IV. IL PURGATORIO - Novissimi (1)Dopo il giudizio, una delle tre sentenze: paradiso immediato; salvezza, ma <ancora sub> ancora subordinato l'ingresso al cielo, cioè il purgatorio; e l'inferno. Consideriamo stamattina il purgatorio.
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Riguardo al purgatorio, abbiamo due verità di fede e cioè: che esiste il purgatorio per le anime che son passate all'eternità in grazia di Dio, ma non ancora del tutto preparate per l'ingresso al cielo; e seconda verità: che noi possiamo aiutare quelle anime con i suffragi, particolarmente col santo sacrificio della messa.
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Il purgatorio quindi è un luogo o stato di purificazione, di preparazione, di attesa per l'entrata in cielo. Eh, sì: l'anima che è passata all'eternità e nella luce di Dio capisce tutto il suo stato, subito comprende come non è ancora abbastanza pura per entrare lassù in compagnia degli angioli, dei santi, [di] Gesù [e] Maria; innanzi alla santissima e augustissima Trinità. Purgatorio!
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E quali pene si soffrono? Non possiamo adesso prolungarci nella descrizione delle pene; ma vi sono
le pene del danno e vi son le pene del senso, secondo la dottrina comune <della Chiesa> nella Chiesa.
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Il danno. E cioè l'anima passata al di là, vede e sente che cosa era la vita tiepida, i meriti perduti, le <venili< venialità commesse. Allora capirà!
Ora siamo un po' con l'occhio velato e non conosciamo bene quel che è il nostro intimo, anche perché tante volte si trascura l'esame di coscienza o si fa superficialmente. Ma allora si vedrà tutto. Quindi: il gran dolore di aver perso meriti e di aver disgustato Dio, sommo bene, eterna felicità.
Quella sarà proprio la pena intima, principale. E poi il pensiero di aver trascurato le indulgenze, trascurato la penitenza, trascurata l'emendazione.
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Vi sono poi le pene del senso. Ma noi non ci fermiamo a descrizioni particolari. Quello che importa di più è ricordare in generale che cosa si soffre nel purgatorio. La sentenza di san Tommaso ha grande autorità. E cioè, dice san Tommaso che la minima pena del purgatorio è più dolorosa che la massima pena della terra. Massima pena della terra: supponiamo san Lorenzo che muore bruciato sulla graticola. Oh! Ora la minima pena del purgatorio supera questa pena che ha sofferto san Lorenzo sulla graticola, arso vivo, a fuoco lento.
E pensare che non è ancora lì la massima pena della terra!
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Per quali motivi si va in purgatorio? In purgatorio si va, in primo luogo, per mancanza di penitenza.
Si pecca, ci si confessa, forse non si scopre anche tutto; e tuttavia, anche ricevendo l'assoluzione, non sempre c'è tanto dolore da scancellare ogni responsabilità, ogni pena meritata col peccato. E allora questa penitenza deve farsi di qua; e se si trascura, deve farsi di là. Oh!
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Pena! Penitenza, precisamente facendo quello che è stato e che sarebbe contrario al peccato che fu commesso. E chi ha mancato con gli occhi, la penitenza: moderi la vista, lo sguardo. E chi ha mancato con l'udito, [con l']ascoltare cose non edificanti: e mortifichi l'udito. E chi ha mancato di golosità, mortifichi la gola. E chi ha mancato con la lingua, moderi il parlare e sia più prudente nel dire. E chi ha mancato col tatto, mancato con la fantasia, mancato con certi ricordi: faccia il contrario.
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E vi possono esser dei pensieri vani, strani: progetti inutili, spirito di vendetta, invidia interna. E vi possono essere tante azioni. Ora, per fare la penitenza, occorre che facciamo il contrario: al contrario di quanto abbiamo commesso.
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Secondo: si può andare in purgatorio per trascuranza delle indulgenze, le indulgenze della Chiesa. Vi sono tantissime orazioni e vi sono anche tante opere buone che sono arricchite di indulgenze. E quando possiamo acquistarle, non lasciamoci sfuggir le occasioni e mettiamo le intenzioni di acquistare tutte le indulgenze che sono annesse alle preghiere o alle opere buone che facciamo. Mettendo questa intenzione si acquistano.
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Poi si va in purgatorio per tiepidezza.
La tiepidezza è quello <ste> stato di un'anima, il quale stato si manifesta in due maniere: primo con la negligenza nel pregare.
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Negligenza nel pregare. E cioè non c'è il raccoglimento. Oppure si tralascia qualche preghiera. Oppure si tramanda la visita all'ultimo momento quando si è già stanchi. Oppure si fa la visita spezzata troppe volte, mentre si dovrebbe prendere un tempo di maggior tranquillità. E poi, se non vi è una ragione proprio veramente grave, si tramandano le altre cose. Perché? La suora per quanto sia impegnata con la parrocchia, tuttavia prima ha da pensare a se medesima. E si dovrà dare la minestra ai piccoli, ma la suora deve pensare a mangiare anch'essa. Così delle cose di spirito.
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Poi la tiepidezza si conosce dalla trascuranza nel lavoro spirituale. Il lavoro spirituale consiste nell'impegno a correggersi e nell'impegno ad acquistare la perfezione, la virtù, specialmente l'osservanza della povertà, castità, obbedienza. Pensare: è possibile questo in una persona che ha fatto i voti e preso l'impegno di attendere alla santificazione?
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Tiepidezza nel lavoro di acquisto delle virtù. Sì, quel lavoro che viene fatto sistematicamente coi propositi degli esercizi: propositi rinnovati ogni giorno, propositi riletti per la confessione settimanale, propositi riveduti per il ritiro mensile, propositi poi ancora riesaminati nel corso successivo di esercizi, e la vigilanza su quel dato punto, sul quel punto in cui siamo più facili a mancare.
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Persone che vivono in sereno raccoglimento e vegliano sempre su se stesse.
E persone le quali son tutte esteriorità! Esterno, esterno, esterno. Preghiera, relazioni, parole e conversazioni, abitudini: tutto esteriorità.
E persone, invece - ho detto - che vivono nella serenità, ma: Attende tibi [1Tm 4,16], guardano a se stesse.
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L'essere superiore (questo brutto nome di superiora, perché realmente in che cosa siamo superiori? In questo, che è di Dio, cioè che il Signore vuol far passare attraverso di noi certe disposizioni, certi aiuti), ma l'esser superiore vuol dire servire in carità. E' servizio! "Io sono stato fra di voi", in che modo? diceva Gesù. E cioè era il Maestro, era il Salvatore, era il Figlio di Dio incarnato. "E anche voi dovrete lavarvi i piedi l'un l'altro, come ho fatto io" [cf. Gv 13,14].
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E vi era una persona <e> che non finiva di lamentarsi perché, diceva, le avevano mancato di rispetto. Eh, si faceva le ragioni con un buon sacerdote, religioso. Ma ricordati di lavare i piedi, perché così ha fatto Gesù: "E voi dovrete fare come ho fatto io, cioè, lavarvi i piedi l'uno con l'altro" [cf. Gv 13,14-15].
Quando c'è l'orgoglio, le grazie <dell'a> dell'anima diminuiscono, diminuiscono, e l'anima resta vuota. E' superiora, in che cosa? A tavola? O nell'edificare? Oppure nel pretendere che la chiamino così?
E' servizio!
Governare è amare. Servizio di carità.
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Si può andare in purgatorio per venialità deliberate: venialità di pensieri, giudizi interni, occuparsi di cose che non ci riguardano, seguire anche nella preghiera distrazioni volontarie o anche perché non ci si è /messi/ (a) con l'impegno a pregare. Poi venialità: invidie, orgoglio, attaccamenti alle idee. Poi: sensibilità di cuore, sventatezza, esteriorità, superficialità...
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Venialità: quando non si è un po' delicati nella povertà, quando non si è così del tutto guardinghi e prudenti per la purezza, quando non si obbedisce perfettamente, si giudica, si mette da parte: "Questo è impossibile. Eh, è facile - dicono - dare disposizioni, ma poi bisogna che vi trovaste nelle nostre condizioni, e ci troviamo nelle condizioni più difficili tante volte". Oh!
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Alle volte dunque ci sono venialità: difetti involontari e anche venialità indeliberate. Non tutte si correggono, mai tutti i difetti si emendano. Ma almeno condannarli e aver l'impegno di evitarli.
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Si può andare in purgatorio, oltre che con le venialità, anche con attaccamenti: attaccamenti alle idee nostre, e voler sempre che gli altri si uniformino a noi anche in cose di nessun valore. E... da' ragione? Cedi, dove non è peccato? dove non si trasgredisce alcuna regola?
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E attaccamenti un po' alle persone, mancando quindi di tutto quel rispetto alla persona consecrata, che importa il rispetto che si porta invece al calice consecrato perché conterrà il sangue di Gesù: e quell'anima consecrata contiene Gesù, porta Gesù in sé: è un tabernacolo.
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Attaccamenti poi a certi usi, a certe maniere di fare, a un certo comportamento di tratto. E pretendere che la popolazione, eh, si conformi così, e sia in questo modo, e altrimenti... Andiamo al popolo e andiamo a /questi/ (a) fanciulletti, anche se son birichini, ma se Gesù li lasciava venir fin sulle ginocchia! "Lasciate che i /piccoli/ (b) vengano a me" [Lc 18,16].
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Pretenderebbero di esser rispettate e dal parroco e dalla popolazione e dalle autorità. Oh, noi non dobbiamo imporre agli altri la stima a nostro riguardo, né possiamo imporre che ci sia la confidenza verso di noi. La confidenza non si può pretendere: bisogna acquistarla: con la bontà, con il rispetto per tutti, con l'abitudine di servire, di prevenire, di aiutare. Perché essere superiore indica servire!
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Oh, può essere che si vada in purgatorio per queste cose: alle volte è un ricordo, alle volte è una relazione, qualche volta sotto il più santo dei motivi, ma quando con l'acqua santa si mescola un po' di terra. Bisogna distruggere alle volte certi ricordi, ricordandosi che quel Papa ha distrutto un crocifisso perché era un pretesto.
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Allora bisogna che noi guardiamo se vi sono attaccamenti, poi se vi sono abitudini e difetti che non vogliamo correggere. Lì, su quel punto lì: niente da fare! Quello è il suo modo di fare, e basta! Ma un bel giorno noi ci presentiamo al Signore, e diremo anche così? Ragioneremo anche così? No! Bisogna che con umiltà noi esaminiamo noi stessi e prendiamo quei consigli che sono utili.
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Oh, vi sono anche altre cause, ma lasciamo. Purgatorio. Primo: evitarlo con impegno mentre che abbiamo tempo: indulgenze, fervore di vita, osservanza religiosa. Evitare il purgatorio!
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Secondo: noi faremo un'opera molto buona e che può servire a noi di purificazione: assistere i morenti e assisterli bene, cercando che facciano l'ultimo passo in grazia di Dio, in piena rassegnazione e in piena pazienza, fiducia nella misericordia di Dio. E ai morenti non tanto ricordare i loro meriti, quanto piuttosto parlare della misericordia di Dio.
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Avviene anche qualche volta, ma solo un accenno (perché se il confessore fa un richiamo o dimostra grande stima di quell'anima): e solamente un confessore che loda, si accetta? Siamo a posto? No! Il sacramento della penitenza è penitenza. Oh!
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Poi, oltre che evitare noi il purgatorio, vuotarlo. Avere amore al cimitero della parrocchia, parlare nei catechismi dei suffragi, dei morti della parrocchia.
Poi suffragare con la preghiera, suffragare con le mortificazioni, con le indulgenze che sono applicabili ai defunti.
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E poi portare nelle parrocchie la divozione alle anime del purgatorio.
Nella <nella> coroncina per le anime del purgatorio (a), eh, si parla appunto anche di queste anime, le quali o ebbero sulla terra maggiori responsabilità, oppure che sono state un po' travolte dalle cose della terra, sì.
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Suffragare le anime del purgatorio, perché noi che abbiamo più responsabilità, quanti debiti di più /contraiamo/ (a) se noi non siamo diligenti e attenti. E allora, cosa avverrebbe? Che quelle persone umili che hanno ubbidito, si son /preparate/ (b) l'entrata immediata in cielo dopo la morte, e noi andremo poi là in purgatorio in attesa e in supplica perché ci sia chi si ricordi di noi; <e di> e quelle anime che ci han <pre> preceduto in paradiso, offrano al Signore orazioni per la nostra liberazione.
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Oh, che letizia allora appena spirate, passare da questa valle di lacrime a vedere Gesù: "Mostraci, dopo questo esilio, Gesù!".
Quel medico, che era passato all'eternità proprio dicendo la
Salve Regina, è arrivato a quel punto: "E mostraci dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno" e spirò. Che santa morte!
Che la Vergine ci presenti il Bambino Gesù. E c'inviti Gesù al cielo.
Albano Laziale (Roma)
5 aprile 1962
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(1) Albano Laziale (Roma), 5 aprile 1962
139 (a) R: messo.
144 (a) R: sti'.
(b) V: fanciulli.
152 (a) Cf. Preghiere, pag. 203 ss.
153 (a) R: si contraggono.
(b) R: preparati.