Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XIV. SANTITA' E APOSTOLATO (1)
Gesù buon Pastore disse al termine della sua vita: Exivi a Patre /meo/ (a) et veni in mundum, /et/ (a) iterum relinquo mundum, et vado ad Patrem [Gv 16,28]. Era già vicino il tempo in cui si doveva conchiudere la sua vita terrena. "Sono uscito dal Padre - è stato mandato dal Padre - e sono venuto nel mondo; ora lascio ancora il mondo, lascio nuovamente il mondo, e ritorno al Padre".
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Così è la vita della pastorella. Può dire: sono /venuta/ (a), sono stata mandata dal Padre in questo mondo e s'intende: mica a vedere come è fatto il mondo; mica a vedere se c'è <un> uno spettacolo, o i mari o i monti, ecc. Venne a salvar le anime; venne, buon Pastore, per dar la vita. Per le anime. Pascere le anime e morire per le anime. Ecco poi, di nuovo, finita la missione: "Lascio il mondo e /ritorno/ (b) al Padre" [Gv 16,28].
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Così voi: mandate su questa terra per compiere quello che ha fatto Gesù, sul modello di Gesù. [E'] venuto Gesù a salvare le pecorelle smarrite e a nutrirle, alimentarle e condurle all'ovile eterno.
Questa è ancora la vostra missione.
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Quando il Signore, il Padre celeste ha creato la vostra anima e l'ha infusa nel corpo, l'ha unita al corpo, ecco il suo fine: vi ha dato una via da percorrere, una missione da percorrere, qualche cosa da fare su questa terra. Sì. E quel che ha voluto il Signore che voi facciate sulla terra è un doppio lavoro: ciò che abbiam meditato, cioè santificarvi individualmente, personalmente. E secondo: continuare l'opera che egli, Gesù, ha fatto: pascere le pecorelle. Oh, ecco tutto!
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La vostra missione è quella di Gesù. Quella di Gesù. Egli come è nato? Ha voluto vicino a sé per i primi i pastori alla sua culla. E gli angioli hanno appunto avvertito i pastori della nascita del figlio di Dio incarnato, di Gesù: "Andate e troverete un bambino con la madre" [cf. Lc 2,12]. Ecco.
I primi ad esser chiamati alla culla sono stati essi, i pastori, i quali erano pastori del gregge, di pecore. Ma il gregge di pecore indica spiritualmente il gregge di Gesù, cioè le anime.
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E allora, là ha cominciato la sua vita Gesù. E così è passata la vita privata fino a trent'anni. E quindi incominciò la vita pubblica. Oh, la vita pubblica, la vita di raccoglimento. La vita di raccoglimento sì, ma preceduta, questa vita di raccoglimento nel ministero, preceduta dalla vita di raccoglimento nella casa privata: e prima a Betlemme e poi a Nazaret fino ai trent'anni.
Ecco la preparazione al vostro ministero pastorale, parrocchiale.
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Tanto opererete di bene, quanto voi avrete lavorato per la vostra santificazione. Il ministero, l'apostolato parrocchiale è un'irradiazione. E cioè l'anima deve essere piena di Gesù, dev'essere piena di Spirito Santo. L'anima dev'essere il tabernacolo della santissima Trinità. E quando nel cuore vi è il Signore, vi è Dio uno e trino, che cosa si riflette all'esterno? Ciò che si ha dentro! Quanto più c'è santificazione della vita privata, tanto più sarà utile e fecondo il vostro apostolato parrocchiale.
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La santificazione! Quando c'è veramente l'osservanza delle virtù teologali, c'è quindi la vita teologale: fede, speranza e carità, che cosa si darà fuori? Che cosa si rifletterà? Che cosa s'insegnerà al mondo? Eh, la fede, la speranza e la carità che sono come i tre piedi che sostengono, sostengono quello che poi porta la candela, e cioè il candelabro.
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Occorre quindi la santificazione della vostra vita in casa. Ma non bisogna dire soltanto: mentre che si è aspiranti, mentre che si è suorine e <novizia> novizie e qualche altro po' di tempo che si faccia ancora in casa. Non vuol dire soltanto rimanere, ma vuol dire essere pieni dello Spirito Santo. /Che cosa/ (a) si darà? Si da[rà] quel che si possiederà!
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Se è chiaro questo: quella figliola sa bene il catechismo, è istruita anche fino al punto di conoscere almeno una teologia semplice: allora è in grado d'insegnare. E può insegnare con certa profondità, con certa chiarezza e con certa efficacia. Questo perché? Eh, se non si sa, non si insegna, non si può insegnare. Ma questo è molto più vero quando si parla di dar lo spirito.
Per dar lo spirito, occorre possederlo.
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Anche un'anima <che non>, una persona, una pastorella che non sia molto intelligente, molto istruita se ha fede, se ha tutta la fiducia nel Signore, tutta la dedizione e l'unione con Dio, se ha veramente la carità, [e] l'amore del Signore ha preso possesso della sua anima, che cosa porterà? Dovunque vada, porta quello che ha.
E magari se non sapesse la prima teologia, la più semplice che <può> segue il catechismo, che cosa porta? La fede!
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Questa fede! La quale passa da anima a anima. Perché non è tutto e non è solo quello che viene detto a voce, ma quello che c'è nello spirito, nell'interno. Un'anima [è] tutta illuminata dalla grazia di Dio, dalla luce di Dio, sì, quando in sostanza ci si è accumulato quello che costituisce la vera santità: le tre virtù teologali fondamentalmente, poi le quattro cardinali che completano e [sono] osservate mediante i doni dello Spirito Santo, ecc.
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Lasciate [che dica] anche questo: può essere che vi sia in una casa una suorina molto semplice, che non ha molta intelligenza, molta istruzione, e sta in cucina e fa i lavori domestici e sta bene e serve alle altre. Forse farà più bene che quella che farà la conferenza e una conferenza abbastanza illuminata, abbastanza profonda. Ma quel che resta nell'anima?
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Perché anche Maria, là nell'umile casetta di Nazaret, donna esteriormente comune, secondo viveva la donna del suo tempo: i piccoli lavori, la pulizia, <il giar> l'orto, e tutte le cose domestiche, ecc. La sua anima irradiava attorno, anche se non si sente con l'orecchio.
Non si ode con l'orecchio, non lo si vede con l'occhio, ma vi è qualche cosa di più intimo.
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E bisogna dire che la grazia, i frutti /della conferenza che la suora sta facendo/ (a), la grazia e i frutti dipendono proprio da colei che nell'umiltà compie i suoi doveri: è unita con Dio e ottiene la grazia dell'efficacia delle parole di colei che parla.
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L'importanza alla vita privata. In che cosa e come si estende la vita privata? La vita privata è la maggior parte del tempo <che si>, della vita, finché non si è arrivati alla professione intanto. Poi, anche quando si è fatta la professione, forse ci sono ancora scuole. Oh!
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Quando poi siete mandate al ministero parrocchiale, delle ventiquattro ore della giornata quante se ne passano in privato! Quante sono le ore di apostolato? Eh, saranno sei ore, otto ore; il resto è nella vita privata: lì quando si prega, lì <si> quando si vive la vita domestica, anche quando <si> c'è il riposo; è tutto! Lì, la maggior parte delle ore resta sempre in vita privata. E' quello che è da santificarsi, quello che bisogna accumulare i tesori, perché questi tesori si effondano.
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Somma importanza alla vita quindi della formazione. Se Gesù ha voluto passare trent'anni in vita privata e solo tre anni in vita pubblica... E durante la vita pubblica, <in> quante ore egli impiegava per la preghiera e <nel> nell'escludersi, cioè [nel] ritirarsi per conversare col Signore! Vita d'intimità col Padre celeste! Eh, anche nell'orto del Getsemani!
E' quello il tempo più prezioso!
<Il> L'altro tempo è l'applicazione, il successo, il risultato, l'effetto: proporzionato alla santificazione della vita privata.
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In che cosa consiste? Aumento di fede e di speranza e di carità. Lavorare per l'emendazione e per la purificazione, e lavorare per la santificazione. Acquistare quel complesso di virtù, le cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Acquistare l'umiltà, la bontà, l'obbedienza, la povertà, la castità, che sono frutti delle virtù teologali. Quando cioè già le virtù teologali e cardinali arrivano ad un certo sviluppo e sono i frutti dello Spirito Santo.
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Attendere a noi medesime. Nessuno può mostrarsi in pubblico se non ha amato la vita privata. Nessuno può insegnare se non ha studiato. Nessuno può guidare anime se non si è lasciata guidare, questa anima, proprio essa. Non vogliamo pretendere di far del bene se non siamo santi.
Una persona può mettersi attorno degli abiti, può prendere atteggiamenti distinti anche. Ma <se> se sotto l'abito non c'è una persona intelligente, buona, santa: questa è una maschera.
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[Ci] si lamenta qualche volta e [ci] si comporta così: vi è quell'abuso con chi sta sopra, con chi sta accanto, con chi sta sotto, e un po' nella vita esclusivamente domestica e un po' nell'esercizio dell'apostolato. Ma cos'è /questo/ (a) lamentarsi? E cos'è questo condurre una vita stanca? Una vita che si trascina, una vita senza soddisfazioni? E perché c'è un fuoco che sta per morire. Si! Il fuoco era acceso, qualche carbone ancora c'è, ma [è] il fuoco che non divampa, che non cresce e quindi non manda più calore e più luce come prima.
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Si dà la causa a tante cose che non vanno, <che non si> che dovrebbero essere diverse; alle persone con cui si convive, alle persone che non corrispondono, ecc. Tutto questo che cosa vuol dire? E come si spiega? Si spiega che quando non ce n'è, non se ne dà.
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E le delusioni e i malcontenti molte volte dipendono da noi. /E anche se/ (a) ci sono delusioni perché non corrispondono, intanto chi lavora non si stanca, non si ferma. Ci sono obiezioni, difficoltà, contraddizioni, ecc.? E Gesù è andato avanti e fin sulla croce, dove ha egli salvato il mondo.
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Quando poi c'è il fuoco dentro, lo spirito buono, allora il buon esempio, la scuola dell'esempio c'è sempre. Perché gli apostolati possono essere individuali e sociali. Gli individuali sono: la vita interiore, la vita di preghiera, cioè l'apostolato della preghiera, l'apostolato della sofferenza, l'apostolato del buon esempio, <la pasto> l'apostolato della parola spicciola.
Quanto poi all'apostolato della parola, e l'apostolato parrocchiale sociale, ecco, quello lo si dovrà fare. E quelli sono due apostolati.
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Ma prima ci sono i cinque apostolati individuali, i quali sono:
In primo luogo: la vita spirituale interiore. Perché l'anima, la persona può essere tutta raccolta. La persona può essere in un angolo della chiesa al buio, ma sta parlando con Gesù, nell'intimità di Gesù. Sta lavorando sopra la sua anima, purificandosi e crescendo nell'intimità con Gesù. Ma nessun la vede, ma nessun la sente! Però <diven> diviene una calamita, la quale ha forza sulle anime.
Ecco. Chi guarda la calamita per sé la vede come un metallo comune; ma se la si mette nelle sue condizioni, attira il ferro.
E attira anime!
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E perciò, ecco: quel certo signore, un gran commerciante e industriale, che si era finalmente messo sulla buona via - prima pensava ben poco alla sua anima, pensava ai soldi, pensava a godersi la vita -, quando a un certo punto aveva cambiato vita e si mostrava tutt'altra persona, un ferventissimo cristiano, qualcheduno ha osato lodarlo. E dice: "E' tutta quella suora che mi ha fatto questo!", eh, per cui era cambiato. "E' tutto quella suora". <l'apostola> Eppure quella era una suora molto modesta!
E' l'apostolato della preghiera. E nella parrocchia c'è più bisogno di preghiera e di buon esempio e di sofferenza forse, ma certamente /c'è/ (a) più bisogno di preghiera.
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E quanto alla sofferenza: senza che noi soffriamo non partecipiamo alla missione di Gesù Cristo. E' salvatrice e consiste nel pagare noi i debiti della parrocchia, delle anime che son nella parrocchia. E perché non si ha la pazienza in casa, e perché non si sa sopportare qualche cosa che viene <anche> anche di dentro alle volte son pene interiori, qualche altra [volta] son pene esteriori. Oh!
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Sine sanguinis effusione non fit remissio [Eb 9,22], le anime si salvano più con la penitenza, col dolore. <Non> "Le anime si perdono perché non c'è chi soffra e chi preghi per loro", diceva la Madonna ai tre veggenti di Fatima.
Ma quel gruppo di suore, che son sante, in quella parrocchia, piccolo gruppo: Nolite timere /pusillus grex/ (a), quia placuit Patri vestro dare vobis regnum [Lc 12,32].
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Eh, un'anima! Un'anima, il curato d'Ars! Attirava non solo i vicini, nascosto fra quattro assi di un confessionale: e venivano da cento chilometri, da duecento chilometri. Perché c'è un'attrattiva quando c'è <la> la penitenza e lo spirito di mortificazione. Ma non parliamo di cose straordinarie, perché molte volte ingannano.
Parliamo della mortificazione che occorre quotidianamente per fare i nostri doveri. Quell'esatto e continuo adempimento dei doveri quotidiani.
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E l'esempio! E l'esempio! Quelle giovinette guardano quella suora; piace a loro e: "Perché non io?". Ecco la domanda. E qualche volta invece la vocazionista trova magari difficoltà. Ma c'è stata una predica: una predica di esempio.
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E poi, oltre questo, vi è anche la parola spicciola. Perché senza far conferenze o grandi lezioni di catechismo, ecc., una parola buona e santa si può sempre dire e da chiunque, in ogni occasione; perché si dà, si manifesta, si mette fuori quello che c'è dentro. Quindi intanto sono i cinque apostolati.
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Poi dopo vengono gli apostolati della parola pubblica e l'apostolato parrocchiale. Tuttavia anche questi, se non sono alimentati dalla fiamma interiore, la predica, la conferenza sarà fredda. Ma è istruita! Ma è profonda! Oh, ma converte? Ma attira le anime? Le mette sulla strada buona?
L'ammirazione non è sempre conversione. No!
Se un giorno <un par> un sacerdote predicava dal pulpito con buon risultato <e> ed era un po' tentato <di> di superbia, di orgoglio, [di] compiacersi del bene che faceva; ma il Signore gli fece vedere ai piedi del pulpito una donnetta che, mentre lui predicava, lei pregava. E pregava non solo durante la predica del predicatore, ma ancora [con] la sua vita edificante, il suo spirito di penitenza [e] di mortificazione, la sua vita di buon esempio.
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Dare importanza quindi alla vita privata. Perciò: la buona suora si conosce in primo luogo dal modo con cui santifica <la suo> la vita in casa. Ecco: modo con cui vive la sua vita in casa. Nella parrocchia ci deve esser quel gruppo di suore che vivono santamente in casa: in carità, spirito di fede, in umiltà, docilità. Ecco! Là vi sono anime, le quali operano su tutta la parrocchia: col loro esempio, con lo star nascoste tante volte, anche così, con la preghiera, con la pazienza. E non si può sperare che il frutto venga immediato, ma vi sarà!
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Poi importanza somma al tempo di noviziato e di aspirandato, e [a] tutto il complesso del tempo della formazione. Trent'anni di vita privata il buon Pastore, tre anni di vita pubblica per morire sulla croce.
Quella è la vita della pastorella!
Occorre meditare fino in fondo, farvi un concetto esatto della vostra vita, la quale poi si conchiude: vado al Padre: Iterum vado ad Patrem [Gv 16,28], torno al Padre celeste. Ma prima sei entrata nel mondo senza <alcun> alcun merito, senza la vita spirituale, senza la grazia di Dio, ma col peccato. Ed esci ricca di meriti, ricca di grazia, in attesa del gran premio: Vado ad Patrem [Gv 16,28], sì: come Gesù è ritornato al Padre e siede alla destra del Padre e là attende tutti coloro i quali lo seguiranno.
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Volevo anche dire questo: che avete una vita così simile a quella di Gesù. Vi possono essere molti generi <di> di suore; ma quali suore hanno un compito più santo, più intimo, più spirituale del vostro?! Quindi avete avuto un privilegio: la vostra vita è essa medesima un segno della predilezione di Gesù. Avanti dunque, riflettendo e ringraziando.
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La suora buona, di vita interiore, quella che fa proprio la vita privata intima può dire tanti Magnificat; ringraziar tanto il Signore, il quale ti ha preferita: Fecit mihi magna qui potens est [Lc 1,49].
Il Signore ti ha dato tanta grazia. Ti ha amato! E rispondi al suo amore!

Albano Laziale (Roma)
30 agosto 1962

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418 (a) V: omette.
(1) Albano Laziale (Roma), 30 agosto 1962

419 (a) R: venuto.
(b) V: torno.

426 (a) R: Quello che.

432 (a) R: che la suora che sta facendo la conferenza.

438 (a) R: sto'.

440 (a) R: E che se anche.

443 (a) R: ha.

445 (a) R: pulis pusillus gex, quia cum Patri, Patri vestri dare vobis regnum.