Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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19. ALTRI ESERCIZI DI PIETÀ
Articoli 208-218 (conclusione)
SILENZIO - CLAUSURA – RELAZIONI CON GLI ESTRANEI
Articoli 219-232


II Istruzione, Castel Gandolfo, 19 agosto 19581




Prima [il testo delle Costituzioni] ha parlato della Confessione, poi della Comunione, ora degli altri esercizi di pietà, notando che, quello che si è detto riguardo allo spirito con cui fare le opere di pietà, le riguarda tutte.
L’articolo 208 dice: «Siccome la pietà è fondamento di tutta la vita religiosa, sorgente di virtù ed utile ad ogni cosa, le suore si studino di nutrirla profondamente nell’anima propria. Le superiore non ammettano alla professione chi non ha ancora imparato a compiere convenientemente e secondo il retto spirito religioso le pratiche di pietà, specialmente la meditazione, l’esame di coscienza e la Visita al Santissimo Sacramento». E allora queste tre pratiche non sono più importanti della Messa e della Comunione, ma chi fa bene queste tre pratiche, specialmente la Visita, fa poi anche bene tutte le altre. Queste tre pratiche che sono: meditazione, esame di coscienza e Visita.

Le pratiche2 son divise in: quotidiane, settimanali, mensili e annuali.
Le quotidiane già le sapete e le fate… quindi non sto a leggere l’articolo.
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Allora il 210 dice che sin da principio le aspiranti, le suore, siano istruite nello spirito della pietà e abbiano un «grande amore alla [Sacra] Scrittura, particolarmente al Vangelo, e se ne servano spesso per la lettura spirituale [e] la meditazione». Non c’è nessun libro di spiritualità il quale equivalga al Vangelo e alla Scrittura. Nessun libro di lettura equivale alla lettura della Bibbia e del Vangelo. Astenersi da quelle tendenze che alle volte si verificano… sempre novità, spiritualità nuove: no! Noi abbiamo la spiritualità paolina, cioè del Vangelo di Gesù Cristo, come l’ha praticato Maria e come è stato interpretato e praticato da san Paolo. Eccola, la pietà è tutta lì! Vi è la pietà dei Francescani, vi è la pietà dei Gesuiti, vi è la pietà Domenicana, vi è la pietà - supponiamo - di altri Ordini come i Serviti, i Benedettini… La pietà nostra è la pietà del Vangelo… e quindi avrà già tutto! Non c’è da cercare altro: non c’è da andare a cercare dell’acqua che può essere anche buona ma non è così pura, così utile quanto il Vangelo, la Scrittura! E quelle distinzioni: Io sono della tale spiritualità… l’altra, eh sì, portano poi le divisioni di spirito. La pietà del Vangelo: Io sono di Gesù Cristo. Perché anche san Paolo diceva: «Voi vi siete abituati a dire - scriveva a una Chiesa - Io son di Paolo, e l’altro Io son di Pietro, l’altro Io sono invece dell’altro predicatore, quel che è venuto dopo, Apollo… ma via, togliete ’ste distinzioni… dite tutti che siete di Cristo!» [cf 1Cor 1,12].
«Pratiche settimanali: [Confessione sacramentale]; lo studio della dottrina cristiana per almeno due ore settimanali». E ci sarebbe la seconda Messa anche da aggiungere3, festiva, quando è possibile: alla domenica, possibilmente una seconda Messa, la quale potrebbe anche esser più solenne, cioè cantata; quando non è possibile, e allora si potrà far la Via Crucis in luogo di essa.
Perché si possano aver le due Messe, la Santa Sede ci ha concesso questo: che i sacerdoti, alla domenica, piuttosto che
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lasciare mancare la seconda Messa alle comunità nostre, dicano due Messe4. Quella ragione lì, di dover provvedere alla seconda Messa, basta per essere autorizzati a celebrarne una seconda.
Pratiche mensili sono: il ritiro mensile; poi il giorno della prima settimana in cui si praticano le divozioni dell’Istituto, e cioè: al lunedì san Paolo, al martedì sono le anime del purgatorio, al mercoledì san Giuseppe, al giovedì l’angelo custode, al venerdì Gesù Maestro, al sabato la Madonna, e tutto finisce alla domenica nella Trinità5.
Nel mese, la superiora faccia almeno due pie esortazioni; ma in principio è utile farne anche di più.
«213. Pratiche annuali sono gli esercizi [spirituali], in primo luogo, di otto giorni; celebrazione solenne delle feste6 della Regina degli Apostoli, nella prima domenica di maggio, e poi c’è sempre di San Paolo che è al 30 giugno… il 30 giugno»7.
Gli esercizi spirituali, come in questi giorni… Poi nei prossimi giorni penso che verrà don Ruggeri8 a tenere qualche Istruzione sopra il modo di coltivar la beneficenza. E allora lui è autorizzato a confessare: potete approfittare e fate bene ad approfittarne; è autorizzato a confessare nella Diocesi di Albano, dove c’è una certa restrizione.
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«214. Durante gli esercizi spirituali si provveda che le suore rileggano le Costituzioni» almeno nei punti principali - dice -, oppure che il predicatore li richiami.
«La pietà…» ho già detto questo9.
Le suore coltivino la sacra liturgia, imparino il canto gregoriano per quanto possono; e poi dopo, in generale, oltre al libro del Vangelo, leggere il libro che riguarda la Regina Apostolorum10; e le Lettere di san Paolo o la vita, specialmente.
«Le superiore curino che ogni domenica e festa di precetto, dove è possibile, tutta la comunità assista ad una seconda Messa», eccetera.
«Le suore prendano fedelmente parte alle pratiche di pietà»; e se per una ragione plausibile non hanno potuto, allora suppliranno in altra maniera: ma la pietà ci deve sempre essere, o presto o tardi. È dispensato chi è infermo, in quanto non è in possibilità di farlo, ma se può almeno recitare il rosario e far la Comunione, la faccia.

Poi vi sono altre osservanze. Prima il silenzio. Nell’Istituto, perché ci sia raccoglimento, è grande mezzo l’osservanza del silenzio; diversamente si comincia a parlare di tante cose e la distrazione segue naturalmente a questo abito11 di tenere discorsi vari e [riportare] notizie che non interessano veramente la suora.
D’altra parte il silenzio nelle comunità, specialmente femminili, favorisce la concordia. Quante volte le discordie vengono da sciocchezze, perché una tiene questa opinione, l’altro l’altra, e una si fissa nella sua e la difende… e disturba sé e disturba le altre.
Parlare con moderazione dopo i pasti.
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A tavola poi la lettura per un tratto di tempo, eccetto che la superiora giudichi, specialmente in certe feste e in certi giorni di vacanza, di dispensare.
Dove ci son le celle o dove le suore hanno camere a parte, non si scambino le visite nelle loro celle; e poi particolarmente da far la sera, questo. E da voi, invece non ci sono le celle… nella camerata ci sono più persone, allora la cosa è diversa.
«Le religiose tutte, comprese le novizie e le postulanti, devono osservare la clausura a norma dei sacri canoni e delle presenti Costituzioni». Noi siamo abituati a considerare clausura solamente quella delle suore che si chiamano, appunto, claustrali; ma la clausura, in una certa misura, si deve osservare da tutte le suore, da tutti i religiosi… diversamente! Qualche volta è più difficile, è più difficile. Perché la suora di clausura, eh, prima che abbia modo di parlare con qualcheduno… questo qualcheduno deve venire alla porta, deve suonare, deve chiedere il permesso12 alla portinaia; la portinaia chiede alla superiora, la superiora comunica alla suora, la suora poi va in parlatorio… ma tra il parlatorio dove sta essa e il parlatorio dove sta chi visita ci son le grate! E invece [per noi non c’è] tutto questo: si va in parlatorio per necessità, quando c’è bisogno… e si tronca presto; e si deve conservar tanto più la delicatezza in quanto non ci son le grate che dividono.
È necessario che, appunto, quando le case son ben formate, bisogna distinguere tre cose. Vi può essere il cappellano in una casa religiosa, oppure il sacerdote che porta la Messa: il cappellano, il sacerdote che porta la Messa, abbiano un’entrata a parte; se la casa è sulla strada, un’entrata a parte, possibilmente; e se è comune, dopo ci sia subito la divisione… che non entri proprio nei locali delle suore; il cappellano poi deve avere proprio l’entrata a parte, altrimenti non può stare. E non ci sono comunicazioni interne anche, non ci siano comunicazioni interne: se deve prendere il cibo,
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lo prenderà dalla ruota13, se deve prendere il cibo dalle suore; poi le comunicazioni unicamente si trovano in chiesa dove il sacerdote celebra. Oh! Dunque, il cappellano.
Poi, in una casa religiosa ci possono essere delle opere, per esempio ci possono essere delle scuole o dei laboratori, eccetera - per esterni, dico -: allora, quello non è soggetto a clausura.
È soggetto alla clausura che cosa? Tutto quello… dove devono star solamente le suore. Quindi, in generale non hanno la clausura: il parlatorio, la sacrestia con la chiesa, e poi il luogo di apostolato o di laboratorio, quando è per le estranee. E poi in molti luoghi vi son le stanze dei forestieri: e in queste non c’è clausura. Invece, i locali riservati alle suore, questi son soggetti a clausura, cioè non devono introdursi altre persone; e tanto meno nei refettori, non entrar nelle camerate, nelle stanze.
Adesso qui si comincia a fare quel che è possibile fare… quel che è possibile fare, perché, come ho detto, le Istituzioni crescono come i bambini: e man mano che divengono adulti son soggetti alla Comunione annuale per la Pasqua e alla Messa festiva, e poi più avanti, quando raggiungono la pubertà e poi quando raggiungono la maggiore età, eccetera14
Naturalmente dalle leggi della clausura è escluso il medico oppure qualche operaio - che deve venire, supponiamo, ad aggiustar la luce - e deve essere… può essere introdotto; ma il medico generalmente viene accompagnato dalla superiora o da una [suora]. Così sono esclusi i sacerdoti dalla clausura quando ci fosse una suora malata: quindi possono andare per l’amministrazione dei sacramenti o anche per visitarla, a dar la benedizione. Poi quelle persone che per giusto motivo si dovessero introdurre: per esempio si volesse far visitare una casa al Vescovo o a un’altra persona che sia interessata, come il muratore che deve far delle riparazioni, eccetera.
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«227. Se una casa ha annesso un edificio e locali non soggetti a clausura…», allora già detto, neh? Quando poi vanno nei locali soggetti alla clausura, le suore di clausura accompagnano sempre [con] due suore il medico, eccetera; e invece nelle nostre case si accompagna [con] una persona.
E «gli estranei devono esser ricevuti e fermarsi nel15 parlatorio, anche se parenti delle religiose, e parenti magari delle stesse superiore16. Le suore vadano in parlatorio dopo aver ricevuto il permesso della superiora, e solo negli orari stabiliti, eccetto il caso straordinario di urgenza»: per esempio ci fosse una malattia, o la mamma deve partire, andar lontana, e vuol prima salutare la figlia, eccetera… Le suore non stiano sole in parlatorio, ecco, non stiano sole quando vi sono uomini, tanto più se ci fosse una con uno solo. In quei casi bisogna che ci stia una suora ad accompagnare, anche per restar presente, eccetto - ho detto - che ci siano i genitori, eccetto si tratti di genitori o parenti di primo grado, che son le sorelle, e [persone] di riguardo.
«229. Se una casa avesse i locali per l’abitazione del confessore…», già detto.
«Le suore alle quali è affidata la custodia della clausura - cioè che sarebbe specialmente la portinaia -, del parlatorio, e della porta, vigilino perché la disciplina religiosa non sia turbata da visite inutili». A un certo punto, se vengono sovente i parenti, si dice: Io ho i miei lavori, ho i miei doveri. E non tempi prolungati: che cosa fanno in parlatorio delle ore? E delle chiacchiere superflue, con danno per lo spirito religioso. Vengono a portare le mondanità, tante volte; se sono genitori, no, generalmente no, ma altri: portare notizie che disturbano solo le suore nella loro vita di raccoglimento! Quante volte non farà neppur bisogno di farli sedere! Consegnare questo pacco… Stai bene, sto bene: ecco, presto… è così! Tuttavia bisogna i genitori sempre trattarli bene: a loro, sì, poi si può parlare un po’ di più; e, per quanto si può,
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dare loro notizie consolanti che li lascino sereni e siano sicuri che la loro figlia si trova bene dov’è.
«Nessuna suora può uscire di casa, anche per ragioni di ufficio, senza averne prima ottenuto il permesso della superiora e senza chi l’accompagni», ma vi sono delle uscite che sono già autorizzate: se una suora vien mandata a scuola, non fa bisogno che al mattino chieda di nuovo il permesso di andare a scuola. Quanto poi all’accompagnare, molte suore conducono una bambina; Figlie di San Paolo e poi Pastorelle e Pie Discepole devono essere accompagnate da una suora. Questo si stabilirà man mano che l’Istituto crescerà.
Al ritorno pure, la suora si presenta per farsi vedere che è ritornata. Quindi, se è andata a fare una piccola spesa, non dovrà andare a girar per la città e tardare il ritorno… la superiora deve rendersi conto.
«Le suore si astengano dal far visite17 a persone estranee ancorché ecclesiastiche», anzi queste persone ecclesiastiche bisogna visitarle anche meno e sempre brevemente: il mondo è tanto sospettoso. «Senza gravi ragioni», perché se vi son gravi ragioni si va in due: allora viene espressamente approvata la cosa.
Non le si accettino visite inutili: poco per volta in bel modo [si faccia capire]; e si rendono anche più brevi le lettere, tanto… perché se tutte le settimane arriva la lettera della mamma e dà tutte le notizie, disturba; allora la figliola finisce con il vivere con il cuore e con la mente, per buona parte del tempo, in famiglia. No: si è data a Gesù, stia con Gesù! Quella è la sua famiglia: la famiglia religiosa.
Quando ci sono malattie gravi, eccetera, allora, caso per caso, la superiora darà il permesso ai parenti di venire anche tutti i giorni; sì, malattie veramente gravi, e [ci] si regola lì in modo umano.
Non si accettino mai pranzi, non si stia fuori a mangiare, se la cosa non viene riconosciuta per motivo serio, grave dalla superiora.
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Dal 1924 - e son passati tanti anni - io non sono mai stato a pranzo dalle Pie Discepole, ad esempio. Tenersi a posto: si acquista più stima, e si sta più tranquilli noi, allora!
Bisogna farsi una clausura volontaria, perché se una non si fa la clausura volontaria, ha ben ad avere il velo, ma ci vede con gli occhi! Se non si fa la clausura volontaria, va in chiesa pubblica e guarda a destra e a sinistra quando va a Messa…: proprio la clausura volontaria che è ispirata dal desiderio di conservare il raccoglimento.
Non si deve però portare il collo torto, né far delle stranezze che siano disgustose. No, non si fanno… Naturalmente, come avrebbe fatto la Madonna, no? Non avrà mica sempre guardato per terra nel viaggio di 60 chilometri che ha fatto da Nazaret ad andare a trovare santa Elisabetta, e quando ha incontrato poi santa Elisabetta e Gioacchino… Zaccaria, voglio dire, eh, non ha mica… no, la naturalezza!, ciò che è: intanto il cuore raccolto avere18, ed esercitare e praticare in quel momento quelle virtù anche umane che si hanno da praticare, sì.
Tanto, una suora di clausura, quando non si fa anche lei la clausura del cuore, lo spirito di raccoglimento, eh… finirà con il pensare ancor di più al mondo, appunto perché lo ha lasciato e il diavolo eccita i desideri: e allora si fan dei parlatori lunghi, si dan delle notizie più o meno… e qualche volta avviene che se si voleva sapere una notizia, bisognava andar dalle suore di clausura, dicevano i maligni… ma era una malignità. Tuttavia qualche volta avviene che le suore si disturbino.
Bene, adesso lì gli articoli fino al termine sono molto chiari: basta che li leggiate da voi, sì.
E ciò che ci vuole è la volontà di farsi santi.
Le suore possono andare qualche volta all’albergo?. Eh, qualche volta capiterà anche quello: andranno a un albergo non di lusso e neppur di ultima qualità, medio, che sia decoroso ma anche modesto, sì. E, specialmente in quell’occasione, devono stare in due, cioè nessuna da sola, e dormano
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nella stessa stanza. Molte cose sono anche, diciamo evidenti… evidenti, e la suora che ha vero spirito saprà mortificarsi e saprà anche esser gentile, garbata, nello stesso tempo.

Sia lodato Gesù Cristo.19Naturalmente agli alberghi si va proprio come eccezione, qualche volta. Generalmente le suore, in quanto sono povere, vadano ad alloggiare da altre suore, anche se devono pagare qualche cosa. Difficilmente alloggiare in canonica. Ma se alloggiano in canonica, [ci sia] la prudenza di essere due, nella stessa camera. Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 11/s.d. (Nastro archivio 188c. Cassetta 188bis, lato 1. File audio AP 188c). Titolo Cassetta: “Le pratiche di pietà”.

2 1. Varie pratiche di pietà (artt. 209-218).

3 Sul Ds vi è infatti l’aggiunta del PM di sua mano: «possibilmente in domenica una seconda Messa».

4 Cf San Paolo, Luglio-Agosto 1953, p. 12: «È stata inoltre concessa la facoltà “che i sacerdoti della Pia Società San Paolo, quando si renda necessario, possano binare la celebrazione della Santa Messa allo scopo che le comunità della Pia Società San Paolo, Figlie di San Paolo, Pie Discepole e Pastorelle, abbiano le due Messe festive prescritte dalle Costituzioni, possibilmente celebrate da due diversi sacerdoti, i quali cioè dicono una Messa per le necessità dei fedeli e un’altra per la comunità”».

5 Cf Preghiere, ed. 1957, pp. 122-123; ed. 1985, p. 115.

6 Il Ds porta giustamente: della festa; ma il PM potrebbe aver usato il plurale, perché nella Famiglia Paolina le feste della B.V. Maria Regina degli Apostoli erano due: una liturgica (sabato fra l’ottava dell’Ascensione) e una esterna (prima domenica di maggio).

7 Prima di ripetere «il 30 giugno», vi è una pausa con leggero rumore di sottofondo. È possibile che il PM abbia fatto al momento la correzione di sua mano del Ds, che riportava: «dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il 29 Giugno».

8 Don Paolo Pier Canisio Ruggeri (12 maggio 1907 - 26 dicembre 2003), sacerdote paolino. Esiste un nastro magnetico non sbobinato (Nastro originale: 42/58) in cui è registrato il suo intervento; inoltre, è attestata la sua presenza presso le Apostoline il 23 agosto 1958, come risulta dalla firma nel Registro delle Sante Messe.

9 Vedi p. 161, anche se il PM insiste sui concetti dell’articolo 215 per gran parte della precedente Istruzione.

10 GIACOMO ALBERIONE, Maria Regina degli Apostoli, Asti 1948, pp. 337 [Albano 1954

2 , pp. 341]. Potrebbe trattarsi anche del manuale di preghiere in formato tascabile, con Prefazione di Don Alberione, in cui nella prima parte è descritto ampiamente il senso della devozione alla Regina degli Apostoli. Cf M. VINCENTI, Con Maria, Roma 1954, pp. 543.

11 Sta per: abitudine, comportamento.

12 Il PM usa il piemontesismo: chiamare il permesso.

13 Si riferisce ad un’antica consuetudine, tutt’ora in vigore in diversi Ordini monastici.

14 Vedi pp. 75-76; 150; e, più avanti, p. 204.

15 Il PM dice: fermati in.

16 Il PM dice: della stessa superiora.

17 Il Ds porta: visita.

18 Parola incerta.

19 La parte che segue, non passata sul Nastro archivio, è ricavata dal Nastro originale. Si tratta di un’appendice, con la quale il PM intendeva completare i concetti espressi prima, aggiunta dopo le consuete preghiere che concludevano l’Istruzione.