Ora bisogna dire che il Signore illumina, che il Signore parla all'anima. Il libro della Imitazione di Cristo, dopo il Vangelo, è quello che ha avuto più edizioni ed è scritto con estrema semplicità. È Dio che parla. Ma ancora: più che lo scrivere è il diffondere, il farlo arrivare alle anime.
Il Vangelo c'è ma non arriva ancora ai confini del mondo. Gesù ha parlato 1900 anni fa e il Vangelo fu scritto 1900 anni fa. Quanti sono ancora gli uomini che non hanno mai sentito parlare del Vangelo? I tre quarti, badate, tre quarti dopo 1900 anni di predicazione! Sono soltanto trecento milioni i cattolici; ammettiamo pure trecento milioni di eretici e di ortodossi, arriviamo a seicento milioni. Gli uomini sono tre miliardi, e sono quindi i tre quarti [i non cristiani]. Quindi il lavoro grande è di diffondere il
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Vangelo. Qui starebbe l'arte! Far conoscere Gesù Cristo e la Chiesa, non dipende tanto dallo scrivere, quanto dal diffondere. Il catechismo c'è; basta un catechismo di tre pagine per salvare gli uomini, ma non è conosciuto. Ci vorrebbe un esercito di almeno un milione di Suore di San Paolo. Cosa vuol dire un milione? Come si scrive? Con sei zeri. Ma invece di zeri mettiamoci delle Figlie, tutte in fila che facciano un milione, poi... provate a contarle.
Bisogna che ci mettiamo a pregare, non bisogna scoraggiarci, bisogna che ci mettiamo nella volontà di Dio, di Gesù. Chi non conosce queste cose non ha responsabilità. Vostra madre, vostra cugina, vostra sorella, che non hanno mai sentito parlare di queste cose sono ignoranti.
Chi di loro, [dei non cristiani], conosce Gesù? Non ne hanno colpa. S. Paolo grida: «Ma come lo conosceranno se non è predicato, e come predicarlo se non ci sono le persone che lo annuncino?»23.
Leggete la lettera di S. Paolo ai Romani: «loro non sanno», ma voi sapete. Bisognerebbe cominciare a dire: Noi facciamo tanti peccati, noi siamo teste dure.
La fede viene dal conoscere, e conoscere per mezzo della parola di Dio. Ma che cosa possiamo fare noi? Potete fare così: essere umili come la santa Madonna che si credeva la serva di Dio, degna di stare in un angolo nascosta, ignorata da tutti; pregava di divenire la serva della madre di Dio. Ebbene che cosa avvenne? Che la sua umiltà fu come il profumo della viola. E che cosa capitò? Che quel profumo attirò la Sapienza di Dio nel suo seno.
La Sapienza di Dio si fece carne e [Maria ne] divenne la madre, quindi tutta la dottrina che da Dio verrà agli uomini passa attraverso di lei. Ci sono ancora molte che sono superbe e troppe che sono gonfie. Basta credere di sapere, perché si diventa gonfie. Prendete la superbia e lasciatela un po' fuori. Ma avete di quelle che spazzano, non sono capaci di spazzar fuori la superbia? Spazziamo fuori la terra superba fra i superbi.
La sacra Scrittura dice: «Io scruterò il mio spirito»24. Guardate
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un po' se ce n'è nella vostra testa o nel cuore! Spazzatela via. Bisogna proprio acquistare l'umiltà.
L'apostolato è istituito da Dio ed è volontà di Dio, in secondo luogo l'apostolato è necessario perché è necessario agli uomini conoscere Gesù. Ma come si salveranno se non lo conoscono? Io comprendo che in diciannove secoli di storia, 1900 anni in cui la Chiesa si è sforzata di far giungere la sua voce [questa] non sia ancora giunta; ma aveva i mezzi ordinari della predicazione dove uno parlava a cento, invece la stampa in una volta parla a un milione [di persone]. Dovete dunque fare più presto ora.
Io vi benedico, ma vorrei far scappare da tutte la superbia. E poi vorrei dare la benedizione a tutte le penne, poi la benedizione a tutte le macchine, poi la benedizione ai vostri cuori ed ai vostri Esercizi, e poi la benedizione vorrei darla specialmente alla vostra testa e alla vostra volontà. Diventate umili come la santa Madonna, ed allora diventerete le madri della Sapienza di Dio, sarete come ho detto l'altra mattina: «Costei è mia madre; chi ascolta le mie parole è mia madre»25. Ecco quello che dice Gesù.
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* Meditazione, in ciclostilato, fogli 2 (23x35), tenuta ad Alba il 15 luglio 1931, dal Primo Maestro. Ci si domanda, da alcune espressioni, se le meditazioni (nn. 2, 3, 4, 5, 6) non facessero parte di un corso di Esercizi di cui però non si è rintracciata alcuna notizia.

1 Cf meditazione del 1929, n. 1, nota 7.

2 Cf Mt 11,29.

3 Agnese, nobile fanciulla romana, appena tredicenne fu decapitata perché cristiana, nel periodo delle persecuzioni verso il 304.

4 Cecilia, martire romana del III secolo (morta nel 232). Patrona dei musicisti.

5 Agata, martire durante la persecuzione di Decio (III sec.). Venerata a Catania.

6 Lucia (ca 283-ca303), vergine e martire. Venerata particolarmente a Siracusa.

7 Cf Mt 19,21.

8 Giaculatoria raccomandata da Don Alberione, in uso nella FP.

9 Allusione al manto azzurro vestito dalle Pie Discepole per l'adorazione, e all'abito nero delle Figlie di San Paolo.

10 Lc 1,42.

11 Mt 12,50.

12 Cf 1Cor 12,27.

13 Originale: …le altre della terra, noi delle anime, parte di Gesù.

13 Mt 19,29.

14 Cf Mt 5,19.

15 Cf Gv 4,10.

16 Cf Gv 4,10.

* Meditazione, in ciclostilato, fogli 4 (23x35), tenuta ad Alba il 16.7.1931, dal Primo Maestro. Cf nota introduttiva della meditazione n. 4.

1 Caterina di Alessandria d'Egitto (III-IV sec.), martire. Della sua vita e morte sono giunte notizie vaghe, ma il culto di lei si diffuse anche fuori dall'Egitto. È patrona degli studiosi di filosofia.

2 Originale: doppia, cresce su…

3 Cf Mc 4,30-32.

4 Cf ad esempio: Es 17,14; Is 8,1; Ap 14,13.

5 Non risulta che Gesù abbia ordinato di scrivere, ma la Chiesa primitiva, mossa dallo Spirito Santo, mise per iscritto la predicazione del Maestro.

6 Cf Ez 1,10. La tradizione cristiana ha fatto di queste figure i simboli dei quattro Evangelisti.

7 Cf Ez 37,16.

8 Originale: …tutte figlie di mode e di mondo…

9 Cf Lc 1,53.

10 Don Alberione segue l'insegnamento del Can. Chiesa F. che nella sua opera Gesù Maestro, PSSP, Alba 1927, p. 27, cita una espressione di Tertulliano così commentata nella traduzione italiana: «Due sono i maestri che Dio ha mandato agli uomini: la natura e la sacra Scrittura… Egli mandò per prima la natura, perché… facesse da maestra agli uomini: e così gli uomini ammaestrati alla scuola della natura, più facilmente potessero approfittare del magistero della sacra Scrittura».

11 Cf Gv 1,47.

12 Riferimento a mons. Achille Ratti, il futuro Papa Pio XI.

13 Originale: Chiesa.

14 Riferimento all'autobiografia Storia di un'anima.

15 Sr. Benigna Consolata Ferrero (1885-1916), serva di Dio, fu religiosa nel monastero della Visitazione di S. Maria a Como. Ha lasciato numerosi scritti, in parte inediti. È considerata la piccola apostola della misericordia e dell'amore divino.

16 Cf 2Pt 3,16.

17 Cf Lc 10,41.

18 Originale: …si fa silenzio sugli uomini.

19 Originale: fatto tanti traffici…

20 Originale: sta davanti.

21 Cf 2Cor 12,1.

22 S. Alfonso Rodriguez (1531-1617), Segovia (Spagna). Fratello laico della Compagnia di Gesù. Suo contemporaneo e omonimo è il Padre Alfonso Rodriguez (1537-1616), Valladolid (Spagna), sacerdote della Compagnia di Gesù. Di entrambi sono state pubblicate opere di ascetica per tendere alla perfezione cristiana. Da una lettura attenta del testo pare che Don Alberione attribuisca al Santo l'opera di cui invece è autore il Padre. L'esame di vari testi conferma questa ipotesi.

23 Cf Rm 10,14-15.

24 Sal 77 (76),7 (Volgata).

25 Cf Lc 8,21.