Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XXII. SANTIFICAZIONE (II)(1)
/Buono/ (a) al vostro ministero, al vostro apostolato, ecco, questo - e che è anche l'augurio -: il 1963, se al Signore piacerà di darcelo, lo dedichiamo in modo particolare alla nostra santificazione.
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Santificazione individuale: ognuno! Il che vuol dire aumento di fede, aumento di speranza, /aumento di/ (a) carità. Vuol dire purificazione dai nostri difetti: purificazione non soltanto dal peccato, ma proprio anche dai difetti di natura, di indole in quanto possibile, e dai difetti volontari, dalle abitudini non buone. Sì, anche i difetti di indole sono da correggersi in quanto è possibile.
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Oh, in questo tempo si sta promovendo il processo diocesano per la beatificazione di un nostro ragazzo (a), fra i primi. Oh! Ora: si era impegnato anche a correggere i difetti di indole.
Di indole: cose, eh, che molti non s'impegnano a correggere. Ad esempio: aveva paura di entrare in una camera buia, e sapeva che non vi era nessun pericolo, ma si spaventava, e allora, sforzandosi [a] poco a poco, ecco, vinse quella paura.
Così altri difetti simili, anche i difetti - voglio dire - di indole. Di indole: non tutti si possono <corregge> correggere - i difetti di indole - ma in quanto è possibile. E quando c'è volontà seria, si riesce, in una parte almeno.
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Che cosa significa allora, dedicare l'anno alla nostra santificazione? Sì, significa:
Primo: la purificazione.
Secondo: l'acquisto delle virtù, particolarmente delle tre virtù teologali: fede, speranza e carità.
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Purificazione. Se leggete o avete letto il libro di san Agostino, il libro che porta il titolo Le Confessioni, vi sono delle pagine che indicano come purificarsi. Pagine molto belle, che fanno meditare: come egli mortificava il suo gusto, come mortificava i suoi occhi, come mortificava l'udito, come mortificava l'odorato, come mortificava il tatto e come moderava il riposo; come entrava nelle buone relazioni, cioè come trattare col prossimo, con le persone con cui si conviene. Egli andava alle cose minute.
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E' certo che vi sono dei punti di arrivo che sono molto difficili. Ad esempio: preferisco ciò che è insipido a quello che mi è gustoso nel mangiare, nel bere. Preferisco tra le cose da farsi le più difficili, non le più facili. Preferisco ciò che è povero a ciò che è comodo, a ciò che è ricco <proferi>. Preferisco anche quello che è più disprezzato, che non è stimato a quello invece e alle virtù invece che si vedono in pubblico, che sembra allora che servano a guadagnare stima.
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Certo il ridurre il nostro gusto, le nostre tendenze naturali nella via giusta, questo è veramente purificazione. Non che, ad esempio, uno si privi <del vest> del cibo, ma la misura giusta! Ed è sempre da considerarsi il cibo come il sostentamento, non <il su> il gusto. Non preferire quello <che più> che si prende più abbondantemente perché è più gustoso, e quello che invece non è gustoso lasciarlo.
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Noi abbiamo da ridurre la nostra parte inferiore, le nostre tendenze naturali, ridurle <nella li> nella linea giusta: quello che si deve fare, quello che non si deve fare, o meglio: quello che <sod> piace a Dio; ed evitare quello che non piace a Dio, quello che soddisfa il senso!
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I santi non erano scrupolosi in generale, no, ma giusti sì! Giusti: quello che va bene e quello che non va bene; quello che piace a Dio e quello che non piace a Dio. La purificazione.
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In secondo luogo: la conquista delle virtù. E siccome tutte le virtù dipendono e sono conseguenza della fede, speranza e carità, così se si vuole alla perfectiones, se si vuole attendere alla nostra santificazione, ecco: esercitarsi nella fede, esercitarsi nella speranza, esercitarsi nella carità verso Dio e carità verso il prossimo.
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Fede: Il presepio! Chi si vede? Chi è quel bambino? E' il figlio di Dio incarnato, colui che tutto ha fatto e senza di lui nessuna cosa fu fatta, nessuna cosa esiste senza di lui. Egli è Dio! La fede! E particolarmente questo esercizio di fede va bene nella prima parte della visita al santissimo Sacramento, particolarmente [per] chi è già ben avviato nel modo di fare la visita al santissimo Sacramento. La Fede! Veder tutto in Dio! Che siamo nulla, che tutto è Dio! Che ogni cosa da farsi dev'essere ordinata a Dio. Che Dio è la nostra gioia e la nostra felicità eterna! Fede! Vivere di fede. E veder tutto in Dio, quello che è nei nostri impegni quotidiani e quello che deve toccarci l'intimo, la retta intenzione: gloria a Dio. Gloria in excelsis Deo [Lc 2,14].
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Poi la fiducia, la speranza cioè. Speriamo le grazie per salvarci, speriamo le grazie per farci buoni, per fare i nostri doveri quotidiani, per esercitarsi nelle virtù. E così: crescere in virtù. Crescere in virtù! E appoggiarci ai meriti di Gesù Cristo per avere più forza, più grazia per praticare quello che è da farsi giorno per giorno; /fare/ (a) bene le nostre cose; farle bene.
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E poi la carità: l'amore a Dio, l'unione con Dio, la vita di Gesù Cristo in noi. Gesù in noi: che opera egli nella nostra mente, nei nostri cuori, nei nostri pensieri e in tutta la nostra attività quotidiana, in maniera che: "Non sono più io che vivo, ma è Gesù che vive in me". [Gal 2,20]. E cioè: non son più io che voglio quel che voglio, ma voglio ciò che vuole Gesù! Ed è lui che mi comanda; è lui che mi suggerisce le cose da fare, le cose da lasciare!
Sì, Gesù che vive in noi: i nostri pensieri, i nostri desideri, i nostri sentimenti, le nostre parole, le nostre attività, le nostre occupazioni quotidiane. E allora la vita in Cristo: Vivit vero in me Christus [Gal 2,20].
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E di riflesso: l'amore al prossimo. L'amore al prossimo, perché sappiamo che <son> hanno la anima da salvare! Chi ama davvero Dio, combatte il peccato, le offese di Dio, e ripara le offese che si fanno a Dio chi ama davvero il Signore. L'amore al prossimo è sempre santo quando dipende dall'amore a Dio, quando <è> cioè noi abbiamo eccitato in noi stessi l'amore a Dio. E allora quando c'è l'amore sentito, forte nel nostro animo, ecco: che Dio non venga offeso! Che Dio sia onorato! Che le anime si salvino e arrivino <a con> a cantare le sue glorie in eterno in Paradiso. Sì.
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Allora la santificazione per l'anno, come vi auguro e come domandate <al Si> al Bambino: purificazione e conquista delle tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Poi verranno le virtù cardinali, le virtù religiose. Ma tutte queste altre virtù - cardinali, morali e religiose, - eh, sono conseguenza e pratica delle virtù teologali: fede, speranza e carità. Allora chiedere ogni giorno al bambino più fede, più speranza, più fiducia in Dio che vuol dire nei meriti di Gesù Cristo, e più amore a Gesù, al Signore e amore alle anime!
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Ecco allora: auguri che finiate bene l'anno, santamente, e che l'anno prossimo sia tutto un anno di luce, di grazia, di letizia. Sì. Ma sulla terra in questo mondo non c'è nessuno che sia più lieto e che abbia una vita più serena che chi è santo! Solo chi è con Dio e che ha Dio nel suo cuore trova veramente la gioia, vive veramente la sua vita; anche se tribolata, la vive in serenità, perché c'è Dio dentro, che è l'eterna felicità.
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E se c'è il diavolo? Il diavolo ha solo l'inferno da portare! E allora chi ha il diavolo nel cuore soffre! Anche [se] all'esterno può mostrare che è contento, cerca di soddisfarsi, ma nell'intimo del cuore, no, non è contento colui che ha il peccato. Ma chi vive con Dio, ecco, con Dio che è la nostra felicità eterna...
E' il Padre Celeste che ci ama. E' lui che ci vuol dare il bene! Il demonio vuol soltanto portarci al male, alla rovina di qua e di là, cioè nella vita e nell'eternità.

Allora, gli auguri e le preghiere, così spero da voi anche preghiere e specialmente la recita di qualche Padre Nostro, ecco, che è la grande preghiera che piace al Padre e che ci ha insegnato il figlio di Dio incarnato.

Albano Laziale (Roma)
25 dicembre 1962

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678 (a) R: Buona.
(1) Albano Laziale (Roma), 25 dicembre 1962

679 (a) R: Così T. Omette R.

680 (a) Maggiorino Vigolungo nato a Benevello (Cuneo) il 6-5-1904, fu alunno della Scuola Tipografica Editrice ad < Alba dal 15-10-1916 al 27-7-1918, giorno della sua morte. E' in corso il processo canonico per la sua beatificazione.

689 (a) R: farlo.