Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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25. LE CASE E IL LORO GOVERNO
Articoli 427-444 (continuazione)


IV Istruzione, Castel Gandolfo, 20 agosto 19581




Abbiamo letto il 4272 che dice che le superiore sono costituite nel loro ufficio per tre anni; trascorsi i tre anni possono essere riconfermate per altri tre anni. Dopo, non più nella stessa casa; possono ancora fare l’ufficio di superiora, ma in altra casa.
Adesso però, questo è quando le superiore delle case già da tempo compiono tale ufficio. Invece, quando una superiora comincia, vi sono le norme riportate nel numero 428: «Affinché le suore preposte al governo delle case possano più facilmente attendere a se stesse - non essere quindi assorbite dalla preoccupazione delle altre -, e acquistare maggiore esperienza nel governo, più larga e intelligente comprensione nelle cose di governo e nell’apostolato, come regola generale, nella nomina delle superiore - che vanno le prime volte, eh! - si osservino le seguenti norme3». - Queste norme sono così sagge che la Congregazione [dei Religiosi] le ha già lodate più volte, e sono le norme che sono state adottate per le suore della Famiglia Paolina -.
Primo: «[a)] Quando una suora è stata nominata superiora per la prima volta», termina il suo triennio e poi si sospenda di essere superiora; non venga nominata di nuovo per un altro triennio, quella lì, né nella casa dove è stata né in
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altra casa. Quindi, trascorso «almeno un anno nelle occupazioni ordinarie di apostolato come semplice suora»…, quindi trascorrerà un anno come semplice suora in quell’ufficio che la superiora crederà di affidarle. Così in un anno ha tempo di nuovo a riflettere, pensare se quel modo che ha tenuto nel governo è sano oppure è utile che venga corretto. Poi, «[b)] Se dopo un anno viene ancora nominata superiora - perché potrebbe rimanere semplice suora per tutta la vita -, ma se dopo un anno viene ancora nominata superiora, terminato il triennio - viene nominata superiora di nuovo -, terminato il triennio non può essere di nuovo nominata immediatamente superiora né in quella casa né in altra, ma deve occuparsi almeno per altri due anni, come semplice suora, negli uffici che la superiora generale crederà bene affidarle». Non si può ad un tratto diventare capace di quest’ufficio. E terzo: «[c)] Trascorso tale periodo può essere di nuovo nominata superiora; tuttavia nella stessa casa non potrà mai essere nominata immediatamente per più di due trienni [di seguito]».
Quindi, la prima volta si sospende un anno… dopo un primo triennio si sospende per un anno, dopo il secondo triennio si sospende per due anni; dopo potrà di nuovo essere assunta superiora ma «nella stessa casa non potrà mai essere nominata immediatamente per più di due trienni di seguito».
Il governo è sempre cosa difficile, delicata, importante: e occorrono grazie e attitudini, e poi prove e riprove come se uno cominciasse lo studio di una lingua, come uno cominciasse uno studio di un’arte.
«429. Durante il triennio, le superiore possono essere deposte o trasferite in altra casa, soltanto per una causa grave, dalla superiora generale con il consenso del suo consiglio». Se è necessario, sarà fatto il trasferimento.
Poi, bisogna allora distinguere tra case formate e case non formate. Case formate: la superiora generale, per le case formate4 assegnerà alla superiora locale «due suore di voti perpetui come consigliere», perché [la superiora locale] non
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operi da sé. Allora «la superiora locale convocherà le sue5 consigliere almeno una volta al mese per trattare assieme delle cose principali che riguardano il governo della casa. Tutto quello di una certa importanza che viene fatto o deciso in tale adunanza, si deve fedelmente riferire alla superiora generale, anche per averne, se occorresse, le facoltà necessarie6».
431. Se la superiora locale dovrà assentarsi o è malata, la prima consigliera farà come da vicaria. «Non cambi però nulla di quanto era stabilito; e nel disporre le cose, per quanto è possibile, non si allontani dalle direttive che la superiora era solita seguire».
Poi, nelle case non formate7 - 432 - non si danno le due consigliere ma si dà una consigliera soltanto, che resti di aiuto nel governo della casa e, in qualità di vicaria, faccia le veci della superiora quando la superiora si assentasse o fosse malata.
Tuttavia in ogni casa dovrebbe esser nominata un’economa locale; però, quando i beni sono pochi e quando la casa è piccola, la stessa superiora locale può essa medesima fare la parte di economia. Quindi i due uffici di superiora locale e di economa possono essere raccolti nella stessa persona.
Oh! Poi c’è il 4348 per le spese da farsi.
435. L’economa o la superiora locale vedano di provvedere «alle necessità delle suore ed al bene della casa con semplicità e moderazione, quale conviene allo stato di povertà evangelica che tutte professano, sempre in dipendenza della superiora». Ogni mese poi dare il resoconto, l’economa; e se la superiora locale è la stessa economa, allora almeno alla sua vicaria e alle sue consigliere dica tutto, esponga, chieda il parere, dia il resoconto, sì, onde l’approvazione venga da loro anche, e così si sia più sicure di non sbagliare. Non può la superiora generale spendere come le sembra, tanto meno la superiora
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locale: bisogna che siano cose accordate assieme con le rispettive consigliere, la superiora generale con le sue consigliere, la superiora locale con le sue consigliere. Vigilare su questo.
La Santa Sede poi è rigorosa… rigorosa su due punti: l’amministrazione che deve farsi bene, e se le suore sono capaci di sviluppare le cose in modo conveniente; e poi sopra la delicatezza nei costumi. Su questi due punti la Santa Sede è tanto rigorosa, e con ragione. «Ogni casa deve avere l’inventario dei beni [immobili che le appartengono]; l’economa procuri di tenere sempre aggiornato questo inventario, segnando9 in esso ogni notevole cambiamento».
Poi, «se la comunità non ha chiesa propria, la superiora chieda all’Ordinario del luogo la licenza per avere la cappella in casa». E poi «chieda pure la licenza perché nella cappella si possa conservare il Santissimo Sacramento». Quanto poi alla frequenza della Messa [si farà] secondo che sarà possibile: vi sono luoghi dove le Messe sono assai poche e vi sono dei luoghi dove si celebra Messa quotidianamente.
Oh! La cappella è certamente il locale da tenersi maggiormente in ordine. In primo luogo, il migliore locale più adatto; e poi, dopo, tutto il rispetto e la cura a quel locale.
Quindi, «438. La cura della cappella venga affidata a una suora sufficientemente istruita su quanto dispone la sacra liturgia», perché possa preparare tutto e tenere le cose secondo le norme liturgiche. «Essa può toccare i vasi sacri e i pannilini»: viene concesso il permesso di toccare i calici e i pannilini che devono servire, come i corporali, gli amitti, poi i purificatoi, eccetera. «Però non è lecito lavare i purificatoi, la palla10 e i corporali di cui si è servito il sacerdote nel sacrificio della Messa, prima che siano stati purificati da un chierico in sacris11». Quindi non potrebbe lavare purificatoi, palle, corporali, perché hanno toccato il Santissimo. Oh! Però
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noi abbiamo il permesso che si rinnova ogni cinque anni… l’avete anche voi: potete lavare purificatoi, palle e corporali, sì. E dopo che si è lavato la prima volta… la prima immersione [che si fa] non per la pulizia, ma perché, se per avventura ci fosse qualche briciolo di ostia oppure qualche goccia di sangue che è stata nel purificatoio, possa essere messa a parte… Poi il bucato veramente, quello che si chiama bucato, allora si può fare da chiunque. Quindi il permesso ogni cinque anni… si possono lavare anche i purificatoi, i corporali e le animette. Quell’acqua lì deve esser poca e messa sul fuoco12; oppure, nelle grandi chiese, si mette sopra quello che si chiama il sacrario, nel sacrario, che sarebbe un posticino in cui si versano queste cose - per esempio l’acqua benedetta che è in sovrappiù e non si può consumare, quest’acqua, eccetera -. Ed essendo poca quest’acqua, si può con facilità - tanto più che qui le Messe sono poche -, si può con facilità bruciare, diciamo così, buttare sul fuoco: quindi evapora, svapora.
La chiave va custodita bene, come già fate, e cioè non basta che sia custodita qui in cappella, bisognerebbe che sia portata dove dormite, per la notte, affinché non sia possibile a qualche malintenzionato trovarla per aprire il tabernacolo; è vero che oggi, quando han da rubare, non guardano se c’è la chiave ordinaria, hanno mille mezzi… ma le regole liturgiche curarle.
«Si procuri poi che la lampada davanti al Santissimo [Sacramento] sia sempre accesa e ben pulita». Deve essere, la lampada, nutrita d’olio oppure a cera d’api; ma a cera d’api oggi non se ne trova pura, e si trova mescolata con altri elementi: grassi, eccetera. E se non si può avere, come in tempo di guerra: allora permettevano la luce elettrica anche nelle funzioni, perché non si poteva trovare la cera e neppure l’olio. La luce elettrica anche nelle stesse funzioni, per esempio per la celebrazione della Messa.
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Può venire un sacerdote a celebrare che non sia conosciuto in casa e che non abbia il celebret cosiddetto, cioè l’autorizzazione a celebrare13? In quel caso lì non si può lasciarlo celebrare. Si prega che vada a celebrare altrove, sempre quando si tratta di sacerdoti che sono sconosciuti a voi; ma se sono già mandati dai nostri sacerdoti o da altro sacerdote conosciuto, si può lasciare celebrare. Quelli poi che non sono conosciuti dovrebbero presentare il celebret, un foglio in cui si dichiara che hanno la facoltà di celebrar la Messa e compiere gli uffici divini, i ministeri sacri. Però per le Confessioni è ancora un altro [caso], la cosa è ancora diversa: devono avere proprio l’autorizzazione del Vescovo della diocesi; eccetto i nostri sacerdoti i quali, andando in una casa nostra, possono essere mandati dal superiore e possono confessare i nostri: cioè, non sono autorizzati agli altri, agli estranei, ma ai nostri.

440: qui entriamo negli obblighi del superiore14. «È dovere della superiora locale provvedere al bene delle persone, affidate alle sue cure. Deve quindi promuovere nella comunità l’osservanza religiosa e la pietà, attendere diligentemente alle cose della casa; far sì che le religiose cerchino con sollecitudine la propria santificazione e adempiano fedelmente i doveri d’apostolato loro affidati». Quindi, osservanza religiosa e pietà; poi attendere alla casa, alle cose della casa, veder l’amministrazione, vedere la parte spirituale, la parte di apostolato; e che tutte le suore lavorino per santificarsi e adempiano gli uffici che vengono affidati. Con una certa vigilanza: se non si vigila, eh!... così con facilità una cosa si dimentica, l’altra si dimentica e tutto diviene un disordine; e non è più una comunità ma è un complesso di buoni figli che vivono assieme, di buone donne, senza un ordine; e si può dire che allora fanno come credono nella giornata, e le cose… specialmente l’osservanza religiosa ne soffre.
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«441. La superiora abbia cura della salute delle suore e vigili perché ad esse nulla manchi di ciò che veramente è necessario e conveniente, sempre però in modo conforme allo spirito di povertà. Eviti diligentemente ogni parzialità nel trattamento delle suore, ami tutte, e procuri che la comunità sia esemplare per l’unione, la concordia, la religiosa carità fraterna, la profonda pietà», sì. Vi sono naturalmente delle persone che sono più simpatiche ed altre meno, e in questo quando fossero parenti è evidente15… si capisce perché le persone hanno tutte il loro proprio carattere. Però, penso, passare sopra a queste differenze di carattere; e anche si può arrivare al punto, appunto per correggersi, di favorire [il] trattenersi di più con quelle che hanno carattere diverso, carattere non simpatico… diciamo così, no? Sì. Vinciamo noi stessi, allora.
«442. La superiora educhi le suore alla veracità nel parlare». Guai alle ipocrisie e alle bugie: l’abitudine di dir bugie o di fingere impedisce tutto il frutto vero. «Educhi le suore alla veracità nel parlare, al rispetto e alla carità vicendevole, e ne dia esempio parlando sempre con stima delle sorelle. Non accetti facilmente denigrazioni: sia in questo molto cauta e prudente, e prima di ammonire la sorella che fosse ritenuta colpevole, non si rifiuti di sentire le sue giustificazioni. Perché16 se una colpa, forse grave, esistesse di fatto e fosse necessario un ammonimento, lo faccia senza preconcetto e senza amarezza; eviti ogni trattamento duro che potrebbe portare alla sfiducia; usi invece una dolce fermezza che porti all’emendazione e alla confidenza». E alle volte le suore corrette così sono poi quelle che danno maggior consolazione, perché capiscono che la superiora aveva ragione e comprendono anche che la superiora, correggendole, lo faceva perché voleva bene ed era loro vantaggio venir corrette. Ecco, vigiliamo, sì. Questo però non è solamente dalla parte delle superiore, è da parte di tutte le suore, sì.
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«444. Alle suore, specialmente se professe di voti perpetui, è bene concedere una moderata libertà», cioè mostrare che si ha fiducia in loro, nella loro rettitudine, nella loro bontà. «La superiora però sia presente agli atti comuni e alle ricreazioni, e abbia per tutte una vigilanza sincera e materna che cerca di prevenire e impedire il male»17: non tanto correggere il male successo, quanto impedirlo il male, che non succeda! E alle volte è un gran sacrificio, specialmente quando si hanno preoccupazioni, cose da fare o debolezza di salute, eccetera.
Eh, ma è in questo che il governo è un calvario, quando si fa bene! Proprio è una crocifissione di noi stessi, perché si diventa i servi di tutti e tutti possono chiederci e comandarci; comandarci… ma in buon modo… senza… perché non hanno l’autorità, ma, praticamente, esigendo, volendo. «Non dia ascolto facilmente18 a chi riferisce ogni difetto delle sorelle», e anzi mostri sempre di sentir malvolentieri; e quando poi trova che una suora ha questo difetto, non la senta più, le dica di tacere e [che] guardi se stessa. «Le religiose, da parte loro, ricordino che la libertà è concessa per fare meglio, sviluppare la personalità e lo spirito di responsabilità; mai per fare nulla - cioè per tralasciare -, o fare il male, o il minor bene». Sì, ci vuole una fiducia vicendevole: vi sono casi dove la superiora non si accorge quale sia superiora [locale], tanto è benigna, buona, eccetera, e tuttavia è sempre e dappertutto e fa camminare senza tante…; e vi sono figliole che a loro volta sono proprio docili, camminano volentieri… e tanto fanno bene quando sono vedute come quando non sono vedute. Allora, sì, c’è la santificazione nella casa, nelle une e nell’altra. Sì, tutto in accordo, in alleanza, per santificarsi e per far progredire l’apostolato: un’alleanza, un’unione.

Cosa vuol dire Congregazione? Vuol dire adunanza: e gregari sono quelli che sono addetti, sono membri di una Congregazione,
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di una unione. E piace al Signore se il suo Spirito si diffonde in tutte e tutte si operi sotto l’azione dello Spirito Santo, sempre con retta intenzione e sempre nel desiderio che si pratichino i due primi articoli: santificazione individuale e apostolato proprio dell’Istituto. Sempre quelle due cose che in pratica sono poi: santificazione - gloria a Dio - e apostolato - «pax hominibus»19 [Lc 2,14] -. È il programma cantato dagli angeli sulla culla di Betlemme, che poi è il programma di Gesù: il Figlio di Dio si è incarnato per la gloria del Padre e per la salvezza, per la pace degli uomini.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 39/58 (Nastro archivio 42b. Cassetta 42bis, lati 1/2. File audio AP 042b). Titolo Cassetta: “Art. 427ss. Governo delle case locali”.

2 2. Governo delle case (artt. 426-439).

3 Il PM dice: regole.

4 Questa parola, nell’articolo 430 del Ds, è stata sottolineata dal PM.

5 Il PM dice: due.

6 Il PM dice: in occorrenza, la facoltà necessaria.

7 Nell’articolo 432 del Ds sono sottolineate dal PM le due parole: non formate.

8 Il PM dice erroneamente: 433.

9 Il PM prima dice la parola “seguendo”, ma al termine della frase si corregge con “segnando”.

10 Il Ds lo riporta al plurale.

11 Il chierico in sacris era colui che aveva già ricevuto gli Ordini Maggiori: suddiaconato, diaconato e sacerdozio.

12 Sta per: buttata nel fuoco, come il PM spiega dopo.

13 Il celebret (letteralmente: che egli celebri) è appunto il certificato che l’Ordinario diocesano, o un superiore maggiore per i religiosi, rilascia al sacerdote che si rechi in altra diocesi, per attestare che può celebrare la Messa.

14 3. Obblighi delle superiore (artt. 440-452).

15 L’espressione risulta molto incerta.

16 Il Ds porta: ché.

17 Questa frase e le successive, nel testo delle Costituzioni sono al plurale: Le superiore…

18 Il Ds porta: facilmente ascolto.

19 «Pace agli uomini».