Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno XXXI
SAN PAOLO

Luglio 1956
Casa Generalizia, Roma

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.).

IN MORTE DI D. FEDERICO V. MUZZARELLI

Ha lasciato la terra per l'eternità il giorno 21 giugno 1956; dopo lunghe sofferenze che servirono a purificarlo ed affinarlo nello spirito.
I funerali si svolsero in modo solenne il 23 successivo nel Santuario Regina Apostolorum. Sacerdoti, Chierici, Discepoli, Suore e fedeli si erano succeduti, per 48 ore, in pia veglia di suffragio, attorno alla venerata salma.
Dopo la Messa cantata il Primo Maestro ricordò il caro Fratello Defunto con le seguenti parole:
La Famiglia Paolina, come ogni altro Istituto religioso, è impegnata in primo luogo nel lavoro di santificare i suoi membri. L'istruzione religiosa, l'aiuto di tanti mezzi, la pietà, l'osservanza. Così prepara i suoi membri al Paradiso; finché arriva l'ora in cui il Padre Celeste chiama l'uno o l'altro lassù nella Sua beata Casa: la vita si muta, non viene tolta. Muta la condizione ed il luogo: rimane eguale lo stato o grado di vitalità spirituale.
Don Federico Vincenzo Muzzarelli era nell'età del migliore lavoro quando tanto si sperava ancora che avrebbe fatto. Nato nel 1909, da famiglia semplice e laboriosa, cristiana; professo nel 1927; sacerdote nel 1934; laureato nel 1938; Consigliere e Procuratore presso la S. Sede dal 1942, Consultore della Sacra Congregazione dei Religiosi dal 1947. Aveva 47 anni.
Ognuno vive abbastanza, anche morendo giovane, se si è guadagnato il Paradiso; non vive a sufficienza, anche morendo in età avanzata, se nulla fa per il Cielo; e vive sempre troppo se solo usa il tempo a pensare alla terra ed a ostinarsi nei peccati.

***

Don Federico entrò a San Paolo (Casa Madre, Alba) nel 1923. Si rivelò subito: carattere felice, pio, delicato, studioso, laborioso: un modello, fra i compagni. Per questo ebbe sempre uffici di fiducia: compositore, assistente, aiuto nell'amministrazione, spedizioniere, insegnante e vari incarichi superiori anche all'età: non ricordo di essere stato deluso nelle aspettative. Novizio docile, chierico intelligente, sacerdote zelante, superiore prudente, paziente, forte.
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Ebbe incarichi pieni di responsabilità. Impegno durato per vent'anni, quello di dar forma canonica al pensiero e spirito riguardanti le quattro Famiglie Paoline. Il lavoro attorno alle Costituzioni, fatto con competenza, pietà e fedeltà alla mente che lo dirigeva e alla mente che gli veniva data. Ciò per la Pia Società S. Paolo, per la Società Figlie di S. Paolo, per le Pie Discepole del Divin Maestro, per le Suore di Gesù Buon Pastore. Le relative pratiche, sempre laboriose, per le varie e successive approvazioni.
Le scuole ai chierici: teologia, morale, diritto canonico, tenute per tanti anni, con spirito di responsabilità ed amore.
La cura della disciplina un po' di tutti; le molte e delicate consultazioni cui era chiamato; l'abbondanza del ministero delle confessioni, il lavoro delicato, che gli prendeva tanto tempo, per gli incarichi da parte della Congregazione dei Religiosi.
Lo studio continuato sui documenti della Santa Sede, le molte cose che scriveva per incombenze varie, la corrispondenza frequente, la preparazione dell'apprezzato trattato «Istituti di diritto diocesano»; la definitiva ed ordinata preparazione degli «Atti del Congresso degli stati di perfezione» con quanto vi introdusse di suo, in varie maniere.

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È morto! ma è una morte che lascia vita rigogliosa.
Si è comunicato a tante anime, alle quali era sempre pronto per l'eccellente preparazione, per la serenità e fortezza nel dirigere, per la generosità a rispondere alla chiamata. Le circa cinquemila persone che vivono nelle Case delle Famiglie Paoline risentono delle norme e dello spirito che profuse nelle varie Costituzioni e nel ministero.
È forse meraviglia che la sua malattia abbia suscitata una larga ondata di preghiere e che oltre trenta persone (a quanto mi risulta) abbiano offerto a Dio la loro vita per la guarigione di Don Federico?
Una massa tale di lavoro si spiega con il suo faticoso orario, con la limitazione del suo riposo, con continuato passare da una all'altra occupazione, col valersi di tanti mezzi e consigli, colla riflessione, col parlare moderato, con la regolarità costante nel cibo e nell'orario, con la costante pratica della pietà.
Era una pietà fedelmente praticata, semplice, schietta; così come tale era con tutti, leale e sincero; fedele nell'osservare i segreti. La famiglia, la montagna, la parrocchia di dove veniva gli avevano lasciate mentalità ed abitudini profonde, mai scancellate.
Arrivò in Casa una persona di alta posizione, disse: «Devo parlare con D. Federico, il Verus israelita in quo non erat dolus». Ed era conseguente a se stesso, alla propria professione: il vero religioso osservante, che visse la vita paolina integralmente.
Il rosario fu sempre il suo conforto. La Regina Apostolorum gli si era stabilita profondamente nell'anima. Le belle funzioni, le processioni, il modo di pregare della comunità, erano sue preoccupazioni note a tutti.
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Sempre raccolto nei suoi doveri e pensieri, lasciava le conversazioni inutili; non si appassionava per proiezioni cinematografiche, o radiofoniche o televisive, o simili spettacoli; che se vi interveniva qualche rara volta per dovere, facilmente lo prendeva il sonno allorché si trattava di semplice sollievo.
Conoscitore di uomini di ogni posizione e di tante cose, fornito di dottrina sicura, specialmente negli ultimi anni, fondeva in sé, e ne usava nella sua attività sacerdotale e paolina, tre elementi, che esprimevano l'alta statura della sua personalità ben caratterizzata: la legge, l'umanità e il soprannaturale in senso integrale.
Aveva poche relazioni, le necessarie od utili; sempre scelte e corrisposte con fedeltà.
Profonda venerazione con tutti i Superiori con i quali era sempre aperto. Ed era riamato e stimato da essi. Mi sarebbe impossibile dire le migliaia di volte che, da giovinetto sino al suo transito, mi si presentava sempre pronto, con la medesima frase: «Ha bisogno di me?».
Felice del voto speciale di fedeltà al Papa; amore vero e fattivo per i Discepoli; occhio lungimirante per il futuro delle quattro Congregazioni; si sta inserendo nel catechismo vocazionario l'ultimo suo scritto, che è contributo all'opera delle vocazioni religiose.
L'umiltà sua era ben radicata. Mons. Pasetto, allora Segretario per i Religiosi, diceva: «Mi piace D. Muzzarelli: ha competenza, giudizio sicuro, chiarezza nel suo pensiero; e tuttavia sa considerare i pareri altrui e mai si mostra attaccato alla sua sentenza».
Era noto a chi gli viveva più vicino, come spesso narrava episodi, barzellette ed insuccessi allo scopo di umiliarsi e portare una sana ilarità e letizia con i Fratelli.
Venuto a mancare il Superiore proprio della Casa Generalizia, i membri di essa spontaneamente cominciarono a considerarlo e trattarlo di fatto come tale per la sua esemplarità, superiorità e carità. Allora si volle che prendesse anche il nome di superiore: «No, no - disse - lasciatemi sempre D. Federico. Io renderò tutti i servizi che mi sarà possibile, ma lasciatemi sempre e solo D. Federico». E cercava servire ed aiutare tutti.
Ebbe difetti vari; ma il suo lavorio interiore per correggerli ed acquistare le virtù fu continuo e fervoroso. In ognuno la grazia perfeziona la propria natura. Ebbe uno spirito paolino in molte cose conforme sostanzialmente al Maestro Giaccardo; ma la forma era diversa; poggiava costantemente con i piedi a terra e si elevava in alto con lo spirito, la fede e l'amore operoso; i lunghi studi sul Diritto e la continuata lettura e meditazione sui Documenti Pontifici vi avevano contribuito assai.
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Era l'uomo delle cose ben fatte; e ciò si ha da dire pure della sua morte. Il Signore gli concesse la grazia di una lunga immediata preparazione ad entrare nell'eternità. In essa aggiunse le più belle gemme alla sua corona; con il pieno e sereno abbandono alla Divina Volontà. Costantemente calmo. Continua purificazione: «Cerco di annientarmi perché il Maestro Divino Gesù Via Verità e Vita viva interamente in tutto il mio essere». «Ora voglio che viva in me, come visse dal Getsemani all'emisit spiritum».
Tanto si affinò, nonostante che dalla clinica conchiudesse positivamente tre delle pratiche che gli stavano più a cuore; e che varie persone continuassero a ricorrere a lui per cose delicate ed egli molto si stancasse nel rispondere.
Stringeva costantemente a sé: Crocifisso, rosario, Vangelo, Costituzioni; cose a lui carissime.
Un consiglio dell'ultimo giorno di sua vita: «Dica a quell'universitario che faccia la tale tesi considerando il tutto sotto il triplice aspetto: canonico, storico, teologico».
Domande: «Vuoi ricevere anche l'Olio Santo?». «Lo desideravo da mesi, appena sentii che il mio è un male mortale». «Accetti dalla mano di Dio tutti i tuoi molti dolori in unione con le pene di Gesù Cristo?». «Mi pare di avere uniformità piena».
«Accetti la morte ed il tuo passaggio all'eternità?». «Dica a tutti che lo faccio non rassegnato, ma molto volentieri».
«Ci occupiamo per il culto liturgico al Divin Maestro Gesù; e tu già molto hai fatto...».
«Vado in Paradiso per occuparmene e parlarne a Gesù stesso: confido di essere esaudito».
«Le intenzioni tue quali sono ora?». «Vocazioni, le Famiglie Paoline, le edizioni, la casa per gli esercizi spirituali».

***

Celebrò la Santa Messa, sebbene con fatica, anche il giorno 20 corrente mese. Nella tarda sera si aggravò più del solito: ripeté la confessione, ricevette la Comunione in forma di Viatico. Il mattino seguente, passò tra gli spasimi del male e la preghiera: gli venne anche letta la Passione e la Risurrezione di Gesù Cristo. Ripeté la professione religiosa.
Invitato, sostenuto nel braccio, diede due volte la sua benedizione alle Famiglie Paoline, come addio sacerdotale fraterno. Verso le otto, due ore prima di morire, ebbe scosse, poi prolungati sguardi verso l'alto e sorrisi insoliti. Posso dire, sapendo bene quello che dico: non erano cose solo umane, né deliri per il male. Altri scriverà conforme risulta in diverse maniere.
Uno degli ultimi suoi lavori è stato rivolto all'azione antiprotestante ed al centro «ut unum sint»: ne fu ispiratore, animatore; in ogni passo precedeva con la preghiera, il consiglio, le direttive; quando pure non partecipava con la sua illuminata e prudente azione. Se ne occupò sino ad otto giorni prima di morire.
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Alle 10,15 del 21 corrente, festività di S. Luigi, si spegneva serenamente nel modo con cui si spegne la lampada del Santissimo Sacramento, consumato l'olio; ma per accendersi e brillare per sempre inestinguibile nell'eternità.

***

La Famiglia Paolina professa la più viva riconoscenza ai distinti dottori medici che lo hanno curato nella sua infermità ed alle Suore che lo hanno devotamente assistito. La loro opera di sapienza e bontà trovò soltanto i limiti della scienza, come oggi si trova; in quanto a sé, si prodigarono senza limite. D. Federico ripeteva: «Penso che umanamente Medici e Suore non possono far di più; assicurateli che cercherò di ricompensarli dal cielo; in quale altro luogo avrei trovato simili premure?».

***

Ora al caro Fratello siamo larghi di suffragi, a lui che aveva fatto da giovane l'atto eroico di carità.
Per noi? Nessuno può fidarsi della sua robustezza o dell'età buona. Don Federico era robusto ed in buona età.
Ognuno si domanda se, passando all'eternità, porterebbe il libro della vita denso di opere buone; e lascerebbe dietro di sé un così largo stuolo di anime edificate, che saranno gaudio e corona.
Tutti gli diciamo non un semplice «addio», ma, «l'arrivederci». Aspettaci al campo-santo, aspettaci in cielo! Vogliamo tenere la tua strada per arrivare alla stessa meta.

***

Fu domandato più volte in questo tempo: in che imitare e che cosa chiedere a D. Federico? Rispondo: vivere le Costituzioni, «uniformare la vita alle Costituzioni». Fu questo il suo costante impegno, insieme all'amore ai Superiori e Membri della Famiglia Paolina.
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UNA LETTERA

che riassume tante altre e manifesta il giudizio di quanti hanno conosciuto il caro D. Federico.

24-6-56.


Amat.mo Primo Maestro,
Le siamo vicini con la preghiera e con l'affetto in questo suo e nostro nuovo dolore qual'è stata la perdita di D. Federico, alla cui persona e opera tanto dobbiamo tutti.
Applicando la S. Messa per lui, abbiamo meditato:
1. Il Sacerdote di virtù non comuni; e se tutti siamo carichi di difetti, D. Federico era l'uomo in cui se ne notavano meno di tutti gli altri;
2. La mente non comune specialmente nella penetrazione del diritto canonico, per cui fu prezioso alla Congregazione e alla S. Sede;
3. L'amico, il conforto, il confidente di tutti, leale e rettilineo, incapace di infingimenti.
Sappiamo che il Primo Maestro ha perduto il suo braccio destro e preghiamo perché l'opera sospesa in terra sia meglio assicurata in Cielo.
È nostra ferma fiducia, che abbiamo acquistato un potente intercessore in Paradiso, ove il Signore lo ha voluto al riposo e al premio. A noi raccogliere i suoi esempi e la sua devozione alla Congregazione e al Primo Maestro.
Stiamo facendo i suffragi.
Ci metta nel calice.

sempre aff.mi
Confratelli di Londra


LE CONDOGLIANZE DELLA CONGREGAZIONE DEI RELIGIOSI

Roma, 4 Luglio 1956


Rev.mo Padre Alberione,
Il lutto per la morte del Rev.mo P. Federico Vincenzo Muzzareli che ha colpito recentemente codesto benemerito Istituto è stato vivamente sentito e condiviso da questa Sacra Congregazione.
Dal 1942, infatti, da quando, cioè, dalla fiducia dei suoi Superiori era stato chiamato alle funzioni di Procuratore Generale presso la Santa Sede, questo Sacro Dicastero aveva avuto occasione di misurare e ammirare le speciali doti che contrassegnavano la persona dell'esimio Religioso che, con riconosciuta competenza e prudenza, aveva dedicato le sue migliori energie "a dare forma canonica allo spirito ed alla mente direttiva delle quattro Famiglie Paoline".
Questa Sacra Congregazione, che più di una volta ebbe a servirsi dell'opera dell'Estinto, cui affidò incarichi di fiducia, lo ricorda ora con vera gratitudine, soprattutto per l'abnegazione con la quale - per espresso incarico - ordinò tutti gli Atti del Congresso Generale degli Stati di Perfezione del 1950, di cui curò, poi, con rara pazienza ed abilità la pubblicazione in una dignitosa edizione paolina. La Congregazione dei Religiosi, che ha voluto già offrire un tributo di preghiere e di suffragi per l'anima dell'Estinto, rinnova, oggi, a Lei, Rev.mo Padre Superiore Generale, ed alla grande Famiglia Paolina l'espressione del suo vivo cordoglio.
Con sensi di religioso ossequio mi confermo

Della S. V. Rev.ma Dev.mo
P. A. LARRAONA
~
SUFFRAGI

Nella Chiesa di San Callisto, presso il Palazzo delle Sacre Congregazioni, il giorno 30 giugno, è stata celebrata una S. Messa in suffragio di Don Federico Muzzarelii, Consigliere e Procuratore Generale della Pia Società San Paolo e Consultore della Sacra Congregazione dei Religiosi.
Celebrò il sacro rito Sua Eccellenza il Rev.mo Padre Arcadio Larraona, Segretario della Sacra Congregazione dei Religiosi. Tra gli intervenuti, oltre i Rev.mi Officiali della Congregazione, e in primo luogo l'Ill.mo e Rev.mo Monsignor Giovanni Battista Scapinelli di Léguigno, Sotto Segretario, abbiamo notato molti Rev.mi PP. Consultori e una folta rappresentanza delle Congregazioni Paoline.
Prima dell'assoluzione al tumulo, l'Eccellentissimo celebrante tesseva, con sobria e commossa parola, la memoria del compianto Don Federico. Presentava, anzi tutto, le «condoglianze» alle Congregazioni Paoline per la grave perdita, usando, però, questo termine nel significato più nobile e cristiano. Ma più che le «condoglianze», l'Eccellentissimo Padre Segretario volle presentare le Sue "congratulazioni" per la perfezione cristiana e religiosa raggiunta da Don Federico che attuò e visse le Costituzioni della sua Congregazione.
E ciò aveva ancora maggiore risalto in quanto il rito di suffragio coincideva con la data della Commemorazione dell'Apostolo Paolo di cui commentava l'inno di Mattutino «Egregie Doctor Paule mores instrue, et nostra tecum pectora in caelum trahe» mettendolo in relazione con la vita, le virtù e le opere di Don Federico.
Esprimeva, inoltre, la riconoscenza Sua personale e della Sacra Congregazione dei Religiosi per l'opera preziosa, intelligente, generosa dell'estinto; (e accennò espressamente alla cura prestata da Don Federico per la revisione del vasto materiale di studio e per la compilazione dei quattro grandi volumi degli Atti del Congresso dei Religiosi del 1950).
Celebrò, infine, la modestia, la bontà, la carità, la esemplarità, la prontezza, la dedizione di Don Federico nella sua qualità di Consultore della Sacra Congregazione dei Religiosi.

ANNIVERSARI DEI FRATELLI DEFUNTI

23-7-1945 D. Restelli Silvio M. Carlo
28-7-1952 Ch. Dillon Joseph M. Bede
14-7-1955 Fr. Brignone Valentino M. Paolo

INDULGENZA PLENARIA

25 Luglio - S. Giacomo Apostolo

INTENZIONI DI PREGHIERE

1) Per la Casa degli Esercizi SS.
2) Per le vocazioni.
3) Per vivere le Costituzioni.
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In morte di Don F. Muzzarelli

Sacra Congregazione del Concilio

Rev.mo Padre, Questa Sacra Congregazione ha appreso con vivo dolore la notizia del decesso del compianto Don Federico Muzzarelli, Consigliere e Procuratore Generale di codesta Pia Società San Paolo, e rimpiange sinceramente la perdita del pio e zelante Religioso che in ogni occasione si è mostrato sempre assai diligente e premuroso nel prestare a questo Sacro Dicastero la sua preziosa collaborazione.
Esprimo alla paternità vostra Reverendissima le più sentite condoglianze e La assicuro che quanti in questo Ufficio conobbero il compianto Padre non mancheranno di ricordare la sua bella Anima nelle loro preghiere.
Voglia gradire, Reverendissimo Padre, i sensi del mio religioso ossequio e credermi

della Paternità Vostra Reverendissima
dev.mo nel Signore
F. Roberti, Segretario


Sacra Penitenzieria Apostolica

Veneratissimo Padre,
Le lascio immaginare quanto grande sia il mio dolore per la perdita dell'amatissimo don Federico, cui mi legavano particolari titoli di amicizia.
E' proprio vero che quando al Signore occorre una vittima, sceglie la persona più degna. E veramente il nostro Don Federico in ogni attività della sua breve esistenza si è sempre distinto per le sue singolari doti di mente e di cuore. Egli ha dedicato ogni ora della sua vita al bene dell'Istituto: per il bene dell'Istituto ha fatto olocausto della sua giovane esistenza e dell'Istituto sarà dal Paradiso l'Angelo tutelare.
Il fiat che il Signore chiede in questa circostanza costa davvero troppo, specie alla P. V.: ma appunto per questo è più meritorio. Adoriamo, genuflessi, gli imperscrutabili disegni della Provvidenza.
Nelle mie quotidiane preghiere avrò sempre presente il carissimo amico, che ci lascia un prezioso corredo di mirabili esempi ed a Lui farò ricorso, con immensa fiducia, nei miei bisogni.
In questo perenne ricordo ed in intima unione di preghiere mi è grato confermarmi sempre

della Paternità Vostra Rev.ma
Sac. Serafino De Angelis

~
SUFFRAGI

Nella Chiesa di San Callisto, presso il Palazzo delle Sacre Congregazioni, il giorno 30 giugno è stata celebrata una Messa in suffragio di Don Federico Muzzarelli, Consigliere e Procuratore Generale della Pia Società San Paolo e Consultore della Sacra Congregazione dei Religiosi.
Celebrò il sacro rito Sua Ecc. il Rev.mo Padre Arcadio Larraona, Segretario della Sacra Congregazione dei Religiosi. Tra gli intervenuti, oltre i Rev.mi Officiali della Congregazione, e in primo luogo l'Ill.mo e Rev.mo Mons. Giovanni Battista Scapinelli di Léguigno, Sotto Segretario, abbiamo notato molti Rev.mi PP. Consultori e una folta rappresentanza delle Congregazioni Paoline.
Prima dell'assoluzione al tumulo, l'Eccellentissimo celebrante tesseva, con sobria e commossa parola, la memoria del compianto Don Federico. Presentava, anzitutto, le condoglianze alle Congregazioni Paoline per la grave perdita, usando però questo termine nel significato più nobile e cristiano. Condoglianze - sono sue parole - non come in simili circostanze usa fare la maggior parte, che intenderebbe unire a questa parola una nota di inconsolabile tristezza; ma come esprime il pieno e genuino significato della parola condolere, partecipazione cioè integrale al dolore che ha colpito le vostre quattro Famiglie, per la perdita di un membro che non solo ha sacrificato tutto se stesso per la sua Congregazione e per i suoi Superiori, ma che ha raggiunto un grado di perfezione invidiabile. Ma più che le condoglianze, l'Eccellentissimo Padre Segretario volle presentare le sue congratulazioni per la perfezione cristiana e religiosa raggiunta da Don Federico che attuò e visse le Costituzioni della sua Congregazione. L'animo vostro deve essere ormai non più oppresso dalla tristezza per la grande perdita, ma pieno di santo orgoglio per il grande dono fatto al cielo nella persona di D. Federico. Mi congratulo perciò con le quattro Congregazioni Paoline e col loro fondatore, perché grande veramente è l'offerta che in questi giorni avete innalzato al cielo; talmente grande che sarebbe di vero conforto per chiunque fosse nella possibilità di eguagliarla.
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Esprimeva, inoltre, la riconoscenza Sua personale e della Sacra Congregazione dei Religiosi per l'opera preziosa, intelligente, generosa dell'Estinto. L'opera svolta da D. Federico in seno alla Congregazione - sono sempre sue parole - non trova espressioni di elogio. Basti ricordare la cura con cui il caro estinto ha accudito alla revisione del vasto materiale per la compilazione dei quattro grandi volumi degli atti del Congresso dei Religiosi del 1950. In quest'opera si riflette veramente tutto il suo carattere coscienzioso e paziente anche nelle più piccole cose, fino nella correzione delle bozze che lo ha perfino strappato da occupazioni apparentemente più importanti.
Celebrò infine la modestia, la bontà, la carità, la esemplarità, la prontezza, la dedizione di Don Federico nella sua qualità di Consultore della Sacra Congregazione dei Religiosi.
L'Eccellentissimo Padre Segretario non trascurò, poi, di accennare alla coincidenza del rito di suffragio con la data commemorativa della morte di San Paolo ed esortò i presenti, con una calda e viva
elevazione dogmatica e morale tratta dalle lettere di San Paolo e dall'inno liturgico "Egregie Doctor" a vivere il forte ideale cristiano inculcato da quel grande Apostolo. Stamane - è la conclusione di Sua Ecc. - leggendo l'inno che celebra le lodi del vostro padre S. Paolo, con immensa gioia ho potuto constatare che ogni verso si può attribuire al caro D. Federico il quale senz'altro ci può indicare la via e portare con lui in cielo i nostri cuori, ancora ottenebrati dal velo della fede. Veramente può guidarci colà ove regnerà solamente la carità come un sole non attenuato dalle ombre del nostro meriggio, ma splendente nel suo pieno fulgore.

IL MONDO HA SETE DEL CRISTO

L'angoscia della ricerca, (del Cristo), la delusione delle conquiste, lo sforzo stesso di sfuggirlo, sono altrettanti segni della febbre che si ha di Lui. Né potrebbe essere diversamente dal momento che Lui solo ha le risorse e le risposte per tutti i problemi che attanagliano lo spirito dell'uomo moderno. Alla sete di una certezza, tra lo scetticismo corrosivo delle aberrazioni filosofiche, risponde Cristo-Verità; alle esasperazioni del nullismo esistenziale ed al brivido suicida di una società materialistica, risponde Cristo Via; al grido di un mondo dilaniato dall'odio, risponde Cristo Amore. (Mons. Parente)
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