Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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12. L'UMILTÀ*

[5] [I. Se non diventerete come bambini]

<Il ritiro mensile questa volta lo mettiamo sotto la protezione di S. Bernardo di cui si è fatta la festa il giorno 20 e che noi ricorderemo domani. Intenderemo onorare il Divin Maestro che ci ha chiamate, ringraziarlo di tutti i passi che ci ha fatto compiere nella santità, nel chiedergli grazie per noi e per tutti i cooperatori. Tutto questo compiremo per mezzo di S. Bernardo nel cui giorno si ebbe la grazia di iniziare questa piccola opera ad onore di Dio e pace degli uomini>.
Consideriamo: 1) Che cosa chiedere in questo ritiro? | [6] 2) Quale sarà la grazia centrale? 3) Come la chiederemo?

1. Cosa chiedere in questo ritiro.
Questo ritiro, per chi ha fatto gli Esercizi spirituali, sarà conferma di grazie e di propositi. Per le altre è una preparazione. Quindi le prime ripassino in questo ritiro i pensieri ed appunti presi, confermino ed esaminino i propositi. Le altre comincino a pensare al bene che si dovrà fare in quest'anno, e alle grazie di cui si ha bisogno; perciò in questo tempo pregare molto e ricevere bene i sacramenti, specialmente la confessione che dovrà prepararci alla conversione.
Il Signore esaudisce infallibilmente quando si tratta di grazie spirituali. La preghiera non è ancora finita e già si è esaudite. Se
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l'anima dice bene: Gesù mio, misericordia, prima ancora di terminare, ha già ottenuto il perdono. Mentre l'anima si eccita al pentimento, Gesù già vede e subito le concede il perdono. Così sempre: Sia benedetto il Signore che non distacca la domanda dall'esaudimento! Elia stava pregando il Signore a mandare la pioggia, ad un tratto disse ad un fanciullo: «Va' a vedere come è il tempo; il fanciullo andò e tornato disse: Si vede già una nuvola»1; e quella nuvola andò ingrandendosi e si scatenò in benefica pioggia.
Quando chiediamo grazie spirituali, siamo | [7] esaudite prima ancora di terminare la preghiera. Se avessimo un po' di fede, potremmo ottenere tutti i doni dello Spirito Santo, tutte le virtù dei santi.
Quali grazie dunque chiederemo? a) Molta fede. La Chiesa dice di chiedere i doni dello Spirito Santo, e tra questi, tre riguardano il sapere, cioè la fede, perché se si ha questa, proporzionatamente si cresce anche nelle altre virtù. b) Molta speranza, cioè desiderare molto il paradiso. c) Grande carità, e cioè crescere nell'amor di Dio e delle anime: «Gloria a Dio e pace agli uomini»2. Desideriamo noi questa gloria a Dio e pace agli uomini? Abbiamo buona volontà nell'apostolato? Desiderio acceso, cuore che voglia portare la verità, la via e la vita di Gesù? Queste dovranno essere le tre grazie da chiedere: fede viva, ferma speranza, carità ardente.

2. Quale sarà la grazia centrale.
Vi è poi una grazia speciale su cui fermeremo il nostro ritiro ed è precisamente la semplicità e l'umiltà del bambino.
Gesù faceva un viaggio accompagnato dagli Apostoli, i quali si tenevano ad una certa distanza. Ad un tratto cominciarono a discutere chi di loro fosse il primo. Gesù li ascoltava. Giunto ad una casa li attese. Arrivati che | [8] furono, li interrogò: «Di che cosa parlavate per via? Ma gli Apostoli non seppero rispondere. Allora Gesù prese un fanciullo, lo benedisse, lo abbracciò e rivolto agli Apostoli disse: Se non vi farete piccoli come questo fanciullo, non entrerete nel regno dei cieli, e chi riceve un bambino
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in nome mio, riceve me stesso»3. Le parole sono ben gravi: «Se non vi convertite e non vi fate come bambini, non entrerete nel regno dei cieli»4. Fermiamoci sulla prima parte: Se non vi convertite e non vi fate bambini. Che cosa significano queste parole? Anzitutto consideriamo ciò che non indicano. Non indicano di cancellare la data di nascita. Farsi bambini non vuol dire diventare ignoranti come loro, non vuol dire diventare poltroni, giocare, mangiare e fare continue birichinate come i bambini. Farsi bambino non vuol dire togliere ciò che si ha di bene: grazie, scienza, esperienza, doti di natura, statura, ecc...
Cosa vuol dire diventare bambini?
a) Diventare bambini, nel senso evangelico, vuol dire acquistare la semplicità del bambino. Il bambino è semplice e non sa fingere, non sa avere intenzioni storte. Come sono belle le confessioni dei bambini! Molti invece perché sono avanti nell'età, fanno delle confessioni che sono una combinazione di parole per coprire l'amor proprio. Oh, si conoscono le persone sincere! Sono proprio come i bambini. La confessione umile | [9] non è tanto frequente. Bisogna venire proprio al centro, al difetto principale. Vi sono persone che confessano i peccati degli altri e mai i propri. Sono astute a coprire con vanità la loro vanità. Altre invece sono subito pienamente manifestate, perché sincere.
b) Acquistare l'umiltà del bambino. Essere umili vuol dire cercare la gloria di Dio e non la nostra, la salvezza delle anime e non quella del nostro amor proprio. Il vero segno dell'umiltà è la retta intenzione nel cercare la gloria di Dio e la pace degli uomini.
c) Acquistare la potenza del bambino, cioè la preghiera. Egli prega sempre Dio e gli uomini. Vi sono anime che vincono tutti con le loro preghiere. Il bambino è onnipotente. Noi siamo tanto potenti quanto siamo deboli: «Cum infirmor, tunc potens sum»5. Chi è umile prega sempre Dio e gli uomini e vince sempre. Quando si viene a dire: «Ma io non sono un bambino», allora diventiamo come il gigante Golia che disprezzava Davide e fu vinto da un sassolino lanciato dalla sua fionda6.
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3. Come chiederemo questa grazia.
Pregare con le mani giunte, il capo chino e l'occhio supplichevole. Pregare proprio come i bambini. Metterci sempre all'ultimo posto. Non aver superbia né per l'abito, né per l'ufficio; non guardare chi è più grande perché quando | [10] ci crediamo più grandi, Dio ci sottrae le sue grazie.
Ricordiamo bene che dobbiamo convertirci e il gran difetto che dobbiamo togliere è la superbia, la quale non ci lascia ricevere bene le osservazioni, ci rende ipocriti, ridicoli davanti a tutti, strani e folli nel parlare. Siamo persuasi di avere molta superbia e un gran bisogno di convertirci? La superbia è la fonte di tutti i mali e l'umiltà attira tutti i beni.
Ciò che fa più orrore a Dio è la superbia, il credersi buoni; difatti il fariseo superbo tornò a casa più colpevole di prima, e il pubblicano umile, tornò giustificato.

[II. Non entrerete nel regno dei cieli]

Se avessimo più fede, più viva la speranza, più ardente la carità, quanti meriti di più! Oh, come Dio ci chiamerebbe alle opere sue! Questa giornata sia per chiedere aumento di fede, speranza, carità, inoltre preghiamo per ottenere la grazia di diventare semplici ed umili come il fanciullo, perché è la preghiera del fanciullo che è onnipotente, è quella dell'umile che penetra i cieli. È sempre così: se ci facciamo schietti ed umili come il fanciullo, Gesù prenderà le nostre difese, ci darà le sue preferenze. È la preghiera dell'umile che va vicino a | [11] Gesù. Il grande elogio di S. Filippo Neri era questo: «È tanto avanti negli anni e sembra un bambino». Le malizie, i doppi sensi, dimostrano che non siamo più bambini, e noi spesso lo diciamo con superbia: «Non sono più bambino...».
Consideriamo la seconda parte: «Non entrerete nel regno dei cieli». Attenti alla minaccia, non è solo una parola, è una verità.
1) Che significa non entrare nel regno dei cieli? 2) Non si entrerà davvero? 3) Come fare?

1. Che significa non entrare nel regno dei cieli.
Vuol dire che la porta del cielo è piccola, non è per gli alteri; è bassa, e chi cammina alto darà la testa nell'architrave; la porta del cielo è fatta per i piccoli. Ma intendiamo bene: per regno dei
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cieli si intende: paradiso, santità interiore, Chiesa. Chi non si fa piccolo quindi:
a) Non entra in paradiso perché non si fa meriti. Esternamente cammina ancora, ma internamente in tutte le azioni merita poco, mentre può guadagnare moltissimo chi fa le azioni anche più umili con semplicità. Chi non è schietto non si fa meriti perché non è preoccupato dell'amor di Dio. Quante volte è più amante di | [12] Dio una tenera bambina che un'altra persona la quale cerca solo l'esteriorità! Ci dev'essere il vero amore al Signore che toglie ogni raggiro, doppiezza e sotterfugi. Il superbo in realtà non si confessa mai bene. L'amore vero al Signore è una tenerezza, una confidenza, è rendersi a Dio, vivere totalmente di lui.
b) Non entra nella Chiesa. Chi è pieno d'amor proprio non fa mai l'apostolato nello spirito della Chiesa. Ne fa un poco, ma non ha mai il desiderio di cercare le anime per salvarle. Lo spirito della Chiesa è alto. L'umile lo comprende bene; comprende la liturgia, le funzioni, il Messalino, il modo di accostarsi ai sacramenti, ecc. L'umile entra nella Chiesa perché capisce il Vangelo, capisce dove sta la vera sottomissione al Papa. Il superbo stenta molto a capire queste cose.
c) Non possiederà la santità. La santità è data agli umili. Il superbo quasi mai fa vero progresso; ha molta cura di far vestizione, di essere preferita, di apparire, ma ciò che è la santità vera, l'amore al Signore, il fare comunioni spirituali, ecc., queste cose non la impressionano, oppure è cosa di qualche momento.
Vi sono anime che amano davvero il Signore, temono sempre di non piacergli abbastanza; altre invece cercano solo l'approvazione degli uomini e si credono sempre a posto, ma bisogna vedere se Dio è contento. Chi non cerca Dio con sincerità non è apostolo. Bisogna amare Gesù | [13] come i bambini, sinceramente e schiettamente. L'umiltà è schiettezza, è preoccupazione di farsi santi interiormente. La superbia è solo preoccupazione di salvare l'amor proprio.
Quante anime progredirebbero di più se non avessero tanta superbia!

2. Non si entrerà davvero.
Vediamolo in punto di morte. Allora il superbo comprenderà che la retta intenzione fu poca, cercava la lode degli uomini e non quella di Dio. Voleva apparir buono e non far bene. Si troverà
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in gran desolazione e dirà: «Ma adesso che cosa mi porto dietro? Ho sempre cercato di mettere avanti il mio io e non Dio; ho cercato di mettere in mostra il bene, ma Dio mi manifesta il male nascosto».
Gesù vuol scegliere figliuole che si consacrino a lui nell'umiltà, che comprendano l'altare, la Chiesa. Ci siano anime semplici. Non ci sia gara di essere maggiori. Oh, se ci fosse più umiltà, quanto più bene a noi, alle anime, e quanto onore a Dio! Le anime che considerano bene l'importanza della vestizione e professione, comprendono lo spirito della Chiesa. La vestizione ci mette al servizio della Chiesa e chi vi aspira per vanità non comprende nulla. La suora appartiene alla Chiesa, è vicina al cuore della Chiesa e bisogna essere umili per accettare senza dispute tutto quello che la Chiesa ci offre. In punto di morte l'anima | [14] superba comprenderà che il paradiso è molto lontano da lei. Anzi, quando uno è molto superbo, non entra in paradiso, mentre gli umili vi entrano di certo. Ci sono anime che dopo morte entrano subito in cielo, altre vi entrano dopo un mese; altre dopo sei mesi; altre dopo sessanta anni e altre ancora dopo sessanta secoli, ossia finché avranno purificato se stesse, le intenzioni, il cuore. In purgatorio non si va per disinfettarsi, ma per togliere l'amor proprio. Non si entra in cielo così macchiati: o non vi si entra mai o molto tardi. Ma direte: Ci sono le indulgenze!... Si, ma chi è gonfio di sé non le acquista tanto facilmente.

3. Come fare.
1) Confessare bene la superbia. 2) Detestare tutta la doppiezza, tutti i desideri di essere approvate e viste. 3) Diventare nelle preghiere come i bambini che sono semplici.
Gesù fa avanzare i bambini e dice: «Il regno dei cieli è di questi»7. Può anche dire di noi: «Il regno dei cieli è di questi»? Un'anima molto semplice è subito manifestata. La superbia cerca di apparire spirituale coprendosi con velo di amor di Dio, da cui però essa traspare sempre. Tante anime cercano se stesse e non Dio. Chi cerca l'amor di Dio è ubbidiente, ascolta tutti, fa tutto e sempre con slancio. Le anime umili non hanno mai
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preoccupazioni. Le altre invece vogliono solo apparire ed essere approvate | [15] e van dicendo: «Non sono più bambina».
La grande via che mena al regno dei cieli è la semplicità e la schiettezza d'animo.

[III. Sarà grande nel regno dei cieli]

Impariamo bene l'insegnamento del Maestro. Spesso anche noi disputiamo chi sia fra di noi il più grande. Ma Gesù agli Apostoli propose la semplicità dei fanciulli e disse loro: «In verità, in verità vi dico (con queste parole Gesù giurava e quindi si tratta di un insegnamento ben grande) se non vi convertite e non diverrete come un fanciullo non entrerete nel regno dei cieli».
«Chi adunque si umilierà come questi fanciulli, sarà grande nel regno dei cieli»8.
Consideriamo: Chi diventa umile non solo entra nei cieli, ma sarà il maggiore. La gara deve consistere in questo: essere umili di cuore per essere più grandi in paradiso. Non abbassare la testa e poi credersi sante, ma umiltà di cuore, ossia: non scusarci, ma proprio convincerci che siamo cattive, più ancora di quanto ci credono gli altri. Non vi è superbia più fine che credersi umile. Quando è che Pietro divenne primo nella Chiesa? Quando cominciò a piangere il suo fallo. Salì al primo posto e diventò fondatore | [16] della Chiesa perché ebbe tanta umiltà di cuore da non credersi meritevole di morire in croce come il suo Maestro e volle essere crocifisso col capo in giù. Pietro è proprio l'esempio del bambino che tutto manifesta. La superbia invece fa credere di avere meriti che non abbiamo. Quanto più si sarà umili tanto più si sarà grandi nel regno dei cieli e siccome il regno dei cieli comprende: la santità interiore, lo spirito della Chiesa, il paradiso, chi si umilia avrà: 1) più santità interna; 2) più spirito della Chiesa; 3) un posto più alto in paradiso.

1. Più santità interna. Tutta la santità è amor di Dio. Ora, l'umile cerca solo il Signore e non l'amor proprio, e quindi, regnando in lui l'amor di Dio, i suoi meriti crescono a dismisura.
Il superbo si caratterizza dalle intenzioni storte. L'umile invece
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toglie tutta la stima di sé e non vuole apparire. Il superbo incensa se stesso. L'umile incensa sempre Dio, fa tutto a gloria di Dio: «Gloria in excelsis Deo», è sempre preoccupato dall'amor di Dio, che Dio sia conosciuto, rispettato, amato, ecc., e ciò fa sì che l'anima, anche posta continuamente nelle azioni più umili, guadagni maggiori meriti. Questo lo può fare anche un ignorante, una povera donna, una persona incurata da tutti, ed è per | [17] questo che i santi si nascondevano il più possibile. L'anima umile è proprio contenta di essere sempre avvisata, rimproverata perché cerca solo di piacere al Signore. Progredisce più lei in una giornata che un'altra, superba, in un anno. Quale lotta c'è in noi tra l'amor proprio che ci divora, e l'amor di Dio o l'umiltà che vuol regnare!

2. Più spirito della Chiesa. Chi ha più umiltà acquista più presto lo spirito della Chiesa. Come venera il Papa! Come comprende bene la gerarchia ecclesiastica! L'umile acquista presto la vita religiosa. Comprende bene la castità, la povertà, l'obbedienza, la vita comune. Il superbo invece vuole sempre far da sé, vuole essere indipendente in tutto. Chi non ama molto la vita comune è un superbo. Gesù lo vediamo sempre nella vita comune, sempre dipendente pur essendo il primo. Per noi comprendere lo spirito della Chiesa significa praticare le Regole, praticare bene i voti, lo studio, la scuola, l'apostolato, tutto come è dato. Noi siamo qui per diventare anime apostoliche. Prendere bene lo spirito di pietà: la divozione, il modo di portare l'abito, lo spirito religioso. L'anima umile prende tutto da Dio e riesce subito bene. Più si è umili e più si è grandi nella Chiesa.

3. Un posto più alto in paradiso. In paradiso sarà primo chi è ultimo sulla terra, cioè colui che sulla terra continuamente domanda | [18] perdono e chiede pietà: «Vedete, Signore, come sono superbo, come sono terreno, che poca fede e speranza. Signore, abbiate pietà di me!». Chi sempre invoca misericordia; chi dovendo comandare, lo fa per amor di Dio, chi dovendo ubbidire lo fa per il Signore, chi vuol davvero farsi santo ed è schietto e sincero ed ama proprio la croce, questo sarà grande nel regno dei cieli. Molti sono poveri e per soddisfare la loro ambizione mettono tutto addosso, altri sono ricchi e vestono solo decorosamente. C'è chi è ricco di virtù interne e non le lascia apparire, altri sono tutta esteriorità e preoccupazione vana.
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Le anime interiori saranno le prime nel regno dei cieli. Vedremo carbonai e contadini precederci nel cielo, cominciando da Gesù, il falegname di Nazaret, da S. Giuseppe, maestro in falegnameria e la Vergine santissima che nessuno curava e che gli ebrei chiamavano madre dell'infelice impiccato.
Poi verranno gli altri pescatori: gli Apostoli stimati poveri ignoranti e bambini, ma appunto perché bambini il Signore li farà andare vicino a sé in paradiso. Il mondo non li stima perché non ne è degno, e tutto il mondo è menzogna. Il vero godimento e la vera ricchezza è Dio, e i fanciulli che andranno più vicini a Dio saranno i più felici ed i più ricchi.

Conclusione.
Per molti la superbia è il difetto predominante, quindi combatterlo spietatamente. Tutti | [19] poi, chi più chi meno, siamo superbi. Chiedere quindi ogni giorno l'umiltà di cuore. Oh, se il Signore ci facesse la grazia di vivere nel vero nascondimento! Mettiamo oggi tutto il cielo ad intercedere per noi. Invochiamo tutti i santi con le Litanie. Umiltà nelle preghiere, nei sacramenti, in tutto. Stare a capo chino, ossia crederci davvero indegni. Avere quell'umiltà che è verità, che è ubbidienza continua, che è continuo dolore dei peccati.
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* Ritiro mensile, tre meditazioni, in dattiloscritto, carta vergata, fogli 6 (22x28,5), tenuto ad Alba il 22.08.1931. Non è indicato l'autore. Tuttavia dopo aver riflettuto e riletto il testo del dattiloscritto, pur rimanendo l'interrogativo della paternità di Don Alberione, dal contenuto e dal linguaggio si è propensi ad attribuirlo a lui e perciò si inserisce nella presente raccolta. Per correttezza si informa che lo stesso schema e spesso le stesse frasi sono state riprese nella seconda e terza meditazione di un ciclostilato, ritiro di luglio 1935, che però non è stato inserito nella pubblicazione del 1935 perché l'autore risultava dubbio. In seguito il ritiro è stato stampato con il titolo L'umiltà in HM I,2, Figlie di San Paolo, Roma 1940, pp. 5-19. Secondo il criterio adottato si è scelto come originale il testo stampato in HM I,2. Il primo capoverso della prima meditazione nella stampa di HM ha alcune varianti, determinate dal fatto che è posto come ritiro del mese di gennaio; per questo nella presente pubblicazione si è ripreso, anche per rispettare l'ordine cronologico, il testo del ciclostilato del 22.08.1931 ponendolo tra <…>.

1 Cf 1Re 18,43-44.

2 Cf Lc 2,14. Questo versetto è stato assunto da Don Alberione come motto per tutta la FP.

3 Cf Mc 9,33-37.

4 Cf Mt 18,3.

5 2Cor 12,10: «Quando sono debole, è allora che sono forte».

6 Cf 1Sam 17,49.

7 Cf Mc 10,14.

8 Cf Mt 18,3-4.