Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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104. LA PIETÀ104
1. Quando si parla della pietà si intendono per lo più le pratiche devote: meditazione, messa, comunione, rosario, visita. La pietà però comprende tutto il nostro essere: comprende la nostra mente che deve vivere di fede, comprende il nostro cuore e comprende la volontà che deve compiere il volere santo di Dio. Noi ci sentiamo figli rispetto al Padre celeste e la nostra è una pietà che crede, che opera.
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2. Ci sono due, anzi tre specie di orazione. L'orazione mentale in cui lavora la mente: abbiamo la meditazione, l'esame di coscienza, la lode al Signore mentre si cammina. Guardando la campagna si benedice Dio che ha pensato a tutti i suoi figlioli; guardando i monti e il mare, si pensa a Dio grande e infinito; pensando al tempo che passa, si pensa a Dio che è eterno; guardando un fiore si pensa che è stato creato per nostro sollievo.
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3. Vi sono però persone che non pensano niente, neppure guardando il crocifisso o l'immagine della Madonna, e vi sono persone che vedono Dio in tutto; vi sono persone atee che restano mute anche davanti a un sepolcro. Chi ha pietà, quando vede un'aula gremita di bambini, si eleva, parla di cose elevate, anche se queste non sono sempre di Dio.
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4. Vi è la pietà che si fa sentire con la preghiera di riconoscenza: a tavola, quando si veste l'abito; riconoscenza per la casa, per le persone che ci circondano; riconoscenza specialmente per la vocazione.
I piedi devono camminare per terra, ma la mente deve elevarsi a Dio. Pietà che porta alla fede prima di tutto.
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5. La pietà poi porta all'amore. Tutte le inclinazioni che ci sono in noi sono doni di Dio: non abbassiamoci nel fango! Amore alle sorelle, alle vocazioni, ai piccoli, agli ammalati. Con la pietà non si è mai pessimisti, non si è inclinati a mormorare.
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6. Amare coloro che sono più miseri, che hanno più difetti. Se Maria vede che qualcuno ha tanta miseria viene a salvarlo. La legge dell'amore esige la pietà. C'è chi ha pietà materna, fraterna, filiale. La nostra pietà è la prova del nostro dono a Dio, del fare sempre il suo volere.
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7. Siamo lieti quando ci avviciniamo per ricevere la comunione: l'anima che ama Gesù e Gesù che ama l'anima si uniscono. La volontà di Dio ovunque e sempre! Occorre fare il volere di Dio con semplicità. La pietà abbraccia tutto l'uomo: la mente, il cuore, la volontà che non vorrebbe dare mai ad altri una fibra del cuore.
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8. Oltre alla pietà mentale c'è anche la pietà vocale che non è fatta solo di voce, ma è la voce che si unisce alla mente e al cuore. Le orazioni vocali prima di essere tali sono mentali.
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9. Vi è anche la pietà vitale che consiste nel fare la volontà di Dio per un fine diretto, dar gloria a Dio. Un'opera buona fatta per un fine particolare è orazione vitale.
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10. La preghiera sia vitale, che vocale e mentale, può essere di quattro forme: adorazione, ringraziamento, propiziazione e supplica.
a. L'adorazione è riconoscere Dio come nostro fine e nostro principio; riconoscere il supremo dominio che ha su tutto; riconoscere colui che è la somma di tutti gli attributi e ogni attributo è infinito.
b. Il ringraziamento è per i benefici che abbiamo dal Signore e sono innumerevoli: la vita, il battesimo, la vita religiosa e un numero indefinito di altri doni. Che cosa hai che non l'abbia ricevuto?
c. La propiziazione è per i peccati, per i nostri torti con Dio. Sono stati tanti! Colui che dice di non aver peccato ne commette già uno. Chiedere perdono e riparare con una vita migliore: dove c'è stata durezza mettere mitezza.
d. La supplica è la preghiera di domanda. Il Padre nostro è una preghiera che comprende sette domande ed è la preghiera modello di tutte le altre.
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11. Queste sono le quattro forme ordinarie della preghiera. Dobbiamo chiedere al Signore specialmente la grazia di compiere la sua volontà, solo allora la preghiera è onnipotente. E' chiaro che se domandiamo il perdono dei peccati il Signore ci dà l'assoluzione.
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12. Ci sono delle grazie che non vengono concesse perché non sono per il nostro bene, oppure perché preghiamo con poca fede. Il pregare per gli altri è più difficile perché questi possono opporre la loro volontà. «Dabitur vobis» (Lc 6,38) dice il Signore. Le domande di grazie particolari fatte per noi, se fatte con fede vengono esaudite. La preghiera fatta bene è certamente esaudita. Avere fiducia! Perché non dobbiamo avere fiducia noi che abbiamo la sua grazia, che siamo suoi figli prediletti? Perché non guardare con fiducia lassù, al nostro Padre celeste, che è il più buono dei padri?

Albano Laziale (Roma)
1 agosto 1955

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104 Albano Laziale (Roma), 1° agosto 1955