Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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pena sono le anime. È l'uomo degli altri, non solo per la sacra Ordinazione, ma anche per giustizia, come parroco.
A lui la parte più delicata del lavoro pastorale, a lui l'ufficio di chiamare a cooperarvi i vari operai, a lui il dovere di dirigere con fermezza i suoi cooperatori. Applichiamo questi doveri alla cura della donna.

Al parroco la parte più delicata. - Egli è uomo formato, d'ordinario: in lui sono più difficili i vani entusiasmi: una certa esperienza già lo ha reso prudente. Non esclusi, ma alquanto diminuiti, per lui, sono dunque i pericoli, che seco importa la cura spirituale della donna: a lui dunque spetta nei casi più comuni. La donna è una leva potentissima per alzare il livello religioso-morale della parrocchia: ella è il braccio forte del sacerdozio: ella esercita una influenza efficace e spesso decisiva attorno a sé. E come potrebbe dimenticarsene il parroco mentre su di lui pesa la vera responsabilità religioso-morale della parrocchia?
Egli alla sua più lunga esperienza unisce un'autorità, che in alcuni casi più difficili viene a dare forza alla sua parola, mentre infonde ardore e sicurezza negli altri. Egli ha da Dio lumi speciali e le così dette grazie dell'ufficio, di cui gli altri mancano. Anche il titolo di anzianità lo rende rispettato e fa ricevere con serietà e riverenza gli avvisi più delicati.
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Di qui: al parroco spetta ordinariamente tenere le conferenze alle giovani, tanto più quando si tratti di cose riguardanti i costumi, come sono i divertimenti pericolosi, la moda, le relazioni, la preparazione alla3 vita, la castità. Tutti poi sanno quale bene possa operare in alcune circostanze una parola, dolce e forte ad un tempo, detta dal parroco alle madri sole. Egli solo può fare certi rimproveri con speranza di frutto! È pure il parroco che d'ordinario esercita la cura spirituale delle suore che dirigono gli ospizi, ospedali, oratori femminili.
Anche allorché egli crede d'affidare un'opera femminile ad un coadiutore, interverrà personalmente quando si verifichino incidenti difficili, quando si tratti di decisioni importanti, quando se ne va di mezzo l'indirizzo e lo spirito dell'istituzione.

Il parroco ha da essere l'anima del lavoro pastorale. - Oggi è disapprovato un antico metodo per cui si affidava totalmente ad un sacerdote una parte del ministero parrocchiale: per esempio l'amministrazione dei santi sacramenti, la cura degli infermi, una compagnia religiosa di donne. Distribuire lavoro, sì: ma disinteressarsene, no: anzi egli ha da esercitare una sorveglianza ragionevole e su chi lavora per le donne e sulle donne che esercitano lo zelo. Una qualche libertà è necessaria, perché ognuno senta la propria responsabilità e svolga le sue
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energie: ma un'alta4 sorveglianza è pure conveniente. Ed inoltre, egli deve dirigere il lavoro dei vari suoi operai ad un fine unico, quello che si era prefisso. Senza una mente dirigente, la parrocchia finirebbe per diventare un giardino ove tutti vogliono seminare, ove un ortolano distrugge o impedisce il raccolto altrui.
Le opere catechistiche, l'asilo e i ricoveri; il circolo femminile di cultura, la biblioteca circolante e la scuola di religione alle studentesse; il pensionato delle operaie, la compagnia delle Madri cristiane e delle Figlie di Maria: tutto deve sentire la direzione alta, o l'autorità, o l'incoraggiamento, o l'avviso paterno, secondo i casi, del parroco.
Questo è lo spirito delle leggi canoniche: giacché, secondo esse, la parrocchia è l'associazione fondamentale, cui quanto riguarda il lavoro parrocchiale deve far capo.

Grande compito del parroco è quello di attirare nella sua orbita i cooperatori. - E non intendo d'alludere solo al vice-parroco ed ai sacerdoti della parrocchia: ma ancora ai buoni secolari, alle maestre, alle suore, alle catechiste, alle donne di zelo, alle madri di famiglia, ed anche a quelle che nutrono per lui qualche avversione. Sapere utilizzare tutte le varie attitudini, prestando a tutti occasione di lavoro, dolcemente eccitandoli, è parte principalissima di chi è alla direzione di una parrocchia. Tanto
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più: perché tutto il lavoro pastorale deve imperniarsi nel parroco, anche le diverse associazioni con scopo religioso.
E quante preziose energie potrà egli trovare! e con quale vantaggio della popolazione!
Facile è ordinariamente far entrare nelle sue mire il vice-curato: non molto difficile per gli altri sacerdoti. Con l'amabilità, con l'esporre chiari i suoi intendimenti ed i suoi progetti, coll'ascoltarne non solo, ma chiederne le osservazioni: coll'invitarli dolcemente a qualche opera più facile, col saper riconoscere i loro meriti e largheggiare alquanto in dimostrazioni di stima e di riconoscenza. Il sacerdote potente è temuto, il sapiente è stimato, ma il sacerdote di bontà è amato. Il deserto attorno, secondo la frase volgare, lo si forma col voler comandare a bacchetta, coll'impancarsi sempre a maestro, col voler che tutti si pieghino ai nostri ordini... colla ruvidezza di carattere. Il mondo si domina senza avere la pretesa di dominarlo.
E qui viene in acconcio5 una parola sulle conferenze pastorali. Sono adunanze, tenute fra il clero di una parrocchia o di una vicaria, allo scopo di scambiarsi le proprie vedute e i frutti dell'esperienza e prendere opportuni accordi per la cura delle anime. Vi hanno luoghi, tra cui Milano, Vienna, Essen ecc. ecc., ove si tengono periodicamente: in altri s'indicono dal parroco o dal vicario foraneo ogni volta lo si veda
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utile. E con quale vantaggio per le anime, se bandita ogni accademia, messi da parte i vani pettegolezzi, fatta tacere la voce dell'amor proprio, si discende alla pratica!
Il parroco ha qui un mezzo efficacissimo per comunicare ai suoi coadiutori le sue mire, i suoi timori, le sue speranze: gli altri hanno un'occasione propizia per esporre le loro impressioni: vedendosi chiamati a parte del lavoro parrocchiale, se ne interesseranno, prendendo coraggio, non lascieranno isterilire le loro attitudini. Quante colte persone, anche eminenti, si criticano e si combattono, per non essersi mai intese! Eppure forse hanno le stesse mire! Manca loro solamente il contatto, l'affiatamento. In tali conferenze si potrebbe ad esempio concordare una direttiva comune per le figlie che frequentano il ballo: si potrebbero ricercare le cause dei mali morali, religiosi, economici delle operaie: si potrebbero studiare i rimedii più convenienti: si potrebbe fare una razionale ed opportuna divisione del lavoro, tenendo conto delle circostanze e delle abilità di ciascuno.
La Chiesa dai concilii è sempre uscita rigogliosa di una vita novella; i consigli e l'esperienza di molti, valgono assai più che la scienza e l'esperienza d'un solo. Oggi in modo particolare il progresso sociale, civile, morale si compie attraverso una serie infinita di congressi, adunanze, convegni, parlamenti, consigli, ecc.
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Quanto alle persone pie, alle suore, a molte maestre, esse saranno ben contente di cooperare col parroco. Questi non avrà che da mostrarsi quale deve essere, cioè pio e zelante: ciò sarà sufficiente a legarsi il loro animo; con una qualche istruzione, con avvisi particolari, con assegnare loro qualche cosa da fare, le vedrà subito mettersi all'opera. Anzi tante di esse si terranno onorate di servire ad una causa sì santa, si adopereranno con tutte le forze e anche con una santa gara.
Le madri, se non hanno davvero perduto ogni sentimento umano e cristiano, comprendono subito la loro missione in famiglia. Apposite e pratiche conferenze potranno illuminarle maggiormente: e, se il parroco esporrà loro quanto e come devono fare per coadiuvarlo nella formazione religiosa dei figli, le scorgerà ben sovente prestarsi con ogni diligenza. Una qualche difficoltà potrebbe trovarsi in alcune maestre educate collo spirito laico, oggi predominante nelle scuole pubbliche. La carità allora deve mostrarsi più che mai industriosa.
Anzitutto, nei limiti consentiti dalle leggi che ci governano, il parroco potrebbe adoperarsi perché solo maestre praticamente cattoliche vengano elette. È vero: questa è cosa ben incerta e delicata: ma pure spesso potrebbe sortire un esito felice. Una maestra ha innanzi a sé i fanciulli nelle ore più belle del giorno;
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colla scienza può comunicare le verità religiose e i buoni costumi, ovvero l'errore e il vizio. Né vale la ragione che nelle condizioni attuali la maestra è spesso proibita di insegnare il catechismo: poiché è certissimo che può comunicare assai più lo spirito religioso una maestra cattolica, mentre il catechismo è abolito, che non una maestra miscredente, quando pure il catechismo figurasse tra le materie di insegnamento.
Se il parroco è persona rispettata ed amata nel paese: se il popolo conosce che egli non si ingerisce in cose spettanti al comune, se non quando ne vanno di mezzo la religione e le anime: se quelli cui spetta la scelta sono a lui legati dai vincoli di amicizia, o almeno di benevolenza: non sarà difficile ottenere una nomina conforme coscienza. E ciò tanto più in quei comuni che godono dell'autonomia scolastica. Questo solo fatto sarebbe di maggior vantaggio religioso che non una serie di prediche.
Elette le maestre, sarà ufficio del parroco entrare con loro nella più cordiale relazione, cercando di legarle a sé con tutti i mezzi suggeriti dalla prudenza: tollerando pure qualche difetto in esse. E se ciò non ostante qualcuna persistesse nel rappresentare la triste parte del lupo rapace fra il piccolo ovile di agnellini? Assolutamente mai inveire dal pulpito. Può
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darsi che qualche volta si renda necessaria una dignitosa, seria, calma e ben motivata protesta: ma quelle che si dicono filippiche, irose e violente, non giovano mai: per lo più anzi, inaspriscono la piaga. Spesso però assai più varrebbe la via indiretta: avvisarla in camera charitatis;6 farla correggere da persona benevisa, od anche dal sindaco: minacciare di toglierle qualche altra occupazione, che le riesce cara: promuovere prudentemente una protesta dei padri di famiglia: segretamente adoperarsi per il trasloco (sebbene oggi si renda così difficile). Un parroco tenne questo modo: invitò la maestra a tenere una scuola serale, di cui la conosceva desiderosa; un altro le procurò allieve per la ripetizione, fuori orario; un terzo la invitò ad intervenire alla distribuzione dei premi di catechismo, pregandola a tenere un discorsino sulla necessità di curare l'igiene... Legate da tali industrie, disarmate in modo così piacevole ed anche onorifico queste maestre, i fanciulli ne sentirono grande vantaggio, che non mancò di diffondersi nella intera popolazione.
Alcuno potrà forse osservare: che nella pratica si verificano gravi difficoltà a risvegliare lo spirito di zelo per le anime altrui in popolazioni indifferenti, indifferenti anche per l'anima propria. L'obbiezione ha del fondamento, ma non è insolubile: e la soluzione ci porta
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ad una norma di pastorale di valore veramente eccezionale. Eccola:

Muovere i parrocchiani per mezzo della gioventù.
Pochi arrivano a tal segno di corruzione e di abbrutimento da disconoscere il valore dell'educazione della gioventù, da non amare la fanciullezza e non ammirare chi pazientemente se ne occupa. Quindi il consiglio di un santo vescovo ad un giovane sacerdote, mentre lo inviava in un paese assai ostile alla religione: Andate, prima di far del bene procurate di farvi amare. - Ma in che modo? - Interessandovi dei fanciulli. L'educazione dei bambini è quello che spesso riavvicina un uomo e una donna discordi: è ancora quello che riavvicina o stringe sempre più il popolo al sacerdote. Ne godono i genitori, che amano tutti quanti si occupano dei loro figli, anche prodigando7 loro una sola carezza. Ne godono quanti rappresentano l'autorità civile, che vengono a toccar con mano i vantaggi sociali di pace, moralità, ordine e benessere, che apporta la religione: non vi sono che i settari che si ostinano a disconoscerlo. Ne godono i fanciulli stessi, che, crescendo negli anni, non dimenticheranno mai del tutto chi li indirizzò ai primi passi nella vita. E lo si osservi: con quanta facilità relativa si possono aprire oratori festivi, scuole serali per la gioventù, circoli giovanili!
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Si osservi con quanta generosità il popolo dà, allorché si tratta dell'albero di Natale, di premiazioni catechistiche, di feste per i fanciulli! Si osservi come partecipa unanime il popolo, senza distinzione di classi, di partiti o di tendenze, a quelle riunioni, a quelle rappresentazioni, a quelle accademie, che riguardano la gioventù.
Il parroco che invita ad occuparsi dei figli, che propone opere in favore dei giovani, che si circonda di fanciulli, che forse chiede anche denaro, ma in nome del bambino, non suscita diffidenze, non eccita gelosie, non forma partiti, non s'attira accuse, odii, lotte. Ché, anzi, si guadagna tutti i cuori, li lega fortemente a sé, domina la sua popolazione, obbligando coloro stessi, che a lui daranno, alla riconoscenza. Quanto più riuscirà ad attirare nella sua orbita la donna, che fra tutti ha il cuore più sensibile, aperto ai più nobili sentimenti!

Ad ottenere queste cose varrà un'ultima norma: il parroco educhi allo spirito di parrocchia. - Consiste nella unione devota dei fedeli, che compongono la cura, come se fossero altrettanti fratelli, sottomessi al padre comune, che è il parroco. Consiste in quell'intimo affetto per cui ciascuno sente i bisogni, le gioie, le necessità degli altri. Consiste in un attaccamento alla chiesa parrocchiale, alle sue feste, alle sue funzioni. È necessario: perché non si disperda
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la beneficenza in troppi rigagnoli, destinati a esaurirsi.
È necessario: perché la parola del pastore suoni rispettata e venerata da tutti. È necessario: perché nelle funzioni, nelle opere, nelle iniziative si infonda il coraggio, che viene dalla moltitudine. A questo effetto gioverà: di tanto in tanto accennare nelle prediche la responsabilità che ha il parroco innanzi a Dio, parlare dell'obbligo di obbedirlo e assecondarlo nelle diverse opere. Gioverà pure: procurare solennità imponenti, vedere di tenere la chiesa decorosamente; far in modo che le feste, per esempio la prima comunione, siano feste dell'intera parrocchia. Gioverà inoltre che il parroco dimostri in ogni modo di prendere parte alle gioie ed ai dolori dei suoi figli spirituali: in pubblico, se si tratta di interessi pubblici, in privato, se di affari privati.
Non è qui il caso di ripetere quanto in molti libri si dice dell'affabilità e del buon tratto del parroco. Ma non è inutile notare che la mancanza dello spirito parrocchiale fu causa di gravissimi disordini in tante cure: che il procurarlo è una grande arte; che, quando si è ottenuto, si è acceso un fuoco di zelo, particolarmente della donna, per tutte le opere che esistono o che importa far sorgere.
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3 DA ha alta.

4 DA ha altra.

5 In proposito.

6 In privato, con carità. Espressione corrente nella pedagogia religiosa per intendere un richiamo paterno in contesto di direzione spirituale.

7 DA ha prodigano.