83. ESAME DI COSCIENZA831. Vi sono tre morti e tre risurrezioni. La prima morte è quella del peccato e la risurrezione è la confessione. La seconda morte è quella di Gesù, così la seconda risurrezione è quella sua. La terza sarà la morte del nostro corpo e la risurrezione finale.
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2. Celebriamo il mistero pasquale che si compone di due parti: la morte e la risurrezione di Gesù. Anche noi dobbiamo morire al peccato e risorgere alla grazia. Viviamo con Gesù, col dolore dei peccati, come anime che capiscono il gran male che hanno fatto col peccato; anime che, dopo aver chiesto perdono, si danno all'amore di Gesù; anime che vorrebbero portarne tante altre a vivere in Cristo.
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3. Come far morire in noi il peccato? Ricordate la Maddalena; in lei c'erano tutti i vizi, ma entrò in intimità con Gesù. In genere Gesù non usa tante parole; anche noi quando diciamo poche parole, diciamo l'essenziale. Maria Maddalena entrò in casa di Simone dove era Gesù, gli profuse il suo profumo e gli lavò i piedi, così come fa un'anima che sente il dolore dei peccati e si prostra davanti al crocifisso. Gesù perdonò la Maddalena, perché amò.
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4. Occorre allora amare molto Gesù. Sempre dobbiamo chiedere questo: «Signore, abbiate pietà di me e cambiate un grande peccatore in un gran santo e in un apostolo».
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5. Se avessimo commesso anche un solo peccato veniale nella vita, con tante grazie avute, saremmo state ingrate. Anche il peccato veniale merita molto perdono!
«Signore, non ricordare i peccati della fanciullezza e quelli commessi ora, con tanta luce in più. Adesso capisco il male che ho fatto nella casa di Dio, non posso più scusarmi di ignoranza». Pentirsi dei peccati non deliberati e di tutto ciò che è stato commesso nella vita. Dobbiamo avere molto dolore che è come la spada che uccide il serpente; dolore che non sia soltanto di qualche lacrima, ma che sia un proposito fermo di non peccare più.
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6. In tutti i tratti della passione di Gesù possiamo vedere qualche nostro peccato: nel Getsemani i peccati più interni, nella flagellazione i peccati dei sensi; nell'incoronazione i peccati di superbia. Il dolore è essenziale per ottenere il perdono, se manca non si ottiene nulla al confessionale e sarebbe meglio non andare a confessarsi.
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7. Il pentimento c'è quando c'è anche il proposito; se non c'è il proposito, non c'è neanche il pentimento e, nello stesso tempo, ci vuole anche l'accusa. Vedete se nel passato ci sono state delle confessioni ben fatte e se un tantino potete progredire. Non basta lavarsi solo la faccia, occorre prendere anche l'acqua per bere.
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8. Esame: «Ho progredito o no? Ho fatto bene le mie confessioni durante l'anno? Quali mancanze ho commesso?» (Vedere i comandamenti; i voti vanno fatti con molta prudenza).
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9. Guardare nella nostra vita con sincerità «Ho proprio il desiderio della santità religiosa e dell'apostolato? Sostituisco i desideri che avevo a casa con quelli della vita religiosa? Corrispondo alla mia vocazione con impegno?».
Siete state chiamate alla santità e siete venute; non siete venute solo per stare inerti, ma per fare meglio.
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10. Utilizzare le forze per Dio. Non sono da considerare tanto i peccati di commissione, ma i peccati di omissione, perché chi non si impegna per progredire manca nei suoi doveri.
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11. L'esame sia attento ed anche un po' generale. Entrare meglio nella conoscenza dei doveri. Per voi è importante non tanto il tempo di confessione generale, quanto il tempo di riprendere le forze, di risorgere nella settimana santa, e di vedere come state con Dio. Abbiamo fatto il patto di dare tutto a Dio attraverso la congregazione; non guardare tanto il passato ma il presente e chiedersi: corrispondo?
Albano Laziale (Roma)
3 aprile 1955
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83 Albano Laziale (Roma), 3 aprile 1955