Beato Giacomo Alberione

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8. PROFESSIONE RELIGIOSA
Articoli 97-108


III Istruzione, Castel Gandolfo, 16 agosto 19581




Trattandosi di Istituto nuovo - ho ricordato stamattina -, questo viene assoggettato alle leggi strettamente canoniche man mano che si sta svolgendo e che arriva a una certa consistenza e maturità. Vi sono però leggi che obbligano subito: son tutte le leggi che riguardano la vita cristiana, i doveri naturali, eccetera. Naturalmente in quel tempo in cui l’Istituto cresce, ossia progredisce, e sta avviandosi verso una certa maturità, allora chi l’ha iniziato ha una maggiore libertà2; e le persone che lo iniziano hanno maggior merito, molto più merito di quelle che verranno successivamente. Il loro merito si estende anche a questo: godono poi dei frutti in quanto che, con le intenzioni avute nell’aprire e far crescere l’Istituto, già hanno previsto tutto il bene che poi sarebbe stato fatto dall’Istituto stesso, lo hanno desiderato ed efficacemente procurato, preparando l’Istituto. Quando ebbero la loro Approvazione prima le Suore Pastorelle3, la Congregazione dei Religiosi ha dato incarico al Primo Maestro che per dodici anni ancora la seguisse, [questa Famiglia Religiosa], e potesse provvedere alle varie necessità: per esempio all’elezione delle superiore, ad ammettere alla
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professione, al noviziato… il che dopo non è più necessario, quando cioè l’Istituto abbia raggiunto la sua consistenza e la sua maturità. Oh, raggiungetela presto! Speriamo4!

Siamo arrivati alla professione religiosa. «97. La professione religiosa è la pubblica consacrazione a Dio - pubblica, quindi, non privata - e la emissione dei tre voti semplici di obbedienza, castità e povertà, fatta a norma dei sacri canoni e delle presenti Costituzioni». Cioè i voti restano pubblici e semplici; i semplici per distinguerli dai voti solenni. I voti solenni sono quelli degli Ordini: supponiamo, dei Domenicani, dei Francescani, dei Benedettini, eccetera. I voti invece semplici sono quelli degli Istituti nuovi, in generale degli Istituti nati dopo il Seicento, il Settecento. Che diversità vi è tra i voti semplici e i voti solenni? Sostanzialmente nessuna diversità. Gli autori cercano di spiegare la diversità: in generale consiste, secondo molti autori, soltanto nella esteriorità, sì. Quindi obbligano in coscienza tanto i voti semplici e pubblici come i voti emessi con la solennità usata - supponiamo - presso le Trappiste.

I requisiti per la professione5, quali sono?
Perché la professione sia valida «si richiedono le seguenti condizioni: [1)] Che la candidata abbia compiuto almeno sedici anni di età, se deve emettere la prima professione temporanea; che ne abbia compiuti ventuno se si tratta della professione perpetua». Noi però abbiamo detto che si comincia il noviziato a 18 anni per la vostra Congregazione; e allora i voti a 19, i primi voti almeno a 19 anni, e quindi tre anni più tardi; e perciò la professione perpetua va cinque anni dopo: 19 e 5 son 24. Questo per la liceità.
Poi per la validità, ancora: «2) Che venga ammessa alla professione dalla superiora competente, a norma dell’articolo 100. 3) Che la professione sia preceduta dal noviziato
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valido - come ho detto stamattina, con le condizioni che erano richieste per la validità del noviziato -. 4) Che la professione sia emessa senza violenza, senza grave timore o inganno» e cioè che sia rispettata la libertà; e che la candidata alla professione sia stata istruita, istruita su tutti gli obblighi che concernono, che pesano sulla vita religiosa… e sui vantaggi, e sopra l’apostolato che avrà da fare in seguito; e che non si proceda per grave timore: perché può essere che una madre ecceda nel suo zelo nel desiderio di avere una figlia suora, ed eserciti su quella figlia una violenza morale, non fisica ma morale. «5) Che la professione sia espressa e non tacita» appunto perché deve esser pubblica; che sentano, e chi la riceve e i testimoni che stanno ad assistere, perché dovranno anche firmare. «6) Che sia ricevuta dalla superiora generale o da una persona da lei delegata. Le superiore locali, per ricevere la rinnovazione dei voti, sono delegate in forza delle stesse Costituzioni, con facoltà pure di subdelegare», che vuol dire: quando vi sono più case, se i voti temporanei supponiamo finiscono - supponiamo alla fine di agosto -, le superiore locali, se la professa temporanea deve rinnovare o vuole rinnovare la professione, le superiore locali sono delegate a riceverla questa professione in forza delle Costituzioni; non hanno bisogno di altra autorizzazione della superiora generale. E hanno pure la facoltà di subdelegare: cioè, se fosse malata anche la superiora locale, incarica un’altra suora - supponiamo la vice-superiora in una casa - che riceva la professione.
«996. Per la validità della professione perpetua si richiede inoltre che sia preceduta dalla professione temporanea di almeno tre anni completi. Il biennio aggiunto di voti temporanei non si richiede per la validità, però solo la Santa Sede può dispensare da esso, in tutto o in parte». Quindi generalmente si fa così: si fa la professione temporanea, una, due, tre volte, cioè quindi ogni volta per un anno; poi dopo il terzo anno si professa per un biennio, per due anni; finito
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il biennio, si fa la professione perpetua, per la vita intiera. Dopo i tre anni, se si facesse la professione perpetua, sarebbe valida; però solo la Santa Sede può dispensare dal biennio, in tutto o in parte, perché sia lecita. Sarebbe valida la professione fatta dopo tre anni, la professione perpetua, ma perché sia lecita occorre il permesso della Santa Sede, la quale giudicherà se è il caso - una dovesse partire, supponiamo, per l’estero e desidera fare la professione perpetua mentre che si trova in casa madre: allora con il permesso della Santa Sede può emettere la professione perpetua -. Però queste domande, in generale, le dispense in generale alla Santa Sede si chiedano rarissimamente, perché le dispense alle volte sono utili, ma molte volte in fine in fine non sono a vantaggio. Quindi, in generale, [a] stare bene alle regole c’è sempre più la benedizione; è come osservare le regole in casa, nella vita quotidiana. Tante volte chieder dispensa è pericoloso: aprire il meno possibile la via alle dispense sia in casa per le cose normali della vita quotidiana e sia fuori, alla Santa Sede, per le cose che riguardano e che richiedono la dispensa della Santa Sede.
«La superiora competente per ammettere alla professione religiosa, se si tratta della prima professione temporanea, è la superiora generale con il consenso del suo consiglio». Quindi non basta la superiora locale, ma ci vuole la superiora generale con il suo consiglio. «Se si tratta della professione perpetua, di prorogare e rinnovare la temporanea7, è competente la superiora generale udito il suo consiglio». Nel primo caso ci vuole il consenso, nella prima professione, il consenso del consiglio: per ammettere alla professione religiosa, se si tratta della prima professione, è la superiora generale con il consenso del suo consiglio. Se si tratta invece della professione perpetua, di prorogare o rinnovare la professione temporanea, è competente la superiora generale udito il consiglio. Nel primo caso è obbligata a seguire il parere del consiglio, nel secondo caso è solo obbligata a
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sentire il consiglio e poi giudica essa se, dopo udito il consiglio, vi sono motivi di ammettere oppure vi è qualche motivo che consiglia il contrario, oppure di escluderla. E, perché non vi siano dubbi, il consiglio deve essere fatto di 4 persone, 4 suore, e la votazione deve essere segreta data dalle 4 persone… cioè le 4 consigliere danno il loro voto segretamente con biglietto, oppure con palline - secondo [come] si usa -, bianche o nere. Più semplice darlo con un foglietto nel quale si mette un no o un sì; o perché non si conosca chi ha scritto, si mette semplicemente una lineetta che vuol dire no (meno), o una croce che vuol dire sì. Quando i voti siano uguali - due e due, due favorevoli e due contrari -, allora darà il voto anche la superiora, la quale in questo caso si mette da una parte o dall’altra, e allora fa tre, o tre negativi o tre affermativi. E quindi segue l’obbligo di ascoltare, cioè di obbedire a quello che hanno deciso le consigliere unite alla superiora generale.

Emissione della professione8.
«La professione religiosa viene emessa secondo le norme seguenti9: 1) Professione con voti annuali per tre anni di seguito, provvedendo a che la prima professione sia emessa nella stessa casa di noviziato - nella stessa casa di noviziato si dovrebbe; e se si dovesse emettere in un’altra casa, occorrerebbe il permesso -. 2) Compiuti i tre anni, le suore rinnovano la professione con voti biennali. 3) Compiuti cinque anni di voti temporanei, la suora, se è giudicata idonea, viene ammessa alla professione perpetua; a meno che la superiora generale, sentito il parere del suo consiglio, per giusti motivi, giudichi di prorogarle ancora il tempo della professione temporanea, e questa proroga non può essere oltre un anno10». Oltre un anno si ha da dimetterla oppure si ha da ammetterla alla professione perpetua.
Oh!, certamente che la cosa è molto delicata ed importante… e poi dopo fatto il consiglio bisogna stendere il verbale
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perché resti nei registri, affinché si conosca qual è stato il giudizio del consiglio tenuto in quel tempo.
La formula della professione qual è? 102.
«Io - e ciascheduna metta il suo nome - ad onore della Santissima Trinità - quindi il fine primo è la gloria di Dio e dei santi che sono servi di Dio ed anche di Maria Madre di Dio -, dell’Immacolata Vergine Maria Regina degli Apostoli, e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo - bisogna qui correggere e mettere: e di San Paolo Apostolo11 - per la maggiore santificazione mia e del mio prossimo, con l’aiuto della grazia divina, offro, dono, consacro tutta me stessa a Dio - sottolineare tutta 12 perché la forza sta in quel tutta; non a metà, non che si faccia la divisione di cuore: mezzo alla famiglia e mezzo a Dio… ma tutto a Dio; così la mente, così la volontà -; e nelle mani di voi Madre generale (oppure delegata della Madre generale), professo (per un anno, per due anni, per tutta la vita) - secondo il caso - i voti di obbedienza, castità e povertà, secondo le Costituzioni dell’Istituto Regina Apostolorum - qui ci vuole: per le vocazioni: aggiungere sempre negli atti ufficiali per le vocazioni 13 -. Così Iddio mi aiuti. Amen».
«Nell’emettere la professione religiosa si osserva il rito legittimamente approvato, che è in uso nella Congregazione». Il rito sarà conforme al rito delle Figlie di San Paolo, delle Suore Pastorelle, delle Pie Discepole; soltanto vengono cambiati i nomi e le espressioni che determinano e che sono conformi allo spirito del nuovo Istituto.
«104. Il documento autentico della professione con l’indicazione del giorno, del mese e dell’anno, sottoscritto dalla professa, da chi ha ricevuto la professione e da due testimoni, si deve conservare nell’archivio» e in perpetuo. Nelle case bisogna farsi un archivio: cioè, quando è più semplice, al principio l’archivio sarà un mobile che contiene i documenti importanti, particolarmente quelli che hanno conseguenze o
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per la vita religiosa o per i beni dell’Istituto; o per i vari passi fatti dall’Istituto nel suo sviluppo.

Adesso veniamo al senso della professione: che cosa significa professione.
Ecco, si dice riguardo ai professionisti (i professionisti sono ad esempio i medici, gli avvocati e quelli che s’impegnano con un’arte simile)14… cosa vuol dire che son professionisti? Che hanno scelto una professione, cioè che hanno scelto un genere di vita. E che cosa vuol dire far professione?. Vuol dire scegliere un genere di vita, vuol dire prendere un mestiere, parlando più… quasi grossolanamente… o voglio dire più chiaramente per spiegar maggiormente: scegliere un mestiere. Qual è il mestiere che sceglie la suora? Il mestiere è questo: tendere alla perfezione, lavorare per tutta la vita a perfezionarsi. Quello è il mestiere vero della religiosa! Tutto il resto è aiuto a compiere questo, perché il dovere sostanziale che risulta dalla professione sta in quelle parole: «Se vuoi essere perfetto»; e la candidata dice: Sì! …e non come il giovane che si è allontanato. E Gesù che cosa ha detto? Povertà, castità, obbedienza, e cioè: «Vendi quello che hai, dallo ai poveri; poi vieni - che significa castità - e seguimi - che vuol dire obbedienza» [cf Mt 19,21-22]. Povertà, castità e obbedienza. Povertà: lasciar tutto; vieni: uscir dalla famiglia, quindi attendere ad altre cose; e terzo: seguimi, che vuol dire obbedienza. Quindi il dovere sostanziale è il lavoro di perfezionamento quotidiano.
Non lasciar scadere! Scadere la vita religiosa: di lì a un poco essere un po’ più indifferenti, un po’ più tiepidi… e dopo magari cominciare con il trascurare le osservanze, le regole, trascurare un po’ la pietà, un po’ la povertà, un po’ l’obbedienza… e cominciar le mormorazioni e i giudizi contrari… e poi mancare agli orari, eccetera. La religiosa che non progredisce non fa la religiosa!, cioè non fa il suo mestiere: quindi non corrisponde alla sua vocazione. Dei due [modi
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di vivere], è meglio che esca che vivere così, non corrispondendo, perché se non corrisponde e sta nel convento - non domanda dispensa dai voti - rimane sempre soggetta ai voti e continuamente manca, pecca. Se invece esce, è dispensata dai voti: allora non vi è più obbligo di progredire... e il progresso si fa proprio con l’osservanza sempre migliore dei voti e della vita comune. Qualche volta avviene che una esca pur avendo vocazione: e allora non corrisponde alla sua vocazione. Qualche volta si sta dentro ma non si compie quel lavoro di perfezionamento… e dopo venti anni, venticinque, quella suora ha più difetti di prima: allora non corrisponde alla vocazione e, oltre a questo, si aggrava la sua responsabilità davanti a Dio. Perché? Perché si è presa degli impegni che non adempie. Non è meglio non promettere alla Madonna una candela perché ti faccia la grazia della promozione, che poi dopo non offrir la candela? Non è meglio piuttosto non prometterla? Giustamente, se si fanno i voti, bisogna osservarli. Quella mamma buona, siccome sapeva che suoi figli erano15 alquanto buonini, le sue figlie buonine 16, quando erano terminati gli esami domandava sempre loro: Avete forse fatto qualche promessa, qualche voto alla Madonna? Siete stati promossi! Perché è meglio non fare i voti che non adempierli, eh!... ma se li avete fatti, adempierli. Era delicata e sapeva che i suoi figli prima degli esami moltiplicavano le preghiere17.

Rinnovazione dei voti e professione perpetua18.
«105. Trascorso il tempo per cui i voti furono emessi, si deve rinnovare la professione ricorrendo il giorno stesso della professione precedente, in modo che non vi deve essere alcun intervallo tra lo spirare del tempo della professione precedente e la rinnovazione». Oh, se si sono emessi il
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15 agosto, giorno dell’Assunta, si rinnovano al 15 di agosto, giorno dell’Assunta [dell’anno successivo]; mentre che per [emettere] la prima professione, se si era entrati nel noviziato il 14 agosto, era lecita la professione al 15 - non prima, non il 14 -, ed era dovere aspettare il giorno 15, se si era entrati il giorno 14 nel noviziato. «Tuttavia la superiora generale, per una giusta causa, può permettere che la rinnovazione dei voti temporanei sia anticipata di qualche tempo, ma non più di un mese - una che vi abbia da partire, oppure che ci sia un’occasione straordinaria, [la superiora] può permettere che anticipi di qualche tempo, ma non più di un mese -, salvo sempre il triennio completo di voti temporanei, richiesto per la validità della professione perpetua». Ma non può anticipare, la superiora generale, neppur di un giorno la professione perpetua; la temporanea, sì, può anticiparla di un mese, ma la professione perpetua neppur di un giorno si può anticipare. Compire il triennio completo, affinché la suora, arrivata supponiamo al 15 di agosto - perché aveva il 15 agosto dell’anno precedente fatto la prima professione - è libera: se vuole può passare di nuovo alla famiglia. Appunto provvede la Chiesa, perché se la suora, fatta la prova di un anno, non si sente, possa retrocedere dalla19 professione. Guardiamo bene la prudenza della Chiesa!
E qui poi, siccome si tratta della validità della professione perpetua per tutta la vita, la Chiesa vuole che abbia un giorno in cui è assolutamente libera dagli impegni che ha contratto con la professione. Al 15, supponiamo, di agosto spirano quei voti… al mattino ella è libera, come le superiore son libere di dire: Non possiamo ammetterti al rinnovo della professione… o alla professione perpetua.
«Perché20 il tempo della professione anticipata è inteso che scade solo finito il giorno in cui doveva21 terminare la professione se non fosse stata anticipata». Non [si] può dire: L’anno scorso l’abbiamo anticipata di un mese - supponiamo,
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invece che al 15 di agosto l’abbiamo anticipata al 15 di luglio -. Ora al 15 di luglio fa la professione perpetua. No, bisogna che [si] aspetti il 15 di agosto: tre anni compiuti dalla prima professione.
«Terminato il tempo dei voti temporanei a norma dell’articolo 101, la religiosa deve emettere la professione perpetua, o ritornare al secolo, senza possibilità di prorogare il tempo dei voti temporanei, oltre il termine di sei anni». Al quinto anno è ammessa alla professione perpetua; può prorogarsi per un anno, ma non più di un anno. Quindi al termine dei sei anni dalla prima professione, o sì o no. Bisogna che concluda nella sua vita… se dev’essere scelta finalmente.
Il 107: «Restando fermo quanto prescrivono gli articoli da 24022 a 252 circa la formazione delle professe di voti temporanei, per la preparazione immediata alla professione perpetua le suore devono essere radunate in una casa stabilita a questo scopo per un periodo di almeno sei mesi». Ecco ciò che viene ancora: in molte case, in molti Istituti [...] il noviziato è due anni. Oh! Nelle nostre case si è introdotto invece questo: un anno [di noviziato] prima della prima professione; ma prima della professione perpetua, si fa come un secondo noviziato che vien chiamato il noviziato della professione perpetua. Dove si può, si fa durare un anno; e dove non è ancora possibile, si fa durare sei mesi almeno. E certamente che è molto utile. Il primo si chiama noviziato della prima professione, il secondo si chiama noviziato della seconda… della professione perpetua. Molto utile perché la suora ha già provato cinque anni a viver quella vita, e sa prendere una decisione, quindi: Questa vita mi piace, son contenta…; e la direzione dell’Istituto dice: E questa suora ha fatto bene, è osservante, e dunque può andare avanti. Diversamente, la Chiesa è sommamente prudente. Si dice qualche volta, quasi mezzo scherzando: se il matrimonio avesse la prova dei sei anni, o almeno di cinque, dopo cinque anni che convivono insieme, forse chissà se ancora direbbero il sì che han pronunziato al momento di sposarsi!
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Perché invece la Chiesa dà cinque anni? Perché la vita religiosa è più alta, più perfetta, bisogna prenderla con piena coscienza. Ah!, qualche volta qualche madre diceva: Eh, non sa ancor cosa si fa… ha 20 anni soltanto, non sa la vita ella!. Piuttosto le hai sposate a 18 anni... che non sanno quel che fanno23 tante volte, ma non hanno più modo di tornare indietro perché il matrimonio è indissolubile. Ma nella Chiesa di Dio si prova: prima il postulato, poi il noviziato, poi cinque anni di professione temporanea… ecco, finalmente la professione perpetua. E tuttavia i voti possono ancora essere dispensati… con difficoltà, eh! E poi il retrocedere è un passo che davanti a Dio e davanti anche alla coscienza è un passo ben delicato, e di quali conseguenze per la vita e per l’eternità! Ma è possibile però la dispensa e non c’è il peccato, eccetto che la dispensata24 suora sia sicura della vocazione e per un capriccio non vuol più andare avanti; mentre che il divorzio cade25 come un gravissimo castigo.
In quel nuovo periodo di noviziato, sì, che chiamiamo secondo noviziato, e quando la Congregazione sia numerosa, è meglio che sia di un anno… «In questo periodo di perfezionamento religioso, le suore, sotto la guida di una maestra particolarmente esperta, pur dedicandosi in un modo limitato e nella casa stessa alle occupazioni ordinarie di apostolato, debbono soprattutto attendere a se stesse con una vita di maggior raccoglimento, di profondo e sereno esame sulle proprie obbligazioni, di maggiore e più profonda pietà, di studio più vasto e approfondito della vita religiosa, particolarmente con la meditazione26 e una conoscenza più intima delle Costituzioni».
[…]
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1 Nastro originale 31/58 (Nastro archivio 35. Cassetta 35, lati 1/2. File audio AP 035). Titolo Cassetta: “Art. 91ss. Noviziato. Professione relig.”.

2 Intende dire: maggiore libertà nel condurre l’Istituto.

3 L’Approvazione delle Suore di Gesù Buon Pastore come Istituto di diritto diocesano venne concessa il 23 giugno 1953; pochi anni dopo, il 29 giugno 1959, venne concessa quella pontificia definitiva.

4 Non è chiaro se questa parola, non del tutto certa, sia pronunciata dal PM.

5 1. Requisiti per emettere la professione (artt. 98-100).

6 Il PM legge erroneamente: 59.

7 Il Ds porta: o rinnovare le professioni temporanee.

8 2. Emissione della professione (artt. 101-104).

9 Il Ds porta: secondo la norma seguente.

10 Il Ds porta: ma non oltre un anno.

11 Il PM corregge di sua mano il Ds. Qui un’altra voce sembra dire: «Ah, è vero, sì!».

12 Nel Ds questa parola «tutta» è realmente sottolineata dal PM.

13 Il PM corregge infatti di sua mano il testo del Ds.

14 Espressione incerta.

15 Il PM dice: aveva.

16 Il “buonino” sta probabilmente per: pio, devoto, religioso.

17 Cf GIACOMO ALBERIONE, «Mihi vivere Christus est», Ricordi del Primo Maestro ai Sacerdoti Paolini, Roma 1972, 114: si tratta del noto ricordo personale sul voto alla Madonna dei Fiori. Vedi anche l’episodio raccontato in terza persona in id., «Sono creato per amare Dio», Roma 1980, 129.

18 3. Rinnovazione dei voti e professione perpetua (artt. 105-112).

19 Il PM dice: verso la.

20 Il Ds porta: Perciò.

21 Il PM dice: deve.

22 Il PM legge erroneamente: 204. Nel Ds il testo recita: gli articoli 240-252.

23 Il PM dice: quel che si facciano.

24 Parola incerta.

25 Sta per: incorre in, rientra nell’ordine del castigo…

26 La conclusione della lettura dell’articolo 108 è registrata solo sul Nastro originale, che si interrompe qui.