Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Ciò che preoccupa lo zelante clero d'oggi nella quasi totalità, è portare un po' di medicina alla società inferma; nel sentire inconvenienti della cura pastorale non crederà di ricevere un affronto, ma una parola amica che dice: fratelli, badiamo ai nostri passi.
Ecco un fatto: vi è un certo numero di parrocchie nelle città d'Italia e particolarmente della Francia, in cui i sacerdoti, compresi i parroci, quasi non sembrano destinati che alle anime divote, ai ritiri, agli ospizi, agli ospedali, a qualche signora che passa per donna spirituale. Queste anime trattengono il parroco lunghissime ore al confessionale, lo visitano ad ogni istante per bagatelle e pettegolezzi futilissimi, lo invitano a mille festicciole e per mille occasioncelle, a bella posta create ecc. Quei sacerdoti e quei parroci, giunta la sera, tirano un lungo respiro e quasi con cert'aria di compiacenza esclamano: quanto lavoro in questa parrocchia! Quante cose ho fatto oggi! Come sono stanco! Un po' di riposo è ben meritato! - Ma intanto si potrebbe dire: Si è perduto tempo lavorando: in nihilo agendo occupatissimi!1 direbbe un santo vescovo. Si è perduto tempo, perché quelle lunghe ore al confessionale erano in gran parte sprecate, poiché i santi avrebbero con molto miglior frutto tagliato più corto con quelle persone: si è perduto tempo, perché si è trascurato anche un
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pensiero, anche una preghiera per la grande massa della popolazione: si è perduto tempo, perché quel piccolo gregge d'anime devote forse si riduce ad un centinaio, mentre la parrocchia conta migliaia d'anime.
Altro fatto. - Si discorreva di un parroco con molta lode. Chi parlava era una buona donna, di quelle però che vogliono sapere e sentenziare sul perché un prete nella messa disse il Credo e un altro no... E diceva di quel buon parroco che trascorreva in media quattro ore per giorno al confessionale. Mi accadde poi di recarmi in quella parrocchia, e fermarmi qualche settimana: volli constatare quanto avevo udito con molto piacere. Ma fui veramente disilluso. Quel parroco, buona persona d'altronde, passava sì quattro ore al confessionale...; ma in quattro ore non riusciva a confessare che una dozzina tra zitelle, qualche suora, e vecchierella, poche anime pie... Queste erano una settantina nel paese, si confessavano ogni otto giorni, distribuendosi lungo la settimana... Ma la parrocchia contava circa quattromila abitanti: e tutta questa gran massa di popolazione? All'istruzione si vedeva un duecento persone, compresi i ragazzetti; anche nelle feste principali il numero e la qualità dei comunicanti variava di poco; oltre mille e duecento adulti non adempiva il precetto pasquale! - Eppure quel parroco faceva la somma delle
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particole distribuite lungo l'anno e diceva: il livello spirituale della parrocchia si rialza, perché il numero delle comunioni è cresciuto dacché vi feci il mio ingresso... S'era ottenuto di fatto qualche comunione quotidiana di più: ma era spaventosamente diminuito il numero delle comunioni annuali: da cinquecento quei che trascuravano di far la pasqua erano saliti a milleduecento circa!!!
Terzo fatto. - In una cittadina vi sono circa dodici mila abitanti distribuiti in quattro parrocchie con un totale di trentaquattro sacerdoti tra parroci, vicecurati, beneficiati, addetti alle confraternite,2 abati di casa ecc... Come si vede ve ne sarebbe da accudire spiritualmente tutte le classi di persone e qualcosa di più ancora! Eppure il risultato è ben meschino. Piccole beghe, vani pettegolezzi, ridicole gare di campanile! Il grande zelo quasi si riduce a strapparsi di mano un duecento o trecento donne, qualche mezzo scemo, alcuni sciancati e poco più! E a tal fine, se in una chiesa si istituisce il mese di maggio, nell'altra, per non lasciarsi sfuggire quel poco gregge, si cerca di metterlo più solenne: se in una chiesa si fa l'ora d'adorazione, nell'altra si stabilisce l'esercizio della buona morte: se in una parrocchia si fa la via crucis, nell'altra alla stessa ora si ha la funzione dei terziari... Andate a predicare in città, fate il giro di tutte le chiese, trascorso un mese,
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voi conoscerete tutte le duecento o trecento persone dette di sopra, che corrono da chiesa a chiesa e formano il grande uditorio di tutte! Rare volte vi si aggiunge qualcuno di coloro che non è di questo numero di privilegiati! Copriamo di un velo pietoso alcune industrie, che giudicherà il Signore! per accrescere il numero delle penitenti!... Ed intanto là non si ha la scuola festiva di religione agli studenti, che pure sarebbero un duecento cinquanta. Intanto nessuno si cura delle filatrici e delle sartine, che vengono su sfacciate e peggio. Intanto i trecento operai delle due piccole fabbriche, iscritti ai partiti sovversivi, sono abbandonati al vizio, all'irreligione ed alla miseria... Vi è qualcuno di quei sacerdoti che ha relazione con qualche medico ed avvocato, ma è per ragione di interessi, ovvero per ragioni di divertimento; vi è qualcuno che se la fa con un professore, ma è per ragione di cultura artistica. Vi ha poi un certo numero di uomini che non conoscono neppur di vista il parroco, e con tanti altri questi non scambia che un'aristocratica cavata di cappello.
Quarto fatto. - Vien narrato da un giovane sacerdote, da circa tre anni vice-curato in una parrocchia di tremila anime. La mia vita considerata dal punto di vista umano, dice egli, non sarebbe tanto brutta. Al mattino l'Ave Maria suona tardi assai, lavoro in chiesa
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pochissimo, molta libertà in canonica, trattamento discreto. Ma dal punto di vista soprannaturale io soffro tanto, tanto! passo nel paese e ovunque trovo le vie e le piazze piene di ragazzi che al catechismo non vengono mai: oh! se ci fosse un oratorio festivo! E qui la cosa sarebbe tanto facile, essendovi persone con mezzi e caritatevoli. Alla domenica mattina, alla prima messa, celebrata dal parroco, è una turba di uomini: unico segno che dànno di loro vita religiosa, poiché non vengono mai alla parola di Dio, e pochissimi si presentano ai santi sacramenti. - Che preziosa occasione quando sono a messa! dir loro due parole dolci e forti, quali deve trovare un prete, un parroco! Ebbene, no! Io, alla seconda messa, il parroco all'istruzione ci sfiatiamo con poche divote, predicando quello che fa per chi è nella bettola. Per me non posso fare: il parroco fa qualcosa, ma lo fa con poche donne che spesso per noi e per il prestigio della religione sono più dannose che quegli stessi che non vengono in chiesa. Regna la massima invidia tra queste persone, regna una somma gara tra di esse per venire dette divote, regna una sconfinata passione di essere meglio considerate ed anche più amate dal prete e specialmente dal parroco. Quindi io le scorgo qualche volta contare coll'orologio alla mano i minuti che altre impiegano al confessionale: quindi una fine astuzia, in alcune,
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per trovare pretesti, confessandosi, onde allungare la conversazione spirituale: quindi spesso fanno del confessionale l'uffizio di informazione di tutte le novità del paese: quindi vi è sempre chi sta alle vedette per spiare chi va in canonica, chi vi si ferma più o meno: quindi critiche infinite da ogni parte di chi si crede meno spesso accolto in canonica: e non solo critiche, ma nere calunnie contro il parroco, gettate qua e là da persone che il giorno seguente faranno la loro comunione. E tali cose, credute o meno, fanno il giro del paese e ben ce ne avvediamo da sorrisi ironici e maliziosetti che si scambiano talora i giovinastri al nostro passaggio. - Che vita di pietà è questa? Chi stimerà ancora le pratiche divote, le funzioni, la santa comunione, il sacerdote?
Ma qui non è il caso di esaminare tutte le cause di questi gravissimi mali; esse sarebbero: il non mirare alla grande massa della popolazione, mancanza di mezzi moderni nella cura pastorale, poco affiatamento tra il clero, ecc. Questo ho cercato alla meglio di esporre negli Appunti di teologia pastorale.3 Restringiamoci qui a studiare alcune cause in ordine al fine prefisso. Pur troppo: il corso ordinario della vita, l'abitudine di lunga data, la leggerezza, l'amor proprio, la molteplicità forse delle occupazioni impediscono per lo più di farlo. Noi vorremmo sempre poter dire d'aver compiuto ogni nostro
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1 Occupatissimi nel far niente!

2 La confraternita era una corporazione composta in prevalenza di laici, canonicamente eretta e governata da un superiore con lo scopo di promuovere la vita cristiana per mezzo di speciali opere buone di culto o di carità verso il prossimo. Equiparate alle confraternite erano le pie unioni (o compagnie o società).

3 ALBERIONE G., Appunti di teologia pastorale, Torino, lit. Viretto, 1912; XIV, 484 p., 25 cm. - Prima edizione dattilografata ad impressione fotostatica.