strettissimo il rispettare le istituzioni della Chiesa: ora, come sopra si disse, la organizzazione fondamentale e centrale è e deve rimanere la parrocchia, ed il parroco è e deve restare l'anima di tutta l'azione pastorale. Per essere più chiaro credo bene dividere la materia in diversi punti.
1. [Metodo positivo]
In tutte le opere e le organizzazioni pastorali è necessario seguire il metodo positivo.
Un programma ben definito e preciso non è possibile, prima d'entrare, o appena fatto l'ingresso in una parrocchia; un programma generale invece è sempre necessario. Infatti il primo importerebbe un apriorismo dannoso, mentre il secondo è compreso nella stessa missione del parroco. Chi pretendesse entrare in una parrocchia con l'elenco delle opere da compiere e volesse subito porvi mano, andrebbe incontro a molte illusioni. Non tutto ciò che è lodevole in teoria riesce sempre facile in pratica: non tutto quello che ha fatto buona prova in una parrocchia s'adatta ugualmente in un'altra. Quante volte avvenne di aver fatto dei gravi sacrifici di tempo, di sanità, di denaro e poi d'essersi alfine convinti d'aver sbagliata la via?...
Un programma generale è invece necessario, ho detto. Esso consiste in una volontà fermissima di fare alla donna e per la donna tutto il bene che sarà possibile: nell'ordine spirituale ed anche nell'ordine materiale.
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Se mancasse questo proposito mancherebbe la vera nozione dei doveri d'un parroco, oppure mancherebbe la vocazione a divenirlo. Colui che è eletto parroco non può dire: eccomi infine al premio ed al riposo per tante fatiche! Anzi può far sua la frase d'un santo curato: La croce mi è stata posta sulle spalle: è una croce pesante, eppure dolce! Io non avrò più pace sulla terra: devo lavorare e morire sul campo del lavoro per le anime.
In questa specie di programma generale il parroco deve comprendere tutto il lavoro che han da fare gli altri sacerdoti liberi: egli ha qualche obbligo di più, ma non è dispensato dai doveri loro. Quindi, quanto si può compire dal confessionale e quelle altre cose che si possono fare senza una organizzazione esteriore e locale, già entrano nel suo lavoro. Qui intendiamo solo parlare delle opere parrocchiali, che importano associazione pubblica; e con quale criterio potrà sceglierle il parroco?
Due regole:
a) Studii anzitutto i bisogni della sua cura. - In alcuni luoghi è necessaria la mutualità, in altri la cooperazione: qui si hanno le studentesse, là le operaie: dove dominano i partiti sovversivi e dove l'indifferenza. Di più: ogni centro ha una mentalità propria, costumi proprii, abitudini proprie. Alcune popolazioni sono diffidenti, altre indifferenti, altre piene d'entusiasmo.
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Dei mali gravissimi sono talvolta in una parrocchia: non si possono curare senza studiare le cause. Nel Diario di un parroco di campagna l'autore racconta di se stesso che, entrato in una cura di circa 600 anime, s'accorse subito della indifferenza religiosa e della profonda divisione tra popolo e sacerdote. Con visite, conversazioni, amichevoli rapporti, istituì una inchiesta diligente sui loro mali materiali, individuali e sociali. Quattro ne notò specialmente: mancanza di denaro per gli acquisti; mortalità nel bestiame; difficoltà nello smercio dei prodotti; mancanza d'un sanitario. Vi rimediò con una cassa rurale,1 una società di assicurazione contro la mortalità del bestiame, una cooperativa, una scuola serale. Fu un lavoro lungo e penoso, ma non ingrato: poiché passati pochi anni il popolo era in intima relazione col suo parroco: il parroco era vero padre e consigliere del suo popolo: quasi tutti gli uomini facevano la loro pasqua.
Non precisamente uguale, ma alquanto simile ha da essere piuttosto la ricerca e cura dei mali morali: ma perché si arrivi allo scopo di unire le anime a Dio per la pratica della religione! Lo si sente ripetere spesso: Un parroco entrato in un paese, per almeno un anno osservi più che non lavori. E quali i mezzi di giungere a conoscere il proprio ambiente? Diversi: e, primo tra essi, le visite alle famiglie. Col solo
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annunziarlo si farà forse sgranare tanto d'occhi da alcuno: ma si attenda un istante.
Vi hanno visite inutili, altre dannose ed altre spirituali e vantaggiose. Le inutili sono quelle che assorbono una quantità notevole di tempo, senza alcun vantaggio, per soli motivi umani. Le dannose sono quelle che importano preferenze non ragionevoli tra famiglia e famiglia, quelle che nascondono un pericolo pel sacerdote, quelle che attirano le mormorazioni del popolo. Sono invece spirituali quelle che sono dirette a conoscere le anime, a stringersi con esse in relazione intima, a fare qualche bene spirituale o materiale. Gesù Cristo correva appresso alla pecorella smarrita,2 se la faceva coi peccatori,3 presso Zaccheo si invitava a tavola.4 Allorché un pastore non conosce il suo gregge,5 non sa quali insidie vengano tese, ignora la qualità dei pascoli e delle fonti cui si ciba, come potrà guidarlo sui buoni sentieri? Dal confessionale non si conosce che la parte migliore, e chi si restringesse a quello, correrebbe certo rischio di sbagliarla assai, nei suoi giudizi.
Per questo in Germania, in Inghilterra, ed ora anche in Francia e in qualche parrocchia d'Italia, è entrata, tra le occupazioni sacerdotali, anche la visita a domicilio. Visita che in alcuni luoghi è quindicinale, in altri mensile, in altri bimestrale o semestrale. Visita, fatta
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con metodo, con scopo determinato, con prestezza e cordialità. Si hanno, specialmente in Germania, appositi casellari da riempire: riguardano il numero dei membri della famiglia, la frequenza alla chiesa di essi e in particolare al catechismo dei fanciulli, i giornali che si leggono, le associazioni cui sono iscritti, i bisogni speciali, ecc. Tra queste notizie da assumersi con abilità, e senza aver l'aria da inquisitore o poliziotto, tengono un posto importante quelle che riguardano la donna.
Oltre la visita si hanno: le conversazioni. Un parroco, che non si tappi nella sua canonica, che non si riduca a dare a destra ed a sinistra, uscendo, delle aristocratiche cavate di cappello o dei saluti misurati e compassati, un parroco che sia anzi ospitale, affabile, dolce, ha frequenti occasioni di parlare con i suoi parrocchiani. Amato, vien visitato in canonica, vien fermato per via, vien trattenuto in mille circostanze, che egli ad arte fa nascere. Stimato, gode la fiducia dei suoi figli, che gli aprono il cuore con ogni candore. Santo, sa muovere quelle domande che, senza comprometterlo, alzano il velo anche su le piaghe più delicate.
Vi hanno in terzo luogo le inchieste. Esse vengono fatte per motivi particolari, come sono: il riposo festivo, l'osservanza delle leggi nel lavoro delle donne e dei fanciulli, la moralità nelle case-pensioni per operaie e studentesse, l'emigrazione.
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Con tutte queste cose il parroco avrà innanzi, come in un quadro, tutte le opere che occorrono nella sua parrocchia, quelle che sono necessarie a curare il male nella sua radice. E allora egli dovrà misurare le sue forze, non solo, ma quelle dei suoi cooperatori e cooperatrici. Qui viene opportuna la seconda regola.
b) Studii le attitudini delle sue cooperatrici e cooperatori. - La prima condizione si è che siano di vita buona, che dovrà esigersi tanto più perfetta, quanto più delicate e religiose sono le opere. Viene quindi la necessità di una istruzione conveniente, di amore alle anime, di desiderio di rendersi utili.
Né il parroco potrà prudentemente credere alle parole, ma dovrà osservare la vita, se non vuol correre pericolo di cader in gravi errori. Ammesso pure che ciascuno abbia sincera volontà di manifestarsi candidamente, sta sempre il fatto che tutti sbagliano, più o meno, nel giudicare se stessi. Guardare la vita significa: osservare lo spirito di umiltà, di sacrificio, di bontà che si mostra nelle opere: osservare quale forza di carattere, quale dominio sul proprio cuore si esercita, quale costanza si mostra nel bene: osservare lo spirito di pietà, la serietà, la ritiratezza delle cooperatrici.
Né si abbia la pretesa di trovarne molte: basta trovarle come dovrebbero essere, bastano pochissime. Né si voglia aggiungerne altre
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troppo presto. Quando le prime siano davvero animate dello spirito giusto, diverranno vere apostole: le nuove arrivando poche alla volta, ne prenderanno lo spirito: mentre una massa troppo grande potrebbe soverchiare le prime e mettere le opere in serio pericolo.
Che se poi6 si vuole dare alle medesime la stabilità necessaria, si dovrà pure pensare ai successori. Tra le opere ve ne hanno di temporanee, ma ve ne hanno pure altre destinate a sopravvivere ai fondatori. Ora per queste, formare un personale capace di guidarle è una grande sapienza. Infondere in questo personale l'amore alle opere, svolgerne l'abilità nella cura quotidiana che si ha da avere, istruirlo su tutti i difetti, i pericoli, i progetti: ecco quanto si richiede allo scopo.
La storia è anche qui maestra della vita, come la dice Cicerone: essa ci narra di grandi fondatori, di ordini religiosi, di istituti pii, di opere per beneficenza, tutti intenti a formare i successori. Anzi, ve ne ha non pochi che iniziate bene le opere andarono man mano sgravandosi delle occupazioni, delle cariche, degli uffici, per cederli ad altri, restringendosi ad una specie d'alta sorveglianza od anche alla parte semplicissima di spettatore.
2. [Due avvertenze]
Conosciuti i bisogni della sua cura e le forze su di cui può contare, rimarranno al parroco due cose a farsi:
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Anzitutto servirsi possibilmente di quanto già esiste. Se, per esempio, si desiderasse istituire una biblioteca circolante, perché il popolo ama molto la lettura, si potrà cominciare dal fornire pochi e scelti libri alle giovani più adulte dell'oratorio. Forse, portati in famiglia saranno letti ancora dalla madre, dalla sorella, dal padre, dal fratello: si lascierà allora capire che volentieri si impresterebbero anche ad essi, dietro semplice domanda. Così da questo oratorio femminile, non sarà difficile scegliere le giovani più pie, più serie, che esercitano un più forte ascendente sulle altre, per gettare le fondamenta di una compagnia di Figlie di Maria, o di una scuola di cucito, di economia domestica, delle catechiste volontarie.
Un parroco zelantissimo diceva: «Occorre allargare secondo i bisogni d'oggi gli scopi delle associazioni antiche». E davvero: poiché nessuno deve dubitare di questa verità: scegliere i mezzi più convenienti al fine da ottenere. Oggi sarebbe ridicolo ostinarsi nell'adoperare i sistemi primitivi di navigazione, di stampa, di tattica militare, ecc. La religione, i dogmi, la morale cristiana sono immutabili nella loro sostanza, ma progredisce il nostro modo di conoscerli e di applicarli. La Chiesa cattolica è indefettibile e della parola del Vangelo non cadrà neppure un apice: ma la Chiesa ed il Vangelo possiedono pure una mirabile facilità
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di adattarsi ai tempi ed agli uomini... Tanto più questo si ha da dire delle compagnie, associazioni, congregazioni religiose. Illustrando il suo pensiero quel parroco diceva: «Una fraternità di terziarie oggi potrebbe assumersi l'incarico della diffusione della buona stampa, promuovere, all'occorrenza, sottoscrizioni contro progetti di leggi contro la Chiesa, obbligarsi a sostenere con ogni specie d'aiuti l'oratorio ecc.».
Questo modo d'agire apporterà molti vantaggi. Vantaggi negativi, in quanto si eviterà quello spirito di novità che alimenta la vanità di chi opera, aliena quasi sempre un certo numero di persone, crea mormorazioni; si eviterà di creare dei duplicati, di suscitare delle concorrenze, di lasciare inerti preziose energie.
Vantaggi positivi: le cooperatrici antiche avranno nuovo campo al loro zelo, le moderne si vedranno comprese, nelle loro giuste aspirazioni, e si avrà la concordia delle menti, delle volontà, d'azione; più presto si otterrà lo scopo, giacché si richiederà meno opera di persuasione; si avrà più affidamento di stabilità, poiché si tratta di un fondamento, che ha già superata la grande prova del tempo.
In secondo luogo: si utilizzi l'antico o si crei ex novo, è importantissima un'equa distribuzione del lavoro. Questa è parte principale di chi governa: non solo di chi occupa posti eminenti nella gerarchia, ma ancora di chi si trova a capo d'un ristretto lavoro parrocchiale.
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Cercare chi ha attitudine ad un determinato ufficio e metterlo nella possibilità di compire la sua missione: non lasciare alcuno inerte, imbronciato censore degli altri: utilizzare in bene le preziose forze, che si nascondono in quello, che più che amor proprio dovrebbe chiamarsi dignità personale, o il fondamento della sociabilità. Dio manda i buoni operai alla sua messe: si vorrebbe pensare che Egli non dia i mezzi umani sufficienti?
Sta al padrone del campo ripetere ciò che diceva il padrone evangelico riferendosi alla sua vigna: Quid statis tota die otiosi?7
Tutte abbiano8 qualcosa: senza gravare nessuna. Chi dovrà essere più in vista e chi meno, chi dovrà dirigere e chi ubbidire, chi darsi alle opere di pietà, chi a quelle di beneficenza e chi a quelle che vengono sotto il nome di azione femminile sociale. Così non è difficile capire che una maritata ed una vedova possono occuparsi di cose più delicate che una giovane: che una maestra gode assai più ascendente sui fanciulli del catechismo che non una contadina; che una donna nobile è più ordinariamente seguita che una donna del volgo: che la moglie del sindaco può avere una influenza impossibile alle donne comuni: che un'anima molto addentro alle cose di spirito meglio comprende le anime vittime che non quella che poco coltiva la virtù... E gli esempi si potrebbero moltiplicare all'infinito.
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Un'inerte non sarebbe col parroco, e chi non è con lui, sarà presto o tardi contro di lui. Al parroco sta il tenere con ferma dolcezza le fila del lavoro pastorale, unificarlo, dirigerlo ai suoi fini: ma ogni operaia è una risorsa di più.
3. [Una obiezione]
A questo punto forse da alcuni si vorrebbe muovere una difficoltà. Sarà ella cosa pratica supporre di trovare la donna tanto docile alla guida del parroco?
L'obbiezione è già in parte sciolta anticipatamente: quando si disse che la donna deve formarsi alla umiltà, allo spirito di sacrificio: quando si notò l'importanza della solidarietà pastorale nel clero: tuttavia cade ancora opportuna un'osservazione. Il sacerdote si leghi, prima di valersene, la donna non solo colla prudenza e coll'amabilità, ma specialmente col confessionale. Allorché si ha, sotto la propria direzione, un'anima, è facilissimo farla volgere come si desidera: ella diviene docilissimo strumento del suo padre spirituale, i cui consigli divengono per lei comandi. Il parroco coltiverà quindi assai il confessionale, pur lasciando la dovuta libertà: vi passerà lunghe ore, aspettando e accogliendo tutti con paterna benignità: se non altro, comunicando i suoi disegni pastorali agli altri confessori, cercherà di averli cooperatori anche in questo santo ministero: a loro non mancherà certo l'occasione di spendere
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una buona parola a pro del parroco e delle sue opere.
4. [Priorità]
Forse molte opere saranno necessarie in una cura. A quali dar la precedenza? Si danno quattro regole. Preferire le più urgenti: preferire le strettamente religiose: preferire le più gradite e sicure: preferire le più trascurate.
Anzitutto le più urgenti: e lo si capisce da tutti. Se l'incendio divampa e minaccia ridurre ad un mucchio di rovine la casa, io non me ne starò a dipingere un affresco sulla volta della sala: se la nave è vicina ad affondare, per soverchio peso, io non getterò in mare il poco pane che mi rimane, ma le cose superflue, di arte, di comodità, od anche semplicemente utili.
In secondo luogo le opere strettamente religiose. Tutto quanto fa il sacerdote dovrebbe potersi chiamare religioso, almeno avuto riguardo al fine. Egli non istituisce una cooperativa di produzione, puramente a scopo materiale: attraverso a quella mira alle anime. Tuttavia vi sono opere strettamente, o meglio, di propria natura religiose, come sono l'Unione per la comunione dei fanciulli, le compagnie dell'apostolato della preghiera, delle anime vittime ecc.; ve ne hanno altre che sono religiose solamente pel fine, come le casse dotali, le casse operaie, i ricoveri, ecc.
Orbene tutti comprendono che le prime
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entrano direttamente nel programma del parroco, le seconde invece solo indirettamente, ed in quanto sono necessarie, od utili allo scopo morale-religioso.
Preferire le più gradite e sicure. Perché è specialmente nel muovere i primi passi che importa accertarsi di non andar fuori di strada, o alienarsi la popolazione. Si metterebbe in serio pericolo tutto il lavoro pastorale, che verrebbe in seguito.
Preferire le opere più trascurate. Ben inteso: quando siano veramente utili. Su questa norma insiste assai il Frassinetti nel suo libro Industrie spirituali. Vi sono opere, egli dice, che godono il favore universale, o perché meglio comprese, o perché più conosciute, o perché soddisfano maggiormente l'amor proprio. Altre invece, non meno necessarie, sono trascurate dai più: allora diventa più meritorio il prestarvi la propria opera. Anzi si avrà il vantaggio d'un bene più esteso, poiché le prime continueranno ad avere l'appoggio comune, mentre le seconde non saranno prive del soccorso indispensabile.
* * *
Trascrivo qui parte dei risultati di un lungo studio d'un parroco novello, sullo stato morale-religioso-materiale, sulle cause e sui rimedii: avvertendo però che tralascio quanto si riferisce
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esclusivamente agli uomini. E questo secondo il mio scopo.
Stato della parrocchia
1. Vi sono 400 fanciulli e 450 fanciulle da catechizzare. Il catechismo vien fatto in chiesa, dal parroco, due coadiutori, quattro zitellone: è frequentato, in media, da 100 ragazzi e 180 ragazze: frutto assai scarso. Molti di essi sono trascurati e nei giorni di vacanza dalla scuola sono quasi abbandonati.
2. Per le giovani dai 12 anni sino al matrimonio vi è una compagnia di Figlie [di Maria], con un sesto del totale delle giovani iscritte. Intervengono alle processioni ed alle sepolture. Solo una ventina frequenta la santa comunione. In gran parte lavorano alla fabbrica: un certo numero viene anche dai paesi limitrofi.
Per lo più sono leggere, poche veramente cattive. Il numero dei matrimoni è molto scarso.
3. Le madri hanno un pio sodalizio sotto la protezione di sant'Anna: un terzo circa di esse ne fa parte.
In gran parte trascurano i loro doveri verso i figli.
4. Molti degli uomini sono dediti al vino ed al giuoco. Tra essi, molti di quelli che non lavorano alla fabbrica, non osservano il riposo festivo. Intervengono generalmente alla messa, ma pochissimi ascoltano l'istruzione parrocchiale.
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Non sono ostili alla Chiesa ma indifferenti: anche in morte non si verifica alcuna sollecitudine per avere i conforti religiosi.
5. Vi è un gruppo notevole d'anime pie, fra cui alcune signore celibi,9 diverse maestre, zitelle caritatevoli, una dilettante di musica.
6. Vi ha una dozzina di studenti delle scuole medie; ogni anno emigrano, per lo più in Germania, una trentina di persone, tra uomini e donne.
Cause
1. Manca non solo l'oratorio, ma ogni organizzazione catechistica;10 i fanciulli sono troppo lontani dal sacerdote; i genitori indifferenti ed i catechisti demoralizzati per lo scarso frutto. La comunione è trascurata.
2. Non vi è alcuna istruzione religiosa particolare. Gravi pericoli per le giovani11 sono: molti divertimenti, le letture, l'entrata e l'uscita dalla fabbrica comune coi giovani.
Per il matrimonio non vi è alcuna preparazione, né materiale né morale. Le provenienti dai paesi limitrofi sono raccolte in un pensionato laico.
3. Mancano di organizzazione.
Mancano della coscienza del proprio dovere.
Mancano di istruzione religiosa e sociale.
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4. Mancano d'organizzazione.12
Le mogli non compiono sufficientemente la parte in casa. Non sentono il benefizio della religione e l'obbligo di praticarla.
5. Vi sono molte divozioni particolari, ma quasi nessuna delle anime pie pensa al bene religioso del prossimo. Non vi ha tra esse alcuna organizzazione.
6. Non sono diretti né gli studenti nell'andare alla città per trovare collegio buono, né gli emigranti per la tutela nel viaggio e pel lavoro.
Rimedii - programma
1. Convincere genitori, catechisti, fanciulli dell'importanza dell'istruzione religiosa con prediche, avvisi, conferenze, visite alle famiglie.
Una scuola di catechiste, volontarie, tenuta dalle maestre e dal parroco.
Una organizzazione pratica d'insegnamento con regole precise, premiazioni solenni, proiezioni... Mirare ad istituire un oratorio, pia unione per la comunione dei fanciulli.
2. Esercizi spirituali e conferenze particolari alle figlie.
Un circolo femminile di cultura con scopo religioso, non solo, ma anche sociale (divertimenti onesti, canto, scuola della buona massaia, cassa dotale) e religioso (istruzioni particolari, conferenze particolari preparatorie al
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matrimonio). Pensionato per le immigrate, tenuto da suore. Insistere per ottenere la separazione dei giovani dalle figlie nell'entrare ed uscire dalla fabbrica.
3. Organizzarle con scopo morale e religioso. Istruzioni e conferenze sui loro doveri, per far sentire la responsabilità che hanno innanzi a Dio, alla famiglia, alla società.
4. Istruzioni speciali (non escluso il vangelino od anche l'istruzione in ogni santa messa). Esercizi spirituali per esse: occasioni straordinarie di confessarsi: insistendo presso le donne che procurino l'intervento dei loro mariti. Servirsi pure della donna per raggrupparli in una organizzazione con scopo materiale e morale. Opera di assistenza agli infermi poveri a scopo anche d'avvisare il parroco di quanti, pure essendo gravi, trascurano di chiedere il sacerdote.
5. Apostolato della preghiera, anime vittime pel bene parrocchiale.
Patronato pel catechismo e pro erigendo oratorio, specialmente tra i più abbienti.
6. Scegliere una maestra o donna colta per corrispondere, coi segretariati delle famiglie per studenti e colle opere per gli emigranti in Germania. Scegliere una donna collettrice per le Opere della Propagazione della fede, Santa Infanzia e Obolo di san Pietro.
Per ottenere man mano questo lavorio cristiano femminile e queste organizzazioni si
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dovrà anzitutto stabilire tra le donne migliori un comitato locale dell'Unione delle donne cattoliche d'Italia. Coltivandolo con ogni diligenza, sarà facile che da esso e per le persone che lo compongono venga man mano ideato e compiuto sotto la guida del parroco tutto il restante lavoro.
7.13 Non è generalmente difficile comprendere la necessità del lavoro locale: la si vede, la si sente, la si tocca. Quello che invece importa qualche difficoltà si è il capire la urgenza del lavoro nazionale ed anche internazionale. Eppure è cosa da meditarsi con serietà: gli interessi generali devono anteporsi ai particolari: non possono promuoversi efficacemente molte delle opere locali, senza alcune condizioni di ordine nazionale. Come potrebbe avere buon risultato tutto il lavoro attorno alla gioventù se, passata l'amministrazione delle scuole elementari allo Stato, ci manderanno maestri irreligiosi? Come avrebbero buon effetto le predicazioni se, dilagando la stampa cattiva, i nostri uditori ogni giorno leggeranno errori? Di qui: l'urgenza di aderire al movimento nazionale, e per alcune opere anche al movimento internazionale.
La direzione generale dell'Azione cattolica,14 composta dei capi dei diversi rami, Unione popolare, Unione elettorale,15 Gioventù cattolica, Unione delle donne cattoliche, ecc. studia di
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pieno accordo i problemi più importanti, e traccia la via da seguirsi da tutti. Poi comunica le sue deliberazioni in tante pubblicazioni a tutti gli aderenti: così si può avere nei momenti difficili una guida unica, sicura, illuminata. La divisione, la mancanza di disciplina, l'egoismo privato sono sempre i preludii delle sconfitte. Nessun sacerdote però potrà innalzarsi a queste considerazioni e formarsi questa persuasione senza tenersi a giorno delle grandi questioni e senza leggere le pubblicazioni delle diverse unioni generali, che le16 trattano.
8.17 Poche opere, ma ben coltivate. «Talora è bene frenarsi anche nelle cure e nei desideri buoni; per non cader vittima della dissipazione mentale a cagione dell'inquietudine...». Ne risulterebbe subito una dispersione di forze mentre occorre condensarle, perché riescano efficaci. È così che lavoratori, formidabili anche, non lasciarono che miserabili abbozzi, non fecero che moltiplicare e lasciare languire o troncare imprese, forse prima di morire rimasero schiacciati e quasi sepolti sotto i molteplici impegni.
Ogni opera importa preoccupazioni, conversazioni, relazioni, corrispondenze, visite ecc. Come non si esaurirebbero le forze di un individuo? - Si dirà: ma io distribuirò anche il lavoro... Sta bene: ottima sapienza, quella di Dio, anzi. Ma il parroco dovendo unificare il lavoro18
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pastorale, dovrà esserne l'anima. Ed allora egli sarà ogni giorno agitato da una febbre che consumerà la sua fibra e corroderà il suo patrimonio intellettuale e spirituale, poiché ogni sacerdote ha bisogno d'un tempo discreto per nutrire la sua mente e la sua pietà. Mancando il necessario alimento alla mente egli diverrebbe l'uomo del passato, ristretto; il suo giudizio non sarebbe più maturato e premeditato, ma trascinato; la sua azione lo dominerebbe invece che emanare come bella opera di libertà. Mancando l'alimento allo spirito egli diverrebbe arido, privo d'effusione con Dio e il profumo della pietà sacerdotale.
Poco e bene: fu non solo la massima dei santi, ma anche degli uomini grandi. Fa abbastanza chi fa bene una cosa. Il venerabile don Cafasso, gran santo, ottimo formatore del clero, assiduo lavoratore, ha lasciato scritto: «La vita del sacerdote ha da essere più spirito che azione se vuole che l'azione si moltiplichi nell'efficacia e nei frutti».
Le suore
Vastissimo e delicatissimo argomento: che oggi viene ad acquistare un'importanza sempre maggiore. E sembra davvero che vadano succedendo alle diaconesse dei primi secoli: colla differenza, però, che la loro vita vien regolata da norme pratiche e da esercizi comuni, e che
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i loro fini si allargano, secondo i bisogni odierni. Vennero ben a ragione chiamate sorelle dello zelo sacerdotale. E dove mai non entrano, portando il senso cristiano, le suore d'oggi? Nelle scuole e negli asili, nelle carceri e nei conservatori, negli ospizi dei giovani e nei ricoveri dei vecchi, nelle case di correzione e nelle carceri, negli oratori e negli ospedali, nei laboratori e negli educandati, nelle case-pensioni, nei paesi civili, nei paesi di missione: ovunque è un bene da fare: accanto al sacerdote vi vedi la suora. - Tocchiamo alcuni punti d'attualità o di maggior rilievo, secondo lo scopo prefisso.
Le vocazioni.19 - Vi hanno, o, almeno, vi si possono avere due opposti errori. Altri non darebbero mai consiglio ad una giovane di farsi suora; vanno dicendo: che è passo molto soggetto a pericoli, che pure nel monastero vi sono scogli, che nel mondo sono più che mai necessarie delle buone madri di famiglia, che per la parrocchia sarebbe una perdita, ecc. Altri invece, spaventati dalla scarsità delle vocazioni, per una parte, e, per l'altra, persuasi della nobiltà e dell'utilità dello stato religioso, con estrema facilità acconsentono e, qualche volta, esortano, con zelo male inteso, a prendere il velo. Vi è qualche esagerazione, da entrambe le parti. Meglio assai sarebbe richiamar qui quanto scriveva l'ottimo periodico Religione e civiltà, riguardo ad una questione affine:
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«Non si ha da far questione se sia meglio molto o poco clero: occorre esaminare se vi sia una vera vocazione o no, nei soggetti che ci si presentano. Se vi è, sarà dovere coltivarla: se non vi è, o venne perduta, è necessario escluderli. Il Signore, vero padrone della vigna, non dà la vocazione a troppi, né a troppo pochi operai: la dà a quanti crede necessarii: a noi vigilare che non entrino indegni e non restino fuori i chiamati».
Lo stato religioso è detto, da san Tommaso, stato di perfezione: l'opera delle suore non può sostituirsi da inservienti, o maestre laiche e prezzolate: tanto che persino la rivoluzione le rispetta; il loro spirito di sacrifizio le fa diventare veri angeli, lo zelo che le infiamma le cambia in apostoli, sono una delle glorie più fulgide del cristianesimo. Dunque benediciamo Dio se ne manda alla sua Chiesa.
D'altra parte non si creda di far un servizio ad un istituto, mandando, od accogliendo non chiamate: vi porterebbero la tiepidezza, il malcontento, lo scadimento nella disciplina. E neppure si procurerebbe la felicità temporale ed eterna della giovane, non favorita dalla divina vocazione: sarebbe sempre un osso fuori posto, che finisce per recare sempre dolore. Sarà buona cosa il parlare qualche volta nelle predicazioni della vita perfetta delle religiose, non tanto con lunghe esortazioni, quanto con pensieri espressi
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quasi di passaggio. Occasione possono fornirla le conferenze alle Figlie di Maria, la confessione, la vestizione o professione religiosa, o le figlie stesse che vi mostrano qualche inclinazione. Così sarà pur buona cosa far leggere qualche vita di sante religiose, o di missionarie, o alcuni bollettini. Se però nel paese vi hanno suore, ordinariamente, questa parte vien fatta da sé a sufficienza.
Correrebbe però certo rischio d'ingannarsi quel sacerdote che, nei casi ordinari, ammettesse subito come segno di vocazione un desiderio qualsiasi: spesso non indica che buona volontà di fare una vita pia; una prova più o meno lunga è quasi sempre necessaria: anzi non basta quasi mai il foro interno. L'ultima responsabilità deve poi lasciarsi ai superiori dell'ordine e congregazione religiosa, cui si deve riferire, secondo tutta la verità, ogni cosa: nessuna pressione su di essi: nessuno conosce meglio lo spirito del loro istituto e le qualità richieste. (V. Il gran passo - Martinengo - Libreria Salesiana - L. 0,50).
Direzione delle suore. - Tralascio quanto riguarda lo spirito ed i superiori dei diversi istituti: entrerei in un campo troppo vasto, e già egregiamente percorso e coltivato da altri. Mi limito ad alcune cose pratiche. Quasi in ogni parrocchia vi sono suore: ora quante volte non avvenne di sentire ripetere
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da quelle anime: Ho scelto questo stato per essere meglio diretta nella via della perfezione, ed intanto manco di direttore e persino di confessore di confidenza, o di libertà nella scelta! Ora lo spirito degli ultimi decreti pontifici è che questa libertà giusta, cara, necessaria sia data: e mentre si combattono i capricci, non si cambi il sacramento della misericordia in un supplizio d'anime.
Né solo la Chiesa ha provveduto, ma uomini dottissimi, santi, sperimentati hanno scritto pagine bellissime: si possono consultare. Né faccia velo l'egoismo, la gelosia, uno zelo male inteso.
Ma vi ha qualcosa che rende alquanto ragionevoli i timori di chi voleva restringere troppo nella scelta del confessore delle suore. Vi è a temere non solo per la bella virtù, ma anche per la direzione spirituale. Non tutti conoscono quanto importi la fedeltà alle regole del proprio istituto in una suora: molti inclinano a dispensare da tutte, o quasi, le pratiche particolari, e cambiare le suore in anime semplicemente pie, comuni. Errore disastroso! poiché quando trascurano quelle regole, che, agli occhi dei profani, sono inezie, od anche cose ridicole, esse perdono pure lo spirito dell'istituto, non godono più pace, non operano più il bene desiderato, divengono inferiori alle semplici pie zitelle. Non è cosa da nulla, quello che caratterizza la congregazione; non è cosa trascurabile,
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quello che costituisce la risorsa spirituale di una suora; non è cosa da poco, quello cui uno si è obbligato ad osservare con la professione religiosa.
Né con questo si ha da conchiudere che si debba usare un grave rigore: sopra di tutto devono stare la prudenza, la carità, la discrezione degli spiriti.
E, ad illuminare queste virtù, servirebbe assai il leggere le regole delle suore che si hanno da dirigere, considerarle attentamente nello spirito loro, consultare pure qualche commento.
Altre cose riguardanti questa direzione si trovano nei libri d'ascetica, tra cui vorrei consigliare, oltre i già comunemente usati, di santa Teresa, san Francesco di Sales, sant'Alfonso, ecc. anche i seguenti:
Prova religiosa sopra l'umiltà - Prova religiosa sopra l'obbedienza20 - Prova religiosa sopra la castità21 - Prova religiosa sopra la povertà. - Ab. Maucourant (Tipografia Marietti - Via Legnano 23, Torino. L. 0,60 cadun volume).
Quanto poi allo zelo sarà bene ricordare la lettera inviata dalla principessa Cristina Giustiniani Bandini,22 presidente dell'Unione delle donne cattoliche d'Italia, a tutti gli istituti di religiose. Colla piena approvazione del Santo Padre Pio X, ella invita le comunità religiose femminili ad aderire al movimento generale femminista-cattolico. E questo ha un valore singolare:
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poiché non vi è dubbio che le dette comunità costituiscano una forza veramente considerevole: d'altra parte è chiarissimo, per chi considera le cose alquanto d'alto, che si verificano casi in cui è assolutamente indispensabile essere come un sol corpo, guidate tutte dallo stesso capo. Si sa bene: ciascun istituto contribuirà al fine comune, secondo il proprio spirito e secondo l'ambito della propria sfera d'azione, ma l'unità di indirizzo, negli interessi comuni, è quanto costituisce la forza, che non hanno gli individui. E non sono forse gli istituti religiosi presi di mira dalle sette anticristiane? Ora è ben giusto ed anche doveroso che essi si difendano con tutte le forze. In Italia le congregazioni religiose-femminili sono potenti: se esse si contassero prenderebbero ardire, se agissero, nell'azione esterna, con una direttiva unica, otterrebbero molto.
Basti dire che su 100mila studentesse delle scuole secondarie ben 80mila sono presso educandati religiosi! Ora si considerino queste parole del card. Merry del Val:23 «A tutela di una perfetta unità di indirizzo e di azione è desiderio del Santo Padre, già espresso in altre occasioni, che l'organizzazione femminile cattolica spetti unicamente all'Unione fra le donne cattoliche d'Italia». E questa unità si otterrà se si avrà cura di tener dietro alle diverse pubblicazioni della detta unione.
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Altra cosa necessaria si è: istruire le suore nelle opere di zelo locali. Far loro conoscere l'ambiente cui sono destinate, mostrarne i pericoli, le opere possibili e convenienti. Ciò si rende tanto più necessario in quanto che esse sono lontane per lo più dai loro superiori principali, sono poco in comunicazione col popolo per lo più, ed anche piuttosto timide. Insegnare loro come possono nell'ospedale disporre gli infermi alla rassegnazione, ai santi sacramenti, all'ultimo passo, e come debbano persuaderli a conservarsi buoni se, riacquistata la sanità, potranno uscire nuovamente. Insegnare come devono, nell'asilo e nelle prime scuole, avviare i bambini alla preghiera, all'obbedienza e alla virtù, come devono prepararli ai santi sacramenti, come per mezzo dei piccoli possono arrivare ai parenti. Non sarebbe breve dire qui tutti i consigli, gli avvisi, i suggerimenti che può dare un parroco, per l'esercizio dello zelo delle suore. Le circostanze locali, l'ufficio che tengono, le attitudini di ciascuna d'esse: suggeriranno molte cose. Quello che importa si è di non trascurarle, trarre profitto dal loro buon volere e prestare occasioni di lavoro. Si dice che le congregazioni femminili hanno dei difetti: verissimo: e chi non ne ha? Ma hanno pure delle virtù e delle energie: e sarà sempre migliore modo di correggere i loro mali, dando lavoro, che non lasciandole inoperose. Se si sa
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1 In Piemonte, ma anche nel resto del regno d'Italia, in questo periodo i problemi dell'agricoltura sono al primo posto. Gli agricoltori abbisognano di credito a basso interesse per finanziare i necessari miglioramenti delle abitazioni e delle colture. Per contrastare i liberali che fondano qua e là casse rurali secondo il sistema Wollemborg (che il conte Caissotti di Chiusano nel corso di una adunanza tenuta a Cuneo il 14 aprile 1896 definiva “strumenti diabolici della liberal massoneria”), i cattolici promuovono la nascita di proprie casse rurali secondo il metodo Reiffeisen. Le prime, in provincia di Cuneo, furono costituite proprio nella diocesi di Alba da Cesare Algranati e don Luigi Cerutti, presidente delle Casse rurali italiane, venuto appositamente da Verona. In circa un decennio la rete delle casse rurali sarà così infittita da raggiungere quasi tutti i paesi della Langa e del Monferrato, dove appunto si realizzano le Federazioni delle casse rurali l'una con sede ad Alba, l'altra con sede in Casorzo. Apostolo delle casse rurali del Monferrato è considerato don Carogli, parroco di Altavilla Monferrato, detto il don Cerutti del Basso Piemonte.
2 Cf. Lc 15,4ss.
3 Cf. Lc 5,30.
4 Cf. Lc 19,2ss.
5 Cf. Gv 10,3ss.
6 DA ha puoi.
7 Cf. Mt 20,6: «Quid hic statis tota die otiosi? - Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?».
8 DA ha abbiamo.
9 Sta per nubili.
10 Questa organizzazione costituisce un tema interessante nella Chiesa italiana del tempo. Dopo solo due mesi dall'ingresso in diocesi, per esempio, mons. Scalabrini indirizzava al clero e ai fedeli la sua prima lettera pastorale, in data 23 aprile 1876, proprio su L'insegnamento del catechismo. «Ai giorni nostri si parla assai delle costituzioni di questa o quella nazione. La carta costituzionale dell'umanità cristiana è il catechismo». A mons. Scalabrini si deve anche la fondazione della prima rivista catechistica italiana, Il catechista cattolico (dal luglio 1876). Nella parrocchia della cattedrale di Alba si era istituita la “Società della dottrina cristiana”. Ogni ragazzo aveva il “librettino personale” con bolli per marcare le presenze; si esponevano tavole mensili con nomi, indirizzi e voti per ciascun ragazzo, ecc.
11 DA ha per essi. Ma il riferimento è alle giovani e l'idea della separazione dei giovani dalle figlie nell'entrare ed uscire dalla fabbrica è ripetuta in DA 327.
12 La mancanza di organizzazione, qui ripetuta come al n. 3 (per errore?), veniva già denunciata al n. 1 e verrà ribadita esplicitamente alla fine del n. 5.
13 DA ha 5.
14 L'Azione cattolica italiana (ACI) era l'organizzazione nazionale del laicato cattolico per una speciale e diretta collaborazione con l'apostolato gerarchico della Chiesa. Quando nacque l'ACI, verso la metà del secolo XIX, le condizioni del cattolicesimo in Italia erano particolarmente difficili.
15 L'Unione elettorale cattolica italiana era un'organizzazione costituita dopo la soppressione dell'Opera dei congressi in base all'enciclica Il fermo proposito di Pio X (11 giugno 1905) e al temperamento del non expedit, allo scopo di coordinare e dirigere le forze cattoliche italiane nelle competizioni elettorali, in cui erano chiamate a prendere parte.
16 DA ha la. Ma il riferimento sembra essere alle “grandi questioni” di poco prima.
17 DA ha 6.
18 DA ha lavorio.
19 Il risalto che l'Autore dà in questo contesto alle suore e, in particolare, alle vocazioni prelude alla fondazione, che avverrà nel 1959, di un Istituto dedito esclusivamente alla pastorale vocazionale: l'Istituto Regina degli Apostoli per le vocazioni (Suore Apostoline).
20 Cf. MAUCOURANT F., (prete della diocesi di Nevers), Dell'ubbidienza. Riflessioni e pratica. Nuova versione italiana per cura del sacerdote D. M. A., Torino, Società Editrice Internazionale, Corso Regina Margherita, 174, 194 pp., 1924.
21 Cf. MAUCOURANT F., Prova religiosa sopra la castità, Torino, Tipografia pontificia Pietro Marietti, 1905, 210 pp. ca.
22 DA ha Giustiniani-Baudini. Negli anni immediatamente successivi alla riforma del 1906 conseguente a Il fermo proposito, enciclica di Pio X dell'11 giugno 1906, furono organizzate nelle fila dell'Azione cattolica anche le donne. La principessa Cristina Giustiniani Bandini presentò al papa un suo progetto che ottenne il consenso in data 21 aprile del 1908: nacque così l'Unione delle donne cattoliche (MM).
23 Rafael Merry del Val, cardinale di famiglia spagnola, nacque a Londra il 10 ottobre 1865 e morì, improvvisamente, a Roma il 26 febbraio 1930. Compiuti i primi studi in Inghilterra e in Belgio, a diciotto anni avendo deciso di abbracciare lo stato ecclesiastico, entrò nel collegio di Ushaw (Inghilterra) per trasferirsi nel 1885 a Roma, al Pontificio collegio scozzese. Leone XIII decise che entrasse nella Pontificia accademia dei nobili ecclesiastici, dove fu ordinato sacerdote il 30 dicembre 1888. Ma prima ancora dell'ordinazione, mentre era ancora suddiacono, il papa lo aggregò a diverse missioni speciali presso le corti di Londra, Berlino e Vienna, con il titolo di monsignore. Il primo gennaio 1892, ancora Leone XIII lo chiamò a suo fianco come cameriere segreto partecipante, per inviarlo, a 32 anni e non ancora vescovo, come suo delegato apostolico straordinario in Canada. Merry del Val divenne segretario di Stato sotto Pio X e restò un interprete fedelissimo della volontà papale. Condusse una dura lotta contro il modernismo considerato da lui la sintesi di tutti gli errori, e contro il liberalismo. Impresse un grande impulso all'Azione cattolica, e quindi all'apostolato dei laici, e attuò incisive riforme dei dicasteri della Sede apostolica. Per oltre 25 anni ininterrottamente dedicò alcune ore pomeridiane ad una associazione cattolica giovanile in Trastevere.