Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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II. IL GIUDIZIO - Novissimi (1)
E' stata un'ottima idea [quella] di questo convegno (a), di questo raduno, il quale è destinato a portare buoni frutti: frutti di santità religiosa e frutti di apostolato pastorale.
Passare bene questi giorni nelle meditazioni, nella preghiera e nello studio o istruzioni che vengono date particolarmente dalla madre e dalle suore che sono incaricate. Servono non soltanto a illuminare la mente, ma anche a riscaldare il cuore di amore verso a Dio e di amore verso le anime.
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E' utile che ci sia l'applicazione da parte di ognuna: oltre [a] vedere quello che già va bene e confermarlo, /vedere/ (a) quello che è da migliorare [e] migliorarlo. In queste occasioni il frutto sarà certamente molto maggiore se vi è l'esame di coscienza e la confessione, per cui l'anima entrando in sé medesima vede quello che Gesù aspetta ancora da noi. Sì.
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La vita religiosa è una vita di perfezionamento e l'impegno di perfezionare tutto è proprio questo: dai voti, dalla professione religiosa. Perché il primo fine è la gloria di Dio, poi la santificazione, cioè perfezione, che sta non soltanto nell'osservanza dei voti, ma ancora sta nel conformare la vita alle costituzioni.
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Giudichiamoci noi perché possiamo evitare il giudizio: "Chi si giudica non sarà giudicato" [cf. Lc 6,37]. Il giudizio di Dio segue la morte, come dice san Paolo: Statutum est hominibus semel mori, /et post mortem/ (a) iudicium [Eb 9,27]: ogni uomo morirà e dopo la morte subirà il giudizio di Dio.
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Omnes [enim] nos manifestari oportet ante tribunal /Domini nostri Jesu/ (a) Christi, ut referat unusquisque [propria corporis] prout gessit, sive bonum, sive malum [2Cor 5,10]. Ecco: ognuno di noi deve presentarsi al Signore per portare le sue opere: quello che ha fatto e quello che non ha fatto - quando quel che non ha fatto è colpevole - onde si abbia il premio.
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Noi usciamo da questo mondo senza portar nulla appresso. Nessuno porta un filo al di là, ma ognuno porta le sue opere: il bene che ha fatto! E se ci fossero persone impenitenti, ostinate e che chiudono la loro vita senza riconciliarsi con Dio, ecco: la condanna ognuno si porterebbe con sé!
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Vi è un doppio giudizio, quindi.
Un giudizio che tocca la persona come individuo. Quindi il giudizio particolare: <quindi> sui comandamenti e sulle opere che son state compiute individualmente.
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E poi vi è un giudizio che riguarda le relazioni nostre con la società: quindi il giudizio universale.
Le opere che si fanno nelle parrocchie, cioè lo zelo per i catechismi, per la cura dei fanciulli, per la cura della chiesa, per la cura dei malati, e tutte le opere che sono indicate alle pastorelle, quelle riguardan la società, riguardano gli altri.
E allora, ecco che queste opere saran conosciute nel giudizio universale. E ognuna avrà gloria del bene fatto agli altri. E ognuna avrà vergogna del male fatto agli altri o con parole e con atti, ecc
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Quindi il primo giudizio è il giudizio particolare subito dopo morte. Tutti subiscono il giudizio, lo hanno subito i santi. Sì: tutti i santi! Ma si chiama <re> giudizio di retribuzione, cioè di premiazione per loro, per i santi, per san Giuseppe, per Maria.
Il giudizio di retribuzione. Cioè proporzionare la gloria, il premio al bene fatto: al fervore con cui si è vissuti, alla diligenza nel perfezionamento. Un giudizio di premiazione: retributionis.
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E poi vi è il /judicium/ (a) ultionis, e cioè il giudizio di pena, di vendetta. Quando l'anima ha avuto tante ispirazioni, tanti mezzi di santificazione e sempre ha resistito, allora non /le/ (b) resta altro che la pena, quindi si chiama /judicium/ (a) ultionis, di vendetta.
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Qui il primo giudizio di retribuzione! Eh sì! Quando un'anima è tutta impegnata a conseguire la santità, e per mezzo degli esercizi spirituali, per mezzo dei ritiri mensili, per mezzo delle confessioni, per mezzo delle meditazioni, dei rosari, degli esami di coscienza, per mezzo delle adorazioni; quando l'anima è tutta impegnata a fare il bene: ai fanciulli, ai poveri, agli ammalati; impegnata a tener bene la chiesa; impegnata nelle opere di zelo come sono quelle che riguardano <il can> il canto, il culto, il buon esempio, la preghiera... ecco, allora l'anima si presenta a Dio con tutte queste opere buone.
Il giudizio di ricompensa, di premiazione! Ecco!
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Il Signore però ha detto chiaro. Egli ci ha predicato, ha rivelato le sue verità nel Vangelo, Gesù. E la Chiesa le propone a credere queste verità. Chi crede e segue Gesù e riceve i sacramenti: "Chi /crede/ (a) sarà salvo" [Mc 16,16]. Ma chi è ostinato? Chi è ostinato non potrà essere salvo.
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Perciò [per] gli uomini <o> che seguono Gesù Cristo, quindi, la fede, la bontà di vita, l'uso dei sacramenti, particolarmente battesimo, penitenza, comunione: ecco la salvezza, perché hanno ascoltato Gesù. E si mettono dalla parte della salvezza. E il giudizio lo fanno <se medesimi> essi stessi <se medesimi> a se medesimi, perché mettendosi dalla parte buona al giudizio si /troveranno/ (a) dalla parte buona.
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Ma chi si mette contro Gesù Cristo: non accetta la rivelazione, non accetta le verità che la Chiesa predica, non accetta i comandamenti come sono [in]segnati da Dio, dalla Chiesa, non usa dei sacramenti cioè non si confessa, non si comunica, non riceve il battesimo e magari rifiuta anche i sacramenti in punto di morte, si mette dalla parte di chi non ha accettato: "Chi non crederà sarà condannato" [Mc 16,16], ecco!
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Cosicché il giudizio ce lo facciamo noi: o che ci mettiamo a sinistra o che ci mettiamo a destra. Ma non si può aver la pretesa di camminare a sinistra e trovarsi alla destra. Se uno prende la strada che va a Roma, eh, si mette dalla parte buona, ma se prende una strada contraria, che porta a un'altra città, non si troverà a Roma.
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Comparendo l'anima davanti a Dio, Gesù illuminerà l'anima a capire il suo stato: di grazia o di peccato, di santità oppure di ostinazione cattiva. Illumina l'anima: è già fatto il giudizio.
Il posto di quell'anima che è in peccato è l'inferno. Il posto di quell'anima che è invece stata con Gesù, ha seguito Gesù è la salvezza! /E/ (a) può essere [che] l'anima entri immediatamente in paradiso. E può anche essere che debba ancor purificarsi mediante il purgatorio, ma è salva. E' salva!
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Oh, allora che cosa dobbiam fare? Chi si giudica non sarà giudicato. E cioè chi esamina le sue opere e giudica che quello non va bene e allora lo detesta, eh, non verrà giudicato col giudizio di condanna, no! Perché, condannando le proprie opere cattive, ecco, si ottiene la grazia, la misericordia di Dio e si entra nello stato di salvezza. Perciò, ecco: il Signore Gesù!
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Prima che noi andiamo al giudizio di Dio, prima che andiamo al suo tribunale, dobbiam presentarci al tribunal di penitenza, qui. Cioè dobbiamo confessarci bene, e allora: ecco la salvezza. Perché pentiti noi speriamo nei meriti di Gesù Cristo, e Gesù Cristo ci applica i suoi meriti e col suo sangue lava le nostre anime.
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Somma importanza a due cose allora: esaminarsi per non portare con noi il male, i difetti, e almeno condannarli e volerli evitare. Aver questo impegno sebbene la nostra fragilità sia tanta e dei difetti continuiamo a portarne con noi, ma non son più volontari perché li condanniamo. Allora, ecco il sacramento della salvezza: confessione.
Esame e confessione. Grande importanza! Sì!
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Poi oltre a questo, noi abbiamo da considerare la misericordia che il Signore ha usato tanto con noi. Quanto è stato buono il Signore! E allora eccitarci ad amarlo sempre di più.
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Vi è anche questo da dire: se preparate bene i ragazzi a confessarsi, se preparate bene dei malati a ricevere l'assoluzione e cioè a confessarsi, a comunicarsi, a ricever l'olio santo, lo zelo che si mette perché sia ben ricevuto il sacramento della penitenza, questo zelo merita per voi. E nello <stet> stesso tempo scancella anche la pena, almeno in parte, la pena dovuta ai nostri peccati.
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In generale chi è buono e misericordioso troverà bontà e misericordia sempre nel cuore di Gesù. Essere buoni, buoni, buoni: con tutti! Pensando in bene, parlando in bene e desiderando del bene a tutti. E facendo quel bene che è possibile nelle nostre circostanze, nei nostri apostolati. Ecco: chi usa bontà, troverà misericordia presso il Signore.
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Vi sono persone le quali esigono tanto dagli altri e poco da sé. E allora questa è un'ingiustizia: prima dobbiamo guardar noi medesimi e poi, in umiltà, diremo al fratello: "Cavati la pagliuzza dal tuo occhio, dopo che avrem tolto dal nostro occhio la trave" [cf. Mt 7,4-5]. Sempre prima far l'esame di coscienza, prima di dire agli altri, prima di sgridare gli altri.
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Alle volte si pretende di più da un fanciullo che non facciamo poi noi da grandi. E vogliamo che la comunione sia seguita da un ringraziamento abbastanza lungo alle volte, e qualche volta non lo si fa abbastanza per noi.
Non esigere più dagli altri di quello che noi stessi vogliamo fare. Prima: esigenza con noi stessi. Oh!
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Notare che il Signore al giorno del giudizio, eh, non giudicherà soltanto le azioni esterne, magari se uno ha fatto una cosa che è lodata dagli uomini, un bel catechismo, una bella conferenza, un comportamento buono, conveniente...
Il Signore guarda l'interno.
Guarda il cuore il Signore!
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E al giudizio di Dio, ecco l'anima nostra sarà illuminata: le intenzioni come erano? C'era retta intenzione? E' grande cosa questa: fare le cose per Dio! Solo per Dio! Al mattino dir bene l'offerta: "Vi offro le azioni della giornata", "Cuore divino di Gesù, vi offro: orazioni, azioni, patimenti". E con quali intenzioni? "Con quelle intenzioni con cui Gesù s'immola sugli altari".
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Vigilanza sulle intenzioni. Perché il diavolo è anche astuto: ci lascia fare il bene, ma cerca di mescolare qualche intenzione storta; e alle volte perché una cosa è riuscita bene, eh, compiacenza umana, troppo umana! Vigilare per non perdere il merito di quello che si è fatto.
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Guardiamo i nostri cuori: non la superficie esterna, e cioè le cose come stanno al di fuori; ma guardiamo la intenzione. La gloria di Dio, il bene alle anime, la salvezza nostra: tutto per amor di Dio.
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Anche nelle intenzioni, cioè nell'amore a Dio c'è grado e grado, non perché due persone fan la stessa cosa: lo stesso apostolato, le stesse pratiche di pietà, ecc. Ma chi è che avrà di più? Chi avrà avuto intenzione più retta, chi ha fatto le cose con più amore: amore retto, non amor proprio.
[Per] Gesù! Per amore del buon Pastore! Sì! Per imitare lui, per dargli consolazione, per portargli anime.
Scrutare l'interno!
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Inoltre: "Non giudicate e non sarete giudicati" [Lc 6,37]. Chi pretende di giudicare e di condannare oh! va incontro al giudizio di Dio. Chi ci costituisce giudici degli altri? Il Signore ha riservato a sé il giudizio. Vigilare, perché qualche volta noi non ci accorgiamo e facciamo soffrire gli altri: perché sono più giovani, perché sono dipendenti da noi...
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Ah! Al giudizio di Dio potremo anche conoscere i torti che abbiamo fatto ad altri: forse nel giudicar male, forse nell'esigere quello che noi medesimi non facevamo, forse anche /comportandoci/ (a) con durezza. E forse quelle persone mancano perché non le aiutiamo.
Bisogna aiutar le giovani, le appena professe, sì, e tanto più noi, quando non sono ancora professe, se devono venire per dare aiuto in una parrocchia, in una casa.
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Oh, qualche volta ci lamentiamo, però giova sempre prima far l'esame di coscienza sopra di noi: e non dipende forse anche da me? Oh, allora, giudichiam noi stessi: "Chi si giudica non sarà giudicato" [cf. Lc 6,37], e chi non condanna non sarà condannato. Il Signore usa grande carità, grande bontà con chi ha carità, con chi ha bontà.
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Inoltre non consideriamo quello che riempie l'occhio. Avviene che una ha delle occupazioni più esteriori, sì, e verrà anche forse approvata. E vi sono invece quelle persone che hanno occupazioni più umili. E chissà che non sia più santa la cuoca? E che non sia più santa la giovane? E che non ne sappia di più?
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Vedete, questo: io mi trovo nella condizione in cui sapete, ma in quante cose io devo chiedere consiglio e devo farmi istruire dai giovani! In quante cose, perché vi è sempre il progresso!
E queste che sono uscite appena dalla formazione e cioè dall'aspirandato, dal noviziato, ecc., naturalmente devono esser più istruite e devono aver imparato di più la pedagogia, la psicologia, il modo <di> di esercitare l'apostolato pastorale. Certo, in noi ci vuole umiltà!
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Mi faccio stare appresso, vicino a tavola, persone che son già più avanti nello studio, appunto perché, parlando poi anche a tavola - non avendo tante volte altro tempo -, prendo occasione per portare il discorso su un punto, su un altro, perché mi comunichino quello che hanno studiato in più.
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E d'altra parte, dopo che si è /entrati/ (a) nel ministero, dopo che entrate <nel> nell'apostolato è naturale che abbiate fatte più opere già. Ma le opere possono migliorare, possono essere più adatte al tempo, perché ci sono dei nuovi pericoli, ci son delle nuove difficoltà; e lo studio della pastorale progredisce sempre.
Essere umili!
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Conservare l'umiltà in coloro che sono giovani e ci istruiscono perché non s'insuperbiscano; ma noi umiliarci, nello stesso tempo, perché possiamo imparare dagli altri. Sì!
Ammiravo il nostro vescovo di Alba, casa madre: assentiva a un ragazzo lui, pesava le parole che diceva, e se c'era qualcosa di buono, non aveva vergogna affatto di accettarlo e di approfittarne!
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Persone che invece credono di essere infallibili e che tutto deva dipendere da loro soltanto.
Queste persone divengono poi quasi inutili, e si resta arretrati.
Bisogna sempre che andiamo avanti perché il mondo va avanti. E noi, se ci fermiamo, rimaniamo indietro e non c'è più nessuno daccanto a noi perché siamo indietro; e chi salviamo? Bisogna accompagnar la società in cui viviamo coi suoi progressi: in umiltà.
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Oh, allora, vediamo di approfittare del sacramento della confessione. Qualche volta c'è da praticare la confessione settimanale, qualche volta c'è da praticare la confessione particolare per qualche bisogno speciale; qualche volta c'è da praticare, ma più raramente, la confessione generale.
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Andiamo alla misericordia di Dio prima di cadere <ne> nelle mani di Dio giusto. Ora è tutto misericordia il Signore. Tutto misericordia! Approfittiamo della misericordia e allora ci presenteremo al tribunale già giudicati, con l'anima pulita pulita perché abbiam condannato ciò che era difettoso, abbiam cercato di correggerlo. Allora: paradiso eterno. Paradiso eterno!
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Avanti: in umiltà ed in carità.
Progresso continuo!
Mai fermarsi.
Non umiliamoci soltanto all'esterno
ma umiliamoci col cuore.
E il Signore allora sarà misericordioso con noi e ci comunicherà altre grazie e potremo raggiungere un più alto grado di santità.

Albano Laziale (Roma)
3 aprile 1962

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34 (a) E' il convegno delle superiore che si tiene dal 3 al 7 aprile in casa madre (Albano Laziale), con relazioni e verifiche attinenti al nostro apostolato specifico e al problema delle vocazioni, per affrontare insieme le varie difficoltà e sostenere il prevocazionario maschile apertosi il 15-10-1961 a Saliceto Panaro (Modena).
Il primo Maestro s'interessa ai lavori e tiene alle convenute la meditazione quotidiana.
(1) Albano Laziale (Roma), 3 aprile 1962

35 (a) R: e.

37 (a) V: post hoc autem.

38 (a) V: omette.

43 (a) R: giuditium.
(b) R: ci.

45 (a) V: crederà.

46 (a) R: troverà.

49 (a) R: che.

64 (a) R: comportandosi.

69 (a) R: entrato.