Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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29. Il PARADISO È VEDERE DIO
nella luce di Gesù Maestro Via, Verità e Vita


IV Istruzione-Meditazione, Castel Gandolfo, 21 agosto 19581




Ciò che dirige la vita religiosa è il Vangelo: come Gesù ha chiamato i suoi, come Gesù li ha formati, quale missione ha loro dato, e quale aiuto e quale premio. Parlando di questo aiuto e di questo premio sta la sentenza: «Voi che avete lasciato tutto e mi avete seguito, riceverete il centuplo e possederete la vita eterna [cf Mt 19,29; Mc 10,29-30].
Che cosa significa ricevere il centuplo? Vuol dire ricevere tante grazie di più dei semplici cristiani, farsi tanti meriti in più dei semplici cristiani, tanta luce e tanta sapienza di più che i semplici cristiani. Perché, infatti, Pietro non aveva capito cosa volesse dire vivere in perfetta continenza, in perfetta castità, ma con la luce di Dio, con la venuta dello Spirito Santo, capì; così compresero tutti gli apostoli e così ebbero le grazie di seguire la vita più perfetta, la vita più santa, e compiere l’apostolato, compiere l’apostolato. Infatti, Gesù dice nel Vangelo: Colui che avrà insegnato bene e avrà fatto bene, cioè colui che sarà santo e che avrà ancora compiuto l’apostolato, magnus vocabitur in regno caelorum2 [Mt 5,19], sarà grande nel regno di Dio, perché avrà doppio premio: il premio della vita cristiana… sì, il premio della vita religiosa… sì, e il premio dell’apostolato ancora… quindi, triplice premio.
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Tutti si era, prima di essere religiosi, cristiani; e se non si osservavano già i comandamenti come cristiani, non si poteva ascendere alla vita religiosa. Quindi il premio dei buoni fedeli, dei buoni padri di famiglia, dei buoni cristiani, delle buone mamme di famiglia è il premio uno. Secondo, il premio delle religiose, dei religiosi: perché alle virtù cristiane i religiosi aggiungono le virtù religiose che sono povertà, castità e obbedienza… ma perfette ed esercitate per voto. In terzo luogo, chi alla vita religiosa di santificazione unisce l’apostolato… ecco un terzo premio: chi avrà fatto bene ed avrà insegnato bene. Quindi un triplice premio vi aspetta.
Sempre guardare su, al termine della vita; non fermarsi così facilmente a considerare le piccole difficoltà, i piccoli sacrifici della giornata. Guardare al paradiso! Ecco, c’è questo… c’è quello… ci sono queste difficoltà e quelle… ma c’è anche il paradiso! E il pensiero del paradiso risolve ogni questione. Ci sono difficoltà, ci sono incomprensioni, ci sono sofferenze fisiche o morali, e ci sono anche contraddizioni, magari persecuzioni, incomprensioni… ma c’è il paradiso, c’è il paradiso. Ecco, con questo pensiero sempre avanti.
E allora che cos’è il paradiso?
Vi è il lume della ragione: usar bene del lume della ragione - studio, per esempio -, capir le cose, imparare i lavori, imparare nella vita umana, la vita quotidiana. E poi studio, scienze.
Poi, vi è la fede: la mente si piega, crede. Allora chi usa bene la ragione… e bene, e pratica la fede, avrà la visione di Dio: Io sono la Verità. La verità che si conosce con il lume della ragione: per esempio, ascolta tuo padre e tua madre - quello è di lume di ragione -, non rubare - è di lume di ragione - [cf Dt 5,16-21]; ma poi c’è la verità predicata da Gesù Cristo, [la] fede: per esempio, beati i poveri…, beati quei che soffrono persecuzioni per la giustizia… [cf Mt 5,3-11], e così c’è l’Eucarestia, così il mistero della Trinità, ecco. La ragione… e poi la mente che si piega alla fede, alle parole di Gesù: e allora in premio avrà la visione di Dio in cui si vedrà tutto. E anche una contadinella che non sappia far la firma, allora
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sarà più illuminata che san Tommaso3 che è stato il più grande Dottore. Paradiso! Conoscerà i misteri di Dio e conoscerà innumerevoli verità che si leggono in Dio: la visione! E tutto si vedrà in quella luce straordinaria che il Figlio di Dio proietterà nell’anima, per cui l’anima sarà elevata a fissarsi in Dio, conoscer Dio, tanto più profondamente quanto sulla terra ha usato bene la ragione e ha praticato profondamente la fede, tanto più ha usato bene la ragione e quanto più ha praticato la fede… ecco, ma tutto [ciò si riassume nell’espressione] Io son la Verità: la verità che si svela, così, con la ragione, con le verità di fede e con la visione eterna di Dio.
Poi, Gesù Cristo è ancora la Via. E la Via vuol dire che lui ha operato sulla terra, ha tenuto una condotta che serve a noi di guida, serve a noi di via: come è stato da fanciullo, come è stato da giovinotto, come è stato da uomo, come è stato nel suo ministero apostolico, come è stato al termine della vita. Lui è la Via: la via che è cominciata dal momento in cui il Figlio di Dio si è incarnato nel seno di Maria e dal momento che andò a sedersi alla destra del Padre in cielo. Quella è la nostra via: passare la stessa via su cui è passato Gesù sulla terra, arrivare allo stesso termine, cioè in cielo, d’accanto a Gesù, alla presenza di Gesù, nella contemplazione. Allora si possederà Dio. La volontà, la nostra volontà può aver delle virtù naturali e può aver delle virtù che sono soprannaturali… e può allora arrivare al possesso di Dio. La volontà [nelle virtù naturali]: per esempio la bambina che ascolta la mamma, la bambina che non offende le sorelle, tratta bene; e la donna che rispetta i suoi doveri, compie i suoi doveri, ecco. Poi ci sono le virtù soprannaturali che sono, ad esempio, la carità, la mortificazione, l’umiltà, l’obbedienza… E allora che cosa produrrà questa nostra virtù sulla terra, tenendoci appresso a Gesù Cristo e vivendo come lui? Il possesso di Dio: si possederà Dio, ricchezza infinita! Altro che qualche perla o qualche
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straccio di vestito che sovente… che serve all’ambizione! No! Il bene infinito che è Dio, possedere Dio, la ricchezza eterna!
Così, Gesù è la nostra Vita. Il cuore che ama Dio, il cuore che è unito a Dio, l’anima che è tutta piena di grazia - e che cresce giorno per giorno, la sua grazia, mediante la preghiera e i sacramenti, eccetera -, sarà nel gaudio di Dio, lo stesso gaudio di Dio… in diverso grado, perché Dio è infinito, l’anima è finita: Entra nel gaudio del tuo Signore [cf Mt 25,21.23].
Cosicché noi con la divozione a Gesù Maestro, Via, Verità e Vita segniamo che cos’è il paradiso4 e che cosa avremo in paradiso. Perché seguiamo Gesù che è Verità, credendo, ecco, vedremo Dio. Ora si crede senza vedere, allora si vedrà e non si crederà più: la fede cessa al punto di morte… rimane solamente la carità. Oh! Per la fedeltà ai comandi di Dio, e specialmente perché si è seguito i consigli, ecco il gaudio5, il possesso di Dio. Possederà [la visione] di Dio anche il buon cristiano, ma l’anima religiosa quanto più questa unione…6 E perché si è voluto vivere uniti a Dio, e la religiosa ha voluto vivere nel massimo amore e nell’amor puro, ecco, godrà in cielo il gaudio eterno. Gesù Cristo è la Via, la Verità, la Vita… e il paradiso è veder Dio in Gesù Cristo, per la luce di Gesù Cristo: vederlo, possederlo, amarlo e goderlo.
Quindi se Pietro si era smarrito un poco: Noi ti abbiamo seguito… che cosa ci darai?, Gesù gli ha fatto coraggio: Voi che mi avete seguito e avete lasciato tutto, riceverete il centuplo e possederete la vita eterna [cf Mt 19,27-29]. Ecco, dopo le grazie di questa terra, il centuplo, il premio futuro che sarà triplo, perché si sono praticate le virtù cristiane, praticate le virtù religiose e praticato l’apostolato. Ho detto che questo pensiero deve sempre far coraggio, sì. Se noi pensassimo al paradiso, le cose della terra ci sembrerebbero tanto vane, e cioè: noi capiremmo che dobbiamo sulla terra usare di tutto solo per il paradiso, solo per il paradiso. Perché il Signore ci dà il tempo della vita? Per guadagnar il paradiso… e ce lo
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guadagniamo più bello! Perché noi abbiamo avuto istruzione religiosa? Perché noi vivessimo bene, stessimo buoni e arrivassimo al paradiso. Perché vi è il cibo, il vestito, la casa, la chiesa… tutto quel che riguarda la vita presente, lo studio, il lavoro, eccetera? Tutto in ordine al paradiso. Si devono fare tante cose, ma per una cosa sola: paradiso! Quindi si dice: «Unum est necessarium» [Lc 10,42], una cosa sola è necessaria. Se ne devono far tante, ma per un fine solo: paradiso. Come se uno dovesse andare in un luogo lontano per fare, supponiamo, un contratto. Ecco, fa tanti movimenti: si decide di andare e prende i vestiti, prende il necessario per il viaggio, sia di denaro e sia di quelle cose che gli saran necessarie per il viaggio; e poi dovendo fare quella cosa, avrà da consultarsi, da chieder consiglio e finalmente verrà a far quella cosa. Tanti sono i movimenti, le cose da farsi, ma per un fine solo, una cosa sola: mantenerci nel servizio di Dio per acquistare il paradiso, mantenerci nell’apostolato per acquistare il paradiso che è l’unica cosa necessaria: «Unum est necessarium», una cosa sola è necessaria. Eppure avviene dei cristiani che fanno tutto il resto ma dimenticano quella cosa che è unica e che è necessaria: «Unum est necessarium».
Perché uno potrebbe anche essere stato un poveretto, un poveraccio che abbia tribolato tutta la vita e che sia stato in una classe sociale molto bassa, un pastorello che conduce le pecore al pascolo, lo spazzino della strada, oppure un mendicante o storpio, mendicante che ha dovuto per tutta la vita umiliarsi e stendere la mano ai passanti… ma se guadagna il paradiso, ha tutto. E se invece un altro, pur ricco, pur sapiente, pur potente, conduce una vita di peccato e muore in peccato: inferno, inferno. Il ricco epulone [cf Lc 16,19-31] non volle dare neppure le briciole che cadevano dalla sua mensa al povero Lazzaro perché si sfamasse: lo disprezzava. Ed il ricco vestiva bene: porpora e bisso…; banchettava splendidamente… servi in abbondanza… Ma morì Lazzaro e fu portato nel seno di Abramo, cioè salvo in paradiso. E morì invece il ricco epulone «et sepultus est in inferno», dice il Vangelo, sepolto tra le fiamme sui carboni e di là invocava una goccia d’acqua sulla
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lingua arsa. E sant’Agostino gli dice: Tu hai negato la briciola di pane a Lazzaro. Ora egli è felice e tu ti trovi nelle pene 7 - e difatti aveva detto: «Crucior in hac flamma», sono arso in questa fiamma -.
Ecco. Essere sapienti, conoscere cosa sia la vita: mezzo per guadagnarci il paradiso. E per voi il mezzo per guadagnarlo più bello: virtù cristiane - quindi il merito che lucra il cristiano -, virtù religiose - quindi il merito che può guadagnarsi la religiosa - e virtù apostoliche - quindi il merito dell’apostolato -.
Pregare che tutti gli uomini divengano saggi: capiscano che cos’è la vita e capiscano qual è il destino, cosa succederà dopo la vita… la vita passa, vien la morte. Le religiose fanno una morte serena quando han fatto bene il loro dovere; morte invidiabile, alle volte… così serena che qualcheduna che assiste magari dice: Eh!, se sapessi di morire così, morirei oggi; sarei contenta di morire oggi, se volesse il Signore. E al giudizio: la religiosa ha sempre cercato Gesù, il suo amore, l’imitazione, la sua grazia; di conoscerlo, di amarlo, di servirlo, di imitarlo, e di zelare fra gli uomini la conoscenza e l’amore a Gesù. «Et eum, qui venit ad me, non eíciam foras»8 [Gv 6,37]. Gesù, quando tu busserai alla porta del paradiso, non ti rigetterà, ti accoglierà con volto sereno: Vieni, Sposa di Cristo!9.
Far bene i propositi, osservarli e far bene il noviziato, onde il vostro dono al Signore sia sempre più completo, perfetto; e quindi non solo il compimento delle virtù cristiane, ma delle virtù religiose e dell’apostolato… con i tre premi che seguiranno. Vivere nell’umiltà, sperare tutto da Dio: Con te tutto posso, anche le cose che sembrerebbero più ardue, più strane alle volte, sembrerebbero quasi audaci: temerità… Ma con la grazia di Dio, con Dio posso tutto!. E così: Con Dio posso tutto, con l’aiuto della Madonna, avanti!

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 41/58 (Nastro archivio 44b. Cassetta 44, lato 2. File audio AP 044b). Titolo Cassetta: “Paradiso: meta e premio della nostra vita religiosa e apostolica”.

2 «Sarà considerato grande nel regno dei cieli».

3 San Tommaso d’Aquino (1225-1274), domenicano e Dottore della Chiesa, è tra i pensatori più eminenti della Filosofia Scolastica e autore della Summa Theologiae, il trattato più conosciuto della teologia medioevale. È chiamato con l’appellativo Doctor Angelicus o Doctor Universalis.

4 Sta per: mostriamo la via da percorrere per il paradiso.

5 Non completa la parola.

6 Espressione incerta.

7 Cf AGOSTINO D’IPPONA, Discorsi [1-50] sull’Antico Testamento, Discorso 41, 4-5.

8 «Colui che viene a me, io non lo caccerò fuori».

9 Cf l’Antifona latina dal Breviarium Romanum, C