Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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86. RISORTI CON CRISTO86
1. La Pasqua è finita, ma adesso incomincia il tempo pasquale. Se nella Quaresima abbiamo compiuto la prima parte del mistero cristiano, morire con Cristo, ora dobbiamo compiere la seconda parte: risorgere in Cristo.
Viviamo come Gesù compiendo il suo ministero per la nostra santificazione e per l'apostolato.
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2. Il Vangelo ci parla dei due discepoli di Emmaus che erano venuti a Gerusalemme per la Pasqua. Per la strada, discutevano di ciò che era accaduto nella settimana. Erano tristi e malinconici; essi avevano vissuto tra i discepoli di Gesù, tra coloro che avevano creduto e avevano visto che Gesù era morto in croce. Un viandante li raggiunge e li interroga: «Che cosa dite?». Se a voi rivolgessero questa domanda: «Che discorsi fate?», dovremmo sempre dire discorsi santi, fossimo anche nella vigna. I discepoli dissero a Gesù: «Solo tu sei così forestiero in Gerusalemme che non sai quali cose sono accadute in questi giorni? Credevamo che costui ristabilisse il regno d'Israele» (Lc 24,18-21a).
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3. Gesù sgrida gli apostoli parecchie volte dopo la risurrezione, ora sgrida questi due discepoli, e spiega loro tutte le scritture che parlano del Messia: «Non era necessario forse che il Cristo patisse tutto questo ed entrasse così nella sua gloria?» (Lc 24,26).
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4. In genere i santi hanno sofferto più degli altri; anche Gesù ha sofferto tanto e noi dobbiamo imitarlo, perché è la via, dobbiamo mortificare le passioni e compiere il nostro dovere. Coloro che mortificano la lingua la sanno poi usare per il bene, per fare il catechismo.
Gesù dimostrò ai discepoli che «era necessario che Cristo patisse ed entrasse nella sua gloria» (Lc 24,26).
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5. I discepoli erano stati colpiti dalla conversazione di questo viandante, gli dissero di passare la notte con loro, e lo forzavano ad andare con loro. Mentre Gesù stava a tavola, si alzò, prese il pane, benedisse e distribuì la comunione. I loro occhi si apersero, ed Egli scomparve. «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le scritture?». (Lc 24,32).
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6. Ogni volta che si ascolta bene Gesù, si fa bene anche la comunione. Il cuore diventa fervoroso, si legge il Vangelo, la scrittura. La familiarità con il Vangelo ci fa diventare brave nell'apostolato, specialmente con i bambini. Bisogna prendere in primo luogo gli esempi dalla scrittura; allora sì, divenite efficaci! Alla scrittura ci sarà da aggiungere la storia della chiesa e la vita dei santi, ma fondamentale è il Vangelo, è la Bibbia.
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7. Quando parlate con detti della scrittura, siete sapienti della scienza di Dio. Quando insegnate il catechismo, siete sapienti della scienza della chiesa, però è necessario sempre da parte nostra essere umili. I due discepoli ritornarono a Gerusalemme a raccontare agli undici ciò che era loro accaduto. Per fare questo, ci vuole il dono della fede, non basta vedere.
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8. Quando abbiamo la grazia di questa bella vocazione ed entriamo nell'istituto in cui tutti si sforzano di farcelo amare, bisogna credere, apprendere, accogliere con umiltà, docilità e cuore aperto, perché lo spirito critico toglie tante grazie. Gesù entra nello spirito e si capiscono tante cose che neppure i vecchi hanno capito. I piccoli sono coloro che si credono incapaci, deficienti. Gesù si è adattato a quei due che dicevano: «Noi speravamo» (Lc 24,21), Gesù si è adattato alla loro intelligenza. Se siamo umili, Gesù ci fa capire tante cose.
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9. La devozione di questo tempo è il terzo mistero glorioso, è l'atto di fede nella risurrezione di Gesù e nella nostra risurrezione finale. Vivere in questa umiltà e credere a ciò che vi viene detto. Domandiamo sempre perdono delle nostre colpe.

Albano Laziale (Roma)
11 aprile 1955

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86 Albano Laziale (Roma), 11 aprile 1955