Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno XXXI
SAN PAOLO

Dicembre 1956
Casa Generalizia, Roma

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.).

Auguri!

«Gloria a Dio nel più alto dei cieli, pace in terra agli uomini di buona volontà». Questo augurio e preghiera si realizza in Gesù Cristo. Egli è il Maestro Divino Via, Verità e Vita. La Verità da credere, la Via da tenere, la Vita da possedere. Augurio - preghiera per tutti noi e per l'umanità intera.


Sac. Alberione


Il Natale di ogni giorno

Chi lo vuole può ogni giorno ricevere Gesù-Ostia, il Figlio di Maria, il frutto benedetto del suo seno. Nell'anima monda dal peccato, Gesù si adagia come in un nuovo presepio; e fa con noi una unione fisica e spirituale, trasformante e di sua natura permanente.
Il P. Lebreton, compendiando la dottrina di S. Giovanni, scrive: «Nell'Eucaristia si compie l'unione di Cristo con i fedeli e la vivificante trasformazione che ne è il frutto. Non è solo un'adesione per mezzo della fede o del sentimento, ma una nuova unione realissima e spiritualissima», una vera unione fisica che importa la fusione di due vite; o, meglio, la partecipazione nostra alla vita stessa di Gesù Cristo.

Unione fisica. È di fede che nell'Eucaristia vi è veramente, realmente, sostanzialmente il corpo, il sangue, il cuore, l'anima e la divinità di Gesù Cristo. Tutto il Cristo, come Maria lo adagiò Bambino sulla paglia del presepio; e lo adorò con S. Giuseppe, i pastori, i Magi.
Nella Comunione si riceve, dunque, fisicamente tutto Gesù Cristo. Siamo non solo tabernacoli, ma pissidi; e, più che pissidi materiali; perché l'uomo è essere vivente. E gli angeli vengono ad adorarlo e verso di cui dobbiamo aggiungere le nostre adorazioni alle loro.
Vi è un'unione simile a quella che esiste tra il cibo e l'uomo che l'assimila; «caro mea vere est cibus, sanguis meus vere est potus». Vi è anzi, un immenso privilegio: l'elemento inferiore viene trasformato nel superiore; e nella Comunione non è l'uomo che assimili e trasformi il pane eucaristico; ma Gesù-Ostia che trasforma l'essere nostro in Lui.
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S. Agostino fa dire al Signore: «Io sono il cibo dei grandi, cresci e mi mangerai; ma non sarai tu che trasformi me in te, come il cibo corporale; sarai, invece, tu trasformato in me». La carne, poco per volta, viene più sottomessa allo spirito, riceve un germe di immortalità, «ego resuscitabo eum in novissimo die».

Unione spirituale. È l'unione che si perpetua anche quando le Specie Sacramentali sono consumate: «Qui manducat meam carnem et bibit meum sanguinem in me manet et ego in eo».
Gesù si unisce a noi per fare un solo cuore, una sola anima: «cor unum et anima una».
La mente di Gesù, vero sole delle anime, illumina la intelligenza nostra con gli splendori della fede; e fa vedere tutto e ci fa giudicar tutto alla luce di Dio; tocchiamo allora con mano la caducità dei beni della terra, la follia delle massime mondane; assaporiamo le massime del Vangelo così contrarie ai naturali nostri istinti. Seguirà anche un effetto sopra la memoria e la immaginazione; poiché la memoria e la immaginazione così ben regolate e così sante si uniscono alle nostre facoltà per disciplinarle ed orientarle verso Dio e le cose divine, volgendoci verso l'incantevole sua bellezza e l'inesauribile sua bontà, e verso il ricordo dei benefici divini ricevuti.
La sua volontà, così forte, così costante, così generosa, viene a correggere le nostre debolezze , la nostra incostanza, il nostro egoismo, comunicandoci le divine sue energie, tanto da poter dire con S. Paolo: «Io posso tutto in colui che mi fortifica». Ci pare allora che gli sforzi non ci costeranno più, che le tentazioni ci troveranno incrollabili, che la perseveranza nel bene non ci spaventi più, perché non siamo più soli ma aderiamo a Cristo come l'edera alla quercia e ne partecipiamo quindi la fortezza.
Il suo cuore, così ardente d'amore per Dio e per le anime, viene a infiammare il nostro così freddo per Dio, così tenero per le creature; come i discepoli di Emmaus ripetiamo: «Non ci ardeva forse il cuore in petto mentre ci parlava?». Sotto l'azione di questo fuoco divino sentiamo allora slanci quasi irresistibili verso il bene e una volontà attenta e decisa di far tutto, di tutto soffrire per Dio e di non rifiutargli nulla.
È chiaro che una così fatta unione è veramente trasformatrice. 1) A poco a poco i nostri pensieri, le nostre idee, le nostre convinzioni, i nostri giudizi si modificano: invece di giudicare le cose secondo le massime del mondo facciamo nostri i pensieri e i giudizi di Gesù, amorosamente abbracciamo le massime evangeliche e costantemente ci domandiamo: Che farebbe Gesù se fosse al posto mio? 2) La medesima cosa è dei nostri desideri e affetti; persuasi che il mondo e il nostro io naturale hanno torto, che solo Gesù, Sapienza eterna, è nella verità, non desideriamo più che ciò che desidera lui, la gloria di Dio, la salvezza nostra e quella dei nostri fratelli; non vogliamo che ciò che vuole lui, «non mea voluntas sed tua fiat»; e anche quando questa volontà è dura per noi, l'accettiamo di gran cuore, sicuri che non mira se non al bene spirituale nostro e a quello del prossimo. 3) Il nostro cuore si libera egli pure a poco a poco del suo egoismo più o meno cosciente, delle sue affezioni naturali e sensibili, per amare eternamente, generosamente, appassionatamente Dio e le anime guardate in Dio: non amiamo più le consolazioni divine, per quanto dolci esse siano, ma Dio stesso; non si mira più al piacere di trovarsi con quelli che si amano, ma al bene che si può fare loro. Viviamo quindi una vita più intensa e soprattutto più soprannaturale e più divina che per il passato; non è più l'io, l'uomo vecchio che vive, pensa ed opera: è Gesù stesso, è il suo spirito che vive in noi e vivifica il nostro: «Vivo autem iam non ego, vivit vero in me Christus».
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Per tali frutti occorre che la nostra Comunione sia sempre più totale: unione di mente, di cuore, di volontà.
La preparazione orienta la mente verso Gesù Verità, il sentimento verso Gesù Vita, la volontà verso Gesù Via: che sta nel tabernacolo e sta per venire.
Il ringraziamento stabilisce e sigilla l'unione della mente, del cuore e della volontà con il pensiero, i sentimenti, i voleri di Gesù.
È il compimento del primo e massimo precetto: «Diliges Dominum Deum tuum ex toto corde tuo, et ex tota anima tua, et ex omnibus viribus tuis, et ex omni mente tua».
Il quale amore a Dio porta il suo frutto, l'amore al prossimo; che si esplica nell'apostolato e nella carità descritta da S. Paolo: «Diliges proximum tuum sicut teipsum».
Ogni giorno, secondo lo spirito della Chiesa, possiamo celebrare un nuovo Natale.
Vi è la nascita eterna del Figlio di Dio dal Padre; vi è la nascita temporale del Figlio di Dio dalla Vergine Maria; vi è la nascita reale e mistica di Gesù Cristo nella Comunione. La S. Messa specialmente se completata nella Comunione costituisce il centro, la gioia, la luce, la forza della giornata.

Nobiltà di vita


Giorno per giorno la partecipazione alla vita di Dio e di Gesù Cristo si fa sempre più abbondante: Dio vive in noi e noi in Lui. In noi, realmente, nell'unità della sua natura e nella Trinità delle Persone. E questo Dio è al massimo operoso, producendo in noi un organismo soprannaturale, che perfeziona l'organismo naturale; fa vivere una vita, non uguale, ma simile alla sua, una vita deiforme. Opera in tutto il nostro essere e tutte le facoltà; ci fa suoi cooperatori, con l'impulso divino, così che le giornate si riempiono di meriti: «noi in Lui, Egli in noi».
Vive in noi Gesù Cristo; non solo come Dio, ma anche come Dio-Uomo. Egli è il capo del Corpo Mistico, noi siamo le membra; e da Lui riceviamo movimento e vita.
Con le sue preghiere e con i suoi meriti ottiene che lo Spirito Santo operi in noi come aveva operato nella sua anima.
E noi viviamo in Lui, perché a Lui incorporati: Egli imprime e fruttifica in noi la vita nuova, quella che produce l'innesto di un olivo buono sopra un olivastro selvatico. E Maria partecipa alla generazione nostra in Cristo, perché fatta nostra Madre; e noi per l'unione nel corpo mistico partecipiamo a tutti i beni dei santi del cielo e della terra. Ciò nel dogma della comunione dei santi. E questa è la vita eterna.
«... Concedici, o Dio, di aver parte alla divinità di Colui che si è degnato essere partecipe della nostra umanità, Gesù Cristo tuo Figlio e Signore nostro».

Sac. G. Alberione

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Conclusione del processo rogatoriale intorno al Servo di Dio
Sac. Timoteo Giuseppe Giaccardo

Martedì 6 novembre u. s. nella cappella del Vescovado di Alba, alla presenza di S. E. Mons. Vescovo, del Can. Priero, Giudice Delegato, del Can. Benso e del Sac. A. D. Pressenda, Giudici Aggiunti, del Can. F. Nizza, Promotore della Fede, e del Postulatore e del Vice Postulatore della Causa, D. Lamera e D. Gratilli, si è concluso il Processo Rogatoriale informativo sulla fama di santità, virtù e miracoli del Servo di Dio, Timoteo Giuseppe Giaccardo,
Il Can. Mario Mignone, Notaio deputato del Tribunale, diede lettura del Verbale della ultima Sessione, dopo la quale vennero apposte le firme agli Atti originali del Processo, che, debitamente autenticati dal Vescovo, dai Giudici e dal Notaio, furono consegnati, al termine della seduta, al Cancelliere Vescovile, Don Stella, perché li passasse nell'archivio della Curia. Tali atti non potranno essere aperti senza uno speciale permesso della S. Sede.
La Copia conforme degli Atti del Processo, che costituisce un grosso volume di oltre seicento pagine manoscritte, ben rilegato dalle Figlie di S. Paolo, è stata consegnata al Postulatore della Causa, D. Lamera, il quale dovrà recapitarla ai Rev.mi Giudici del Tribunale dell'Urbe, incaricati di svolgere il Processo Ordinario informativo.
Fatta la consegna della copia degli Atti, il Notaio diede lettura dello "Strumento di chiusura" del Processo e consegnò al Postulatore le lettere del Vescovo, dei Giudici e del Promotore della Fede, anche esse da recapitare ai Giudici del Tribunale di Roma
Si concluse così, per la parte che riguarda il Tribunale di Alba, la prima fase del Processo di beati... !!!!???
irrisistibili verso il bene e una volontà attenta e de... !!!???

Giaccardo; processo che venne iniziato un anno fa circa, alla presenza del Vescovo e del Primo Maestro della Pia Società S. Paolo, Teol. Alberione.
Il Tribunale tenne complessivamente N. 65 sedute, durante le quali vennero ascoltati una trentina di testi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici.
Non è nostro compito anticipare il giudizio della Chiesa ma è nostro dovere pregare il Signore perché affretti l'ora, se è nei suoi voleri, in cui questo umile figlio della Congregazione venga glorificato al cospetto di tutta la Chiesa, per la maggior gloria Sua, per l'incremento e l'edificazione delle famiglie religiose paoline.
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